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Dossier sanità /23

  12/06/2024

Di Redazione

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Report del coordinatore Gnocchi

6 giugno 2024

La ringraziamo per aver pubblicato il comunicato stampa del nostro "movimento" in merito all'incontro del 29 maggio scorso tra alcuni nostri delegati e il DG Dr Ezio Belleri e i dirigenti della Asst.

Come punto fermo in questi 10 mesi di lotta del movimento contro la decisione di costruire un nuovo ospedale è consegnare ad ogni incontro con la dirigenza Asst delle firme raccolte tra la gente e anche il 29 maggio abbiamo consegnato molte firme che con le precedenti portano la somma a circa 6.000 firme di cremonesi a favore della nostra petizione.

Come ci eravamo ripromessi nel primo comunicato riguardante l'incontro in oggetto il movimento chiede ancora ospitalità al suo giornale per approfondire ulteriormente quanto abbiamo discusso con i dirigenti dell'Asst, e tramite la sua testata informare sempre più nel dettaglio le criticità del nuovo Ospedale e i vantaggi che ci sono per la comunità se si dovesse decidere di riqualificare l'attuale ospedale.

Dei primi due nodi da sciogliere abbiamo già detto (tempi di realizzazione molto diversi tra il nuovo e il ristrutturare l'attuale, e il costo enormemente maggiore del nuovo rispetto a riqualificare l'attuale)

Una terza discordanza che si può oggettivamente rilevare nell'agire in questi anni da

parte dei responsabili politici e gestionali dell'Asst è dovuta alla non corretta pianificazione delle spese sanitarie e strutturali riguardanti l'ospedale di Cremona.

Dopo importanti lavori negli anni '90 e nei primi anni del nuovo millennio (tra i quali l'ampliamento del bunker della Radioterapia, della Fisica sanitaria, la "colonna" delle nuove sale operatorie aggiunta a nord-ovest, il nuovo centro trasfusionale, le scale antincendio a metà della lunghezza delle quattro braccia della H del corpo dell'Ospedale e

l'installazione delle porte taglia-fuoco, importante è stata anche la costruzione della palazzina del CUP e del centro TAO.e altri interventi minori) i lavori di ammodernamento sono rallentati fino a fermarsi, e non sono stati attuati finanche delle manutenzioni ordinarie portando così molti reparti ad un evidente trascuratezza.

Il Dr Belleri ci ha assicurato che l'impianto antincendio ad ora non è a norma e che si interverrà con una prospettiva limitata in quanto la previsione della demolizione dell'Ospedale non può permetterci di attuare un impianto antincendio molto costoso dovendo poi tra qualche anno demolire l'intera struttura ospedaliera.

A questo proposito Direttore, vorremmo commentare lo stanziamento di 30 milioni per la demolizione dell'Ospedale a fronte di quanto sopradetto.

C'è una evidente schizofrenia fra quanto la legge impone per adeguare gli attuali impianti non a norma (antincendio, antisismicità degli edifici del complesso ospedaliero: il corpo principale dell'Ospedale, ma anche degli otto edifici che lo circondano, tra cui "gli infettivi", "l'Hospice", "la Psichiatria" e la stessa palazzina della "Direzione Generale") e quanto "sarà possibile attuare"...sempre pensando che poi si demolirà tutto. spendendo 30 milioni...

A queste spese di una gestione minimale del nosocomio, o forse grazie agli stanziamenti (24 milioni?) già disponibili in questi anni e non spesi per interventi importanti... sempre forse con l'obiettivo, ora non tanto più recondito, di costruire un nuovo Ospedale, si dovrà dar inizio ad interventi non procrastinabili.

Per alcune situazioni come per il Pronto Soccorso, vista l'assoluta inadeguatezza mostrata negli anni, e soprattutto nel periodo della pandemia del Covid, si è dovuto procedere ad una riqualificazione, iniziata da qualche settimana.

A fronte di tutto questo il Direttore Generale ci ha confermato che una ristrutturazione complessiva sarebbe molto più costosa che costruire ex novo, e che le difficoltà di gestire i lavori e aver cura contemporaneamente dei pazienti sarebbe un lavoro improponibile.

Gli abbiamo fatto notare che le due competenze, sanitarie e ingegneristiche, non sono da accollare ad una sola equipe...la sua, e che la ristrutturazione di un edificio a 10 piani con parti separate e ben distinte come sono le "quattro braccia" della H del corpo principale dell'Ospedale permettono interventi di un settore completamente vuoto, e isolato dagli altri, sia di pazienti sia di lavoratori sanitari.

È però fondamentale che ci sia un progetto organico complessivo e siano chiari gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Come sarebbe stato auspicabile se i lavori ora in Pronto Soccorso fossero stati fatti seguendo un progetto complessivo di riqualificazione!

Progetto che si sarebbe dovuto fare, e che avrebbe evitato, nel caso di scelta, obbligata o non, di ristrutturare e non di costruire ex novo., di demolire fra qualche anno ciò che ora si migliora per un settore isolato e non collegato razionalmente con gli altri settori come sono i locali del Pronto Soccorso.

A nulla è servito, e non dimostra nulla che il Dr Belleri ci dica che attualmente molti settori (terapia intensiva al 7° piano, Farmacia sotto il locale della mensa, ecc.) siano disarticolati, non coerentemente e facilmente collegati, e portino ad una inefficienza sia per gli operatori sanitari e conseguentemente ad una ridotta efficacia per le cure ai pazienti ricoverati!

Ci potremmo chiedere perchè negli anni siano state prese decisioni così improprie, anche decenni fa si sarebbero dovute fare delle scelte più intelligenti, che avrebbero dovuto pensare al futuro. Ma come non fu possibile allora prevedere ogni modifica e pianificare il futuro, anche per il nuovo progetto millantato come "futuribile" sarà necessario intervenire fra qualche anno con delle modifiche anche strutturali... oppure decidere ancora una volta di demolire e ricostruire un nuovo ospedale. Ma se ci sono tanti soldi a disposizione, perché no?

Ora come allora non c'è e non c'era un progetto finalizzato ad una soluzione "d'avanguardia" anche solo dal punto di vista medico Non per questo per risolvere il problema si deve ritenere intelligente fare "tabula rasa" e, con i nostri soldi di comuni cittadini, costruire nuovo ciò che con intelligenza e tenacia si può "riparare"

Per questo motivo, al di la del "forse già attuato studio di fattibilità di un progetto di ristrutturazione dell'attuale Ospedale" abbiamo chiesto che venga messo a gara un progetto di riqualificazione.

Il Dr Belleri si è detto sorpreso e ci ha avvisato che la procedura, ammesso che si possa/voglia fare, è costosa. Ma a fronte di un risparmio certo di 30 milioni per la demolizione, e a fronte di un costo maggiore (molte centinaia di milioni in più) del nuovo rispetto alla riqualificazione, non è prudente seguire questa strada e confrontare i risultati ottenuti dai due progetti in concorrenza tra loro?

Il "movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona"

Memo

Confermo l'assemblea dei sostenitori per il giorno 13 giugno alle ore 17,30 presso la sala Filodrammatici. È chiaro a tutti che siamo a metà del percorso... fino ad ora è stata una "passeggiata" di avvicinamento alla parete verticale che dobbiamo scalare.

Enrico Gnocchi

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

Da Sandro Gaboardi – Crema

Sono, da sempre favorevole alla riqualificazione anche perché spero possa essere di esempio per altri ospedali, quello di Crema, Ma non solo.  Spero che anche gli italiani imparino a fare manutenzione programmata.

Sono, da sempre perplesso, invece, sull'impianto di biogas.  Oggi più di ieri dopo aver sentito De Scalzi che parlava sul tema dell'energia.

Da Caterina Lozza – Vicenza

Ho letto il Focus sanità pubblicato su Eco del popolo è molto esaustivo. Il Movimento NO nuovo ospedale ha lavorato e sta facendo una mole di lavoro eccezionale con determinazione e senso civico. Mi sembra evidente che il nuovo ospedale a Cremona sia uno specchietto per le allodole, il bello è notevole ed attraente ma le criticità da affrontare sono molte e con difficile soluzione. Perché non si vuole ristrutturare il vecchio ospedale a costi inferiori ed in minor tempo? Le risposte ricevute sono lacunose e certamente non a beneficio della collettività.

Ci scrive ancora il dott. Gnocchi

Grazie per l'ampio articolo che hai dedicato al movimento... un grande aiuto che evidenzia ancor più la pochezza dell'informazione del giornalone locale... anche se devo dire che qualche cosa si sta muovendo.

Memo 13 giugno

Il 13 giugno 2024, pre 17.30, nella Sala Conferenza del Circolo Filodrammatici, assemblea plenaria aderenti al movimento per la riqualificazione dell'ospedale.

Ai sostenitori del movimento

Ai sostenitori del Movimento

Grazie a voi che mi leggete. Io sono quasi 80nne. Non ho (checché ne abbia detto, in mia assenza, un “originale") velleità alcuna; se non l'aspirazione di contribuire (non di imporre) alla fruizione del sapere e delle conoscenze. Nello specifico della difesa del diritto, inalienabile e incomprimibile, alla cura della salute. A mezzo prevalente di una testata non indipendente (perché coerente con gli ideali fondativi), ma rispettosa del pensiero critico e di tutti gli apporti (con tassativa esclusione del revisionismo fascio).  Il Movimento ha avuto il merito di diventare la scaturigine (una delle...) e il contenitore di una formidabile espressione di cittadinanza attiva (assieme al No Impianto Biometano). Su cui è confluita una congerie di contributi teorico-pratici. Con la prevalenza di un profilo (cerco di trovare la giusta definizione) "movimentista". Questo input non basta più (7000 firme, notevole relazionalità pubblica, individuale, collettiva, istituzionale). Adesso bisognerebbe alzare l'asticella (specie se nelle rinnovate Consilature del Capoluogo e degli altri Comuni non ci sarà più il monopolio delle voci embedded ai "poteri"). Anche in questo l'intuizione dell'interpello degli Spitzenkandidaten è stata, se non geniale, sicuramente feconda. Di ciò sono convinto e rendo merito a chi ha operato. Lo step successivo e inaggirabile è quello rappresentato dalla coerenza e dalla consequenzialità: fare di questo lavoro propedeutico il "tavolo" da cui ripartire con la fase della concretezza. Vale a dire assumere l'idea dell'anatomopatologo piemontese messa a punto per Piadena (che può essere migliorata) e farne l'epicentro della nostra progressione. Vale a dire, una volta messa a punto nella forma e forse anche un po' nei contenuti, trasmetterla a tutti i Sindaci e alla Provincia. In modo che venga riscontrata con un SI o con un NO. Dopo di che la situation room del Movimento preposta alle relazioni esterne e al monitoraggio dei relativi esiti farebbe il punto di sintesi. E procederebbe di conseguenza. Ad esempio, contribuendo alla costituzione a campione in qualche Comune "motivato" dell'osservatorio a servizio e a difesa dell'utenza negletta e derubata del diritto. Voglio vedere se...Ovviamente il mio entusiasmo deve essere accompagnato dalla consapevolezza realistica. Ma ci si può (ci si deve!) provare. Mi sarei astenuto, se Gnocchi non mi avesse espressamente interpellato. Il Movimento si ritenga assolutamente libero di interpretare e di decidere. Nel caso volesse sottoporre l'idea ad un preventivo vaglio collettivo, resto a disposizione. Senza smanie, perché so come passare le giornate e non sono all'indigenza materiale e cognitiva. Un post scriptum:

Come rileva Giangiacomo Schiavi: va rivista e aggiornata la riforma del 1978, alla luce della conferma del perno rappresentato dal diritto universale. Ma che non può astrarre dai cambiamenti intervenuti in positivo e in negativo (aumento dei limiti di invecchiamento; innovazione delle tecnologie e dei percorsi terapeutici). Il SSN è stato un modello di universalità, solidarietà, uniformità di cura. Ma è stato sopraffatto sia da una spending review giustificata dall'immarcescibile pulsione parassitaria e dello spreco ma applicata fuori misura (mentre la spesa pubblica continuava sugli inediti sentieri populistici e demagogici, come il rdc) sia da un forte richiamo restauratore contro tutte le conquiste di giustizia sociale degli anni 60 70. Le innovazioni sistemiche introdotte dalla legge 873 ai suoi esordi e per un significativo percorso sono state adottate dalla sanità del profitto. Con i soldi pubblici e con le prerogative fornite dal convenzionamento e dalla conclamata libertà di opzione. Per la quale quel che resta del SSN si deve far carico delle prestazioni basiche e costose (Pronto Soccorso, Emergenza, medicina di base); mentre il "filetto" (finanziamento garantito, alta redditività, flessibilità degenziale, che consentono trattamenti economico-normativi di mercato per gli operatori e quindi appealing di ingaggio) va al privato. Che adesso (con il tragico collassamento della sanità pubblica) si attrezza, come osserva l'approfondimento Corsera, per conquistare i segmenti lasciati vuoti dal sistema pubblico. Cui resteranno, come negli USA, gli ambiti della sanità per il classico elenco dei poveri indigenti. In questo senso, come osserva Schiavi e come denunciamo noi da sempre, ha già vinto il privato. La cui strategia insediativa guarderà, come vocazione e priorità, preferenzialmente ai ceti sociali solvibili (per censo e per propensione ad affidarsi all'offerta capitalista, con possibilità propria o con welfare integrativo o volontario, piuttosto che ad un SSN ormai plasticamente affossato al limite dell'operatività basica) e alla strategia territoriale. Che ovviamente privilegerà i contesti ad alta concentrazione sinergica e non quelli marginalizzati e periferizzati come il nostro.

Indubbiamente abbiamo di fronte un pannel, di riflessioni, consapevolezze, input di cittadinanza attiva, che non può essere messo tutto in carico al Movimento. Il Movimento, però, come ha dimostrato in questo semestre di relazioni ed interpelli può diventare quella situation room che, negli scenari caratterizzati dall'evanescenza del modello dei movimenti politici e sociali di massa, è necessaria, è indispensabile…per aprire una stagione di testimonianza civile, anzi di lotta.

Per comprendere come in altri tempi fossero le dinamiche della cittadinanza attiva, pubblichiamo una pagina della nostra testata risalente all'immediato secondo dopoguerra.

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