Il particolare della immagine (tratta dal nostro archivio) ci ha indotto ad optare per un titolo meno irriguardoso di “le bugie hanno le gambe corte ed il naso lungo”. Anche se andrebbe precisata una certa correlazione.
Avranno notato i lettori e gli osservatori una certa carsicità (neologismo di zecca) nel flusso della comunicazione degli apparatnik del sistema dell'”aziendalizzazione” gestionale dei servizi ospedalieri
La trovata innescata dal “celeste” Governatore lombardo (finito come si sa, ma a dispetto di ciò sempre sul pontificale ponte di narrazione); secondo cui si sarebbe “sradicata la politica dalla sanità” e conseguita l'eccellenza sanitaria.
Come è andata finire è sotto gli occhi di coloro che vogliono vedere e farsi una ragione.
La governance di ATS e AssT, originariamente di nomina territoriale, da più di vent'anni è esclusiva prerogativa del governo regionale (che sceglie accuratamente, per funzioni tecniche, le professionalità fidelizzate politicamente.
Non diciamo una novità. Ma è sempre opportuno sapere la fonte dell'”autorevolezza” di chi ha innescato il disastro sanitario e persiste in un'impresa ormai giunta ad un punto di non ritorno.
Per questo filotto prestazionale, manifesto già prima del “paziente 1”ma esaltato dal disastro della gestione pandemica e, soprattutto, da quello del riposizionamento postpandemico, bisognerebbe istituire una severa indagine.
Per la “narrazione”, invece, in aggiunta a ciò bisognerebbe cominciare a procedere lestamente, considerando l'intollerabile controfattualità dell'enunciato e dell'impudenza, cominciare con sanziona menti meno canonici.
Da applicare ogniqualvolta la Generale Direzione ritiene, sotto la spinta di criticità (praticamente tutti i giorni), di raccontare delle balle e di promettere rimedio supercalifragilistichespiralidoso a pecche irreversibili, se non con un cambio a 180 gradi delle linee guida della sanità lombarda e, col ritorno a criteri di trasparenza, a selezioni dei vertici operativi che rispondano all'interesse del sistema e non alla catenaria dell'occupazione ossessiva del potere.
Dicevamo che praticamente negli scenari quotidiani non appare minimamente qualche segnale di inversione della tendenza. Semmai, le novità riguardano, se fosse possibile, l'inasprimento delle criticità, ormai strutturate.
Con una faccia tosta che neanche…, il Direttore Generale annuncia l'ennesimo cambiamento di rotta rispetto ad un ganglio non secondario, se non proprio della riqualificazione del sistema regionale, di un segmento ritenuto nevralgico per la territorializzazione dei servizi: le Case di Comunità.
Come osservano le nostre due corrispondenti, Clara Rossini e Paola Tacchini, questo cambio rappresenta, oltre che una caduta di rispetto nei confronti delle Istituzioni locali e dell'opinione pubblica, un cambio di passo (in negativo) nella declaratoria fasulla degli impegni.
Il fatto. Il Piano delle Case di Comunità slitta. L'ex INAM di Cremona esce dal Piano per il venir meno del gettito del PNRR.
Ci sia consentito un inserto esplicativo: L'ex INAM (Viale Trento Trieste) praticamente, nell'era preriformista, era il papà dell'ASL e dell'ATS (ovviamente, semplificando). con l'INAM, il predecessore dell'ATS.
C'era il coordinamento Medicina di Base e tutta la specialistica, diagnostica, preventiva e curativa. Di buon livello, si devono aggiungere. Poi, l"aziendalizzazione ha agito. É restato solo un tristissimo Centro Psicosociale. Un ben di dio di edilizia pubblica è stato (nell'indifferenza generalizzata) chiuso, lasciato deperire e sostituito con un bugigattolo in convenzione con privati (manco dirlo).
I servizi specialistici sono stati polarizzati in ospedale e polverizzati. Riprendendo il filo della narrazione, “Ma a tutto c'è rimedio”. Rossi rassicura: non è uno stop, anzi era largamente previsto. Il completamento era calendarizzato per il 2025 con attivazione l'anno successivo. Per fortuna (!!!), perché la previsione non era realistica per rientrare nelle declaratorie del PNRR.
Ma la casa si farà! Parola di…(uno da cui non compreresti neanche una bicicletta usata!).
A questo punto il grande protettore della sanità cremonese chiama in corresponsabilità (o correità…) i partners del Protocollo d'intesa del territorio. L'asse portante politico istituzionale su cui regge l'impianto dell'operazione complessa della realizzazione del nuovo ospedale.
La regia dovrà farsi carico dell'individuazione dei canali finanziari per la realizzazione del nuovo ospedale e l'integrazione con la rete territoriale. Abbiamo in mente molti progetti per tutto il territorio.
La cosa sembra non convincere completamente il consigliere regionale PD Matteo Piloni che chiede conto di questa variante del percorso, sul cui affidamento il giuramento di Pontida sembrava una facezia.
A completare l'offerta di “garanzie” entra in scena il solito molto fiducioso e convinto borgomastro di Cremona Galimberti “a Milano attorno al tavolo del nuovo ospedale si parlerà dell'attivazione veloce della Casa di Comunità di via S. Sebastiano e della progettualità necessaria per l'ex INAM”.
Serviti!
Di fronte a tanta impudenza si giustificherebbe qualsiasi reazione non esattamente diplomatica.
Ma a parte il solito assiduo Piloni, c'è qualcuno dell'”opposizione” politica al centrodestra che pensa di cominciare a far il mestiere che gli spetta: non dar tregua alla Giunta e allestire, in vista delle prossime elezioni, un progetto alternativo di gestione sanitaria?
Il leghistissimo Veneto ha una sanità pubblica con l'88% dei posti letto.
Il “campo” (di centrosinistra) dovrà chiedere a Zaia?
Per il momento le uniche cose su cui “campo” si applica riguardano le tattiche per la scelta del candidato governatore.
Non dal territorio competente (la Lombardia), ma da Roma.
Sala: no ai totonomi. Ci associamo: preferiremmo si partisse dai progetti. Possibilmente i più alternativi al modello rappresentato da questo ultimo quarto di secolo di monopolio di destra
Mala tempora…(e.v.)
Paf ...è sparita
Gentile direttore, amo la mia Cremona. Talvolta, quando si avverte che viene esclusa dalle importanti valutazioni rivolte ad altre città lombarde, mi rattristo, ma poi che
venga considerata una Cenerentola non mi turba più di tanto perché godo della sua tranquillità che ha come corona tutte le preziose bellezze artistiche di cui è ricca. Purtroppo esiste anche la consapevolezza che non tutto è solo rose e fiori. La mia esperienza lontana di pendolare mi rende particolarmente sensibile alla dura vita di chi deve raggiungere posti di lavoro lontani. Quanto tempo è trascorso dalle prime promesse in risposta alle giuste proteste dei viaggiatori? All'interessamento dei nostri politici locali?? ‘Na cifra!!!
Uno sguardo all'ospedale …la maggior parte dei cremonesi ne era orgogliosa …inspiegabilmente si chiudevano fior di reparti, diminuiva e diminuisce il numero di medici ed infermieri, i primari che restano sono votati al bene dei pazienti …ma per quanto?
Improvvisamente il nosocomio viene considerato obsoleto, ha solo 50 anni ma merita di essere demolito. Come una meteora si manifesta la decisione che la Cenerentola ha meritato di essere promossa nella classe sociale della sanità, premiandola con un nuovo innovativo ospedale. A chi si lamenta manifestando perplessità per il ridotto spazio previsto si rispondeva sottolineando il privilegio ottenuto a differenza di altre città vicine. Il costo in massima parte già coperto e accordato.
Il piatto si arricchiva con il riutilizzo della storica sede INAM.
Beh! Un gradevole dolcetto di consolazione.
Questa mattina, leggendo il locale quotidiano, apprendo che, come già ventilato, la somma stanziata… PAF...è sparita!!
La bacchetta magica non aiuta più la bella Cenerentola.
Servizio ferroviario, fiera del bestiame, ospedale …rimangono in sofferenza …però c'è il grande ombrello della Regione che generosamente accetta di ospitarci per rimanere in Steinbeck in attesa di giorni migliori. Sinceramente non so se ridere o piangere. Veramente avevo creduto a tutte le promesse più o meno apprezzate? Che giudizio posso maturare su chi dovrebbe lavorare seriamente per il benessere del nostro Bel Paese?? Preferisco soprassedere e rifugiarmi in una povera gradevole zucca perché la doverosa carrozza non arriverà mai. Un caro saluto
Clara Rossini
Ai posteri l'ardua sentenza
Rossi il Direttore Generale della ASST di Cremona a marzo dice: "Implementeremo il Cancer Center, progetto già stanziato..." subito dopo rettifica, "... anzi no, visto che faremo tra qualche anno (8/10) un nuovo ospedalino non vale la pena sprecare soldi oggi"... e io aggiungerei per curare il cancro nella città con una delle più alte percentuali di malati tumorali...
Caspita però ora bisogna risarcire la ditta alla quale avevamo dato l'appalto (110.000 euro... presi da? Non è dato saperlo), ma, sempre per risparmiare personale, intanto sono state accorpate nello stesso unico stanzone dell'oncologia, le infusioni chemioterapiche delle pazienti della ex eccellente Brest Unit.
Intanto il caso Rivogliamo Area Donna va avanti con incontri pubblici.
Si scomoda anche l'assessore Moratti che viene a Cremona il 27 maggio a dire a gran voce di quanto sia grande l'importanza delle "case di comunità" per regione Lombardia, citandone ben 4 destinate nella provincia di Cremona: Soresina, Cremona via San Sebastiano, Cremona viale Trento Trieste, e Casalmaggiore...
Ops, si è confusa anche lei, no scusate cari Cremonesi, non solo non vi do il DEA di Secondo Livello, per avvantaggiare Mantova, ma ho fatto male i conti... i soldi del PNRR per voi non ci sono.... li dovrebbe mettere Regione Lombardia...
A questo punto non vorrei metterci la malizia, ma adesso non è che sono quelli da destinare per le varie penali...???
Ai posteri l'ardua sentenza e a voi cittadini cremonesi vi auguriamo di non ammalarvi o di cambiare residenza, per ora a Mantova e a Brescia vi possono curare!
Paola Tacchini