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Ciao, Bruno

  05/07/2023

Di E.V.

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…anzi, per rimarcare il senso di affetto non affievolito nella lunga scansione temporale in cui la frequentazione si è diradata, ricorreremo a quel ”Ciao, Cotty”, l'appellativo coniato dalle giovanissime operatrici dell'apparato della Federazione Socialista che coordinò con un piglio umano traslato da quei tempi nuovi. In cui tutto, delle incrostazioni del vecchio aggregato di organizzazione e di relazionalità umana, veniva messo in discussione dalla consapevolezza che anche da quel punto di vista il cosiddetto “nuovo corso” improntato dai cambiamenti di fine anni Settanta reclamava, come abbiamo premesso, ringiovanimento ed innovazione nei ranghi e nei metodi di lavoro.

Già, come si vedrà nel prosieguo, partendo da queste consapevolezze, la Federazione Socialista territoriale, rinnovata nel suo vertice, non si era sottratta alle conseguenze del quasi proverbiale “hic Rodhus hic salta!”. Conseguenza del quale fu il gesto concreto di un ricambio generazionale e soprattutto di cultura del modo di praticare ed organizzare le modalità di militanza politica e di coordinamento organizzativo.

Prima di tutto ciò, per decenni, i “quadri” venivano attinti (con buoni risultati di rappresentanza di un congruo profilo ideale e di operatività) “dalla fabbrica e dalla cascina”. Questo modulo non sarebbe bastato per gli ambiziosi obiettivi del “nuovo corso”.

Occorrevano nuovi profili indotti da un'acculturazione più elevata e dalla consonanza con il risultato della percezione del cambiamento in atto.

Bruno Cottarelli proveniva da un'ottima famiglia, da un buon percorso universitario, da ottime referenze attinte in loco (se non ricordiamo male, dalla fonte autorevole di Clemente Bresciani, provvidenzialmente ritornato nella casa socialista a seguito della riunificazione socialista del 1966). Avrebbe potuto mettere a profitto la laurea in Scienze Agrarie acquisita a Piacenza. Ma preferì mettersi alla prova, sempre nel ramo agricolo, ma nel corpo intermedio sociale dell'Alleanza Contadina. L'organizzazione di sinistra della categoria diretto-coltivatrice, che competeva, tenetevi forti!, con la “bonomiana”, una vera e propria ammiraglia, in termini di massa di organizzati e di potere politico e socioeconomico. Mentre l'Alleanza poteva contare, nella seconda metà degli anni 70, su qualche decina di associati ed era presieduta da Kiro Fogliazza. Chi scrive sa di cosa parla, perché in quel ruolo (un mix di portatori di punizioni o di grandi aspirazioni di carriera) si era cimentato anni prima. Vero è che Cottarelli, a dimostrazione della “stoffa” posseduta, avrebbe ben figurato; contribuendo al rilancio dell'associazione sindacale, si in termini di sviluppi organizzativi sia in termini di aumento, a prescindere dalla consistenza del numero degli organizzati, del rating del profilo politico-sindacale.

A conclusione di tale valutazione, sarebbe stato chiamato, col cambio di segreteria della federazione socialista, ad incarichi politico-organizzativi di vertice, provinciale e zonale. Di tale salto di strategia, nell'asset dell'impianto del PSI cremonese, si può trarre debita ed adeguata contezza dalla lettura dei due contributi di Cottarelli su L'Eco del Popolo del 1981 e del 1984 (che pubblichiamo).

Contestualmente a tale scesa in campo nella dirigenza politica, a metà anni 80 avrebbe avviato una forte testimonianza a livello di partecipazione alla vita istituzionale del suo Comune di appartenenza. Diciamo, da punto di vista della collocazione nel campo ideologico, che Vescovato era collocato in una posizione di precaria egemonia degli schieramenti che si fronteggiavano a quel tempo. Indubitabilmente, molto significativo era stato il ciclo centrista griffato dalla forte personalità di Silvestro Ferrari. Cui sarebbe succeduto il successivo, contraddistinto dalla leadership del comunista Arienti, esponente di temperamento, ma percepito dall'opinione pubblica come uomo del fare per la comunità vescovatina. Cottarelli, insieme ad altri giovani esponenti socialisti, si sarebbe fatto le ossa nella vita amministrativa nelle giunte Arienti. Con ruoli di responsabilità invertiti (vale a dire con l'assunzione dell'incarico di Sindaco dalla parte socialista), l'alleanza di sinistra sarebbe continuata dal 1985 al 1995. La metà degli anni 90 del secolo scorso rappresentò nelle relazioni politico-istituzionali anche periferiche una sorta di deadline; che avrebbe messo in discussione, insieme ad un ostracismo anche di tipo antropico, rapporti di convergenza istituzionale, collaudati da una comune condivisione dell'etica di servizio civile alle comunità locali.

Nelle apprezzate cronache della corrispondente del quotidiano locale, si fa cenno, in rapporto alla continuazione di Bruno Cottarelli nella vita amministrativa di Vescovato, ad un sostegno a “liste civiche con orientamento di centro-destra”. In realtà Cottarelli non appartenne, in quella temperie, al folto gruppo di socialisti propensi a trovare nuovi ruoli nei mutati contesti che avevano fatto strame, al di là dei loro incontestabili errori, del bene primario della partecipazione alla vita istituzionale locale come primario servizio civile alla comunità. Va anche ricordato il suo apprezzato trascorso di dirigente del settore Agricoltura-Caccia e Pesca della Provincia, cui a metà anni 80 aveva acceduto a seguito di pubblico concorso pubblico.

In questo senso ha detto bene nella sua omelia il parroco Giovanni Fiocchi: “Bruno è stato un uomo di grande impegno sociale, amministrativo e politico”.

Aggiungendo che si tratta di un impegno del livello più alto che la persona umana prende nei confronti della comunità. Meglio di così nessun'altra omelia e nessun altro commiato laico avrebbe potuto dire.

In quanto capace di cogliere l'essenza delle motivazioni, degli slanci, degli afflati spirituali, etici e morali che lo videro operare per tanti decenni. E non solo in campo politico, amministrativo, sindacale, ma, come è stato ricordato, anche in quel del volontariato. Se è vero che diede molto anche nell'organizzazione, ad ottimi livelli, della vita sportiva.

Il commiato, questo tipo di commiato, è sempre intriso, insieme alle consapevolezze edificanti, anche di intima sofferenza. Per la dipartita di un nostro compagno ed amico, che lascia un vuoto nella sua famiglia, nella sua comunità, nella più vasta rea di rapporti amicali. Solo due anni fa avevamo accompagnato nello stesso tempio e con la medesima intima sofferenza un altr0 esponente della vita amministrativa Davide Viola, pure residente a Vescovato. Ieri, come allora, un'ampia assemblea di cittadini ha voluto rendere omaggio ad una figura che resterà indelebile della edificante storia di appartenenza e servizio alla comunità.

Un abbraccio alla moglie Orietta e alla figlia Paola.

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