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L'EcoRassegna della stampa correlata/9

Empasse della sinistra targata dem e rivitalizzazione del socialismo riformista 

  09/03/2021

Di Redazione

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Due giorni fa, in sede di chiosa del bell'editoriale di Del Bue sull'avantionline, concludevamo, rispetto all'empasse figlio delle prodezze della “seconda chiama in Senato” ed all'involuzione subita negli anni dal PSI, quanto meno come movimento organizzato di cultura socialista: “Un modulo, questo, ignominioso e desueto per la storia del socialismo italiano. Una prassi che va denunciata per favorire quanto meno il ripristino della legalità e la speranza di una ripartenza. Che passi per la riapertura dell'accessibilità alle tessere, al commissariamento dei vertici, alla Costituente. Bisognerebbe spostare su questo progetto attivo gente come Spini, Martelli, Acquaviva, Intini, Covatta e tutti quei compagni di rilievo che non hanno buttato alle ortiche la tonaca dell'idealismo e della passione socialista”. 

Queste riflessioni sono state riscontrate da Alessandro Gaboardi, socialista cremasco con lungo ed apprezzato curriculum aclista ed amministrativo, con la lettera all'Eco, di cui diamo conto integralmente:

Ho letto le tue posizioni sulla ipotesi di riaggregazione della sinistra e in particolare sul PSI. Su quest'ultimo non sono in grado di commentare il livello di democrazia interna. Non so se il tesseramento sia bloccato. Comunque credo che se vogliamo giungere ad una ricomposizione sarebbe prima utile che i vari gruppi, come il nostro, si sentissero e decidessero di fare una proposta comune al partito di Maraio e Nencini. Prima, però, dovremmo tutti fare una ricognizione sulle rispettive nostre consistenze con una qual forma di tesseramento.

In corso di adempimenti redazionali abbiamo incrociato l'interessantissima analisi di Domenico Cacopardo, con un importante trascorso di alto dirigente dello Stato, attuale editorialista della Gazzetta di Parma e di altre importanti testate, particolarmente attinenti, pur dentro uno sguardo molto più ampio, alla tematica in trattazione. 

Per rispetto dell'obbligo di copy right, ne copia-incolliamo le parti più specificatamente correlate. 

Queste brevi considerazioni sui possibili nuovi segretari del Pd -è chiarissimo- escludono il profondo ripensamento che occorrerebbe e puntano su una sorta di decadente continuità che punti a salvare un certo numero, molto ridotto, di seggi alle prossime elezioni. Mi scuso se mi ripeto, come mi ripeto: è la soluzione alla Canassi&Tariglia (Tanassi&Cariglia) di socialdemocratica memoria. “Nulla si muove, ci basta un al massimo due ministeri”. 

Nel frattempo, prende forza l'indiscrezione che Goffredo Bettini stia lavorando a un nuovo partito, una sorta di rifondazione partecipata dal vecchio gruppo dirigente del Pds, compresi gli esuli di Leu. Del resto, Massimo D'Alema (che testa pensante e lucido politico era e che testa pensante e lucido politico è) lo sostiene da qualche tempo: è necessario un nuovo partito della sinistra italiana.  

In definitiva, si tratterebbe della presa d'atto che il progetto Pd, incontro tra exdemocristiani ed excomunisti, è fallito e che ognuno deve riprendere la propria strada. Operazione che, se si realizzasse realmente, aprirebbe spazi inattesi al mondo exdemocristiano (del quale fa parte a pieno titolo Matteo Renzi), mondo candidato a essere (il più autorevole candidato) il partito della nazione di cui si favoleggiò anni fa, e, soprattutto, il cardine centrale di uno schieramento europeista non ostile a una Lega convertita all'europeismo. 

Peraltro, non è chiaro quale tela potrebbe tessere un nuovo partito delle sinistra (ricordiamoci il fallimento di Rifondazione) destinato a ricostruire, nel tempo, il rapporto sostanziale con le classi lavoratrici (molto meno operaie di un tempo), con il sindacato della Cgil, con i territori, su basi che tengano conto della mutata realtà socio-economica del Paese, e che quindi tengano conto dei nuovi bisogni, delle nuove tecnologie, e soprattutto di ciò che, giustamente, pretendono i giovani: quelli che hanno completato un corso universitario di studi, con incorporato un periodo Erasmus (quindi con una qualche dose di internazionalismo), quelli con studi tecnici intermedi, quelli, la maggioranza, che può essere definita manovalanza intellettuale (diplomata o laureata) e coloro che hanno abbandonato gli studi e, di fatto, divorziato con la società contemporanea.  

La sfida che Bettini si propone di far onorare da un nuovo partito della sinistra comporta un immane lavoro culturale che non appare iniziato, a parte i contributi della Fondazione ItalianiEuropei. 

In ogni caso, la novità costituirebbe un'operazione «chiarezza», dalla immediata utilità. 

Ps: la semplice presenza di un governo come quello di Mario Draghi ha aperto una crisi di ripensamento e di riassetto almeno, sino a oggi, di Pd e 5Stelle. Altre potrebbero seguire.

Bella ed ampia riflessione questa (come sempre) di Domenico Cacopardo. Che, volendo configurare l'ambito di selezione da cui attingere per risolvere la questione del reggente o segretario, non può non citare una papabile: Serracchiani. Una perdente, dispensatrice solo di banalità. Il cui ruolo di “comunicatore” per conto della “ditta” non trova razionali spiegazioni. La sua ostensione (insieme alla Boldrini), oltre che non produrre nulla di positivo, costituisce giusta causa per andare nella direzione opposta.  

Pagato il pedaggio di questo incontenibile, malmostoso abbrivio dettato dallo sconcerto suscitato dalla permanenza della dirigenza dem sui terreni della vacua mediaticità e dei canoni scontati della messa in campo di “quote rosa” più che altro congrue al vecchio “vallettismo televisivo”, non si può, per restare rispettosamente aderenti al nocciolo dell'analisi, non approdare ad una simmetria. 

Tra i descritti scenari dem (da ultimi giorni e da tutti a casa) e le nostre (socialista!) macerie del giugno 1976. Riuscimmo a rialzarci (da una ingiusta ed immeritata debacle elettorale) grazie al nostro talento politico e ad una impareggiabile volontà progettuale. Questi qui praticano solo tatticismi avulsi da visioni strategiche. Il leader di ItalianiEuropei (che io preferisco appellare come fece al congresso pci del 1961 Togliatti: un nano), ammesso che abbia veramente talento di pensiero strategico, esprime il meglio di sé solo sulla scacchiera degli intrighi. Ce la prendiamo col fratello di Montalbano; ma la scaturigine della decerebrazione della sinistra è in capo a Occhietto, D'Alema e, in parte, a Veltroni. Il disperato tentativo della sinistra di rialzarsi e di riaccreditarsi dalla "ditta" non caverà un ragno dal buco. Dalla Bolognina, come abbiamo già scritto, non hanno mai pensato seriamente ad un percorso di impronta liberale e socialista.  L'ultima pensata è la declinazione e la convergenza dei cascami massimalisti; mantenendo sottotraccia il dna storico. L'unica alternativa al totale collassamento del ruolo della sinistra è rappresentata dal richiamo in servizio del pensiero rosselliano e olivettiano. Che conserva una impressionante attualità.  Ma i nostri zero,zero hanno dato il meglio di sé tra la prima e la seconda chiama al Senato. 

Una prestazione (ripeteremo ad nauseam) che ha assestato alla percezione del socialismo italiano un colpo forse insormontabile. Almeno sul terreno di una serena separazione degli errori di trent'anni fa ed il valore di un popolo militante che ancora non s'arrende. Sul terreno della permanenza di ottime ragioni di attualità del socialismo democratico. 

Se c'è ancora qualcuno (e ce n'è!) che vuole gettare il cuore dell'idealismo e della volontà di testimoniare oltre l'ostacolo, si armi di lucidità e di determinazione a fare: si ripristini il PSI come epicentro (dotato di prerogative partecipative e democratiche) di uno sforzo corale in vista di una Costituente liberale e socialista. Capace di configurare l'offerta opposta all'aggregato dalemiano ispirato dal continuismo in chiave massimalistica. (e.v.

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