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Ciao, Carlo

Piangiamo un grande protagonista della vita istituzionale ed un grande socialista

  05/03/2021

Di E.V.

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Anche se, nell'accezione riservata ai più intimi, si costumava, per stima e benevolenza, appellarlo “Tognolino”. Una licenza che, probabilmente riferita alla sua non longilineità, tradiva un senso di simpatia ed affetto, consolidati nella frequentazione umana e nel lavoro politico comune. 

Che fosse destinato ad una carriera da piani alti della vita pubblica si poteva immaginare, già all'inizio degli anni sessanta, quando la leva dei giovani approdata alla stagione “autonomista” aveva identificato nel socialismo milanese l'epicentro dell'idealismo e l'aggregato militante ed organizzativo di riferimento. 

Avendo qualche anno in più della (nostra) media (che quando sei under venti fanno la differenza) Tognoli era percepito a Milano ed in Lombardia come il giovane socialista “maggiore”, il riferimento di un ciclo di ringiovanimento e di rilancio di un socialismo che le vicende della fine degli anni quaranta e di tutti gli anni cinquanta avevano frustrato. 

Non tutte le federazioni provinciali erano omologate a questa primavera, fatta di aperture a nuovi equilibri politici di segno riformista; ma, indubbiamente, pur nei fermenti dialettici, il socialismo milanese, che aveva visto in Guido Mazzali uno dei testimoni più prestigiosi del cambio di passo, rappresentava senza ombra di dubbio il crocevia della rimodulazione del progetto di affrancamento dei socialisti riformisti. 

La sede, nuova di zecca, di Viale Lunigiana era l'approdo logistico degli incontri di livello regionale e, frequentemente, nazionali. Una seconda location era la sede della redazione milanese dell'Avanti! di Piazza Cavour; presso cui non pochi giovani socialisti appresero le nozioni per spiccare il salto a ruoli dirigenziali e l'arte della comunicazione giornalistica. 

Ecco la conoscenza di “Tognolino” avvenne lì. Bisognerebbe aggiungere, e non per postuma piaggeria, che Carlo si distingueva, rispetto ai compagni “meneghini”, per una totale idiosincrasia al profilo mediamente un po' borioso della nomenklatura (in erba) milanese. 

Fu questa percezione che rinsaldò un naturale feeling, suscettibile di sfociare in una relazionalità, mai diventata impenetrabile, neanche quando avrebbe scalato i gradini più alti di un excursus politico di grande prestigio. Allora non c'erano telefonini e social. I momenti di contatto, ristretti dai ritmi forsennati degli impegni, erano per lo più affidati alla cerchia ristretta degli “assistenti”, con cui non era difficile ottenere un fecondo contatto, o all'incontro diretto in occasione dei convegni e delle riunioni regionali. 

In quei momenti chiedevi ed ottenevi quei chiarimenti ed indirizzi, utili a conformare a visuali più ampie e testate le percezioni ed i propositi per i contesti amministrativi locali. 

Questo tratto di disponibilità e di signorilità si sarebbe, in qualche misura inaspettatamente, consolidato alla fine del ciclo del PSI. Quando in omaggio ai ben collaudati impulsi a praticare il “liberi tutti” (per second lifes politiche) e/o il “tutti a casa”, si assistette all'evaporazione della dirigenza socialista. 

Nell'ultimo quarto di secolo, al contrario di molti ex alti esponenti del ciclo craxiano, non si sarebbe iscritto alla riserva dei veterans. Ma avrebbe continuato, anzi accentuato, la sua testimonianza, finalizzata in particolare all'approfondimento ed alla divulgazione della storia del socialismo. 

Con una disponibilità assolutamente encomiabile, considerati il prestigio del suo contributo e l'intensità della sua partecipazione ad eventi celebrativi allestiti anche localmente. 

Come socialisti cremonesi ci siamo avvalsi del suo indirizzo e della sua fattiva adesione per progetti di notevole rilievo. Come la rievocazione della figura di Pietro Nenni, in occasione del 30° anniversario della scomparsa, del 150° della nascita di Leonida Bissolati e, successivamente, dell'approfondimento della liaison tra i due giganti del socialismo riformista (Turati e Bissolati). L'ex Sindaco di Milano e Ministro della Repubblica non sarebbe mancato neanche alla cerimonia di inaugurazione e donazione del busto di Bissolati (nella foto sotto), realizzato da Mario Coppetti.

Di tutto ciò alleghiamo tracce di una testimonianza che fu intensa e che appassionò Carlo Tognoli e noi. 

Avremmo voluto replicare tale dedizione per due significative ricorrenze temporalmente concentrate a cavallo del 2019 e del 2020 (il 130° della fondazione de L'Eco del Popolo ed il centenario della scomparsa del suo fondatore Leonida Bissolati). 

Ci eravamo sentiti e scritti. Sgrossando le linee di una rivisitazione impegnativa. Fummo costretti a calendariare le iniziative a tempi congrui, al riparo della pandemia. Che, invece, lo ha ghermito. 

Piangiamo un grande protagonista della vita istituzionale ed un grande socialista. 

Un'ultima annotazione dello spessore umano e del suo attaccamento alla città che aveva bene amministrato: la radice del suo indirizzo di posta elettronica era “amaremilano” 

Ciao, Carlo.

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