Questa bacheca dell'Eco porta affisse le locandine di significativi eventi e rassegne, che caratterizzeranno la vita culturale della nostra Città e del nostro territorio. Ne abbiamo ricevuto evidenza e li segnaliamo ai nostri lettori, nell'auspicio che coglieranno l'opportunità.
Presentazione del libro "Racconti illustrati dedicati all'infanzia"
Post editum:
Vabbé…di fronte a certe feconde iniziative (come quella annunciata dalla locandina di cui sopra) il nostro entusiasmo è intrattenibile. Già il suo contenimento era stato messo a prova meno di due settimane fa in occasione della presentazione presso la Società Filodrammatica del libro “La Signora Anna” (autore Giorgio Cosmacini – editore Fondazione Anna Kuliscioff). Volendo farne una post produzione divulgativa, ci sentiamo in dovere di ringraziare ulteriormente la partner Società Filodrammatica, l'Assessore Comunale Burgazzi, la relatrice prof. Maria Luisa Betri e, va sans dire, la Fondazione; con la quale sarà impossibile non stabilire, soprattutto in previsione dei Centenario (la morte di Kuliscioff, l'anno dopo, l'inizio dell'esilio dei suo compagno Filippo Turati e, sia pur postuma (causa pandemia e tergiversazione del Comune di Cremona), la morte di Leonida Bissolati.
La conferenza del 23 u.s. ha rinfocolato tanto entusiasmo innescato da sinergie così edificanti e prestigiose sul piano della divulgazione storica e tante aspettative mobilitate anche da iniziative come quella oggetto del nostro memo.
Il cui rango eccede il già importante livello milanese e metropolitano. Con ciò dimostrando che "a egregie cose" l'animo e l'iniziativa accendono, non i poteri, ma l'idealismo di gente che non molla, sul terreno dell'approfondimento della storia edificante e dell'opera di divulgazione dei risultati editoriali (il libro verrà diffuso gratuitamente nelle biblioteche scolastiche).
Per farla breve, abbiamo chiesto alla Presidenza della Fondazione Kuliscioff di replicare anche a Cremona la presentazione della ripubblicazione di“Racconti illustrati dedicati all'infanzia” di Giuseppe Scalarini.
Un autore che difficilmente sarà fuori dai radar di persone anche sommariamente informate.
Che, invece, è ben presente nelle conoscenze e nell'apprezzamento dei fans del vignettismo.
Scalarini, come analizza Alessandro Zontini che insieme a Fausto De Crecchio è a Cremona uno dei maggiori esperti, fu un precursore della moderna arte figurativa.
Anzi dell'artista di origini mantovane si può dire che mise la sua apprezzata arte a servizio dell'emancipazione delle plebi.
Chi scrive può annoverare nei suoi depositi l'ultimo derelitto esemplare (erano tre in origini…ergo mai prestare…!) della bellissima raccolta dedicata da Edizioni Avanti nel 1962 al profilo biografico e ai lavori principali di Giuseppe Scalarini.
Già…il 1962 grande annata, era il settantesimo della fondazione del Partito Socialista e della nostra prima tessera socialista!
Il PSI aveva fatto cose grandi sul piano celebrativo. Quella bella brochure su Scalarini e il film I Compagni.
E' implicito che non ne scriviamo con intento apologetico. E' diventato tutto storia. Ma ne abbiamo fatto tesoro nella nostra successiva attività militante. Infatti, nel 1984 attrezzammo al Parco delle Colonie Padane una mostra dedicata all'arte di tre esordienti: Gianneli, Passepartout, Ellekappa.
Chiusa la premessa, ripubblichiamo sia lo scritto dell'avv. Alessandro Zontini. Che risulterà molto utile anche a comprendere l'edizione virtuosamente recuperata dalla Fondazione.
Ovviamente segnaliamo l'evento del 9 maggio ai nostri lettori di Milano.
Giuseppe Scalarini: uno dei primi creatori italiani della vignetta satirica politica
Giuseppe Scalarini, nativo di Mantova (1873) e mancato a Milano (1948), è universalmente riconosciuto come uno dei massimi disegnatori satirici d'Italia.
La sua fama iniziò quasi per caso, allorquando, conclusi gli studi secondari si faceva conoscere partecipando ad una manifestazione di disegnatori che attirava l'attenzione degli organi di stampa, quali, ad esempio la “Provincia di Mantova” che ne riconosceva anzitempo le qualità di tratto e di critica sociale in nuce.
Viaggiava molto e cambiava spesso lavoro senza, tuttavia, smettere di perfezionare la propria abilità di, oggi diremmo, vignettista, frequentando a più riprese anche il mondo culturale parigino che, a cavallo tra i due secoli era, in qualche modo, centro culturale ed artistico d'eccellenza in tutta Europa ed in tutto il Mondo.
D'animo irrequieto prestava la propria attività lavorativa presso le Regie Ferrovie a Firenze, il catasto a Udine e a Mantova, senza mai smettere, con mirabile pervicacia, di frequentare il mondo del giornalismo cui spesso proponeva il proprio disegno di satira sociale. Di simpatie socialiste e radicali, si avvicinò a Bonomi e a Zibordi con i quali fondava anche il primo giornale mantovano dichiaratamente socialista: “La terra” di cui era, ovviamente, vignettista.
Raggiunta una certa fama, Giuseppe Scalarini si proponeva con successo quale vignettista anche ad altre pubblicazioni tra cui la Scena illustrata di Firenze, altri periodici italiani ed anche tedeschi.
Proprio a Mantova (ove era monitorato quale “persona frequentatrice di persone affiliate a partiti sovversivi”) fondava, nel 1896, la rivista settimanale “Merlin Cocai” di soli due fogli ripiegati ma la cui metà era occupata da proprie vignette.
Proprio l'anno in cui fondava “La terra”, il Regno d'Italia veniva percorso da potenti moti di rivolta promossi da ceti tra i più deboli colpiti da politiche economiche del governo, spesso, inadeguate a rispondere alle istanze popolari. A Milano si verificava l'episodio più grave, allorquando il generale Bava Beccaris ricorreva ai cannoni per sedare la rivolta.
La normalità veniva accompagnata da una dura repressione contro gli esponenti di spicco del partito socialista e, ovviamente a corollario, veniva colpita la stampa: dell'”Avanti” la redazione veniva arrestata al gran completo.
Giuseppe Scalarini veniva rinviato a giudizio per le sue vignette di aspra critica al governo.
La pubblicazione del “Merlin Cocai” veniva soppressa ed il vignettista, condannato dal regio tribunale prendeva la strada dell'esilio; godendo di un notevole apprezzamento in terra germanica, fuggiva in Austria, proseguendo a collaborare con varie testate sia in Germani che in Austria.
A Berlino veniva raggiunto da un ordine di estradizione avanzato dall'Italia e Scalabrini riusciva a riparare prima a Londra e, successivamente, in Belgio.
La notizia dell'amnistia governativa lo raggiungeva in Belgio e gli consentiva di fare rientro a Mantova. La pubblicazione del Merlin Cocai riprendeva ed il vignettista iniziava a collaborare con notevole frequenza con varie testate.
Nel 1911 avviava una proficua con l'Avanti diretto da Claudio Treves che, per la prima volta, pubblicava, sulle proprie pagine, una vignetta (dello Scalarini, ovviamente). La collaborazione con il giornale del PSI durava fino all'anno 1926 quando il regime fascista decideva per la soppressione del quotidiano.
La sua notevole dote di vignettista che si basa sulla potenza del disegno e sull'intransigenza del bianco/nero (senza concedere nulla al grigio) e una notevole capacità comunicativa lo portarono a scontrarsi spesso con il potere costituito e a rischiare molto.
La guerra di Libia vedeva il partito socialista massimamente contrario all'avventura nello ”scatolone di sabbia” e l'Avanti, anche attraverso le vignette di Scalarini colpiva senza sosta i protagonisti dell'epoca: il Re, i militari, gli industriali, la Chiesa cattolica non venivano risparmiate dagli attacchi disegnati dell'illustratore mantovano, attacchi che facevano eco agli interventi del giornalista Guarino che, dalle colonne dello stesso organo del PSI denunciava l'impreparazione dell'esercito, le commistioni affaristico-politiche e la condotta troppo violenta della guerra.
In particolare, all'epoca piacevano molto i capitalisti in tuba, caratterizzati da sembianze deformi e grottesche, che incontravano il favore del popolo e die ceti meno abbienti e meno preparati culturalmente che, tuttavia, apprezzavano molto lo stile feroce e impietoso dei tratti del vignettista mantovano.
Ancora, nel 1913, una sommossa in Lazio sfociava in un massacro, a danno dei ceti popolari, perpetrato dall'esercito. La vignetta del cagnolino che leccava il sangue degli innocenti versato dai soldati italiani ed il turco che, viceversa, porta al proletariato le bende ed i medicinali con cui curare i feriti costava al vignettista un altro processo (insieme ai responsabili del quotidiano socialista tra cui Benito Mussolini, nel frattempo divenutone direttore). Fortunatamente la Corte, dopo lunga istruttoria, nel 1914 assolveva sia il vignettista che gli altri imputati.
L'assoluzione, peraltro, anticipava lo scoppio della prima guerra mondiale, episodio storico che offriva, naturalmente, allo Scalarini l'occasione per denunciare gli orrori del conflitto.
Senza risparmiare nessuno, come aveva già fatto in passato, all'ingresso in guerra dell'Italia, venivano implacabilmente sbeffeggiati il Re, l'esercito, la grande industria, la Chiesa cattolica, i nazionalisti che avevano voluto l'ingresso in guerra, i socialisti che, a questi si erano accomunati nella scelta interventista, la stampa e le sue censure.
La dannunziana “vittoria mutilata” apriva le porte all'avventura fascista. I giornali non allineati, tra cui, ovviamente l'Avanti, non godevano di molti privilegi. Nell'aprile del 1919 la redazione milanese del quotidiano socialista veniva attaccata da manipoli di camice nere e, più di un attentato avevano le sedi del quotidiano ed i suoi giornalisti.
Scalabrini veniva malmenato almeno in un paio di occasioni riportando anche una commozione celebrare.
La sua attività di proto antifascista lo portava ad essere condannato, dalle autorità dell'epoca, a cinque anni al confino. Veniva trasportato ad Ustica ove conosceva, quali propri compagni di prigionia Terracini, Parri, ed i fratelli Rosselli.
Dopo tre anni, Giuseppe Scalarini veniva liberato ma gli venivano poste restrizioni alla sua attività di vignettista. Ricorrendo alle sue doti di notevole disegnatore, si dedicava all'illustrazione di libri per l'infanzia, restando in libertà vigilata.
Del periodo si ricorda, in particolare, la sorprendete ed innovativa storia di Matusalino, la fantastica vicenda di un vecchio che, col passare del tempo torna ad essere un poppante.
Privato della libertà artistica, prima ancora che di quella d'azione, veniva arrestato dalla Polizia della Repubblica di Salò, in via precauzionale e, nel 1945, poco prima della fine dell'avventura fascista, Benito Mussolini gli scriveva una lettera, dai toni amichevoli, che un amico comune gli recapitava.
Laconico ed efficace, come le sua vignette, il suo commento, dopo l'assassino del Duce e dei suoi fedeli: «La fiamma dell'odio si era spenta, ancor prima che si spegnesse in piazzale Loreto».
Ormai anziano riprendeva a lavorare per l'Avanti, ma gravi lutti famigliari e la travagliata vita non gli consentivano di operare come un tempo. Si spegneva nel 1948.
Immenso il suo patrimonio disegnato, ancora in parte da catalogare e scoprire, fortunatamente salvato dalle tragedie del XX secolo. Una sua selezione di vignette è ammirabile a Mosca, al Museo della rivoluzione comunista.
Resta il rammarico di aver perso, perché oggettivamente impossibilitato a ricorrere al suo feroce pennino, lo Scalarini che, meglio di ogni altro vignettista dell'epoca (ma non solo) avrebbe saputo tratteggiare il Duce aviatore, trebbiatore, atleta, cavallerizzo, condottiero, etc. Forse Mussolini avrebbe riso, ma la censura dell'epoca avrebbe impietosamente colpito il geniale illustratore.
Giuseppe Battiston: "Io vivo altrove!": proiezione e incontro
Io vivo altrove! è il primo film da regista del noto attore. Dopo la proiezione, in programma alle ore 21:00, Battiston dialogherà con Matteo Q Codella, Vicepresidente dell'Associazione Cremonapalloza
L'attore e regista Giuseppe Battiston sarà al Cinema Filo venerdì 5 maggio, alle 21:00, per presentare il film Io vivo altrove! (suo esordio dietro la macchina da presa). L'iniziativa vede collaborare la Società Filodrammatica Cremonese – che ospiterà la serata – con il Porte Aperte Festival – che animerà Cremona dall'8 all'11 giugno – e Cremonapalloza. Dopo la proiezione, Battiston dialogherà con Matteo Q Codella, Vicepresidente dell'Associazione Cremonapalloza. Di seguito, i prezzi dei biglietti, già acquistabili su www.cinemafilo.com. Intero: 8 €. Ridotto per persone oltre i 65 anni: 7 €. Ridotto per studenti: 6,50 €.
La sinossi: Biasutti e Perbellini hanno lo stesso nome, Fausto, e odiano entrambi la vita nella grande città. Si conoscono per caso durante una gita per fotoamatori, diventano amici e iniziano a coltivare insieme il sogno di andare a vivere in campagna, mantenendosi con il frutto delle proprie fatiche. Quando Biasutti eredita la vecchia casa della nonna a Valvana, sulle colline del Nordest, il sogno può finalmente diventare realtà: l'accoglienza in paese, però, si dimostra meno calorosa del previsto…
«Questo film è una fiaba», si legge nelle note di regia, firmate da Battiston. «Una fiaba contemporanea immaginata e scritta per lavorare insieme. Insieme a Flaubert, che per primo, creando questi due personaggi epici nella loro tragica commedia, mi ha fatto venire voglia di raccontarli. Insieme a Marco Pettenello, con cui ho scritto soggetto e sceneggiatura e con cui ho trovato il modo di prendere Bouvard e Pecuchet, metterli negli abiti contemporanei di Biasutti e Perbellini, e avvolgerli in una storia che non vuole – come fa invece Flaubert – prendere in giro il sapere enciclopedico, ma raccontare due solitudini e un'amicizia. Insieme agli attori, costruendo con loro un linguaggio, fatto di immagini e relazioni. E poi insieme a Carlo Mazzacurati e al suo mondo poetico e visionario che mi porto nel cuore. Non ho mai pensato certamente di ricalcare il suo stile, inimitabile. Ho sentito e voluto, però, rendere omaggio a un certo tipo di cinema di cui Carlo è stato una splendida espressione. Insieme, infine, a tutte le persone che ho coinvolto per accompagnarmi in questo viaggio. Io vivo altrove! è una favola e come tale ha un suo linguaggio, un suo mondo immaginario. È una fiaba contemporanea che vuole parlare dell'animo umano. Quante volte ci sentiamo inadeguati rispetto alla realtà che ci circonda? E quante volte tentiamo di cambiarla? Biasutti e Perbellini sono due eroi perché, a dispetto della loro collocazione nel mondo e dell'avanzare dell'età, non si rassegnano e cercano qualcosa. Sono due individui che non smettono di inseguire qualcosa in più, qualcosa di altro, senza sapere bene cosa, forse, ma cercano. Sempre in cammino. La loro idea della campagna, mitizzata come una sorta di Arcadia, sarà rudemente sgretolata dalla dura realtà del mondo contadino che li accoglierà senza sconti, presentando insidie, falsità e violenze che a loro sembravano appartenere solo alla realtà cittadina. E i nostri due Don Chisciotte non si arrenderanno, continueranno a procedere nel desiderio di migliorarsi, circondati da personaggi a volte idealizzati, ingigantiti, volutamente caricaturali. Mentre la Natura, crudele e sublime, magica, negherà qualsiasi frutto. E loro due continueranno a crederci. Finché poi, come per incanto, sarà proprio la Natura a regalare gioie insperate. Dopo i molti fallimenti, infatti, Biasutti e Perbellini troveranno la propria strada. La troveranno».
Regista, sceneggiatore, interprete, attore teatrale e cinematografico, Giuseppe Battiston si diploma alla Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Subito dopo, con Un'anima divisa in due, inizia la sua collaborazione con Silvio Soldini, che proseguirà con il grande successo di Pane e tulipani, per il quale vince il David di Donatello e il Ciak d'oro come miglior attore non protagonista, e ancora Agata e la tempesta, che gli vale la candidatura al David come miglior attore protagonista, Giorni e nuvole, Cosa voglio di più, Il comandante e la cicogna. La giusta distanza segna l'avvio del sodalizio con Mazzacurati, che lo dirigerà anche in La passione (che gli vale il Nastro d'argento e un secondo David come non protagonista) e La sedia della felicità. Tra gli autori con cui lavora, ricordiamo almeno Gianni Zanasi (Non pensarci, terzo David di Donatello, Troppa grazia, War - La guerra desiderata), Cristina Comencini (La bestia nel cuore), Emidio Greco (Notizie degli scavi), Paolo Genovese (Perfetti sconosciuti), Danny Boyle (Trust), Robert Zemeckis (Pinocchio), senza contare i numerosi, fortunati film di esordio: da Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto a Io sono Li di Andrea Segre, da Finché c'è prosecco c'è speranza di Antonio Padovan a Dopo la guerra di Annarita Zambrano. Versatile e appassionato, Battiston è protagonista in teatro in testi shakespeariani come Falstaff o Macbeth, si impone con la straordinaria interpretazione di Orson Welles in Orson Welles' Roast che gli vale il premio Ubu come miglior attore protagonista. Tra le sue più recenti prove sul palcoscenico La morte di Danton di Georg Büchner per la regia di Mario Martone e Winston vs Churchill per la regia di Paola Rota. A fine gennaio ha debuttato con La valigia, dal romanzo di Dovlatov, per la regia di Paola Rota. Io vivo altrove! è il suo primo film da regista.
Rosamont è la società indipendente di produzione cinematografica fondata nel 2018 da Marica Stocchi e Giuseppe Battiston. Nel 2020 ha realizzato Le sorelle Macaluso di Emma Dante, in concorso alla 77ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e vincitore di 5 Nastri d'Argento, Orlando di Daniele Vicari, e coprodotto Noi due di Nir Bergman e Honeymood di Talya Lavie. Nel 2023 escono Io vivo altrove!, opera prima di Giuseppe Battiston da regista, e il nuovo film di Emma Dante, Misericordia.
Mario Lodi a Piadena
Con Massimo Bondioli.