Siamo prossimi al 25 aprile, data convenzionale di identificazione del 70° anniversario della Liberazione, che continua a costituire, salvo errori od omissioni, il passaggio cruciale per la nuova Italia delle Repubblica.
A voler essere appena appena sereni ed obiettivi, non ci sembra di aver colto, a tutti i livelli della vita comunitaria, né una grande consapevolezza dell’importanza della ricorrenza, soprattutto in relazione al montare da rigurgiti negazionistico/revisionistici, né un grande fervore per porvi contrasto nel segno della testimonianza, si ripete nell’anno del 70°, dei valori intramontabili della democrazia rappresentati dall’antifascismo.
Quasi sicuramente, le nostre perplessità e preoccupazioni riferite al disimpegno ed all’aridità, che da troppo tempo connotano, sotto tale versante, la vita pubblica, verranno smentite dai fatti.
Sarà, ma ci sembra che, a parte il generoso impegno delle Associazioni Partigiane e di volonterosi singoli, siamo un po’ indietro con i “lavori”.
L’Eco del Popolo continuerà a fare dell’argomento il perno di una costante testimonianza di sollecitazione e, se necessario, di denuncia.
Quel che preoccupa maggiormente è quella sorta di rassegnazione e di abitudine agli “sforamenti” dei circoli che, da qualche anno, hanno moltiplicato, senza più ritegno o limite alcuno, i rigurgiti dell’attacco antidemocratico, per il vero sempre latente.
In una precedente occasione ci chiedevamo: e il dettato della Costituzione della Repubblica legge 20 giugno 1952, n. 645 («È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.»), la legge Scelba (20 giugno 1952, n. 645), la legge Mancino (25 giugno 1993, n. 205): che fine hanno fatto?. Se ogni giorno, che il buon dio manda sulla terra, si assiste alla sistematica violazione dei disposti che vietano, appunto, la riorganizzazione del fascismo!
Paradigmatico è sotto tale profilo un (uno dei tanti) episodio recentissimo.
Dieci giorni fa, mani “ignote” e vigliacche, hanno, complice il buio della notte, rimosso una targa commemorativa (posta a ricordo dei martiri della lotta antifascista) e disegnato una svastica sui muri di una cascina di Raticosa, luogo simbolo della Resistenza umbra.
La risposta all’oltraggio è venuta dal cittadino ENRICO ANGELINI, novantenne ex partigiano. Ha fato tutto da sé. Armato di strumenti acconci (spazzola e raschietto), ha, fisicamente e simbolicamente, rimosso l’oltraggio.
Il gesto oltraggioso e l’ isolata (ancorché molto apprezzata) risposta non costituiscono un buon viatico né per il 70° della Liberazione né per la difesa permanente dei valori antifascisti, su cui si fonda la Repubblica.