IL TERREMOTO
Mauro Del Bue del 1 Marzo 2021 Blog, Locchiodelbue
La scomposizione del quadro politico alla luce della formazione del nuovo governo é quella già prevista nel mio editoriale del 31 dicembre scorso, intitolato “Renzi ha il vaccino Draghi?”. Per questo il voto di fiducia a quel che restava del governo Conte non solo non é servito a nulla, ma ha mostrato la scarsa propensione a intuire gli eventi politici che si sarebbero verificati. Oggi, osservando da sinistra a destra gli schieramenti politici italiani, si assiste a un vero e proprio terremoto. Iniziamo la perlustrazione da sinistra. Leu si é divisa in due con l'Mdp di Bersani e Speranza che ha detto sì a Draghi e Sinistra italiana di Fratoianni che ha detto no. Molto difficile una ricomposizione. Il Pd si trova a fare i conti, ad un tempo, con sondaggi che lo penalizzano, portandolo ancora più indietro della fase critica di Renzi, e con l'apertura di un confronto-scontro che si fa sempre più acido tra le diverse correnti. Viene da più parti contestata la posizione del duo Zingaretti-Bettini incentrata sulla parola d'ordine “O Conte o le elezioni”, poi clamorosamente smentita dal comportamento successivo. Mi auguro che questa diatriba fuoriesca dalla questione dei giovani, delle donne, dei sindaci, dei nuovi segretari, e che si affronti finalmente il tema che sta alla base della nascita di questo partito e cioè la sua identità. Il Pd é un partito socialista o socialdemocratico europeo o un partito democratico all'americana? A quale storia si aggancia? A quella comunista di Berlinguer e democristiana di De Gasperi e di Moro o a quella socialista di Turati, Saragat e Nenni (tralascio volutamente Craxi)? Questo partito non trova contraddittorio il fatto di avere assunto in Europa un ruolo nel Pes e in Italia di continuare a rifiutare il termine socialista? Lo dico perché non dimentico la risposta di D'Alema nel 1993 e cioè che il termine socialista in Italia era diventato “impronunciabile”, perché l'avevamo portato noi, gli impronunciabili. E infine. Un partito come il Pd può conciliare le istanze riformiste con un rapporto di unità con un movimento nato sull'antipolitica e una vocazione populista? Ma andiamo oltre. I Cinque stelle sono nel caos, alle prese con una scissione lacerante, con un problema di leadership che pare siano intenzionati ad affidare a Conte e con sondaggi sempre più negativi. Si interrogano anche loro sull'identità e la scoprono ora “liberale e moderata” ora “socialista europea”, ora semplicemente “governista”. La confusione appare all'apice e i due soci fondatori ormai definitivamente collocati su opposte sponde. L'area liberalsocialista é in formazione, con l'unione tra Azione di Calenda e Più Europa di Emma Bonino, ma pare sopravvivano ancora pregiudiziali verso Renzi, il vero vincitore di questo braccio di ferro sul governo. Nel centro-destra la divisione appare forte e nient'affatto sanabile. Forza Italia paga lo scotto di anni di politica sommersa, non accenna a recuperare consensi anche se la sua posizione sul governo non ha provocato alcuna tensione interna. Più delicato il trasferimento improvviso della Lega nel fronte europeista e a difesa dell'euro, anticipato da Giorgetti, che da tempo ritiene che una funzione primaria nel governo del futuro debba passare da un accreditamento da parte dei governi europei e dunque dalla partecipazione della Lega a un governo di unità nazionale. Come si é puntualmente verificato. La Meloni resta all'opposizione. Anzi é l'opposizione. E qui vedremo se le porterà benefici o meno. Dipenderà dall'andamento del governo Draghi. Se Draghi riuscirà a conseguire successo nella campagna di vaccinazione e nella elaborazione del Recovery plan penso che si determineranno due possibili conseguenze: un ridimensionamento del consenso a Fratelli d'Italia e una cesura nel rapporto tra la Meloni e gli altri due partiti di centro-destra. Tutto questo é stato prodotto dal trapasso dal governo Conte a quello di Draghi. E, per quanto ci riguarda, dovremo ben tenerne conto nelle nostre analisi e nelle nostre proposte. Non c'é cosa peggiore che inventare strategie senza saper fotografare la realtà.
“Finalmente! Non solo non c'è più Arcuri coi suoi imbrogli e i suoi disastri, ma l'emergenza sanitaria è stata affidata al generale comandante della logistica dell'Esercito. Esattamente quel che io e l'Avanti! chiedevamo dal mese di maggio. Presto avremo un vero Piano per le vaccinazioni e per investire al meglio i soldi europei” dice Claudio Martelli ora che il Presidente Draghi ha rimosso il supercommissario Arcuri e affidato alla competenza delle Forze Armate il compito immane di organizzare e gestire un gigantesco piano di vaccinazioni ancora campato per aria. “Forza Draghi, Avanti socialisti e liberali con lo Spirito Repubblicano!”. E ancora “Finalmente!”, sono certo, ripeterà tra poco l'Avanti! alla notizia che anche il piano per il Recovery sarà scritto e iscritto nel programma comune Next generation EU dalla Commissione. Si metterà coì coi piedi in terra anche il secondo compito rimasto campato in aria con Conte e all'Italia “finalmente” la possibilità di disporre di risorse finanziarie per progetti strategici di ricostruzione e rilancio. Messi di fronte al ritorno della seconda ondata a ottobre - già prevista sin dalla fine della primavera 2020 - ed in assenza di ogni piano di alcun tipo che non fosse l'altalena di comunicazioni e dcpm oscillante tra superficialità e terrorismo psicologico, pur in un regime di pieni poteri del tutto inutili e ben oltre i limiti costituzionali, ciò che ci ha letteralmente fatto saltare i nervi è stata la rivelazione che il prof. Crisanti ha fatto all' Avanti! sull'esistenza di un piano di prevenzione basato sulla prossimità diffusa nel territorio degli interventi di analisi e intervento (“laboratori e ambulatori”) anche con strutture mobili a supporto di quelle sanitarie già collassate nei mesi della prima ondata (anche e soprattutto per il panico della comunicazione del governo e la confusione degli scienziati in concorrenza tra loro). Piano e relativo allarme del tutto ignorato dal CTS governativo alla fine di agosto, sebbene indicasse con precisione la previsione di crescita dei contagi ad una media di 3.000 al giorno alla fine di settembre. Come è poi accaduto. Se il prof. Crisanti non lo avesse detto prima a noi e poi se non fosse finito su tutti i media per un paio di mesi, nessuno avrebbe saputo che il governo Conte “non poteva non sapere” - e quindi doveva intervenire in tempo - per evitare la seconda ondata di morti superiori alla prima, ed un collasso economico da “ventimila leghe sotto il mare”. Conte non ha fatto nulla di utile se non attribuire a sé stesso pieni poteri e ancora pieni poteri per un uso politico della salute che con la sua inconcludenza ha mantenuto l'emergenza, alimentato il panico e paradossalmente il consenso della paura. A quel punto l'Avanti! chiede un intervento straordinario del Presidente della Repubblica, già avanzato dal prof. Francesco Forte su Critica Sociale nell'aprile precedente, affinché il Quirinale si ponga come ultima istanza e prenda in mano la situazione dando un ordine razionale e coordinato agli interventi nell'emergenza. In quell'appello che evocava la riunione del Consiglio Supremo di Difesa - un organismo costituzionale permanente previsto non solo in caso di guerra, ma più estesamente per garantire la sicurezza nazionale in presenza di gravi emergenze - è fatto un chiaro riferimento alla necessità di affidare alle Forze Armate la programmazione e la gestione dell'emergenza e non solo interventi di ordine pubblico. Cosa che “finalmente!” Draghi ha fatto e verso cui registriamo un'eccellente sintonia. Ci animava un “Spirito Repubblicano” (titolo d'apertura del numero in edicola) teso all'interesse comune e basato sulla piena fiducia nelle capacità e negli strumenti di cui lo Stato dispone se ben governati. La figura del commissario Arcuri era un barocchismo di incarichi, quale nessun essere umano normale avrebbe potuto svolgere con serietà: “Nessun vento è favorevole se il marinaio non conosce la direzione”. Incomprensibile per un paese che abbia consapevolezza di sé. “Forza Draghi, Avanti socialisti e liberali con lo Spirito Repubblicano!”, dunque. Il discorso del Presidente del Consiglio al Senato si può considerare un “manifesto” di un profondo cambiamento di metodo e cultura di governo che scuoterà sin nel costume politico l'uso della demagogia come coperta del fancazzismo che grida qualcosa da dire e non sa dove mettere le mani. È “manifesto” di un progressivo ritorno ad una condotta sobria, perchè consapevole di dover gestire le istituzioni politiche dello Stato quale primo strumento di autogoverno dei cittadini e non come un campo di battaglia delle faziosità. La Repubblica degli Einaudi, Rosselli, Pietro Nenni. Socialisti e liberali.
Stefano Carluccio
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martedì 9 marzo 2021, dalle ore 16 alle ore 18,30 seminario sul tema:
Next generation UE e Piano nazionale di ripresa e resilienza: idee e proposte per la cultura
con interventi di:
Valdo Spini, Presidente AICI
Flavia Nardelli Piccoli, Deputato, Commissione cultura della Camera dei deputati
Paola Dubini, Docente universitario, economista della cultura
Simonetta Buttò, Direttrice dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane (ICCU)
Laura Moro, Direttrice Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale
Mario Turetta, Direttore generale Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali del Mibact.
Vi preghiamo di fare pervenire al nostro indirizzo mail eventuali richieste di intervento.
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Nel segno del Figliuolo
Mauro Del Bue del 2 Marzo 2021 Blog, Locchiodelbue
Non ho mai sopportato i sinistri settari, contro i quali mi sono battuto per tutta la vita. Quelli che hanno la verità in tasca, quelli che dividono il mondo in buoni e cattivi come facevano i vecchi film western confondendo però le parti. Quelli che cercano i loro vecchi spartiacque politici anche dove non ci sono più. Penso a questo Tomaso (con una solo emme può anche darsi un certo tono) Montanari, critico d'arte che si è gentilmente prestato alla politica, per ricondurla a paradigmi che non stanno più insieme. Siamo così oggi di fronte a un'offensiva ideologica contro la recente nomina del generale Figliuolo, già comandante del contingente italiano in Afghanistan e capo della Nato in Kossovo, come commissario dell'emergenza sanitaria al posto di quel Domenico Arcuri che certo non si può dire, tra mascherine, siringhe e il fiume di incarichi ricevuti, sia stato senza macchia alcuna. Un generale al posto di un civile? Apriti cielo. I generali dell'esercito, per di più impegnati in missioni di guerra (in verità di pace) sono la soglia di un colpo di stato. Un'ingerenza. D'altronde cos'altro aspettarsi da un governo con la Lega di Salvini? Poco importa a tutti i Tomasi, e anche a qualche Tommaso che prima di decidere doveva metterci il naso, che i vaccini ancora non siano arrivati in misura adeguata, che le vaccinazioni procedano a rilento, che in talune regioni, vedasi la Calabria, sia stato utilizzato solo il 57% delle dosi già a disposizione. Poco importa che non esista un'organizzazione adeguata per una vaccinazione di massa, al ritmo di 10-15 milioni al mese. Poco importa che solo la Protezione civile e l'esercito siano in grado di garantirla. Ma sarà una vaccinazione di sinistra? Sarà una vaccinazione democratica? Questo è quel che tormenta taluno. Viene in mente il paradosso che aleggia nella famosa canzone di Gaber. Il vaccino gestito dall'esercito avrà lo stesso affetto di quello gestito dai civili. Questo è certo. Anche il lockdown sembrava più di sinistra delle aperture, un po' di destra. Per questo il governatore dell'Emilia-Romagna Bonaccini, quando ha sostenuto che si potevano aprire i ristoranti anche di sera, è stato subito rimbeccato perché amico di Salvini. L'idiozia continua. Peccato che per curarla non sia stato ancora inventato un vaccino efficace.