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Consulta Provinciale dei Sindaci dei "piccoli comuni"/3

Contributo del Sindaco di Bagnolo Cremasco, Paolo Aiolfi

  06/07/2020

Di Redazione

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Terza risposta alla "lettera-invito" inviata dalla Rete delle comunità Socialiste della provincia di Cremona il 15 giugno scorso a tutti i sindaci dei comuni sotto i 5.000 abitanti. È quella del sindaco di Bagnolo Cremaco (4885 abitanti) Paolo Aiolfi. Classe 1963, diplomato in ragioneria ma imprenditore da sempre. Sposato dal 1990 (anno in cui inizia la sua esperienza amministrativa come assessore fino al 1995) due figli e due nipotine. È al suo primo mandato in qualità di Sindaco dopo essere stato Consigliere di minoranza dal 2014 al 2019. Militante convinto della Lega, fa del pensiero critico il suo metodo di lavoro e di governo.

1990: l'anno del mio esordio in ambito politico. Sono passati già 30 anni dalla mia prima esperienza amministrativa, al tempo ero Assessore alle attività produttive e avevo 27 anni.

Sono un commerciante per tradizione di famiglia, anche se, a differenza di mio nonno e mio padre, ho iniziato l'attività di vendita all'ingrosso 25 anni fa.  

Da sette anni anche i miei due figli lavorano con me e mia moglie all'interno dell'azienda, nella quale lavorano, inoltre, altri 4 collaboratori. Ed è stato proprio grazie a questo impegno dell'intero mio nucleo familiare nella nostra attività, che ho avuto di nuovo la possibilità di riprendere in mano la passione verso l'amministrazione pubblica.

Per qualche anno ho avuto l'incarico di Responsabile provinciale Enti Locali per la Lega e ciò mi ha permesso di partecipare a tavoli politici, soprattutto in occasione di campagne elettorali di molteplici paesi del mio territorio.

Pur essendomi presentato alle elezioni in qualità di massimo esponente di una lista civica (seppur sostenuta da un partito, la Lega appunto), non ho mai nascosto la mia identità politica e ciò in virtù di una mia convinzione personale per cui la trasparenza sia un pilastro fondamentale di chiunque si appresti ad amministrare la res pubblica. Credo che il rispetto verso il proprio elettorato debba essere manifestato sin dal principio e, indubbiamente, nascondere le linee di indirizzo delle proprie idee e convinzioni è sinonimo di ipocrisia.

Che dire…il mio primo anno di mandato non è stato facile, credo non lo sia per nessuno. Le difficoltà sono state varie. Innanzitutto lavorare con un bilancio fatto da altri ti obbliga a ridimensionare e rimodulare il programma sulla base di esso e, cosa ancor più rilevante, ritrovarsi catapultati per molti mesi in una situazione di emergenza sanitaria è stato stravolgente. Io, però, vivo di nuovi progetti e accetto sempre di buon grado le sfide, e quindi posso dire che l'ho trovato appassionante. Purtroppo la crisi non è terminata, tutt'altro: ora, infatti, ci apprestiamo ad affrontare un periodo di crisi economica per le aziende e per le famiglie e speriamo vivamente che i proclami del governo si concretizzino in aiuti veri diretti alle imprese e ai comuni.

L'attività di sindaco in un piccolo comune ti coinvolge a 360°: non puoi essere meramente un amministratore! Devi necessariamente essere poliedrico, assumendo le vesti dell'impiegato o dell'operaio, dello psicologo e, talvolta, del mediatore, sia all'esterno che all'interno del Comune stesso.

Per un piccolo imprenditore come me, risolvere i problemi è all'ordine del giorno e sono abituato a risolverli in tempo reale. Certo è che la realtà di un'azienda è differente rispetto a quella dell'amministrazione pubblica, nella quale la risoluzione di problematiche anche banali richiede il doppio del tempo.

Un problema riscontrato? La burocrazia! La burocrazia è esagerata, arrivando a divenire soffocante.

Fortunatamente il gruppo consiliare che mi sostiene è carico e attivo quanto, o forse, ancor più di me! Una squadra sempre presente e dotata di grande spirito di sacrificio.

I rapporti con i comuni dell'area omogenea del cremasco su questioni sovracomunali, seppur sempre cordiali, è innegabile che siano caratterizzati da una sudditanza verso il comune più grande e, anche se molto spesso si sente predicare sulla reale necessità di mettere da parte la propria appartenenza politica in virtù dell'adozione di una linea comune per la ricerca del benessere della nostra comunità intera, di fatto, rimane tutto in capo al colore politico del comune capofila.  Il lettore, a questo punto, potrebbe osservare che quanto da me dichiarato ora sia in contrasto con la mia trasparenza nell'aver manifestato all'elettorato l'appartenenza politica. Di fatto così non è: ho delle idee ben definite? Si, come chiunque di noi. Mi trovo in linea con il pensiero di uno specifico partito politico? Si, non lo nego né l'ho mai fatto. Ma questo non significa lasciarsi condizionare in tutto ciò che si fa. Avere un pensiero non equivale ad annullamento del proprio spirito critico. Prima di assumere una qualsiasi posizione mi prendo il tempo necessario per vagliare ogni possibilità e non vivo bloccato all'interno della dicotomia “destra/sinistra”. Per tutto ciò che riguarda i servizi nel mio paese c'è un'unica domanda che mi pongo: “cosa è meglio per Bagnolo?” e mi piacerebbe riscontrare il medesimo modus operandi a livello sovracomunale.

Riguardo alle partecipate, pur essendo i rapporti interpersonali con chi ci lavora umanamente positivi, non si comprende il motivo per cui i costi siano sempre così esagerati.

Nel mio comune, durante gli ultimi 10 anni, gli operai sono passati da 7 a 2: due persone che si dovrebbero occupare della manutenzione stradale, della pulizia, del verde pubblico, del cimitero, della manutenzione degli edifici scolastici e di tutta un'altra serie di questioni che eviterò di elencare per non annoiarvi troppo, ma, credetemi, sono tantissime! Per quanto possano impegnarsi, è chiaro che sia difficile riuscire ad assolvere in toto alle mansioni.

Le entrate per gli oneri sono ridotte all'osso e ora la crisi economica causata dal covid causerà certamente mancate entrate tributarie consistenti.

Non saprei affermare con assoluta certezza se l'unione di comuni possa essere una soluzione, ma certamente noi piccoli comuni siamo in estrema difficoltà e creare una rete unificata, con più persone che cooperano e collaborano nella ricerca di soluzioni ai problemi che inevitabilmente si presenteranno e, più in generale, per il miglioramento della qualità della vita della nostra amata comunità, non può che essere auspicabile.

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