La voce socialista è debole ma ancora distintiva
Il documento “punto di partenza e non di arrivo” del nuovo segretario provinciale del Partito Democratico, Michele Bellini, sostanzialmente accentua, con un linguaggio diverso, la linea politica amministrativa in corso della principale forza politica dello schieramento di centro sinistra.
Chiede a chiunque voglia partecipare, immaginiamo agli esterni del PD, contributi e proposte territoriali arricchenti l'impostazione illustrata per evitare, deduciamo, la formazione di alleanze meramente elettorali anziché basate su obiettivi programmatici comuni.
La sollecitazione è coerente con la nuova riorganizzazione interna del Partito, auspicato “aperto, accogliente, consapevole della non propria autosufficienza” ma contrasta apertamente con le esclusive citazioni ed ispirazioni politiche premesse al testo, approvato dal congresso, di Don Lorenzo Milani e Antonio Gramsci.
L'origine ed i riferimenti storici e culturali del PD, non ammettono ancora alcun minimo ripensamento.
Alla cultura socialista, non viene riservato alcun cenno, nonostante sia largamente condivisa a livello europeo nel PSE, ma altresì presente, seppur strutturalmente debole, anche in Italia e nella nostra provincia, ove si distingue con variegati interventi sui problemi e sulle opportunità del territorio, difendendo l'interesse collettivo e sociale nella gestione dei beni e dei servizi fondamentali, ( scuola, sanità, trasporti, energia, tutela ambientale) dinnanzi al crescere delle diseguaglianze tra i cittadini ed i lavoratori.
Alla neo dirigenza del PD provinciale, ma anche a quella del Cremasco, consigliamo uno sguardo meno superfiale verso l'articolata area socialista del territorio, cosi come nei confronti delle attività e delle prese di posizione da parte delle Comunità socialiste, dell'associazione Zanoni, del sito on-line dell'Eco del Popolo e del recentemente ricostituitosi Psi.
Scoprirebbero riscontri e valutazioni sui principali atti politici ed amministrativi comunali e sovraccomunali, non sempre in sintonia con le indicazioni delle forze politiche principali, per esempio sostanzialmente concordi, nell'attribuire allo studio Masterplan 3C, commissionato dalla Associazione Industriali di Cremona, a differenza dell'area socialista che ritiene la elaborazione confindustriale, bisognosa di sostanziali integrazioni.
La nostre perplessità dei socialisti sulla filosofia del citato studio, incentrata principalmente sulla competizione tra i territori, non può essere assecondata acriticamente, ove al profitto fine a se stesso, si compromettono la qualità della vita dei lavoratori, dell'ambiente e l'interesse collettivo di talune scelte.
Sul contenuto del piano, avviato nel 2008 e pubblicato solo nel 2019, rileverebbero i nostri auspici per delle revisioni significative, con il concorso più costruttivo della Politica, completamente assente nelle fasi precedenti alla stesura dell'elaborato confindustriale, perché si colmino qualche lacuna e principalmente quella inerente le maglie amministrative da ripensare conseguentemente al depotenziamento delle Province, insieme alle razionalizzazioni necessarie per le gestioni associate dei servizi comunali.
Potrebbero verificare la nostra insistenza sul rilancio dei Partiti e sulla necessità del loro sostegno ai Sindaci nella scelta dei modelli istituzionali da perseguire (unione, fusione, convenzione, aree omogenee) che non vanno differenziati in relazione alle liste comunali affini o meno, restie al superamento della frammentazione esistente, per ragioni meramente economico / finanziarie, effimere e corto respiro.
Notare ancor più la nostra sollecitazione alla Politica territoriale, in senso lato, perché ritorni ad assumersi le proprie responsabilità per evitare che la rappresentanza dei servizi territoriali, passi interamente ai gruppi economici e/o alle società finanziarie, non certamente soggetti democratici, espressione della volontà dei cittadini.
Constaterebbero l'attenzione dei socialisti sui temi socio sanitari ed ambientali, la nostra determinazione alla salvaguardia della qualità dell'aria che respiriamo, pressoché uniformemente in tutta la provincia, ancora priva un pubblico studio epidemiologico da cui trarre le indicazioni per rimuovere razionalmente le fonti inquinanti.
La nostra preoccupazione, derivante dall'accentramento dei finanziamenti ipotizzati per costruzione del nuovo ospedale di Cremona, a scapito delle risorse necessarie a potenziare la medicina di prossimità e qualsiasi altro investimento a favore dei presidi del cremasco e del casalasco.
Che l'area socialista ritiene del tutto ragionevole la richiesta del "Movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona" Comitato” rivolta alla Direzione Generale dell'ASST, di procedere ad un confronto tecnico economico esaustivo, tra la riqualificazione dell'attuale nosocomio, rispetto alla costruzione di un nuovo complesso, con annessa demolizione totale dell'immobile esistente.
Apprezzerebbero maggiormente il nostro apporto sulla definizione dell'assetto politico amministrativo del Cremasco, (vedi la costituzione dell'Area Omogenea) cosi come quello offerto al programma della Amministrazione comunale, vincente a Crema.
Che contrariamente a quanto in generale si tende a credere, le estrapolazioni sopra riportate testimoniano quanto ancora siano motivate ed attuali le indicazioni dei socialisti cremaschi, cremonesi e casalaschi, meritevoli e bisognosi di un ambito unitario condiviso, coordinante il rispettivo impegno.
Virginio Venturelli
Sinistra Italiana: disponibili al confronto, ma che sia serio e concreto
Apprendiamo dalla stampa dell'elezione di Cecilia Brambini a segretaria cittadina del Partito Democratico di Crema e delle sue prime dichiarazioni in merito a Sinistra Italiana: “Sinistra Italiana ha manifestato pubblicamente di volersi avvicinare, ci troveremo senz'altro”. Prendiamo positivamente atto di queste parole, ma riteniamo necessaria una precisazione. Sinistra Italiana, a tutti i livelli, crede nell'urgenza di costruire un progetto politico comune, progressista e radicato nelle esigenze reali delle persone. Un progetto che sappia affrontare le sfide del presente con risposte concrete: lotta alle disuguaglianze, diritto alla casa, emergenza salariale, crisi del terzo settore e tutela dell'ambiente, temi sempre più urgenti anche nel nostro territorio. Siamo convinti che un percorso comune sia possibile, ma anche che, fino a oggi, l'amministrazione di Crema non abbia dato risposte sufficientemente efficaci a questi problemi. Inoltre, precisiamo che gli inviti alla discussione ricevuti nei mesi scorsi da esponenti della maggioranza non hanno avuto seguito, nonostante la nostra esplicita disponibilità al confronto e i ripetuti solleciti. Per chiarezza e correttezza verso i cittadini, ribadiamo quindi che Sinistra Italiana è pronta al dialogo con tutte le forze progressiste, a patto che sia un confronto serio, franco e basato su una reale condivisione delle priorità. Non ci interessano operazioni di facciata: vogliamo discutere nel merito, perché Crema non è un'isola fuori dal mondo e ha bisogno di una politica capace di rispondere alle difficoltà di chi oggi si sente disilluso o abbandonato. Alla Segretaria Brambini rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro e confermiamo la nostra disponibilità a un confronto urgente e concreto, nella speranza che possa portare a un vero progetto comune per il futuro della città.
Paolo Losco Segretario Provinciale Sinistra Italiana Cremona,
Gabriele Cavallini Coordinatore Cittadino Sinistra Italiana Crema.
Non è un'infiltrazione…
…o meglio non proprio… lo speech di Sinistra Italiana di Cremona e Crema, con cui il segmento radicale del “campo” saluta i “nuovi arrivi” ai vertici della nomenklatura. Come dire…un po' salutando…e un po' criticando. D'altro lato, anche se S.I. pratica come esternazione identitaria il radicalismo, in qualche misura è organica alla costituency di un perimetro che, di riffe o di raffa, pratica prevalentemente la “governance”, utilizzando la comunicazione come essenziale supporto di un aggregato a scatole cinesi in cui la medianicità è perno essenziale di quella permanenza sul mercato iniziata ad inizio anni 90 del 900 con la “transizione”. Una sorta di tragica transustanziazione finita alla farsa dei contesti correnti.
Processo questo incardinato e rimasto drammaticamente avvinghiato ad una spasmodica reinvenzione identitaria, suscettibile, nelle intenzioni, di colmare quel deficit di retroterra ideale, teorico, progettuale, che rendesse sostenibile i nuovi format della “politica liquida” e del “partito leggero”.
All'insegna del motto universale (anche sotto altri cieli) non declamato ma percepibile del “Great again”, che rendesse e renda minimamente sostenibile e decente la pretesa di uno spazio occupato, in nome di un bacino civile e sociale, senza la briga di delineare una minimale sistemazione teorica, che ne definisse ed accreditasse il raggio della rappresentanza. A nostro sommesso parere, si tratta di posture che fanno più pena che paura.
La premessa è funzionale a metabolizzare, pur ovviamente esercitando l'opzione della testata della chiosa (in questo caso, molto critica), nell'asset del Forum anche il “contributo” di una voce che in materia di questione socialista e, a ben considerare, anche di sinistra, avrebbe credenziali molto attenuate per intervenire e confrontarsi.
Ma, evidentemente, sotto questi cieli ed in stridente contrasto con la fattualità agisce il lebens raum, vale a dire le prepotenti pulsioni dello spazio vitale evocato da un nostalgismo incomprimibile e, soprattutto, da un recupero di spazio, di accredito identitario e di ruolo. Che, anche volendo essere benevoli e comprensivi, ci appare, nel caso dell'accredito dei nuovi investiti di ruolo nel “campo”, quantomeno largamente inficiato da un'eterogenesi dei fini.
Come dimostra il contributo di Virginio Venturelli (però, su basi fattuali e con intenti “dialettici”), il passaggio del testimone al vertice del senior/prevalent partner del “campo” non poteva, per il rilievo del ruolo dell'organo e delle prerogative di cui è investito essere trascurato.
Per un nostro tratto relazionale, in cui è tassativamente esclusa qualsiasi inclinazione al discredito che inizi dall'omissione del “biglietto da visita” esibito dal destinatario del “testimone”, non solo non trascureremo la circostanza, in sé apprezzabile, rappresentata (fatto pressoché inconsueto nel galateo di questo ciclo politico, fortemente influenzato da un leaderismo privo di progettualità), dalla circostanza che l'investito nel ruolo, preannunciato con largo anticipo, ha esibito “il cestino della cicogna” fatto, come rilevano Venturelli ed Antonio Grassi (in un suo solito graffiante editoriale, la cui lettura su CremonaSera fortemente raccomandiamo), di ben quaranta cartelle di intenzioni.
In sé si tratterebbe (in contesti in cui i propositi d'azione, specie se strutturati, costituiscono requisito non impegnativo) di un apprezzabile gesto (almeno sul piano del galateo politico).
Pagato questo doveroso pedaggio di valore esclusivamente protocollare ed ovviamente in attesa di vedere le carte, l'approdo, che non si può dire non annunciato, di Michele Bellini al vertice del Pd, viene percepito dalla stampa locale con un ben augurante " prendere le redini" della Federazione Provinciale. Che, secondo noi, specie nell'ultimo 20nnio si è rivelata (al netto della propensione alla governance) un ectoplasma. Rispetto a quello che dovrebbe essere il core businnes di uno dei più ragguardevoli (ammesso che dopo la cura della transizione dalla prima alla seconda repubblica a base di pensieri liquidi e intelaiature leggere) players della vita politica. Per di più "gravato" di incombenti (il primo dei quali, totalmente disatteso, riguarderebbe l'impegno a fornire ai potenziali partecipanti alla vita pubblica o anche solo al diritto dovere di voto, una minimale visione della realtà ed un organico progetto territoriale), che invece riguardano le alchimie del potere.
D'altro lato, è difficile se non impossibile non correlare la summa progettuale dell'esordiente ai vertici del PD territoriale alla vaghezza degli incontenibili spottoni della Schlein. Con una variante suppletiva che non può non allarmare. In considerazione del fatto che il designato alla funzione (in capo ad un aggregato in cui vale la regola del “ognuno per sé e dio per tutti”) in realtà dovrebbe sentirsi officiato da compiti di raccordo coi propri terminali impegnati nella rete istituzionale locale. E, lo diciamo molto spassionatamente (come d'altro lato, hanno fatto Venturelli e Grassi), non è difficile percepire un senso di vago e di leggero nella lettura della realtà e dei propositi. A mente del monito, rimbalzato sul Corsera di oggi a firma del concittadino Beppe Severgnini, secondo cui le città vivono di idee non solo di rendite. In cui noi ci permettiamo riferire più che all'accezione economica e, volendo, a quella retorica, a quella delle rendite di posizione, dell'occupazione del potere. In cui da oltre un terzo di secolo il csx ha fatto sfoggio di cinico ancoraggio.