Pubblichiamo con notevole interesse il contributo fatto pervenire, su una rimarchevole iniziativa legislativa, da Renato Bandera, storico riferimento dell'AICS a Cremona. Questo contributo si aggiunge ad una serie di precedenti riflessioni imperniati sul valore sociale ed educativo dell'attività sportiva e dell'associazionismo. Un segmento, questo, che è stato una costante nella cultura politica e sociale del socialismo italiano. Ne è prova l'approfondimento dell'edizione della nostra testata del 7 giugno 1947 (che pubblichiamo in allegato).
È la domanda di fondo che circola negli ambienti sportivi dello Stivale in questi mesi, cioè da quando, caduta l'alleanza giallo-verde 5Stelle – Lega, il Ministero dello Sport, prima in capo al leghista Giorgetti, senza altre competenze accorpate, è passato all'ex stretto collaboratore di Di Maio, Vincenzo Spadafora.
In tempi di antipolitica diffusa, o di a-politica da parte di molti cittadini, si è percepito che lo Sport, in tutte le sue declinazioni, e la Cultura, nell'accezione più ampia, sono interessi veri, trasversali alla società e, quindi, da privilegiare e, se possibile, da governare.
Giorgetti aveva iniziato ad inserire elementi innovativi nello Sport, allestendo l'Agenzia Sport & Salute, con amministratori di nomina tecnico politica, che aveva iniziato a separare le Discipline Agonistiche ed Associate, lasciandole in capo al Comitato Olimpico ( CONI ), da quelle amatoriali, promozionali e solidaristiche (Dilettantistiche) proprie dei 15 Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI stesso.
Questo, autoriformatosi qualche anno addietro, aveva messo Delegati Provinciali Territoriali (di nomina dei regionali), al posto dei Presidenti, con ampi poteri decisionali come avevamo conosciuto, e di fatto, in arretramento sui territori con qualche disorientamento delle Federazioni Olimpiche.
La rivoluzione di Giorgetti lasciava i 15 Enti di Promozione Sportiva, confessionali e laici, emanazione di forze politiche o professionali, nell'alveo del CONI. Solo il finanziamento, ed i Progetti con connotazioni sociali che gli Enti e le Federazioni avrebbero dovuto sviluppare, sarebbe passato dal Comitato Olimpico Italiano alla nuova Agenzia Sport & Salute che ha sostituito Coni Servizi.
Ora l'idea di Spadafora, che si è confrontato con le forze politiche (tutte?) e prefigura addirittura l'uscita dall'ambito CONI dei 15 Enti di Promozione ed la loro collocazione in un apposito Dipartimento del Ministero dello Sport che, in questo periodo, si struttura con sede, personale ed esperti. Una novità perché in Italia, salvo il CONI e gli Enti, nessuna agenzia dedicata allo Sport aveva avuto una propria autonomia gestionale e una collocazione fisica tale da far pensare ad una scelta politica precisa anche per il futuro.
La dotazione finanziaria del CONI, ora, è di 42 milioni di € annui; quella di Sport & Salute 10 volte tanto, circa.
Altra proposta del Decreto Spadafora in via di licenziamento dal Governo, è riferita al numero massimo di mandati che i Presidenti del CONI, delle Federazioni, degli Enti e delle Discipline Associate (ballo-canottaggio a sedile fisso- carte – biliardo ecc.) possono svolgere. Prima della Riforma Giorgetti praticamente non c'erano limiti, se non quelli fissati dagli Statuti singoli. Giorgetti aveva introdotto il limite di 3 in aggiunta a quello in svolgimento.
Ora la Riforma Spadafora ne prefigura solo 2. Obbiettivo è di costringere Malagò, Presidente in carica al vertice dello sport italico, a lasciare e, insieme a lui, far cessare un numero consistente di Presidenti di Federazioni che occupano il loro ruolo da qualche decennio. Il rinnovamento dei quadri dirigenti può essere positivo in sé, se non è finalizzato ad occupare gli spazi liberati con propri uomini, o donne, di fiducia…
Forse la collocazione delle Olimpiadi al Nord ottenuta da Malagò ha influito?
Il timore ingeneratosi nell'ambiente, una volta reso pubblico l'articolato del Decreto, ha indotto alcuni Enti di Promozione a celebrare anzitempo Congressi Ordinari Elettivi per evitare la tagliola dei 2 mandati consecutivi. Tra questi l'AICS che ha rinnovato Presidenza e Direttivo il 27 Agosto scorso.
Oltre ai Dirigenti Nazionali, questa ghigliottina temporale avrebbe fatto strage di Dirigenti regionali e provinciali storici che non avevano (meglio sarebbe dire “hanno“!) ricambi pronti ad entrare in campo.
Per molte realtà del territorio ciò avrebbe significato o una empasse prolungata o, in alcuni casi, la chiusura.
Sono state fatte molte pressioni, anche da parte dei suoi colleghi di partito, su Spadafora che, però, sembra refrattario ad ogni modifica del testo (essendo un Decreto non è modificabile perché non va in Aula) e, addirittura, ha minacciato le proprie dimissioni in caso di modifiche.
Di positivo c'è, nella Rivoluzione, un aspetto. Dopo anni e anni le Professioni Sportive avranno un riconoscimento legislativo ed una regolamentazione. Dal nulla assoluto attuale al una profilazione, almeno.
Le richieste avanzate dai Collaboratori Sportivi del BONUS per i mancati introiti, causa stop degli impianti per la pandemia, sono state circa 170.000. Un numero impensato di uomini e donne, spesso con lauree o attestati abilitativi,che fino ad ora sono “invisibili“ come categoria professionale, anche se possono usufruire del percepimento, fino a 10.000 € annui, fiscalmente neutri. Questi devono emergere e godere di tutte le tutele delle altre categorie di lavoratori.
La funzione SOCIALE, AGGREGATIVA, EDUCATIVA E DI BENESSERE svolta dallo sport ci auguriamo trovi pieno riconoscimento nella Riforma in itinere.