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La sinistra e la questione socialista /12

  04/12/2022

Di Redazione

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Riformismo e massimalismo, di Domenico Cacopardo

La verità è che dopo le elezioni del 25 settembre il principale partito d'opposizione, il Pd, si è dato all'inesistenza politica sulla scena nazionale. Perché se è vero che la palla è passata in mano a Fratelli d'Italia, partito di maggioranza relativa, è anche vero che il Pd non ha voluto o non è riuscito a esprimere una convincente opposizione, all'interno della generale e multipla legittimazione, rappresentata da elezioni libere.

Del resto, sempre parlando di Pd, sembra che il segretario della sconfitta, Enrico Letta, con le proprie dimissioni e con una tempistica estremamente dilatata, abbia inteso congelare la situazione in vista di tempi migliori e in coerenza con il temperamento di cui madre natura l'ha dotato. Il meccanismo del congresso del Pd è talmente barocco e involuto da rappresentare la sublimazione del piccolo correntismo che ne è la biblica afflizione.

Peraltro, l'assenza del Pd dal palcoscenico nazionale rappresenta in modo palpabile l'elusione del problema dei problemi che, dopo l'uscita di scena di Matteo Renzi, è stato sistematicamente accantonato a favore della via d'uscita provvisoria scelta: rimanere avvinghiati al governo e tirare avanti così.

E che questa sia una diagnosi fondata, lo dimostra il comportamento del Pd in occasione della crisi del Conte II voluta da Matteo Renzi. Una fase nella quale il marginalizzato exleader del partito, alla testa di Italia Viva ha diretto il processo di chiusura della crisi e di definizione della sua fine con la costituzione del governo di unità nazionale di Mario Draghi: in esso il Pd, partito totalmente corrivo alla prospettiva di ottenere qualche ministero e di essere quindi presente (come il PSDI di una volta) si è naturalmente inserito ignorando il bruciante scacco politico subito dall'organizzazione e dal suo segretario.

Per non parlare dell'elezione del presidente della Repubblica, durante la quale, Letta ha sempre e solo subito le manovre altrui.

Quando poi s'è aperta la crisi che ha condotto alle elezioni anticipate, il Pd non ha saputo scegliere tra il proporre una linea politica di continuità dell'esperienza in essere (Draghi) -che tanto consenso aveva ottenuto nel Paese- e il presentarsi come il partito di una alternativa di sinistra, votata al sociale e all'assistenzialismo. Insomma, no la continuità e nemmeno il rinnovamento, i cui contenuti, il cui perimetro e il cui futuro nessuno e meno che mai Letta erano capaci di definire.

Insicurezza e incapacità celavano e celano il dilemma dei dilemmi che angoscia la sinistra italiana sin dal 15-21 gennaio 1921, i giorni del XVII Congresso del partito socialista italiano, conclusisi con la scissione dei comunisti annunciata proprio il 21 gennaio. Il dissenso, in quel Congresso foriero di tanti disastri, andava al di là dello scontro comunisti-socialisti, ma investiva proprio i socialisti divisi tra riformisti e massimalisti.

Questa cruciale divisione, di fatto e di diritto permane ancora e a essa di aggiunge, complicandola, lo spietato correntismo che la convivenza con gli exdemocristiani ha diffuso come un inattaccabile virus. Perciò in tanti, nella nomeklatura pdina, non hanno il coraggio di affrontare e di portare alla luce la storica e permanente antinomia tra riformismo e massimalismo, questo massimalismo che richiama il Venezuela, Cuba e le follie di una sinistra radicale senza sbocchi (vedere i casi Melenchon, Corbyn e Sanders) capace solo di produrre amare sconfitte.

Tuttavia, la questione è il gatto nero della situazione che nessuno ha il coraggio di prendere in mano e mettere nel sacco.

Il problema, infatti, riguarda gli excomunisti e non a caso un confusionario come Pierluigi Bersani è tornato in prima linea come esponente di un massimalismo dal volto umano, pronto a dialogare, ma altrettanto pronto a non cedere un millimetro delle proprie posizioni storiche.

L'assenza dal proscenio del Pd mostra, quindi, l'assenza di una scelta tra massimalismo e riformismo e i meccanismi congressuali sono volti al suo definitivo rinvio.

E questo problema permanente e irrisolto avrà la conseguenza di impedire la costruzione di un efficace partito riformista o socialdemocratico di stampo europeo privo dei condizionamenti di un'ala che tenta di ricorrere al massimalismo per legittimare l'affarismo dei collegamenti exPci con il suo tradizionale mondo degli affari.

Si profila un duello -molto personalistico- tra Stefano Bonaccini e Elly Schlein, durante il quale sarà addebitata al primo la simpatia nei confronti di Renzi e un riformismo operativo non privo di parentele finanziarie e industriali e alla seconda, l'innovazione spinta di cui potrebbe essere portatrice a dispetto della protezione di Dario Franceschini -rectius – di sua moglie Michela Di Biase. Una innovazione che rischierebbe di marginalizzare ulteriormente un partito già marginale.

Difficile trovare qualcuno che abbia il coraggio -che ebbe Matteo Renzi- di ammettere che il capitalismo ha vinto e che la globalizzazione con tutti i problemi a essa intrinseci rappresenta la migliore chance per la crescita del mondo e per il miglioramento delle condizioni di vita degli 8 miliardi di esseri umani che lo popolano. Difficile forse impossibile affrontare il melting pot, il crogiolo di opportunità e delusioni e ricondurre il tutto alla necessaria sintesi e alla proposta praticabile attrattiva.

In ogni caso, sono convinto che il congresso del Pd non stabilirà nulla di definitivo. Né riformista, né radicale, in ermafroditismo ontologico destinato a esaurire sé stesso.

Insomma, per ora e per qualche tempo ancora, non sapremo che pesce è il Pd e ciò che ne rimarrà in vita.

In questa inutile attesa, Michele Salvati storico economista di area riformista pensa su Il Foglio «per la prima volta, da democratico, di adire addio al Pd.» Un amen costoso in termini di immagine e di politica, un parce sepulto che non rimarrà isolato.

www.cacopardo.it

Bel lavoro, compagno e amico Cacopardo. Ogni primaria, ogni precongresso, ogni convention più o meno rifondativa di qualsiasi movimento richiamantesi alla, lato sensu, sinistra, dovrebbe avere come incipit questa analisi. Senza di che, ammessa la sincerità dei propositi, non si caverà un ragno dal buco e si continuerà il gesto del cane da pagliaio che nell'aia rincorre tutte le suggestioni.

Il dato più disarmante di questo décalage tra evidenza del disastro e propositi di sormontarlo.

Manca la consapevolezza del disastro confezionato pezzo su pezzo negli ultimi trent'anni. Soprattutto manca la consapevolezza dello scarto grammaticale.

In termini di lettura e di analisi dello stato dell'arte. Di cui il default elettorale e politico dei movimenti e delle leadership costituiscono solo un picco di evidenza.

Si possono usare tute le arcivernici del professor Alambicchi nella speranza di riavvolgere la pellicola. Ma il dato ineludibile è la percezione di quanto Cacopardo argomenta.

Ci affidiamo oltre che all'amico editorialista siculo-parmense all'interpretazione del filosofo Edgard Morin: “Non stiamo vivendo solo la crisi di una sinistra in rovina, la crisi della democrazia nel mondo intero, la crisi di uno Stato sempre più burocratizzato, la crisi di una società dominata da danaro, la crisi di un umanesimo sopraffatto da odio e violenza, la crisi di un pianeta devastato dall'onnipotenza del profitto, la crisi sanitaria scatenata dalle epidemie. Stiamo vivendo, soprattutto, una crisi più insidiosa, invisibile e radicale: la crisi del pensiero.

Nelle grandi crisi economiche le forze regressive accrescono la loro potenza. Le forze progressiste, incarnate nei diversi movimenti di sinistra, rappresentavano la speranza del futuro.

Occorre un percorso che indichi almeno una direzione e susciti coraggio e speranza

La sinistra non è i partiti, ma uno stato dello spirito.

Il PD è frutto di una serie di trasformazioni che vivono le difficoltà della socialdemocrazia

Una concreta trasformazione progressista della società.

Commiato, di Maurizio Del Bue

22 Novembre 2022 L'editoriale

La direzione del Psi ha nominato Livio Valvano direttore dell'Avanti online. Lascio dunque la direzione del giornale dopo nove anni. Sono stati anni densi di novità e di problemi per l'Italia e il mondo. Nove anni orsono il nostro partito era ancora impegnato, dopo il niet di Veltroni all'apparentamento politico, in una continua e anche aggressiva campagna extraparlamentare culminata poi nell'elezione di sei parlamentari con le consultazioni dello stesso 2013.

L'Avanti, diretto da me, non è però mai stato semplice cassa di risonanza delle scelte del partito. Quando non le ho condivise ho scritto il mio dissenso, distinguendo sempre l'impostazione generale del giornale che ha corrisposto sempre alle indicazioni del partito dai miei editoriali che hanno corrisposto solo al mio pensiero.  Come in occasione del voto favorevole al governo giallorosso e al momento della fiducia al Conte due, nel gennaio del 2021. In quest'ultimo caso mi dimisi dalla direzione dell'Avanti ma, dopo la fine di Conte, la direzione del Psi mi chiese all'unanimità di ritirare le dimissioni alla luce di un evento che in fondo aveva finito per darmi ragione. Ho sempre privilegiato il dialogo con le forze laiche e liberaldemocratiche (con Italia viva Riccardo Nencini ha costituito un gruppo unico al Senato) promuovendo come Avanti con Azione, Italia viva e Più Europa, con la partecipazione del segretario del Psi, un confronto pubblico e partecipando in diverse circostanze a dibattiti sul territorio. Il 31 dicembre del 2020 lanciai al partito, ancora attestato sulla proposta del Conte ter, l'idea di avanzare la candidatura di Mario Draghi, pensando che un partito piccolo debba avere idee grandi per sfondare il muro di silenzio che lo circonda Inascoltato. Dopo il disastroso risultato elettorale del 25 settembre che ci vede scomparsi per mancanza di orgoglio ho appoggiato la proposta di Ugo Intini di affiancare il segretario con una commissione di garanzia che convocasse al più presto un congresso costituente. La proposta non ha avuto esito. Il mio ruolo di direttore dell'Avanti non poteva dunque avere un seguito. Ne sono assolutamente consapevole. Auguro a Livio Valvano buon lavoro e ringrazio i miei due inseparabili collaboratori Teresa Olivieri e Daniele Unfer. Ringrazio tutti coloro che hanno voluto non far mancare un apporto a cominciare da chi non è più con noi come Aldo Forbice e Mauro Mellini, e proseguendo con Salvatore Sechi e tutti gli altri, dal semplice militante di base fino al professore universitario. Assicuro tutti che, come scrisse Camillo Prampolni, “per far sì che io non sia più socialista dovrebbero cambiarmi la testa e il cuore”. E sono pronto a combattere ancora per le mie idee magari anche attraverso una vecchia testata della migliore tradizione socialista. Sempre convinto del dovere di difendere ed esaltare, con libri (ne ho scritti venti dei quali oltre la metà sulla storia del Psi) e con articoli l'attualità del socialismo riformista e liberale.

La meramorfosi, di Riccardo Nencini

Già parlamentare e Segretario nazionale PSI

Ieri il Psi ha completato i suoi organi. Si è trasformato in un partito del Mezzogiorno e tutto al maschile.

Segretario salernitano, presidente cosentino, coordinatore di segreteria foggiano, vice segretario di Trapani, direttore dell'Avanti! di Potenza. Il centro nord è stato cancellato. E poi: tutti uomini, nessuna donna. Da due vice segretarie a zero. Chi esprime dissenso, fuori della porta.

Mi hanno telefonato Bobo Craxi e Maria Pisani. Usciranno dalla segreteria.

La lettera inviata dal segretario del Psi...

...sugli esiti del Congresso dell'Internazionale Socialista a Madrid e sugli Stati Generali del Socialismo

Come sapete una delegazione del Psi, composta da quattro donne e quattro uomini, ha partecipato al Congresso dell'internazionale socialista che si è svolto dal 25 al 27 novembre a Madrid, ospitato del Partito Socialista Obrero Español, il PSOE. Ci portiamo dietro un'esperienza politica interessante ed appassionante che ci ha fatto comprendere quanto il Socialismo possa ancora dare al mondo.

Il Congresso dell'internazionale è stato preceduto da quello dell'internazionale socialista donne che aveva come tema principale dei lavori la definizione di una strategia globale per eliminare la violenza contro le donne. Hanno preso la parola compagne di tutti i continenti, dal Camerun alla Tunisia, dalla Repubblica Dominicana al Belgio, dal Niger al Pakistan, ma le protagoniste del Congresso sono state le donne iraniane che con le loro testimonianze hanno reso questi due giorni ricchi di intense emozioni oltre che di rinnovato impegno per sradicare la violenza contro le donne. I lavori dell'internazionale Donne si sono conclusi con l'elezione della nuova presidente dell'internazionale socialista donne, Janet Camilo, già ministra delle donne del governo della Repubblica dominicana. Pia Locatelli, responsabile esteri del nostro partito, autrice della risoluzione sulle donne iraniane, è stata confermata Presidente onoraria dell'internazionale socialista donne. Tra le nuove cariche, oltre alla nuova Segretaria Generale, Benedicta Lasi, prima donna a ricoprire questo ruolo in 133 anni di storia della IS ed il nuovo Presidium, Pia Locatelli è stata eletta vicepresidente dell'Internazionale Socialista. E' motivo di orgoglio, per noi socialisti italiani, contare sulla presenza e sul lavoro costanti e autorevoli di Pia, che da anni porta avanti le ragioni del Psi nel contesto internazionale, rendendolo centrale, anche con il riconoscimento ricevuto. L'elezione alla presidenza di Pedro Sanchez, Segretario Generale del PSOE e Presidente del Governo spagnolo, è stata una buona notizia che interessa anche noi.

Un congresso molto atteso dopo due anni di rallentamento delle attività a causa della pandemia. È stato quindi per tutti una ripartenza reale, che può far tornare centrale, dal punto di vista politico, l'Internazionale Socialista e soprattutto il ruolo di noi socialisti italiani. Una ripartenza avvenuta alla presenza di delegazioni che comprendevano capi di stato e di governo, leader di partiti, delegazioni numerose da tutto il mondo: tutti riuniti e pronti a dare nuovo slancio all'impegno del Socialismo nel mondo, entusiasmati dalle parole di Pedro Sanchez con il quale c'è stata una proficua interlocuzione. Sanchez ha affermato un concetto che noi ripetiamo da tempo: non c'è sinistra senza i valori della socialdemocrazia, non c'è giustizia sociale senza socialismo nel mondo. “La proposta di pace, giustizia e progresso che rappresenta l'Internazionale Socialista, torna oggi più imprescindibile che mai!” ha affermato all'inizio del suo discorso di investitura. Ha ricordato che negli ultimi decenni abbiamo visto affermarsi nel mondo programmi politici, economici e sociali profondamente contrari ai nostri principi. Invece la socialdemocrazia, il socialismo democratico, il laburismo sono più vivi che mai, sono più necessari che mai. L'avvento della pandemia ha certificato il fallimento completo del modello neo liberale per costruire società forti di fronte alle avversità. Questo è il momento di confrontare i nostri valori con le esigenze del presente e formulare proposte tangibili che aiutino a trasformare il pianeta nei prossimi decenni: non si tratta di ‘ripensare' il mondo, si tratta di cambiarlo. Per questo si è impegnato a far diventare l'Internazionale Socialista la grande casa comune del pensiero e dell'azione progressista globale. Il laboratorio ideologico cui far riferimento.

Pedro Sanchez ha indicato, nel discorso di chiusura del Congresso, cinque priorità:

Assicurare la pace e rafforzare la democrazia; lavorare per l'uguaglianza piena tra uomini e donne; porre il cambiamento climatico al centro dell'agenda politica, economica e sociale; promuovere una economia giusta ed inclusiva; difendere i diritti di lavoratori e lavoratrici che devono essere ulteriormente confermati dalla rivoluzione tecnologica. E' da questi obiettivi che dobbiamo ripartire, per ‘importare' anche in Italia un modello, quello indicato e praticato nel suo Paese dal Presidente spagnolo, che sta rendendo la Spagna uno Stato civile e libero, così come sogniamo che sia il nostro Paese, governato adesso da una destra reazionaria e illiberale. Per questo, come stabilito dalla nostra direzione nazionale, nei prossimi mesi il nostro partito sarà promotore degli “Stati generali del socialismo italiano”, che dovranno essere il momento massimo di coinvolgimento dell'intero mondo socialista, aperto al confronto sia con chi da tempo non milita più nel Psi sia con chi, pur non provenendo dalla nostra storia, vorrà dare un contributo ideale per scrivere insieme nuove pagine della sinistra del futuro. Occorre allora confrontarci ed organizzare in tempi brevi attivi regionali, iniziative territoriali aperte di concerto con i nostri gruppi dirigenti, associazioni di area socialista e riformista, fondazioni culturali. Siamo già al lavoro in questa direzione, creando sinergia e coinvolgendo i protagonisti dell'IS e del Pes verso gli Stati Generali del Socialismo italiano, convinti che le ragioni del socialismo non siano ne' superate, ne' impossibili da far conoscere di nuovo al nostro Paese. Serve lavorarci giorno per giorno, avere un pizzico di visione, e soprattutto tornare a sognare.

Avanti! allora Un fraterno saluto Enzo Maraio

Si è svolto venerdì pomeriggio un incontro dei Segretari Regionali...

Si è svolto venerdì pomeriggio un incontro dei Segretari Regionali del PSI, presieduto dal Coordinatore della Segreteria nazionale Luigi Iorio e dal Responsabile dell'Organizzazione Mario Serpillo.

La riunione è stata dedicata in particolare alla preparazione dell'Assemblea degli Stati Generali del Socialismo che si terrà nei primi mesi del nuovo anno e che dovrà ridefinire la fisionomia e le caratteristiche dell'iniziativa socialista nel nostro Paese. L'Assemblea sarà preceduta da manifestazioni in tutte le Regioni con l'obiettivo di coinvolgere nella discussione l'intera comunità socialista e chiunque abbia interesse al lavoro di rinnovamento della sinistra italiana.

Sono stati affrontati anche i temi connessi alle prossime elezioni regionali e amministrative, ed è stato ribadito l'impegno alla presentazione del simbolo socialista ovunque sia possibile.

Su proposta di Mario Serpillo è stato affrontato anche il tema del rafforzamento organizzativo del PSI attraverso un forte impulso alla campagna di tesseramento e proselitismo, a quella per la raccolta del 2×1000, il consolidamento del rapporto con associazioni e fondazioni dell'area socialista e il completamento della celebrazione dei congressi locali.

Prosegue l'analisi avviata dall'attivo territoriale della Comunità Socialista

1)

Buongiorno caro Direttore, ho letto le numerose newsletter che mi hai inviato. Mi fa piacere sentire il fermento delle varie associazioni culturali cremonesi, lo spirito e la mente devono essere arricchiti in continuazione se si vuole combattere il populismo crescente. Il bel memoir sulle donne socialiste di Ennio Serventi, la ricerca storica e la divulgazione di fatti del secolo scorso dovrebbero farci riflettere. L'impegno nella realtà civile e culturale oggi è scarso e ci troviamo a fare i conti con un pensiero politico liquefatto. Bene il risultato dell'attivo territoriale della Comunità Socialista tenutosi a Pizzighettone che ha registrato una totale disponibilità alla collaborazione per la rinascita di un nuovo e rappresentativo Partito Socialista. Ben vengano le primarie del PD, è un coinvolgimento notevole di fasce di opinione pubblica.

Vicenza, C.L.

2)

AL DIRETTORE DI ECO DEL POPOLO: ENRICO VIDALI (ORDINE DEI GIORNALISTI ISCRITTO AL N. TESSERA 65370)

TESTATA ISCRITTA NEL PUBBLICO REGISTRO DELLA STAMPA PERIODICA - TRIBUNALE DI CREMONA AL NUMERO 438 - 22 NOVEMBRE 2007

Con la presente il sottoscritto Diego Rufo chiede al direttore di codesta testata di poter esercitare il proprio diritto di rettifica, rispetto all'articolo del 22/11/2022 intitolato “Gli impegni dell'area socialista cremonese”

a firma del coordinatore della Comunità Socialista Virginio Venturelli.

In qualità di tesserato del PSI, che il 19/11/2022, ha partecipato con altri rappresentanti alla riunione dell'area socialista presso la sede della Camera del lavoro di Pizzighettone, diversamente da come si evince dall'articolo, tengo a precisare nel rispetto delle legittime e diverse opinioni espresse, la mia piena condivisione alla linea politica votata a maggioranza, dai membri del Consiglio Nazionale del PSI in data 12/11/2022.

Ritengo, inoltre, che la proposta dei dirigenti nazionali e del Segretario Maraio rispetto alle celebrazioni degli Stati Generali del Socialismo, che avranno luogo dopo varie iniziative, da promuovere insieme alle Fondazioni, associazioni, movimenti e le singole personalità, siano un rafforzativo per l'intera comunità socialista sia a livello locale che nazionale.

Il mio auspicio è che, nel pieno diritto di autonomia e di critica dei singoli, si possano trovare punti comuni che permettano un'effettiva e proficua collaborazione che vada oltre le differenze e che consenta a tutti quelli che si riconoscono nei valori e negli ideali socialisti di gettare le basi per un fronte politico comune.

Nel ringraziarla per lo spazio concesso, la saluto cordialmente. Diego Rufo.

Il classico cul de sac

I lettori noteranno che, diversamente dal solito, il format è stato sdoppiato tra la collaudata rassegna della lavagna, in cui focalizziamo, su autorizzazione degli autori, una sorta di selection of the best dei contributi di analisi, attinti dalla testimonianza di analisti e opinionisti di area e di campo e un format, come nella presente occasione, più dedicato. Al dibattito “interno”.

Quando diciamo “interno” non ci riferiamo, si sarà capito, al raggio corto dell'appartenenza all'aggregato militante. Sul punto, non è neanche il caso di soffermarci, palese com'è la nostra prerogativa di testata orientata, ma svincolata da vassallaggi. Diversamente dalle comprensibili correlazioni tra movimento politico organizzato e testata organica.

Nel caso, l'avantionline (che non è la versione telematica dell'organo di stampa storico, emanata del PSI, ma è l'unica, ufficiale testata, da non confondere con l'omonima telematica-cartacea milanese, un po' rarefattasi negli ultimi tempi).

Ordunque, dopo la premessa esplicativa a beneficio dei lettori non completamente addentro al permanere di vicende interne che fanno rabbrividire e che rimandano a poco virtuose pagine della prima repubblica, ci può stare un avvicendamento alla direzione di una testata che, legalmente e politicamente, è emanazione di un partito.

Succedette così per decenni, nel corso dei quali la Direzione dell'Avanti scaturiva da mandato politico e fiduciario, tra conduzione della testata e organo politico.

Per essere più chiari, estrapoliamo un passo significativo del “commiato” di Mauro Del Bue (al quale abbiamo già espresso totale solidarietà politica e umana), “L'Avanti, diretto da me, non è però mai stato semplice cassa di risonanza delle scelte del partito. Quando non le ho condivise ho scritto il mio dissenso, distinguendo sempre l'impostazione generale del giornale che ha corrisposto sempre alle indicazioni del partito dai miei editoriali che hanno corrisposto solo al mio pensiero.”

Così è stato negli ultimi 9 anni di direzione Del Bue; così fu, si ripete, per i decenni precedenti. Quando l'organo di stampa e il Partito erano, almeno sul piano quantitativo, altra cosa.

Sul piano della qualità, il discorso non cambia.

Furono direttori (“politici”) della storica testata socialista dirigenti socialisti, no sempre in linea con gli equilibri interni (ad esempio Riccardo Lombardi). Contavano la caratura ideale, politica e militante. Garanzia della corrispondenza tra impostazione generale, dovuta al dante ruolo, e tra libero esercizio del mandato.

Nonostante le peripezie interne del PSI, nessun cacciò mai nessuno. Ad eccezione, ça va sans dire, del Congresso del 1912, quando furono cacciati i riformisti (fondatori della testata, tra cui Bissolati, fondatore anche della nostra) per insediare la rappresentanza massimalista, capeggiata da Mussolini, che ne assumerà la direzione.

Non proprio così (anche perché il Congresso di Reggio Emilia ebbe tumultuoso ma regolare svolgimento; mentre sul “dibattito” successivo al day after delle elezioni pesano molte incognite di regolarità e di trasparenza.

Per quanto non organici al PSI abbiamo dato ampio spazio sia alle vicende interne sia al confronto svoltosi extra moenia tra l'associazionismo politico e culturale di impronta socialista.

Non mancando di focalizzare, nella rubrica della Lavagna, un'ampia condivisione delle posizioni espresse da Del Bue, da Intini, da Nencini e da altri esponenti non esattamente omologati.

Il pugno di ferro di Maraio sull'agibilità democratica all'interno del Partito e sulla testimonianza dell'Avanti è peggio di un errore politico, è un inaccettabile gesto che getta, molto oltre il perimetro del piccolo movimento, ombre sulla sostenibilità etico-politica di un politburo, autoreferenziale e mosso dalla disperazione di parare i colpi della folle gestione congressuale ed elettorale.

Già, il classico cul de sac, le cui cause sono note e da cui non si uscirà brandendo propositi come quello che estraiamo dal recentissimo speech del Segretario (che se avesse avuto un minimo di etica militante e di lungimiranza avrebbe rassegnato il mandato e avrebbe fatto di tutto per mettere in piedi un comitato di garanzia e di rifondazione): “nei prossimi mesi il nostro partito sarà promotore degli “Stati generali del socialismo italiano”, che dovranno essere il momento massimo di coinvolgimento dell'intero mondo socialista, aperto al confronto sia con chi da tempo non milita più nel Psi sia con chi, pur non provenendo dalla nostra storia, vorrà dare un contributo ideale per scrivere insieme nuove pagine della sinistra del futuro”.

Ecco noi (e con noi le compagne e i compagni che da inizio anni 90 hanno continuato la testimonianza al di fuori, come diciamo spesso, di logiche di reinvenzione di verginità e di ricollocazioni più o meno conformistiche e, aggiungiamo, del PSI), saremmo in teoria la fattispecie della declaratoria (non milita più nel Psi sia con chi, pur non provenendo dalla nostra storia, vorrà dare un contributo ideale).

Ma non ci passa nell'anticamera del cervello l'idea di accreditare come serie e sincere le intenzioni scandite dal leader maximo.

Per coerenza con il nostro percorso degli ultimi trent'anni, che ci ha visto testimoniare ideali e cultura politica socialista nel contenitore della Comunità Socialista, e per il raccapriccio che suscitano in noi il “commiato” e la “metamorfosi”.

Per quanto nelle nostre possibilità continueremo su questa strada insistendo nella riproposizione del progetto che veda uno sforzo di armonizzazione e di convergenza in vista di un processo, non tanto di “rifondazione” tel quel del PSI, bensì di una costituente lib-lab (liberalsocialista e laburista) della sinistra riformista.

Si comprenderà facilmente che non siamo interessati né a prendere in mano il “testimone” di ruoli da satellite di prevalent partner, tra l'altro ancor più in crisi dei socialisti, né a sciupare le residue chances per sormontare l'evidente decalage e per rilanciare una sinistra sostenibile.

Lo dobbiamo alla nostra coerenza e ai lettori e sostenitori della nostra testata. Che generalmente non deludono mai; sia quando ci condividono sia quando, come nel caso dell'ultimo, in ordine di impaginazione, ci contestano.

Al mittente della richiesta di rettifica, argomentiamo (a beneficio della deontologia giornalistica e a futura memoria del prosieguo di appartenenza al medesimo contenitore) quanto segue.

Nella fattispecie della richiesta del lettore sulla testata non incombe nessun obbligo, ai sensi della legge sulla stampa, di "rettifica". Eco ha semplicemente pubblicato un comunicato/cronaca di una riunione. In cui si è tracciato il senso di un dibattito e si è dato conto dei partecipanti. Tra cui il latore della richiesta. Cui il comunicato non attribuisce specificatamente niente di quanto espressamente fa menzione la nota di rettifica. Peraltro, avendo partecipato, essendo intervenuto e avendo ben capito l'asse di ogni contributo, non mi pare che l'intervenuto avesse espresso in quella sede una posizione pro o contro (in materia di condivisione della linea congressuale ed elettorale del Psi nazionale) l'impianto della relazione introduttiva. Condivisa, sul punto, anche se con accenti personalizzati, da tutti i partecipanti ed intervenuti nel dibattito. Ciò premesso e in stretta aderenza alla deontologia giornalistica ed alla legge sulla stampa, la direzione della testata non ha niente da rettificare. Per quanto premesso sul piano legale e, non secondariamente, per una questione di stile. Che è in capo al rigido rifiuto di fornire audience sia alle "beghe" interne ai movimenti politici sia alla pretesa di diventarne cassa di risonanza. Con l'occasione, facendoci interpreti di un'aspettativa giustificata ed aleggiante nel gruppo di socialisti cremonesi, per interrogare il PSI circa l'approdo delle quote tessera versate nel 2020 e nell'estate scorsa, in vista della convocazione di un congresso locale.

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