Per quanto, dovremmo estendere il titolo, la coalizione leghista faccia di tutto per sviare l'attenzione e occupare il quotidiano palinsesto informativo con gli “splendori” (sic!) di un quinquennio che sta volgendo al termine, senza che quasi nessuno dei progetti innovativi impostati dall'alleanza civica di cinque anni fa abbia varcato il traguardo.
La miglior tattica per scavallare situazioni di evidente imbarazzo (da mosche in mano) è di traccheggiare, promettere e dare, quotidianamente, annunci realizzativi, o di manifesta tenuità od iscritti nelle intenzioni.
Così va il mondo! Al punto che al culmine dell'imbarazzo il candidato in pectore (ma non ancora espettorato) dovendo dar conto degli affanni derivanti dall'impari confronto sul programma e sulla propensione colloquiare con il corpo elettorale, chiamato alle urne, se n'è uscito con uno sproloquio che, sull'argomento, rinviava ai gazebo referendari. Che dovrebbero essere esclusivamente dedicati alla raccolta di firme per la campagna referendaria e la consultazione del corpo elettorale e non, come manifesta il primo cittadino salviniano, come furbesca ed irresponsabile commistione con le normali dinamiche politiche.
Ma, come si suol dire, ritorniamo a bomba dell'approfondimento richiamando il precedente di due giorni fa e mettendo sul tavolo l'aggiornamento.
Ad inizio settimana Insieme si cambia Pizzighettone inoltrava al Sindaco una proposta di lavoro (immediato) per porre al centro di uno sforzo fecondo e super partes l'urgenza di un incontro di carattere istituzionale (reperibile al link - ndr). Che, per un dovere di par condicio, riportiamo integralmente perché se ne tragga motivo di consapevolezze nei confronti della risposta (che pure alleghiamo integralmente in calce a questo articolo - ndr) da parte del destinatario.
CIAK...SI BARA
Basterebbe il minimo sforzo di allineare i due documenti per capirne la valenza e gli obiettivi e, soprattutto, per valutarne il destino divergente.
La proposta (quasi super partes, ripetiamo) della lista antagonista al ricandidato Sindaco uscente di mettere fuori agenda elettorale la questione Mazza per preservarla dalle strumentalizzazioni propagandistiche e collocarla tra i temi da risolvere subito e con spirito trasversale non è stata colta da quello che dovrebbe essere l'interlocutore elettivo. Ma, da quanto si evince dal riscontro (oggetto peraltro della solita versione “non indipendente” del quotidiano), forma oggetto, al di là dei salamelecchi stilistici, di un gesto ritorsivo.
Per dirla con il sindaco Peppone, la lista civica dice raviolo e l'antagonista leghista capisce tortellino.
Per di più l'interlocutore istituzionale non solo mostra di non essere minimamente sintonizzato sulla frequenza dello spirito della proposta (che quanto meno darebbe valore ad un caso di bella politica), ma, soprattutto, fornisce una risposta ai limiti dell'insolenza.
Insomma, il tentativo super partes di interpretare in piena trasparenza le ragioni e le dimensioni del fallimento gestionale della Fondazione Mazza, per quasi due secoli un fiore all'occhiello del patrimonio civile del borgo rivierasco dell'Adda, fallisce per responsabilità di uno dei potenziali partner.
Il partner maggiormente indiziato di essere il principale responsabile (morale e politico, essendo appartenuto al partito che da un quarto di secolo, salvo brevi parentesi, ha gestito il Comune e, per ricaduta, la Fondazione) di un disastro gestionale e patrimoniale. Accumulatosi lentamente, senza che (forse) ne se avesse contezza, senza un dovere di trasparenza verso la cittadinanza e verso l'Istituzione Comunale partecipante, senza che, in sede di autotutele si azionassero i retrorazzi della precauzionalità e della virata.
Ci sarebbero state ancora un anno fa tempo e opportunità per rimediare, attraverso l'apertura di una vasta operazione di autocoscienza capace di coinvolgere la cittadinanza e l'intero Consiglio Comunale, di mettere sotto un obiettivo riflettore le cose per come erano e un tentativo trasversale per raddrizzare la barra e per ipotizzare un progetto, capace di invertire la rotta. Nell'interesse del valore storico-morale dell'Istituzione, dell'utenza fragile di una popolazione un po' in su con l'età, degli operatori tanto prodighi nella dedizione verso gli assistiti e, diciamolo con un po' di sciovinismo, del rating di un Comune, la cui Fondazione RSA arrischia di finire nelle fauci dell'assistenza privata ovvero di essere inglobata da una “consorella” di un Comune, storicamente ritenuto di rango minore ed in qualche misura sussidiario.
Non sappiamo a cosa si riferisca il Sindaco quando, parlando delle propensioni liquidatorie a favore dell'opzione privata, le attribuisce alla lista “Insieme si cambia Pizzighettone”. Su questo punto si dovrà fare una ragione. Questa aggregazione non nasce per partenogenesi né tanto meno per continuità rispetto ai percorsi dei tre partners confluenti in un gesto di scommessa rispetto al continuismo della cattiva politica, protesa a privilegiare le visioni di parte piuttosto, come si dovrebbe sempre, il superiore interesse comunitario.
La lista civica nasce ex novo dal punto di vista dei “debiti” verso il passato. In un certo senso il suo profilo si richiama molto all'impronta dell'esperienza di Fulvio Pesenti.
Con la risposta villana, non nella forma (per quanto arrogante) ma nella sostanza, il Sindaco decreta “liberi tutti”. Purtroppo, se ne dovrà occupare il bimestre del confronto elettorale (nella speranza che, con un po' di grano salis, il CdA della Fondazione non affondi l'acceleratore del disastro senza ritorno). Nell'attesa che, doppiato il capo di Bonasperanza del responso dei cittadini, si ritrovino le condizioni per scongiurare l'irrimediabile e rimettere sui cardini un progetto di gestione sostenibile.
(e.v.)