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Cremona. Arrivo dei crociati. Mostra a cura di Fausto De Crecchio e Giorgio Guarneri

Archivio di Stato 17/29 settembre 2016 L’album “Arrivo dei Crociati del 1871” è composto da un frontespizio e da 59 tavole caricaturali

  12/09/2016

A cura della Redazione

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Sia il frontespizio che le 59 tavole sono riprodotte come stampe fotografiche eseguite con la tecnica dell'albumina e sono state colorate a mano. Le stampe fotografiche misurano circa 14 x 22 cm e sono incollate su cartoncini che misurano circa 24,5 x 32 cm.

ZEFFIRINO FALCIONI

A questo punto assumiamo valida l'attribuzione dell'Album L'arrivo dei crociati fatta dal Natale Gallini a Zeffirino Falcioni. Di lui sappiamo che fu prima sacerdote e segretario della cappella pontificia, appassionato musicista, pianista allievo di Liszt, insegnante nella scuola dei sordomuti, e poi, una volta spretato, divenne massone e discepolo della filosofia positivista.

Nel 1867, durante un soggiorno nel monastero di Monte Mario a Roma, Franz Liszt dedicò “a mon cher voisin de San Sebastiano Don Zeffirino Falcioni l'edition pour orgue de l'Hymne du Pape”.

L'11 gennaio del 1873 l'Appleton's Journal (rivista letteraria settimanale di New York) pubblicò un articolo, a firma Cecilia Cleveland, col titolo “AN EVENING WITH LISZT”. Sono quasi cinque pagine nelle quali la Cleveland racconta ai lettori della sua vacanza romana, durata quattro mesi, e svoltasi verosimilmente nel 1868, durante la quale ebbe modo di conoscere il grande maestro Liszt e la corte dei giovani musicisti che lo circondava. Fra questi anche Don Zeffirino Falcioni, un giovane prete che dedicava il suo tempo libero dal dire messa o dalla lettura del breviario allo studio del piano, sotto la guida di Liszt. “The sentimental Zefirino”, così era chiamato, era uno dei favoriti dei salotti romani, non insensibili (le signore!) al fascino della tonaca. Alla fine dell'articolo la Cleveland dice che sono ormai trascorsi quattro anni dalla fine della sua vacanza romana, che Liszt è diventato monsignore, che Don Zefirino ha lasciato Roma per Parigi, sfortunata città nella quale è rimasto bloccato durante l'assedio (19 settembre 1870 – 28 gennaio 1871), durante il quale ha mangiato anche gli animali dello zoo. Alla fine dell'assedio è stato decorato dal Governo Francese per i servizi resi ai feriti.

Nel 1879 a Parigi Zeffirino Falcioni (ora non più “Don”) pubblicava il libro “Coup – d'oeil sur le christianisme par un franc–maçon, disciple de la Philosophie positive, Ancien Secretaire de la Chapelle pontificale”.

Il libro, verosimilmente edito dallo stesso autore, è posto in vendita presso le principali librerie e presso l'autore, in Rue Perronet, 7 a Neuilly (Seine).

Per chi fosse interessato all'opera letteraria di Zeffirino Falcioni il libro è stato messo in rete dalla Bodleian Library di Oxford, che lo ricevette in omaggio dall'autore il 27 maggio del 1882. Più semplicemente lo stesso libro è disponibile anche presso la Biblioteca Statale di Cremona.

Il libro, pubblicato come già detto nel 1879 da Zeffirino Falcioni, ormai “ex-pretre”, venne prontamente messo all'indice (INDEX LIBRORUM PROHIBITORUM) il 13 gennaio del 1880 dalla apposita commissione pontificia detta “Congregazione dell'Indice”.

Nella dedica alla moglie Céline il Falcioni ricorda come anni addietro quella santa donna di sua madre, anche grazie all'interessamento di un alto ecclesiastico, fosse riuscita a farlo ammettere a soli 18 anni, contro tutte le regole, nella cappella pontificia. Ricorda inoltre un amore giovanile, interrotto dalla malattia e dalla morte dell'amata, e la lunga depressione che seguì, addolcita solo dall'intimità con Franz Liszt, celebre pianista, poi divenuto abate, e dalle lezioni di positivismo ricevute alla scuola del Vaticano dall'astuto e viperino Cardinale Antonelli.

Nella chiosa della dedica il Falcioni menziona anche l'eccellente amico Ernest Renan e la di lui moglie Cornelia, madrina dell'omonima Cornélie, figlia del Falcioni e di Celine.

ZEFFIRINO FALCIONI CARICATURISTA

È opportuno evidenziare come del Falcioni caricaturista non risulti a noi pervenuta nessuna altra opera al di fuori dell'album qui presentato. Lo stesso album, stampato con la tecnica fotografica della carta all'albumina, certamente è, nel suo genere, l'unica opera conosciuta in tutta Europa stampata con questa tecnica. Tutti i caricaturisti infatti, sia in Italia che in Francia, in Germania ed in Inghilterra, utilizzavano la tecnica dell'incisione (litografia, xilografia etc).

L'opera del Falcioni ricorda, in certa misura, i bellissimi album del teramano- napoletano Melchiorre Delfico (1825 - 1895): anche il Falcioni infatti manifesta la tendenza “a pupazzettare i suoi soggetti” (qui stiamo usando le parole di Maria Paola Fabiocchi prese dalla biografia del Delfico) “alla maniera di Nadar e Gill (grandi teste su piccoli corpi). Inoltre anche nelle tavole di Falcioni l'ambientazione è quasi completamente assente, se c'è, rimane in secondo piano sfocata. Elementi ambientali vengono rappresentati, e comunque mai in modo particolareggiato, solo quando sono essenziali alla lettura della situazione.”

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