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Giuseppe Pelli

Ciao, Prof

  09/11/2020

Di E.V.

Giuseppe+Pelli

Raro, per quanto per noi allarmante (in termini di percezione dell'ineluttabilità dell'effetto “clessidra”), il privilegio di aver conosciuto da vicino i protagonisti di questa rubrica.

La commozione, suscitata dalla loro dipartita, almeno parzialmente è compensata dalla consapevolezza di aver condiviso lunghi tratti esistenziali, degni di essere metabolizzati nella memoria comunitaria.

Il lead di questo commiato-ricordo prende spunto da una relazionalità incardinata sui banchi (noi) ed in cattedra (Lui) del Beltrami, a far tempo dall'anno scolastico 1962-1963.

Giuseppe Pelli, con un gap anagrafico ingigantito dalle percezioni giovanili, ma in realtà impercettibile, varcò con noi l'aula del nuovo Istituto della cittadina degli studi edificata, in una entusiasmante stagione di ricostruzione, congiuntamente dalla Provincia, guidata dallo storico presidente Ghisalberti, e dal Comune Capoluogo del Sindaco Feraboli.

Il Presidente facente funzione era il professor Giuseppe Casella (cattolico democratico, per alcuni mesi Provveditore agli Studi nominato a fine aprile del 1945 dal CLN). Sarebbe stato sostituito dal titolare Professor Oscar Bosco, grandissimo educatore e fine intellettuale proveniente dal pensiero liberalsocialista.

Pelli esordiva, quindi, in quell'anno coi migliori auspici derivanti da un eccezionale contesto di grandi insegnanti, per di più assistiti dall'unzione di culture politiche in linea coi tempi nuovi dischiusi dall'ancor recente Costituzione e  fortemente determinati a diffondere il sapere (ma anche a testimoniare e ad educare).

Sotto tale profilo andrebbe anche sottolineato che in quella eccezionale, resa tale dalla consapevolezza di esserne parte (adesso rimpiangendola), stagione di fermenti, era possibile delineare riscontri tra una diffusa domanda di aperture e di nuovo e gesti sostanzialmente riformatori.

Come era stata l'introduzione, dovuta al ministro dell'Istruzione Aldo Moro, della disciplina di educazione civica.

Burocraticamente assegnata al docente di Lettere e Storia, ma in realtà diffusa  con apporti plurali.

Per due anni apprendemmo (bene) i rudimenti della scienza economica (che si sarebbero rivelati fondamentali nel prosieguo degli studi e che si avvalevano della recente formazione di Pelli ai più recenti sviluppi accademici); ma formammo soprattutto le nostre coscienze sulle linee-guida della democrazia e della giustizia sociale.

Il rapporto con Giuseppe Pelli si estese dai banchi scolastici ai banchi della Consulta Giovanile Comunale, di cui divenne presidente su designazione del Sindaco Vernaschi, da poco più di un anno esordito come Sindaco di una inedita alleanza tra cattolici e socialisti.

Poco più che trentenne il nostro Professore in quella stagione di innovazione aveva assunto anche l'incarico di capogruppo della DC in Consiglio.

Bisognerebbe aggiungere a questo sforzo di tracing di una testimonianza di grande valore civico l'identificazione delle radici e delle provenienze ideali.

Nel profilo di Pelli in questi giorni si è fortemente sottolineato la sua militanza sindacale nella CISL.

Un tratto questo comune ai percorsi esistenziali e pubblici di molti degli esponenti cattolici impegnati in politica e nel sociale, in quegli anni ed in quelli successivi.

Si può affermare che il gruppo dirigente della DC cremonese, un aggregato molto composito di sensibilità e di motivazioni a prescindere dal comune perno cattolico, fu fortemente permeato dal contributo delle correnti “sociali”.

In particolare di quelle impegnate nella centrale sindacale significativamente correlata al pensiero cattolico sociale, in qualche modo erede della testimonianza migliolina, ed accreditata, nonostante l'intorbidimento propagandistico, come un sindacato di forte ancoraggio riformista.

Lo era anche la più piccola UIL, come lo sarebbe stata la CGIL di Giuseppe Di Vittorio se non fosse stata condizionata dalla cinghia di trasmissione.

Che la sinistra della DC, impegnata in politica e nel sociale, avesse come bacino di coltura, di testimonianza e di azione la CISL è, peraltro, dimostrato dal “medagliere” delle responsabilità istituzionali.

Il giovane deputato Zanibelli era cresciuto al vertice della CISL; dove avevano preso le mosse Vincenzo Vernaschi, Romeo Voltini, Mirco Rizzini, Dordoni e Maroli.

Generazionalmente Giuseppe Pelli veniva una mezza generazione dopo.

Ma senza ombra di dubbio appartiene a quel rimarchevole contesto di testimonianza.

Parzialmente da rettificare l'impronta fornita al suo excursus che lo raffigura per alcuni versi come un apparatniki del movimento sindacale.

In realtà egli ha continuato (in qualche modo risolvendo il quesito sull'inspiegabile rinuncia ad una promettente e meritata carriera politico-istituzionale) la sua missione di formatore. Come lo era stato sui banchi di scuola con giovani avviati al diploma ed alla laurea, in certo qual modo aveva voluto essere un formatore di testimoni e di quadri del movimento sindacale

Solo meno di un anno fa abbiamo avuto modo di allargare la consapevolezza, già significativamente presente in noi, circa la motivazione ed il valore delle quelle scelte, quando a Castelleone partecipammo alla conferenza di approfondimento e di divulgazione della figura di Pierre Carniti; un altro cattolico sociale del nostro territorio formatosi al centro studi di Firenze, in cui Pelli avrebbe successivamente operato come docente.

Saremmo reticenti se non sottolineassimo di Giuseppe Pelli un tratto personale, fortemente scandito da un senso di misuratezza, di pacatezza, di rispetto verso tutti.

Ci mancherà il benefit del confronto e dell'approfondimento, di cui per anni abbiamo beneficiato negli incontri, non programmati ma incardinati nelle abitudini di vita.

Siamo qui a rimpiangerti vicino alla Tua famiglia, ai Tuoi amici del Sindacato cristiano, ai molti che hanno apprezzato la Tua testimonianza.

Ciao, Prof

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