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L'EcoRassegna della stampa correlata - "La mancia (impossibile) di Letta"

Di Mauro del Bue

  27/05/2021

Di Redazione

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La mancia (impossibile) di Letta

Mauro Del Bue 26 maggio 2021 L'EDITORIALE

 

In linea di principio trovo l'idea di tassare le eredità superiori ai 5milioni di euro, che in Italia godono di un'inspiegabile tutela, al contrario di quanto avviene nelle grandi democrazie europee, una cosa buona e giusta. Non si capisce francamente il motivo in base al quale esista solo in Italia, mentre in Francia, Germania, Spagna e Regno unito la tassazione oscilla tra il 20 e il 30%, questa sostanziale esenzione. 

Questi ingenti patrimoni vengano acquisiti dagli eredi senza versare nulla più di un obolo simbolico. Berlusconi fece della lotta alla detassazione delle eredità un suo cavallo di battaglia, sbagliando obiettivo, giacché a mio modesto parere l'obiettivo doveva essere quello di abbassare le tasse ai ceti medi produttivi e a chi lavora. Se si introducesse, dunque, una aliquota di stampo europeo sui patrimoni ereditati, parliamo di quelli più ingenti, ritengo che le forze socialiste e democratiche non dovrebbero porre alcun veto. Anche il proposito di “non mettere le mani nelle tasche degli italiani” è un proposito sbagliato.  

Bisogna innanzitutto mettere risorse nelle tasche vuote di tanti che vivono in povertà o con un livello di vita minimo, e che, col Covid, in Italia sono aumentati raggiungendo la cifra impressionante di 5milioni, prelevando appunto dalle tasche di chi più ha; allo scopo di permettere un riequilibrio tra distanze sempre più insopportabili, ben venga. Qual è il limite della tassa di Letta? Intanto quella di legare un giusto e limitato prelievo a una dote. Una dote per i diciottenni. E perché mai una dote? Una sorte di reddito di cittadinanza under 18, quasi parafrasando le rappresentative calcistiche minori? È questo che chiedono i giovani oggi? Chiedono forse di avere una sorta di paghetta, non si capisce fino a quando, o non chiedono, ad esempio, di poter accedere all'Università, di potere frequentare corsi di formazione, di poter avere in prospettiva un lavoro accettabile? E che c'entra tutto questo con la dote di Letta? Non si inserisce questo in quella lunga serie di mance e assistenze, di carattere oggettivamente transitorio, che non modificano di nulla le prospettive delle giovani generazioni? Non è meglio, piuttosto della mancia di Letta, investire risorse in servizi per i giovani, duraturi e capaci di rispondere alle loro esigenze? Seconda obiezione. Mi pare l'abbia avanzata, con qualche fondamento, l'ex renziano Marcucci. I grandi patrimoni non si rintracciano facilmente. Sono generalmente schermati da intestazioni le più varie e a volte anche da società che risiedono all'estero. Difficile rintracciarli, soprattutto quelli ultra milionari. Terza obiezione. Ha fatto bene i conti Letta? Ripassiamoli col calcolatore in mano. Quanti sarebbero i proprietari di patrimoni superiori ai 5 milioni di euro ai quali applicare una tassa di successione dell'1%? E quanti di loro dovrebbero morire ogni anno? Sono state fatte al proposito alcune ricerche pubblicate. Da queste risulta che almeno 400mila cittadini avrebbe dichiarato più di un milione. Facciamo una proporzione larga e arriviamo a un terzo, che potrebbe avere dichiarato più di 5milioni, ma é sicuramente meno. Dunque siamo sui 150-170 mila cittadini. E ammettiamo anche, annullando la seconda obiezione, che nessuno di loro abbia schermato nulla né che abbia portato capitali all'estero. I diciottenni in Italia sono oggi circa 550mila. Se volessero dare 10mila euro ad ogni 18enne, dovrebbero morire circa 70mila proprietari all'anno e in due anni non ne troveremmo più uno vivo e con zero euro a disposizione dei diciottenni. Sono sbagliati i calcoli fatti da alcuni ricercatori o sono sbagliati quelli di Letta? Se i calcoli fatti e pubblicati fossero giusti la proposta di Letta sarebbe destinata a sgonfiarsi subito. O ad apparire quello che é: una proposta, come le altre fin qui avanzate dall'esule francese di ritorno, di carattere propagandistico per far dire al neo segretario del Pd, “qualcosa di sinistra” … 

Cosa non si fa per…. 

titoleremmo una breve interlocuzione coll'apprezzabilissimo editoriale di Mauro Del Bue direttore dell'Avantionline, cui dobbiamo, a vantaggio della nostra testata e dei suoi lettori, l'acchiappo di imperdibili riflessioni sulla politica nazionale. 

Già cosa non si fa per restare a galla e per tentare di essere inghiottiti fino al raggiungimento della quasi irrilevanza, partendo dal convincimento di riprendersi il “maltolto” di opinione e di consenso elettorale, prelevato dal populismo dai capienti depositi del vecchio massimalismo comunista. 

Tale convincimento l'aveva espresso, papale papale, alla festa dell'Unità delle Colonie Padane il periclitante leader smacchiatore di giaguari a petto della debacle delle legislative dell'anno precedente. 

Cotanta alzata d'ingegno, confidò Bersani, gliel'aveva inculcata di fronte a casa una vecchia simpatizzante: “Onorevole, avete commesso un grave errore, quando avete deciso di non sponsorizzare più i vecchi temi che erano stati le battaglie del PCI” 

In demagogia veritas. Ma non esageriamo, suvvia. Perché, per quanto il PCI, da Togliatti a Berlinguer, non abbia disdegnato di incardinare la dorsale teorica e soprattutto propagandistica della via italiana al comunismo sull'offerta massimalistica e demagogica, il gruppo dirigente delle Botteghe Oscure non sarebbe mai arrivato a questo assurdo combinato populistico. In cui un giusto proposito di rimodulazione delle politiche fiscali, azionata dalla leva patrimoniale, va a scadere nella banalità della “mancia” a giovani. 

Cui, per il vero, i precedenti governi di centro-sinistra avevano elargito regalini ad hoc. 

Ora, non v'è chi non veda che dietro questo scivolone sta la linea-guida dell'intercettazione del consenso giovanile; di cui si ebbe percezione con la proposta risalente qualche mese fa dell'anticipazione del diritto di voto a sedici anni. 

Il PD, come movimento di massa e come perno progettuale è alla canna del gas. Non vince mai elezioni, ma è sempre al governo. Sapeva far meglio la “balena bianca”, che almeno galleggiò sempre su un plafond di consensi mai inferiore al 40%. 

Già, prima che ce lo facciano presente, siamo consapevoli che sono cambiati i tempi. Ma indubbiamente nel quindicennio che ci separa dalla costituzione il prodotto progettuale del Lingotto ha dimostrato tutta la sua insignificanza. I tempi avrebbero dimostrato che le furbate (per ritracciarsi un futuro e dare fondamento a compromessi di mera convenienza di potere) erano destinati a non reggere, alla bocca di fuoco del populismo nella versione autentica. 

Ha ragione Del Bue quando parla di ineludibile necessità di attingere risorse importanti da un prelievo fiscale straordinario ed equitativo, qual è l'imposta patrimoniale; il cui scopo è di prendere da chi più ha per immettere in politiche di sostegno agli ultimi della filiera sociale. 

Attraverso l'attenuazione del prelievo fiscale dalle tasche dei soliti noti (che non possono sfuggire alla tenaglia delle imposte indirette e della tassazione dei salari e delle pensioni) ed attraverso progetti strutturali di innovazione dei servizi e degli investimenti. 

Altro che l'elycopter money di Letta; che, come massimo leader del movimento teoricamente espressione dell'area riformista dovrebbe anche dire come pensa seriamente di invertire la tendenza alla bulimia del debito statale (che prima o poi ci farà fare la fine della Grecia). 

Il meglio di questa fiera delle banalità di un aggregato in piena confusione/disperazione viene dato, però, con il maldestro tentativo di miscelare questi ingredienti demagogici con i pezzi forti del dogmatismo della sinistra. Con due colpi da maestro (la legge dello ius soli e l'accoglienza senza se e senza ma) Letta, pensando di aver fatto troppo poco, fornisce ossigeno alle scuole del sovranismo. (e.v.)

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