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Ciao, compagna Ginetta

  20/05/2023

Di Redazione

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Commiato per Giuseppina Guaragni Barbotta (Ginetta).

Cimitero di Cremona. 19 maggio 2023.

Porgo innanzitutto le condoglianze più sentite ai familiari di Giuseppina Guaragni Barbotta, la compagna Ginetta. In particolare ringrazio la nipote Kendra con la quale ho potuto seguire e sapere giorno per giorno di Ginetta in questi ultimi periodi. Non cito altri nomi oltre il suo, sono tanti qui presenti Guaragni e Barbotta e non vorrei omettere qualcuno.

In proposito dico subito che al marito, Alessandro Barbotta, Ginetta era stata sempre legatissima. Anche quando erano ormai trascorsi anni dalla sua morte sempre per lei ne affioravano ricordi. Ne era orgogliosa anche perché Alessandro era stato un attivo antifascista, ferroviere comunista aveva fatto parte della Resistenza nella SAP garibaldina dei ferrovieri ed operato con rischiose azioni e sabotaggi che la nostra ANPI ha anche ricordato nel libro “Fuori dalla zona grigia”.

Ho provato sincero dispiacere quando ho appreso che Ginetta era morta e sono affiorati tanti ricordi sulla “impiegata” della Federazione cremonese del partito comunista e poi del PDS per tanti anni, dal dopoguerra alla età della pensione.

Il termine “impiegata”, che lei stessa voleva si usasse perchè tale ha sempre voluto essere, sottraendosi a cariche politiche che il partito volentieri le avrebbe affidato, è comunque assai riduttivo, va messo tra virgolette.

In realtà lei era conosciuta e popolare nelle sezioni del partito e nel movimento operaio cremonese si può dire alla pari dei dirigenti della Federazione. Questo perché il suo effettivo ruolo ed impegno si possono definire come un perno nella operatività della organizzazione, assai oltre quello che in genere si intende con la parola “impiegata”.

Anzitutto lei operava responsabilmente come “braccio destro” degli amministratori della Federazione che si sono succeduti, a partire da Silvano Marchetti e da Camillo Fervari. Compito tutt'altro che tranquillo e burocratico per un partito con risorse e costi significativi per funzionari, iniziative, propaganda, sede e quant'altro.

Vi si faceva fronte con i proventi derivanti dalle tessere dei circa 10.000 iscritti, dalle sottoscrizioni di tanti compagni, dagli utili delle Feste de l'Unità, dai contributi degli eletti con cariche pubbliche.

Non era certo burocratica contabilità: era consapevole disciplina volontaria e militanza che richiedeva, in particolare a lei che ne tirava le fila, massima affidabilità, precisione, trasparenza, competenza. Ciò che  lei garantì sempre.

Ma l'attività di Ginetta andava ben oltre quanto concerneva le risorse finanziarie e le spese, riguardava diverse responsabilità nella attività complessiva della Federazione.

Per esempio in occasione delle elezioni amministrative e politiche.

La presentazione delle candidature richiedeva precise conoscenze e scrupolosa precisione dei modi e dei tempi. La campagna elettorale poi era fatta di comizi, affissioni e quant'altro da programmare ed effettuare con determinate regole pena gravi inconvenienti e danni al partito.

Al voto seguiva la raccolta e la elaborazione dei dati che man mano i compagni scrutatori facevano pervenire. Non c'erano i computer e l'ufficio della Federazione PCI gareggiava con la Prefettura per tempestività e precisione, e anche in questo Ginetta aveva grande parte.

Un altro esempio era la periodica spedizione ogni tre settimane delle oltre 8.000 copie del periodico del PCI cremonese “Lotta di popolo”: Gina telefonava alle compagne volontarie ed insieme mettevano copia per copia gli indirizzi con la rustica e manuale ADREMA (macchina per gli indirizzi) e impacchettavano per la ottantina di Comuni la spedizione relativa.

Potrei continuare a lungo con questa descrizione delle molte attività che Gina organizzava ed effettuava con grande efficacia.

Ho detto dell'impegno e della competenza ma devo ricordare anche altre sue caratteristiche molto significative.

A partire da una di fondo: Ginetta Guaragni era una compagna, era una militante del partito comunista italiano, in ciò sempre del tutto coerente e partecipe della vita del movimento operaio.

Lo era con grande sobrietà, senza enfasi inutili, volentieri disponibile a discutere ed a ragionare con molto equilibrio, con sentimento, nella condivisione sia dei momenti positivi e delle vittorie sia di quelli aspri e difficili.

Il suo impegno era iniziato subito dopo la Liberazione, quando aveva 15 o 16 anni, nella Associazione Ragazze Italiane (ARI), il corrispettivo femminile della FGCI (nella quale l'ARI poi confluirà). Nella Associazione delle Ragazze Ginetta si ritrova con Isotta e Milva, figlie del segretario della Federazione nel 1945 – 46 Giuseppe Gaeta. E della ARI è coordinatrice Marisa Priori (poi moglie di Franco Dolci) che ha qualche anno in più di Ginetta e che le fa da riferimento. Marisa e Ginetta saranno poi sempre molto legate da amicizia e vita quotidiana anche al di là della politica.

Inizia così nell'ARI anche col partito comunista un riferimento che si svolgerà poi per tanti anni in vicende politiche, lotte sindacali e sociali, vicende istituzionali delle quali Ginetta in vari modi si occupò.

Nella storia della Federazione di quegli anni c'è anche tanta solidarietà. Da quella verso i bambini di altre zone d'Italia ospiti di famiglie di compagni per via di eventi bellici, bombardamenti e miseria al periodo in cui la repressione scelbiana delle lotte sociali nelle campagne ('48 – 49 – primi anni 50) e le disdette videro molti lavoratori incarcerati o disoccupati. La Federazione operava su questi temi in molti modi e lei naturalmente vi era ben presente. Così come lo erano Marisa Dolci al fianco di Bruna Panizzieri, Anna Rossi, Stella Vecchio, Sonia Pagliarini e tante altre, a supportare le lotte delle donne delle campagne, delle filande e di altre industrie, nella l'Unione Donne Italiane con le compagne socialiste.

Un altro suo pregio era il comportamento riservato e di rispetto verso tutti, compagni o no. Dico solo che in tanti anni di vita nella nostra Federazione io non l'ho mai sentita perdersi in pettegolezzi o cose simili.

Ciò che in questo momento così triste sto rievocando tengo a sottolineare che non sono frasi di circostanza bensì cose vere e vissute, alcune anche da me come da tanti altri.

Quando in questi ultimi anni andavo a trovarla in casa di riposo ci capitava naturalmente di discorrere delle cose cui ho appena fatto cenno e spesso in proposito lei esprimeva sentimenti di gratitudine verso il partito.

Sul piano politico Ginetta era sempre molto interessata, preparata, informata, vivace. Ma naturalmente non c'era nella sua vita solo il partito, c'erano i nipoti, c'erano molte amicizie e tanto altro, compresa la pedalata con la bicicletta che non si è fatta mancare fin che ha potuto.

Tornando alla politica concludo ricordando la sua fiducia ed il suo apprezzamento riguardo a nostri dirigenti come Togliatti, Terracini, Secchia, Longo, Pajetta e altri fino naturalmente a Enrico Berlinguer. Anche per lei c'erano compiti straordinari ed assai impegnativi quando capitava che un dirigente nazionale come quelli che ho citato veniva a Cremona, vi faceva fronte egregiamente. E rintuzzava subito quando sentiva qualche discorso ingiusto e che non condivideva al riguardo.

Così apprezzava dirigenti della nostra Federazione a partire dai segretari coi quali ha lavorato e che non sono più: dopo Giuseppe Gaeta Alessandro Vaia, Arnaldo Bera, Guido Percudani, Mario Bardelli, Giuseppe Garoli, Franco Dolci...

La sua è stata una vita spesa bene, con discrezione e con generosità, credo di poter dire una vita in sintonia ed all'altezza, anche nella nostra provincia, della grande causa e del grande partito cui si è dedicata.

Così era e così ricorderemo la nostra Ginetta: una persona cara, una compagna di grande valore che non dimenticheremo.

Giuseppe Azzoni.

Cadremmo in una imprecisione, se ci avvalessimo del prammatico incipit del abbiamo ricevuto e pubblichiamo. Perché, in realtà abbiamo noi sollecitato Giuseppe Azzoni a farci pervenire il testo del commiato da Ginetta pronunciato stamani al Civico Cimitero.

La triste notizia, data dagli affezionati nipoti, che l'hanno amorevolmente assistita negli ultimi anni, ci era addirittura sfuggita per una banalità. Da sessant'anni La conoscevamo come “Ginetta”. Ginetta e basta.

Abbiamo trattenuto, stamani, la commozione pensando alla fierezza del voto che traspare dalla fotografia del necrologio. Ma non rinunciamo, pur nel rispetto delle prerogative, ad affiancarci al senso del profilo tracciato da Azzoni. Un profilo precipuamente umano, ma parecchio intriso di un'utile venatura didascalica, anzi didattica che sarà molto utile a comprendere il tratto dell'idealismo e del servizio civile reso dalla compagna Ginetta, nella sua lunga e significativa stagione di dedizione alla causa che aveva deciso di servire.

Su tutto ciò, meglio di chi scrive, rivisita profili di idealità, di ruoli nella comunità militante, di comportamenti ineccepibili e rigorosi si diffonde lo scritto di chi ha titolo per consegnare il tratto di questo percorso esistenziale.

Diciamo che, proprio perché per un lungo periodo ci fu un'indistinta catalogazione di valore oltre che ideale e dottrinario, anche stilistico (ci riferiamo al tratto “socialcomunista”) non fatichiamo a riconoscere nella fattispecie umana e comportamentale, fedelmente cucita addosso a Ginetta, una diffusa comunanza di tratto agli apparati di tutta la vasta galassia dell'associazionismo politico e sindacale della, lato sensu, sinistra.

Poi, nel tempo, le cose sono cambiate. Ma, riteniamo, non fa male pensare a come fu quel mondo.

Di personale aggiungo una nota, che prescinde da qualsiasi vicenda politica.

All'inizio degli anni 90 incrociavo frequentemente sull' “argine” (dalle Colonie al Sales) Ginetta insieme al marito, che prolungavano con un lungo percorso in bicicletta gli ozii da Canottieri.

Era un'occasione di saluto e di ricordi.

Ciao, Ginetta.

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