Ferruccio Ghinaglia, originario di Casalbuttano, giovanissimo era già figura di primario rilievo del socialismo e poi del comunismo cremonese e pavese. Venne ucciso, mentre con alcuni amici camminava in Borgo Ticino, dai colpi sparati da squadristi fascisti. Ai funerali, che si tennero a Cremona tre giorni dopo con “una fiumana di popolo”, parlarono tra gli altri Alcide Malagugini, Attilio Boldori, Dante Bernamonti. A Ghinaglia venne intitolato, durante la Resistenza, il Raggruppamento delle quattro brigate garibaldine che combatterono nella nostra provincia. Di lui scrisse Luigi Longo, introducendone una raccolta di scritti pubblicata nel 1971.
Nel pubblicare l’annuncio dell’evento, organizzato dall’ANPI, e nell’invitare i nostri lettori ad accoglierlo, riteniamo fare cosa gradita ai cultori della memoria storica e della testimonianza anti-fascista riportare in allegato il testo della brochure edita dalla Tipografia Cooperativa Proletaria.
Il prezioso volumetto appartiene al fondo delle carte raccolte nel corso di una lunga esistenza da Franco Dolci, cui abbiamo tributato proprio stamani l’estremo saluto.
Giuseppe Azzoni, con il consenso della moglie Marisa e del figlio Mimmo, sta riordinando una massa cospicua di documenti che saranno certamente utili alla ricerca storica.
Come lo è sicuramente quello che pubblichiamo tra gli allegati.
In aggiunta a quanto scritto da Azzoni aggiungiamo due particolari.
La brochure usciva dai tipi della Tipografia Cooperativa, meglio nota all’epoca come la tipografia socialista o dei due Sindaci.
I due Sindaci erano Attilio Botti (di Cremona) ed Attilio Boldori (di Due Miglia). L’anno precedente i due Sindaci socialisti avevano raggiunto un importante progetto: l’unificazione in un'unica entità amministrativa del territorio del Capoluogo.
Meno di otto mesi dopo, con identiche modalità ed obiettivi di violenza antidemocratica, anche Attilio Boldori sarebbe stato assassinato dalle squadracce del sorgente fascismo.
“La violenza brutale ed assassina, nell’intento di spegnere una vita ha ravvivato una luce che si espande e s’innalza e risplende lontano, nei tuguri, ove ancora regna l’ignoranza, per ingentilirvi i cuori dei reietti, nell’università per imprimere agli alunni ed ai maestri un senso più vivo e rispettoso della vita umana. L’idea non si sopprime con le armi. Essa trae dalla violenza di queste auspicio di grandezza e di emulazione”.
Sarebbero divenuti i primi martiri cremonesi della testimonianza antifascista.
La loro sepoltura sarebbe stata occultata dal regime violento ed autoritario, nel timore che il loro sacrificio potesse, attraverso l’onoranza del popolo, costituire motivo permanente di esempio e di sprone.
Giacciono a pochi metri l’uno dall’altro e costituiscono per la rinata democrazia monito ed esempio permanenti.
E.V.
In allegato i discorsi pronunciati al Cimitero di Cremona il 24 aprile 1921
In allegato cartolina dedicata dalla federazione del PCI in occasione della seconda festa settembrina del 1947 a Ferruccio Ghinaglia (la copia della cartolina è gentilmente stata concessa per la pubblicazione da Enrico Vidali)
Cremona 21 aprile 2016