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Ciao, (don) Rini

Pur restando coerente al suo ruolo, Rini è stato un testimone di un giornalismo aperto

  14/03/2020

Di Redazione

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Spero fermamente (ancorché) non credente che il “traguardo”, che è stato il perno dell'esistenza e della testimonianza, sia avvenuto nell'appagamento delle aspettative della fede e della missione e con la serenità o forse la gioiosità, trasmesse dall'immagine sormontante il titolo.

L'Avvenire, a commento della sua improvvisa scomparsa avvenuta nelle ultime ore, ha racchiuso in un necessariamente sintetico “Mons. Vincenzo Rini una vita per l'informazione cattolica”.

Calzante, ma forse un po' limitativo. Ovviamente ricordando i primi passi nella dimensione parrocchiale ed il prosieguo, durante e dopo l'impegno giornalistico, nella costante dell'assistenza spirituale, aggiungeremmo “all'insegna dello sforzo di coniugare la spiritualità col sapere”. Di cui la dedizione all'”informazione” (tout court) ha costituito l'asse principale.

L'incontrovertibilità del fatto che Rini sia stato il direttore di uno dei settimanali diocesani più accreditati e che a tale ruolo sia stato aderente in toto è acquisita.

Ma ci permettiamo, appunto, sottolineare che, pur restando coerente al suo ruolo, Rini è stato un testimone di un giornalismo aperto. Aprendo, ovviamente nella condizione data, la testata ad apporti non esattamente omologati.

Ne abbiamo fatto menzione in almeno due circostanze su questa testata; quando non abbiamo potuto girare la faccia dall'altra parte. Chi ci legge sa a cosa mi riferisco. Nel timore che qualcosa possa sfuggire, richiamiamo qui i link correlati al riferimento.

Eventi come questo, imprevisti e giunti senza preannuncio, al dolore e al rammarico per la perdita bussano alla coscienza ed interpellano sul senso della vita e della morte.

Nei confronti dell'amico che ha dedicato l'esistenza alla “missione di pastore”, inforcata in giovane età ed in una temperie in cui la vocazione integrava, rispetto agli scenari presenti, ben altre percezioni di ministero pastorale, di ruolo comunitario, di inevitabili sacrifici esistenziali (la rinuncia all'affettività ed alla famiglia). Insomma un destino di solitudine che, temiamo sarà pesato, nonostante la speranza di un'altra vita, negli ultimi giorni di vita di Mons. Rini.

Dal punto di vista sia anagrafico sia giornalistico ci ritenevamo appartenenti alla stessa “leva”.

Chi scrive, istradato da un grande maestro come Emilio Zanoni. Rini assurto alla guida della notevolmente più importante testata diocesana per scelta di un vescovo di grande prestigio.

A metà degli anni Ottanta del ‘900.

Quando la “dialettica” continuava a non essere sempre una faccenda di educande. E devo dire che, al di là del rispetto e della stima personale, ogni tanto al fioretto subentravano modalità più decise.

Ma che nelle ineludibili opzioni dialettiche modulate dalle circostanze ci fosse altro che non la convinzione delle proprie ragioni è dimostrato dal fatto che, riprendendo sporadicamente le edizioni cartacee negli anni dieci del terzo millennio, il Direttore della Vita Cattolica riservò un apprezzato approfondimento (sulla laicità della politica) alla testata fondata nel 1889 dal socialista, ateo, anticlericale e massone Leonida Bissolati (per giunta figlio di un prete).

Per quanto segnale di apertura e di stile l'episodio, non scontatissimo (considerando quello che avrebbe potuto essere un risentimento causato da un eccesso polemico da parte di chi scrive) iscrive la caratura morale ed intellettuale di chi ci ha lasciato.

Ci incontravamo periodicamente in alcune circostanze celebrative (tra cui l'anniversario dei partigiani cristiani Di Dio nel corso delle quali l'assistente spirituale non dispensava mai banalità e cose scontata. Inducendo a riflettere anche i non credenti.

L'ultimo incontro è stato durante una cerimonia di commiato da un comune amico in Duomo.

Ci siamo intrattenuti qualche minuto per aggiornarci sui rispettivi lavori in corso. Che, per Rini, erano decisamente orientati nella direzione di trattenere ed approfondire la memorialistica accumulata nella lunga testimonianza giornalistica.

Sarebbe veramente un peccato che questo sforzo venisse vanificato.

link: "Aaah annamo bene… proprio bene"

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