Le Donne, con le Donne e per le Donne. 25 Novembre, una data importante, ha scritto Roberta Tosetti presentando la mostra a tema allestita a Soncino-Gallignano, da una giovane donna, Chiara Rocca e dedicata alla ricorrenza. Che, si ricorda, è stata istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione n.54/134 del 17 dicembre 1999. Ora ogni comunità grande o piccola che sia in questa data, il 25 Novembre sensibilizza l'opinione pubblica con gesti piccoli o grandi per rimarcare la Non violenza nei confronti delle Donne.
Va riconosciuto, con soddisfazione, che la ricorrenza 2022 non è passata inosservata all'opinione pubblica e ha visto una notevole mobilitazione di testimonianze, grazie alla scesa in campo delle istituzioni locali e dell'associazionismo.
La nostra testata, a partire dal corredo iconografico della presente edizione, che riprende le immagini della performance soncinese, di Aman Saba (la giovane uccisa un anno fa dalla famiglia pakistana), di Masha Amini (la 18nne iraniana massacrata dalla guardia “religiosa”) e di Dalila Procopio (la giovane italiana arrestata dalla polizia turca per aver partecipato alle manifestazioni antiviolenza); dicevamo, la nostra testata ha ritiene opportuno e congruo un approfondimento a più voci del significato della ricorrenza.
Abbiamo, perciò, chiesto alle nostre abituali corrispondenti di fornirci una testimonianza. Alcune sono pervenute spontaneamente. Le pubblichiamo tutte.
Di nostro diciamo che il sentiment che ispira questa testimonianza si rifà ai perni ideali e civili della celebrazione dell'8 marzo e, più recentemente, all'approfondimento storico, dovuto alla penna di Ennio Serventi, del tema della partecipazione alla vita pubblica delle donne socialiste.
Altri tempi, altri contesti sociali e civili, ma stesso imperativo: la vera parità di genere, il vero, totale esercizio delle prerogative. A cominciare dall'eradicazione della violenza perpetrata a danno della donna.
Scriveva ieri una testimone della ricorrenza
“Gli uomini giusti scendono in piazza con le scarpe rosse”.
Non occorre essere “giusti” per sottrarsi alla più vasta mobilitazione delle coscienze civili, per impostare e portare avanti con determinazione una lunga marcia. Che non può non partire dalla consapevolezza della piena autodeterminazione della donna.
Una lunga marcia che non può non avere un incipit di tipo culturale/civile.
La giusta rivendicazione della piena libertà si scontra, ahinoi, sia con una diffusa arretratezza rispetto all'entrata in sintonia con i tempi maturi sia con una sorta di inconsapevolezza diffusamente latente, di cui sono rivelatori terribili approdi indotti da stili di vita, ispirati da quella giusta rivendicazione ma destinati a scontrasi con la realtà.
Rivelatrice, da questo punto di vista, è la seguente riflessione dedotta da un articolo apparso ieri:
“Una che, se in quella camera (in compagnia diretta di uno e di due nel locale di decenza) è entrata, forse non si aspettava di giocare a rubamazzetto… non si capisce perché una giovane donna che consentirebbe al al sesso non abbia diritto di essere difesa in situazioni di pericolo.
È il caso di “Anna” che il femminicidio l'ha schivato, rivolgendosi ad uno dei centri. Per un po' ha subito le violenze del suo ex. Il tutto nasce, per rivelazione dell'interessata, da un “innamoramento pazzo”.
Invece, Cecilia Hazana Loayza 34 anni, già coniugata con un 52nne separata poco dopo la nascita di un figlio di due anni, invece è stata ammazzata da un compagno di 26anni.
Invitiamo i nostri lettori ad approfondire le testimonianze che di seguito postiamo e a non perdere mai di vista l'imperativo che di Giornate per l'eliminazione della violenza contro le donne ce ne devono essere 365 ogni anno.
Rosita Viola, Assessore Comune di Cremona
Dal primo gennaio 2022 sono più di 100 le donne uccise, la maggior parte in ambito familiare affettivo. Una ogni tre giorni. Di queste tante sono morte per mano di congiunti, compagni, mariti, ex. Dati che ci interrogano ogni giorno sul nostro modo di essere uomini e donne nelle relazioni, nel nostro modo di essere comunità, nella “normalità” dei nostri comportamenti. Non si tratta di cercare “il mostro” quando troppo spesso sono persone conosciute alle vittime che colpiscono, amici, partner, mariti, colleghi di lavoro. La diffusione pervasiva di culture e pratiche di violenza chiede con un'urgenza un forte investimento culturale, educativo preventivo.
Il 25 novembre, la Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, è un impegno che ci assumiamo ogni giorno insieme alle tante istituzioni e realtà del territorio. È necessario continuare l'accompagnamento, il sostegno per le donne che subiscono violenza ma parallelamente bisogna investire in politiche preventive e culturali di sensibilizzazione, a partire dalle giovani generazioni. In questi anni l'investimento nella “Rete Territoriale per la Prevenzione ed il Contrasto delle Violenze Contro le Donne” quale luogo di sintesi delle politiche territoriali sul tema, è stato significativo e continueremo in tale direzione, lavorando insieme per parlare e coinvolgere sempre più gli uomini. Tante le iniziative in rete ed in collaborazione con il territorio in occasione della giornata del 25 novembre.
Mariella Laudadio, Dirigente PD Cremona
Ieri ho ascoltato le parole della Presidente del Consiglio a commento della significativa manifestazione da lei voluta contro la violenza sulle donne. Le sue parole chiave, per affrontare il problema, sono state tre: prevenzione, protezione, certezza della pena.
Certamente da condividere, ma la parola più importante, quella che mette in luce il cuore del problema, quella manca: cultura.
Oggi, 25 novembre, sono tante, in tutto il Paese, le manifestazioni che ricordano il dramma delle donne uccise, maltrattate, umiliate. Manifestazioni belle, partecipate, sentite profondamente.
Ma fino a quando il pensiero dominante nella nostra civiltà evoluta sarà che l'emancipazione della donna è un pericolo per l'autostima dell'uomo, fino a quando questo pensiero, diffuso in ogni ceto sociale, sarà presente nella mente e nella cultura di uomini insicuri e di donne sottomesse, fino ad allora nulla potrà cambiare.
La parità di salario a parità di lavoro, la libertà della donna di fare le proprie scelte di vita senza
condizionamenti, la condivisione con il proprio compagno degli obblighi verso la famiglia, l'abbattimento delle barriere del pregiudizio, la consapevolezza, della donna e dell'uomo, che amore non vuol dire possesso: sono solo alcuni dei concetti che dovrebbero contribuire a formare la cultura, non dell'uguaglianza, perché donne e uomini non sono uguali, ma della parità, perché come esseri umani hanno pari diritti.
Compito delle istituzioni, della scuola, dell'informazione seria, ma soprattutto compito delle famiglie, è, io credo, quello di coltivare nelle menti delle giovani generazioni la visione corretta del rapporto donna-uomo ed il peso di questo rapporto nella società che vorremmo.
Caterina Lozza. Vicenza, 25 novembre 2022
Caro Direttore ti mando una mia riflessione in occasione della giornata internazionale della violenza sulle donne. Si usa come simbolo un paio di scarpette rosse che rievoca sia un drammatico ricordo della scarpetta rossa di Auschwitz, sia per una donna la gioia, che non potrà più provare, di indossare un paio di scarpe rosse. La violenza ed i maltrattamenti che le donne subiscono, spesso in famiglia, sono inaccettabili, incivili e sempre da condannare. Empaticamente capisco la paura che alcune donne maltrattate provano e non denunciano alle autorità competenti l'accaduto. Vanno supportate psicologicamente ed aiutate nel percorso di liberazione di tanta sofferenza. Quanti femminicidi avvengono quasi ogni giorno in Italia, troppi ad ogni notizia sento un tonfo al cuore. Penso ai bambini che restano orfani, avranno una vita duramente segnata dalla questi tragici eventi. Certo vengono accolti in Istituti competenti ed aiutati da psicologi, ma se poi non hanno parenti in grado di prendersi amorevolmente cura di loro che futuro colmo di ansie e di disagi interiori avranno. Ci sono dei Centri che curano gli uomini violenti, per me la soluzione migliore sarebbe, dopo la denuncia, di lasciare la moglie ed i figli nella loro casa e allontanare e curare il padre, dotando ovviamente alla famiglia la dovuta protezione. Auguro a tutte le donne amore, rispetto e lealtà in ogni momento della loro vita.
Paola Tacchini, esponente M5S
Ogni volta che un essere umano lotta per qualcosa di giusto, altruistico, lo fa anche per chi non ha possibilità di farlo.
Sono nata donna in un mondo, tutto sommato, che mi tutela, ma non completamente.
Ricordo da giovane, andando in discoteca, non c'era la libertà di vestirsi come più ci aggradava, senza venir tacciate da quelle che "se gli succede qualcosa..." la colpa è nostra perché provocavamo!
Ho due figli maschi, adulti, sapete quale è stato l'insegnamento sul quale ho più insistito quando hanno iniziato ad aver le loro prime storie romantiche?
Ho ribadito in ogni modo che la loro compagna, amica, fidanzata o un domani moglie, deve avere sempre il diritto di dire No... anche all'ultimo secondo. Va rispettata sempre, va difesa e ogni problematica va affrontata con il dialogo.
Se penso alle donne Afgane, ma anche tante altre realtà nel mondo dove le donne sono poco più di oggetti di proprietà maschile, dal padre al marito, allora mi rammarico di non poter fare nulla se non la mera protesta.
La violenza sulle donne non è solo fisica, ma spesso è psicologica. Mettere una persona in condizione di sentirsi sminuita o inutile o sbagliata, certe volte fa ancora più male di uno schiaffo.
La donna è la cosa più vicina a Dio nel saper donare amore, sacrificio, specialmente nei confronti dei loro figli.
Spesso lavora gratis e senza nessuna gratificazione (ogni casalinga lo fa) rinuncia alle sue esigenze per soddisfare quelle dei suoi familiari, e lo fa senza ricevere neanche un grazie.
Poi ci sono gli eccessi, gli uomini che non amano, ma posseggono. Una donna è loro proprietà e piuttosto che perderla la sfregiano, cercando di annientarla o arrivano a privarla della vita.
Le leggi ci sono, anche se vengono migliorate, purtroppo la violenza non si ferma.
Allora, oltre a dedicare una data e delle immagini, cosa si può veramente fare?
La risposta è una: ogni uomo nasce da una donna, ogni donna deve riuscire ad insegnare al proprio figlio il rispetto e l'uguaglianza.
Ma siamo davvero poi così uguali noi donne con gli uomini? A volte penso che siamo su due mondi distinti e paralleli che non si intersecano mai veramente.
Allora mi piace ricordare la frase di una sindaca canadese, la prima donna ad esserlo nel 1850, Charlotte Whitton che disse: "Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà. Per fortuna non è difficile."
"Niente di nuovo purtroppo.."
Caro direttore, ieri sera ho seguito programmi con testimonianze di femminicidi o violenze sulle donne. Niente di nuovo purtroppo… ormai si apprende quotidianamente di tali selvaggi, crudeli, assurdi comportamenti verso chi vorrebbe ribellarsi a sevizie continue o in gran parte sciogliere un vincolo coniugale ormai insostenibile.
Clara Rossini, Cremona, Presidente Associazione Emilio Zanoni
Se vogliamo cogliere maggior debolezza nel genere maschile, rilevando che la forza sopperisce alla mancanza di comprensione, collaborazione e considerazione verso una compagna, madre dei tuoi figli, non è confortante. Prepotenza bruta contro soggetti fragili, con un cuore e un'anima che non si è saputo apprezzare.
Muore una madre e muoiono i figli con il padre in prigione e una società non ancora pronta a sostenerli, a insegnar loro quale sarà il comportamento da tenere in futuro.
Diverse giovani signore dichiarano di allevare maschio e femmina dando loro le stesse incombenze, stessi diritti e stessi doveri. Tanto di cappello, educazione e buon esempio potrebbero mutare gli attuali atteggiamenti nelle coppie, dove l'uomo
è portato a prevalere. C'è ancora molta strada da fare. Attualmente chi deve imparare a difendersi sono le donne che non denunciano chi le prevarica anche fisicamente. Paura, tenere unita la famiglia, spirito di crocerossina …Ogni volta ci si deve ricredere perché la sottomissione non favorisce un miglior comportamento dell'altro che anzi percepisce come una soddisfazione il sapersi imporre, togliere ogni libertà.
In ogni parte del mondo si combatte contro i soprusi per difendere la libertà. Impariamolo, non chiniamo la testa... è uscito un detto: china il capo solo per guardare le tue scarpe …così deve essere..
Un ultimo pensiero a chi si unisce a queste considerazioni nei momenti di riflessione comune. Scegliere l'indifferenza, voltare gli occhi dove s'intravede un sopruso, non tendere la mano accomuna a chi non ha rispetto per i propri simili, si ostacola l'avanzare di un mondo migliore.
Una che, se in quella camera (in compagnia diretta di uno e di due nel locale di decenza) è entrata, forse non si aspettava di giocare a rubamazzetto…non si capisce perché una giovane donna che consentirebbe al sesso non abbia diritto di essere difesa in situazioni di pericolo.
Maria Rita Balsamo, Cremona, Presidente DIDIAPSI
L'ordinamento giuridico italiano è stato a lungo permeato dalla violenza di genere: fino al 1956 era in vita lo"Jus corrigendi", il potere correttivo del pater familias che ammetteva anche atti correttivi con la forza. Risale solo al 1996 l'inserimento dello stupro tra i reati contro la persona. Oggi quelle leggi sono superate, ma sopravvive l'immaginario che le rappresentava. La donna che in quegli anni, ha subito un interrogatorio per aver avuto il coraggio di denunciare il maschio, protagonista di avances piuttosto esplicite nei riguardi di donne, purtroppo agite anche da parte di politici al potere. La “leggerezza "imputabile alla donna era quella di pretendere di occupare un posto di lavoro conseguito, perché in possesso dei requisiti richiesti per la copertura di quell'incarico, compresa la "bella presenza”, ufficializzato dal superamento di un concorso pubblico. In seguito per poterlo mantenere era... ed è?? sottoposta a orari quasi impossibili, comunque non conciliabili con la vita privata: le più esposte erano e sono?? le segretarie Sono passati un po' di anni, ma anche oggi le modalità d'interrogatorio sono le stesse di allora: basta assistere ai processi trasmessi, quando sono a porte aperte, per cogliere il sottofondo di giudizio di cui sono permeate le domande rivolte alle vittime di stupro!! " Indossava i jeans o la gonna...? a che ora della notte era fuori!... se era sola o in compagnia? e di questo tono anche le altre. È alla vigilia del Ferragosto 2013, quindi di pochi anni fa, che è stato introdotto il decreto legge n.93, che sancisce "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere ". In quello stesso anno l'Italia ratifica la convenzione chiamata "Convenzione di Istanbul" che riconosce la violenza contro le donne come violenza dei diritti umani oltre come forma di discriminazione. Quello dell'estate 2013 è in realtà un decreto molto eterogeneo in quanto contiene norme di reati contro il patrimonio ed altro... In materia di femminicidio, il Presidente della Repubblica ha tuttavia ritenuto che " il susseguirsi di eventi di gravissima efferatezza a danno di donne e il conseguente "allarme sociale che ne è derivato hanno reso necessari interventi urgenti volti ad inasprire, per finalità dissuasive, il trattamento punitivo degli autori di tali crimini Il decreto, convertito in legge non è intervenuto direttamente sul reato di omicidio né sulle sue aggravanti: ha ritenuto sufficiente apportare alcune modifiche a delitti come " maltrattamenti in famiglia, minacce, atti persecutori, violenza sessuali I cosiddetti "delitti spia" Se i femminicidi contano una così alta percentuale di morti violente che sono per lo più imputabili a uomini bianchi, significa che non sono da inasprire le pene, ma bisogna educare i giovani maschi, fin in tenera età, cominciando in famiglia e proseguendo a scuola: la donna non è un possesso maschile, ma la relazione tra uomo e donna deve nascere e svilupparsi in un clima di parità e di rispetto reciproco. La donna non è solo corpo, ma sentimento, affettività e persona!! I crimini di questi ultimi giorni devono insegnare!!
Cr.Forma contro la violenza sulle donne: flash mob, incontri, basket e trattamenti estetici dedicati alle vittime
Cr.Forma in prima linea contro la violenza sulle donne. Il Centro di formazione professionale, nella Giornata internazionale, come ogni anno, ha voluto organizzare sia a Cremona, sia a Crema una serie di iniziative per sensibilizzare studenti, docenti, personale amministrativo e cittadinanza sull'eliminazione di "qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà”.
A Cremona gli studenti di Cr.Forma sono stati protagonisti dell'evento #bastaviolenza, organizzato dalla Provincia di Cremona, dal Comitato Unico di Garanzia e dall'Ufficio Consigliera di Parità nel palazzo della Provincia in corso Vittorio Emanuele. Alla presenza del Prefetto di Cremona Corrado Conforto Galli, del Presidente della Provincia Mirko Signoroni, della Consigliera di Parità Cristina Pugnoli e della Presidente del Cug Valeria Nassi, gli allievi della classe terza di Ristorazione, coordinati dalle docenti Sara Lucciola (anche in rappresentanza di Uisp) e Laura Sguazzabia, si sono esibiti con un flash mob sul tema della violenza contro le donne e due studenti hanno recitato alcune poesie delle scrittrici Mariska Araba Taylor – Darko, Frida Khalo e Marina Cvetaeva. Appuntamenti importanti anche alla sede di via Cesari. Tutti gli studenti hanno partecipato ad un incontro con l'Associazione Aida (Associazione Incontro Donne Antiviolenza) di Cremona e hanno esposto un'installazione dedicata alla giornata.
A Crema, la sensibilizzazione è passata dallo sport. “Anche nel mondo dello sport esistono purtroppo abusi e violenze psicologiche – evidenzia il Direttore Generale Paola Brugnoli –. Nelle scorse settimane ginnaste ed ex atlete hanno denunciato i maltrattamenti subiti da parte di alcuni allenatori ed è importante invece ribadire che lo sport deve alimentare salute, benessere e sviluppo delle facoltà sociali dei nostri giovani”. Nella Giornata contro la violenza alle donne, si sono svolte le fasi finali del torneo di basket all'interno del progetto ‘Pallacanestro è condividere', organizzato grazie alla professoressa e psicologa sportiva Federica Perolini, insieme alla società Pallacanestro Crema, che ha premiato i vincitori con abbigliamento e gadget a tema e illustrato alle classi coinvolte i progetti della società sportiva contro la violenza di genere.
Durante la giornata, inoltre, alcune donne dell'associazione Donne contro la violenza sono state ‘modelle' per un giorno nel laboratorio di estetica della scuola. Il percorso di recupero delle donne che hanno subito violenza, infatti, parte dal concetto di “stare bene con se stesse” e dal fatto che la cura del proprio aspetto esteriore è parte del processo di valorizzazione della persona. Le studentesse di Cr.Forma, preparate da volontarie dell'associazione, da una psicologa e dai docenti di laboratorio, hanno trasmesso il proprio saper fare alle donne vittime di violenza per consentire loro di cogliere la propria bellezza. A cui portare rispetto, sempre.