Cremona città
Crema città
Bonemerse
I Martiri di Bagnara
A Bagnara, dove si trovava un distaccamento dei Vigili del Fuoco, un contingente di tedeschi in ritirata, ormai allo sbando, cattura e fucila quattro vigili del fuoco: Domenico Agazzi (35 anni), Guido Azzali (39 anni), Odoardo Cerani (42 anni) e Luigi Rusinenti (19 anni). Uccide inoltre due civili: Giovanni Vaiani (52 anni) e Ivan Mondani (16 anni). Una vile e crudele rappresaglia, anche perché erano tutti disarmati: i vigili del fuoco si trovavano a Bagnara in missione civile e di pace per prestare soccorso alle persone in difficoltà.
Pizzighettone
- Ore 9,30
Ritrovo davanti al Municipio dei partecipanti alla manifestazione - Ore 9,45
Partenza del corteo per il Monumento ai Caduti di Cefalonia di Piazza Repubblica - Ore 10,00
ONORANZE AI CADUTI DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE:
Deposizione della corona
Benedizione del Monumento
Discorso celebrativo del Sindaco
Lettura di alcuni brani da parte degli alunni della Scuola secondaria IC Pizzighettone-San Bassano
Successivamente una rappresentanza di Autorità e Associazioni si recherà presso il cippo di TENCARA per rendere omaggio ai patrioti ANGELO DOGNINI e GIOVANNI FASSOLO, fucilati dai nazi-fascisti il 12 novembre 1944.
Il 25 aprile per noi. Comitato territoriale ARCI Cremona
25 aprile: non una celebrazione, ma un impegno per la democrazia e la pace
Il 25 aprile per noi è innanzitutto una festa. La festa della Liberazione del Paese dal nazifascismo. La festa che richiama la festa e le feste che nell'aprile del 1945 hanno riempito le città italiane di persone felici per la fine della guerra e per la fine del regime fascista. Migliaia di cittadine e cittadini, allora, riempirono le strade e le piazze del Paese per festeggiare insieme ai Partigiani e alle Partigiane che scendevano dalle montagne. Allora il popolo italiano uscì dalla guerra con la voglia di lasciarsi alle spalle gli orrori visti e vissuti. Ovunque fiorirono balere e feste popolari, per riconquistare gli spazi devastati dalla guerra, per riconoscersi e per dirsi: siamo qua, siamo vivi! Balliamo per ricostruire insieme un Paese più giusto e più libero per noi e per i nostri figli.
Il 25 aprile per noi è l'occasione per ricordare in quanti Paesi un “25 aprile” non sia mai arrivato. La Resistenza ha combattuto il nazifascismo per liberare L'Italia e costruire un Paese più giusto e avanzato che proprio con la Costituzione, nata da tutte le forze che contribuirono alla Resistenza, ha posto le basi di questa Repubblica fondata sul lavoro. È nella Costituzione che troviamo valori e principi che ci impegnano a non girarci dall'altra parte ogni volta che questi diritti vengono violati: in Italia come in qualunque altra parte del mondo. Primo tra tutti il ripudio della guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali, sancito dall'art. 11 della Costituzione Italiana. La forza della nostra Carta Costituzionale ne ha fatto modello per tanti Paesi nel mondo, ispirando la stesura della Dichiarazione Internazionale dei Diritti Umani. In nome del 25 aprile noi oggi siamo dalla parte dei diritti e contro ogni disuguaglianza, contro tutte le guerre che già si combattono e quelle che si stanno preparando. Oggi siamo alla festa della Liberazione per costruire la pace, per chiedere l'immediato silenzio delle armi in Europa, per costringere Russia e Ucraina a un tavolo di trattativa. Per chiedere la fine immediata del massacro di Gaza da parte del governo israeliano e il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas. Per chiedere pace, libertà e dignità per il popolo palestinese. Per denunciare gli attacchi alle comunità curde in Turchia e in Siria. Per accendere un faro su tutte le guerre dimenticate dai media che mietono migliaia di vittime civili e impoveriscono intere comunità e le generazioni future.
Il 25 aprile per noi non è una celebrazione, non è un rito. Il 25 aprile per noi è un impegno, un dovere civico per affermare che la democrazia, i diritti e la pace sono conquiste da difendere ogni giorno. Per noi il 25 aprile è un giorno di lotta per la liberazione dalla violenza incarnata, allora, dal fascismo, con l'arroganza delle leggi razziali e con il disprezzo per la democrazia e la solidarietà sociale; oggi, da chi riconosce e rivendica con orgoglio le sue radici nel ventennio fascista e nelle sue nostalgie militariste. Una destra estrema che vuole riscrivere la Storia e stravolgere la Costituzione, perché è proprio la Costituzione italiana nata dalla Resistenza a rappresentare la radice antifascista più profonda del nostro Paese. La minaccia non riguarda solo l'Italia: in tutti i Paesi dell'Unione Europea gruppi e partiti di estrema destra, spesso dichiaratamente neofascisti e neonazisti, stanno attaccando diritti di libertà e uguaglianza e, facendo leva sulle paure, minano profondamente la convivenza civile e pacifica delle comunità. Il governo Meloni, con politiche aggressive ed escludenti, non si discosta da questi. Da cittadini democratici li possiamo fermare adesso, con il nostro impegno quotidiano di partecipazione e di presidio della democrazia, ma anche con il voto alle prossime elezioni europee: senza partecipazione, la libertà rischia di diventare solo una parola vuota.
«Nell'articolo 1 della Costituzione si dice: “la sovranità appartiene al popolo”, ed è questa la cosa più importante che noi dobbiamo difendere. La sovranità è nelle mani nostre, nelle mani del popolo e paritariamente in quelle di ogni cittadino; con questo la Repubblica ci ha fatto diventare cittadini e non sudditi. Il più grande monumento, il maggiore, il più straordinario che si è costruito in Italia, alla libertà, alla giustizia, alla Resistenza, all'antifascismo, al pacifismo è la nostra Costituzione». (Teresa Mattei)
«La Resistenza non fu un fenomeno militare, come erroneamente si crede. Fu un movimento politico, democratico e civile straordinario. Una presa di coscienza politica che riguardò anche le donne». (Lidia Menapace)
Contributi e testimonianze
Ringraziamo i nostri due interlocutori che, sia pure da una diversa visuale correlata a ruoli comunitari diversificati, sono, col loro contributo, pervenuti ad una testimonianza ideale comune. Il cui valore, nei contesti attuali caratterizzati da una inequivocabile impronta negazionista/revisionista del percorso degli ultimi ottant'anni e della loro verità storica, assume un valore particolare.
La nostra testata, rilanciata in una testimonianza praticata negli scenari attuali dalla mission di approfondire tematiche che sono nel dna socialista ed antifascista e di fornire la più ampia agibilità ai contributi, se non ostracizzati manifestamente, ma tenuti ai margini del sistema mediatico, farà, come ogni anno, il proprio dovere. Con le proprie rubriche Bacheca Eco e Lettere a Eco.
Con l'iniziativa di sabato a Pizzighettone riteniamo di esserci, in termini di celebrazione della Liberazione, portati avanti. Come abbiamo precisato nella cronaca dell'evento, è in atto un tentativo (da parte dei protagonisti della vita istituzionale locale a disagio con la ricorrenza) di annullare il vero spirito del 25 aprile. La Resistenza, nonostante la testimonianza dell'associazionismo partigiano e della sinistra politica (questa con un timbro un po' formale), è, diciamolo francamente, un po' nell'angolo. Cosa questa che non può non essere raffrontata sia all'"intraprendenza" del fronte reazionario sia ad una certa acquiescenza dell'opinione pubblica e (per essere esaurienti) di settori del nostro "campo" che esorcizza il pericolo di reali rigurgiti eversivi. La storia non si ripete, dicono. Ma bastano fatti come la mordacchia a Scurati (che fa della RAI un riedito Minculpop) per segnalare che l'Italia nata della Liberazione è un po' in scacco. Prima ce ne convinciamo e meglio sarà. A maggior ragione, l'appello a partecipare attivamente alle iniziative, istituzionali ed associative.
Daremo nei prossimi giorni un rendiconto (per quanto possibile) dettagliato e commentato dello svolgimento delle iniziative.
BUONA LIBERAZIONE!
Il testo del monologo di Antonio Scurati per il 25 aprile
"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.
Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro".
"Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania". "In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati". "Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via".
"Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023)". "Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia”.
Chi festeggia il 25 aprile chiedendo agli ucraini di deporre le armi, si ricordi (davvero) dei partigiani, di Giorgio Mantovani
“Il 25 Aprile si festeggia l'anniversario della liberazione d'Italia. Giornata dell'anno in cui si ricorda la liberazione dal governo fascista e dall'occupazione nazista del Paese. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, è impossibile non pensare al popolo ucraino e alla guerra. La priorità dei combattenti di un tempo (i partigiani) era quella di lottare per la riconquista della propria libertà. Ed_è proprio per la difesa della libertà che gli ucraini oggi combattono contro l'aggressore russo. Come per 1 partigiani questa per loro è una questione prima di tutto di dignità. L'analogia con la resistenza italiana infatti di base è questa: non è solo una questione militare, si tratta della dignità di un intero popolo. Gli ucraini non si vogliono arrendere e non si arrenderanno mai proprio perché vogliono difendere la loro libertà e i loro valori, esattamente come fecero i pa1tigiani al tempo: in Italia e in tutta Europa si lottò per la riconquista della libertà. Coloro che oggi auspicano una resa dell'Ucraina e poi festeggiano il 25 Aprile, dovrebbero ricordarsi che anche ai partigiani italiani fu consigliato di deporre le armi ma questi ultimi decisero di non farlo. Poiché i partigiani volevano essere liberi e il loro desiderio di libertà era più forte di tutto. Allo stesso modo oggi i combattenti ucraini lottano con lo stesso coraggio per gli stessi ideali. E la triste verità è che la guerra in Ucraina ci riguarda tutti, abbiamo tutti quanti l'obbligo morale di adoperarci per sostenere in tutti i modi il popolo ucraino. Ed è quindi doveroso ricordare che oggi come allora la resistenza non è fatta solo da chi imbraccia le anni, ma anche da chi offre sostegno. Da tutti coloro che accolgono nelle loro case i profughi, da chi fa volontariato, dai giornalisti sul posto che ogni giorno documentano quanto sta accadendo. Perché la resistenza è fatta da tante persone che lottano insieme e si danno da fare in modi diversi, accomunate dal medesimo desiderio di indipendenza e di libertà. Esistono dei valori fondamentali che anche oggi come allora l'Europa sta dimostrando di saper difendere, tramite il supporto militare all'Ucraina e tramite l'aiuto sul posto da parte di tantissimi volontari e volontarie. La resistenza oggi come allora ha dei volti, quelli di persone coraggiose che non si piegheranno mai alla violenza e alla prepotenza. Aiutare un popolo a resistere significa soprattutto questo: difendere dei valori fondamentali. Significa non piegarsi mai e poi mai alla legge del più forte. Perché qualunque aggressione, è un'aggressione alla libertà di üti I cittadini”.
Le donne della Resistenza, di Giada Casoni
Le stime parlano di 70 mila donne che hanno partecipato alla Resistenza, ma sappiamo che sono state anche di più. Il loro ruolo passò dai ruoli tradizionali a un'emancipazione necessaria e fondamentale. Perché è bene ricordare quanto l'apporto delle donne è stato centrale per la resistenza, con la loro arma segreta e cioè proprio l'essere donna. Spesso sminuita e quindi non riconosciuta, sottovalutata e quindi perfetta per ricorrere a sotterfugi imprescindibili per la riuscita della lotta. Sappiamo che molte di loro non hanno chiesto un riconoscimento, a guerra finita. Innanzitutto, lo si poteva richiedere solo se si aveva partecipato alla lotta armata per almeno tre mesi, quando sappiamo che spesso hanno agito dietro le quinte permettendo così la lotta armata. E poi da sottolineare che molte di loro il riconoscimento non l'hanno chiesto semplicemente perché ritenevano di aver assolto al loro dovere. Finito il tempo della resistenza si è cercato di normalizzare il ruolo delle donne, puntando a una damnatio memoriae del loro apporto e delle grandi capacità messe in campo. La Resistenza l'hanno fatta anche le donne e il risultato ottenuto è stato anche grazie a una sperimentazione di un tentativo di parità di genere, mai più replicato. Ne abbiamo testimonianza, ma sono troppo poche. Il sacrificio e la voglia di fare di queste donne, che ammiro e sono affascinata dal coraggio che hanno avuto, è da ricordare. E anche la repressione a questa emancipazione arrivata in maniera quasi naturale. Oggi ci troviamo ancora una volta a vivere situazioni in cui le donne vengono lasciate da parte; delle donne decidono ancora troppo spesso solo gli uomini: il dibattito sull'emendamento del DL PNRR alla 194 svolto in un salotto televisivo dove da destra a sinistra sono stati schierati SOLO uomini. O ancora il rinnovo del CDA di AIFA, senza una presenza femminile, andando quindi a cancellare la medicina di genere. Dimentichiamo troppo spesso quanto l'apporto di donne e uomini INSIEME sia fondamentale per un'impresa. E la resistenza ne è un esempio. Ed è necessario anche per gli uomini che si definiscono democratici, in ricordo della Resistenza e dell'esempio che abbiamo avuto, dobbiamo tutte e tutti puntare a una società, un mondo femminista, lontano dalle logiche patriarcali a cui siamo troppo abituate e abituati, per ottenere una società alla pari. E di lavoro ce n'è tanto, non basta avere una Presidente del Consiglio donna, come anche una segretaria di partito donna. Non è automaticamente femminismo. Abbiamo avuto un grande esempio durante la Resistenza, dobbiamo usare il loro coraggio e la grande voglia di fare che hanno dimostrato tutti, le donne soprattutto. Facciamo in modo che non resti un ricordo, neanche troppo ricordato.
La Resistenza nel nostro territorio, di Andrea Grazioli – ANPI Pizzighettone
Le recenti prese di posizione delle associazioni partigiane e del gruppo consigliare “Insieme per Pizzighettone” contro le chiusure del Sindaco e dell'Amministrazione comunale alle richieste di cancellazione della cittadinanza onoraria concessa a suo tempo a Mussolini, oggi sempre più oscena ed immotivata, ed ancora contro la esposizione di una “Pietra d'Inciampo” o di una targa similare da collocare nei pressi dell'ex carcere delle mura a memoria dei 400-500 reclusi deportati verso i campi di lavoro e di prigionia tedeschi, ci hanno indotto a pensare una commemorazione diversa ed alternativa al 25 aprile istituzionale organizzato dall'Amministrazione comunale stessa, sempre più svuotato da qualsiasi richiamo alla liberazione dal nazifascismo ed alla Costituzione Repubblicana. Questi elementi ci impongono la esigenza di ripensare ad una presenza nel nostro territorio delle forze che con l'ANPI fanno della libertà, della liberazione e della pace il messaggio universale della Costituzione Repubblicana ed antifascista.
A questo proposito a noi viene da ricordare la vicenda di un partigiano cremonese (Ulisse Ferrari) che, una ventina di anni fa, ospite della casa di riposo di Pizzighettone, ha dedicato gli ultimi due anni della sua vita all'obiettivo di costituire una sezione ANPI dentro il MAZZA, contando del suo carisma e delle sue ferme convinzioni che l'ANPI non potesse spegnersi progressivamente con il venir meno degli ultimi protagonisti diretti della lotta di liberazione. Compagno di Kiro Fogliazza che con una certa costanza veniva a fargli visita, ha ingaggiato una gara di proselitismo fra gli ospiti, il personale, i parenti che frequentavano la RSA, ha raccolto adesioni (saputo che avevo rapporti con l'ANPI mi ha convocato ed invitato a tesserarmi con il suo gruppo), fiero e orgoglioso di poter fondare forse la prima sezione ANPI in una casa di riposo.
La malattia non gli ha concesso il tempo utile per concludere l'impresa ed il venir meno della sua presenza ha raffreddato gli entusiasmi che in un certo senso aveva saputo risvegliare.
Ho cercato sue notizie dalle fonti forse più attendibili ed accreditate dell'ANPI di Cremona, Azzoni e Serventi; la risposta di Ennio Serventi è quella che segue:
Ciao. Purtroppo il nostro Ulisse, salvo il tuo interessamento, è destinato ad essere fra quelli dimenticati. Ho fatto passare gli scritti di Franco Dolci, che Ulisse, fin che è stato a casa, ha assiduamente frequentato, non ho trovato citazioni. Azzoni non ne sa niente. Penso, ormai, di essere l'unico che ha qualche ricordo. Mettiamo in fila le cose: Ulisse credo che sia stato il suo nome di battesimo perché così l'abbiamo sempre chiamato, Il cognome potrebbe essere Ferrari, ma non ne sono certo. All'archivio dell'ANPI non è presente nessuna scheda intestata a questo nominativo. Una ricerca si potrebbe fare attraverso i talloncini delle tessere, ma ci vuole tempo e la persona che lo faccia. A questo punto non sappiamo se è stato partigiano o no: era sicuramente molto legato all'ANPI. Ricoverato al Mazza si è dato da fare ed a costituito fra i degenti, con la partecipazione di alcune donne che vi lavoravano un primo nucleo dell'associazione, poi allargato per l'interessamento tuo, di Ottoboni e di quel compagno, purtroppo deceduto giovane, che era attivo alla Camera del Lavoro di Cremona. Durante la sua permanenza a Pizzighettone l'Anpi gli ha consegnato un diploma non ne so la motivazione esatta ma penso per la sua attività da sempre svolta. Sono venuto io a consegnare l'attestato, era presente suo figlio e qualche altro compagno anche dell'istituto. Sono stati gli ultimi suoi giorni. Questo è tutto quanto sono riuscito a mettere insieme. Se lo vuoi ricordare all' assemblea puoi dire, secondo me senza falsare la storia, che è stato un INSURREZIONALE cioè uno di quelli che seguendo l'invito del CLN sono scesi in strada a dare il loro apporto all'insurrezione nel giorno stabilito...
Nativi di Pizzighettone ho trovato alcuni nominativi, forse anche questi sconosciuti, che ti trascrivo. Nel contesto potresti citarli. Vedi tu.
DOLCIROLI GIOVANNI, 17-11-1925, prima Brigata Oltre Po, divisione VALDARDA
CESARINI UGO, 27-10-1910, prima brigata divisione PIACENZA
BATTILORO UGO; 8-8-1921, prima brigata Divisione PIACENZA. È stato tra i fondatori e dirigente del Convitto per la Rinascita a Cremona, poi si trasferì a Roma. HA fatto parte, eletto al quattordicesimo congresso nazionale dell'Anpi, del Consiglio Nazionale dall'Associazione. Gambarelli, mi sembra che si chiami così, ha senz'altro altre notizie perché l'avevo messo in contatto con sua figlia. Questi nominativi figurano nell'archivio del museo partigiano di Sperongia (PC). A noi non importa certo, in questo caso, la certezza storica del personaggio, ma di recuperare quella disponibilità e dare continuità a quell'obiettivo. Per quanto ci siamo detti, fra qualche settimana convocheremo una assemblea pubblica con l'intento di fondare la sezione ANPI anche a Pizzighettone. Siamo tutti invitati fin da ora.
25 aprile, una giornata di memoria e di impegno per tutelare i principi costituzionali
In occasione della Festa della Liberazione, Sinistra Italiana Cremona sarà presente in tutte le piazze della provincia per affermare i valori di pace, giustizia e uguaglianza che la nostra Repubblica, nata dalla Resistenza antifascista, incarna.
Condividiamo l'appello del Comitato unitario antifascista, che ha convocato la piazza nazionale di Milano e il cui spirito sarà diffuso in tutte le manifestazioni per la ricorrenza.
Ci impegniamo a celebrare il 25 aprile come simbolo di liberazione universale: dalla guerra, dalla disuguaglianza e dall'intolleranza.
In rispetto dell'art.11 della Costituzione, sosteniamo il rilancio dei negoziati e delle iniziative diplomatiche che favoriscano il cessate il fuoco in tutte le aree di guerra per fermare i delitti contro l'umanità ovunque. Riteniamo urgente scongiurare l'intensificazione della spirale bellica e interrompere la corsa agli armamenti.
Ma nel momento attuale, celebrare il 25 Aprile si sostanzia e caratterizza ancora maggiormente nel fare opposizione, senza se e senza ma, al governo di estrema destra che mette sotto costante attacco la nostra Costituzione.
Lo fa nelle proposte come il premierato, che mina gli equilibri dei poteri costituzionali e come l'autonomia differenziata, fonte di ulteriori disuguaglianze territoriali.
Lo fa nelle azioni, a partire dalla mistificazione della memoria e dalla strumentalizzazione della storia, per arrivare alla scelta di non pronunciare il termine “antifascista” che pure incarna intrinsecamente ed inscindibilmente i valori della nostra Repubblica.
Lo fa nell'occupazione dei media in spregio all'informazione plurale e pubblica, come dimostra anche la recente censura del monologo di Antonio Scurati, su una RAI sempre meno servizio pubblico e sempre più simile a una Teleregime.
Lo fa bollando come “divisiva” la commemorazione del 25 Aprile, dimenticando - e cercando di far dimenticare - che la nostra Repubblica nasce da quei valori democratici e antifascisti che il 25 Aprile incarna, nella memoria della lotta per la liberazione dal nazifascismo; dunque giornata tutt'altro che divisiva, ma una Festa che appartiene a tutti gli Italiani che nei valori democratici e antifascisti della Costituzione si riconoscono.
Sinistra Italiana sarà a Cremona, e in tutte le piazze antifasciste della provincia per riaffermare questi valori, di cui oggi, con la Costituzione sotto forte attacco, abbiamo ancora - e forse ancora più - bisogno.
Paolo Losco
Segretario provinciale
Sinistra Italiana Cremona