Al termine della quale i delegati espressi dalle sezioni territoriale avevano unanimemente eletto il nuovo Comitato provinciale, che risulta composto da Mario Coppetti (con Giuseppe Rossi ed Arcangelo Del Fanti membri ad onore), Abeni, Antoniazzi, Azzoni, Berardi, Bianchi, Bona, Bonetti, Carotti, Valentina Corbani, Deo Fogliazza, Laudadio, Lodigiani, Marigliano, Montuori, Romani, Rotelli, Serventi e Vescovi della città e zona; Balzari, Bettenzoli e Valenzano di Crema; Bellin di Vailate; Rosseghini e Bianchi di Casalmaggiore; Filippazzi, Corada e Pedrini Serafina di Soresina; Aroldi e Vanessa Azzoni di Gussola; Serenella Taraschi e Girelli di Piadena; Sofia Malaggi di Pessina; Scalmani di Romanengo.
L’organismo dirigente si è riunito, come recita un comunicato diramato da Giuseppe Azzoni, sabato 19 marzo 2016, avendo all’ordine del giorno l’elezione del nuovo presidente. Come avevamo anticipato e come ricorda il comunicato, la uscente Mariella Laudadio, alla quale il congresso aveva riconosciuto un elevato livello di impegno per il rilancio dell’associazione partigiana, aveva confermato di non voler ricandidarsi. Ina apertura dei lavori, a dimostrazione di un’impronta di continuità, la stessa Laudadio ha avanzato al Comitato, presente pressoché al completo, la proposta come suo successore di Giancarlo Corada. Dal dibattito che è seguito sono venuti ringraziamenti per il buon lavoro svolto dalla presidenza uscente, proposte circa la costituzione del prossimo organismo esecutivo e motivate espressioni di condivisione sul nome del candidato alla presidenza. Con apprezzamenti sulle sue doti di cultura, di equilibrio, di attività civile e politica coerentemente democratica ed antifascista, di esperienze importanti nelle Istituzioni in qualità di Presidente della Provincia e di Sindaco di Cremona.
Quindi nella votazione la proposta è stata approvata all’unanimità.
Il neoeletto presidente Corada ha preso subito dopo brevemente la parola per ringraziare della fiducia e per alcune annotazioni sulle attività da affrontare. Di carattere immediato la costituzione di un organismo di tipo esecutivo che lo affianchi e soprattutto la vicinissima scadenza del 25 aprile, con la manifestazione ed altre iniziative già al vaglio del nuovo Comitato unitario costituitosi presso la sede municipale.
Sulle linee più generali Corada ha sottolineato la continuità ed il rafforzamento del lavoro di memoria e divulgazione storica sull’antifascismo, la Resistenza, la democrazia e particolarmente il rapporto su ciò con la Scuola secondo il recente accordo tra ANPI e Ministero dell’Istruzione. Insieme al lavoro relativo alla memoria proseguirà l’impegno su grandi temi attuali dello sviluppo della democrazia contro ogni ripresentarsi di rigurgiti del nazifascismo, della pace e della Costituzione repubblicana.
Con l’elezione del Presidente Corada si chiudono gli adempimento congressuali di livello provinciale. Tra qualche settimana a Rimini prenderà copro l’Assisi nazionale del 16° Congresso, cui parteciperanno come delegati del territorio lo stesso Giancarlo Corada e Paolo Balzari.
Se ci è consentito un breve commento, diremo che, per quanto ufficializzata dal Comitato, la presidenza Corada, già presente nelle premesse congressuali ed annunciata, come possibilità molto probabile, nella cronaca de L’Eco di domenica 13, chiude l’anello della transizione di un ciclo per un certo aspetto di continuità della sempre attività associazione partigiana di sinistra e ne apre (o dovrebbe) uno nuovo. Reclamato dallo sforzo di rapportarsi ad un contesto fortemente cambiato sia nell’area politica di riferimento che nel clima generale del Paese.
L’unico punto fermo è la coerente e forte volontà di testimoniare e di tramandare alle nuove generazioni i valori dell’antifascismo e l’epopea resistenziale, come premessa della nuova Italia fondata sulla costituzione repubblicana.
E non c’è sicuramente da appellarsi alla proverbiale sfera di cristallo per immaginare che i quarti di nobiltà civile e culturale, nonché professionale, di Giancarlo Corada costituiscano una robusta premessa ed un’incoraggiante garanzia programmatica.
Del cursus politico del prof. Corada si sa molto; ma, forse, per corroborare adeguatamente la consapevolezza di un suo profilo proclive al compito cui si appresta, ne tracceremo alcuni tratti essenziali. All’inizio degli anni settanta approda alla politica dall’insegnamento. Nel 1975, eletto come indipendente, nel Consiglio Provinciale, assume l’incarico di capogruppo PCI che sostiene la giunta minoritaria di sinistra, presieduta dall’indimenticato Franco Dolci ed animata dagli apporti significativi, tra gli altri, di Massimo Parlato e Fiorino Bellisario.
Terminata questa esperienza, portata avanti senza rinunciare all’insegnamento, Corada assume l’incarico di segretario della Federazione Comunista di Crema.
Viene nuovamente eletto nel Consiglio Provinciale nel 1990 e, nel nuovo scenario delle “giunte anomale” DC-PCI, assume la presidenza per tre mandati. Al termine dei quali diventa, per un solo mandato, Sindaco di Cremona.
Conclusa l’esperienza dell’impegno istituzionale, il professore di Castelleone, alla guida del cui Municipio si candida senza successo ma entrando nel Consiglio, ritorna all’insegnamento ed avvia un’intensa attività culturale. Fatta di apprezzate conferenze, di impegni editoriali, di collaborazioni universitarie e televisive.
Insomma, si può dire che l’uomo cui l’ANPI di Cremona ha affidato la sua guida è sicuramente un personaggio di alto livello.
Ma, come si sa, le rose, petalose come da neologismo, hanno anche le spine.
Ne avevamo anticipate alcune nel commento dei lavori una settimana fa.
Una prima criticità, nell’attivazione dell’era Corada, potrebbe essere rappresentata dalla risoluzione dei delegati (che con ogni probabilità sarà seguita dall’Assemblea Congressuale Nazionale) di porsi alla testa con altri soggetti del referendum abrogativo della riforma costituzionale. Per essere ancor più espliciti nella nostra analisi, suggerita sia dall’obbligo di completezza dell’informazione sia da un naturale impulso esorcistico, il pericolo per la coesione della maggiore associazione partigiana, insomma, potrebbe essere rappresentato dall’inclinazione di alcune sensibilità a fare dell’ANPI un soggetto associativo dalla ragione sociale snaturata. Una testimonianza su valori fuori tema (le migrazioni, l’acqua bene comune, un pacifismo a senso unico e quant’altro) costituirebbe, quand’anche tali sensibilità fossero fortemente maggioritarie od addirittura unanimi, condizione per una deriva strumentale.
Il baricentro dell’ANPI, per molti decenni griffato dall’egemonia social-comunista (specialmente in fasi contraddistinte dalla marcata influenza delle componenti massimaliste del PCI), si sposterebbe inesorabilmente verso il collateralismo con la sinistra radicale. Con consistenti probabilità di tensioni interne e di criticità nei rapporti con l’affratellata Associazione Partigiani Cristiani, con cui il rapporto collaborativo è stato fin qui particolarmente edificante.
Ciò avevamo considerato e ciò, a maggior ragione, dopo l’ufficializzazione della nuova presidenza, forniamo alle riflessioni dei lettori.
Nell’esprimere al prof. Corada ed ai dirigenti dell’ANPI, che tanto proficuamente ha operato soprattutto nel 70° della Liberazione, sincero compiacimento, traiamo fecondi auspici per il prosieguo da una circostanza incontrovertibile.
Il nuovo presidente si è sempre rivelato un personaggio politico di grande equilibrio e saprà tenere in debito sia i pericoli di deriva collateralistica della prestigiosa associazione partigiana sia l’imperativo di rafforzarne il prestigio e l’incidenza conseguenti alla sua vera mission storica.
e.v.