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Calma, gesso e, soprattutto, consapevolezze civili

"Appello Milano per l'Italia" - Sarebbe l’occasione di sviluppare anticorpi; in senso non solo biologico, ma soprattutto in senso antropologico-culturale

  10/03/2020

Di Redazione

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“La verità può far paura e non sempre, sostiene qualcuno, è opportuno che si sappia fino in fondo… la verità è l'unica forza assoluta, resiste a ogni manipolazione e non teme smentite”, scriveva, presumibilmente consapevole della delicatezza del tema, il Direttore del quotidiano cremonese La Provincia.

Gramellini, oggi sul Corsera, osserva: “il flagello ridisegna la gerarchia delle emozioni”.

Già, perché è ormai di tutta evidenza che la percezione del castigo biblico in atto, sta scivolando dall'ipotizzato abbrivio di temute pericolose psicosi (per il vero largamente compensato dalle non temute ma verificate sottovalutazioni di massa) su un terreno del tutto imprevisto e dagli impatti dagli esiti non scontati.

Il cordone “sanitario” narrativo, più che dai media, peraltro alle prese con una letteratura tutt'altro che consolidata in materia e (nell'era dell'egemonia della comunicazione) con criticità deontologiche solo di un pelo inferiori a quelle degli operatori medici, deve essere stato immaginato dagli impulsi alla prudenza di chi si trova nell'epicentro della sala regia ad affrontare questioni inimmaginabili.

Per una classe dirigente che, speculare ad un popolo vezzeggiato sul terreno dell'inconsapevolezza, si è rivelata (per quanto sia doveroso ammettere che la “botta” è cospicua) non “attrezzata”. A fornire risposte congrue immediatamente operative. Ad articolare, soprattutto, un più impegnativo ragionamento suscettibile di rimettere in discussione il deposito consolidato di abitudini esistenziali incardinate nell'ultimo mezzo secolo.

Allo stato attuale siamo dibattuti tra l'incudine, rappresentata dall'esigenza rudimentale di azzerare l'impulso al panico e di fare appello alla razionalità ed alla responsabilità, ed il martello, cui rimanderebbe lo step successivo, per rinserrare le fila in vista non già di un elementare ridimensionamento delle aspettative di convivialità e di socialità quanto, soprattutto, di un'armonizzazione dello sforzo di percezione della realtà e della convergenza verso comportamenti collettivi inaggirabili.

Ciò che ha fatto giudicare impacciato ed esitante lo speech dei vertici istituzionali in realtà pare invece fosse dettato dalla circospezione per una studiata gradualità nella somministrazione di una medicina troppo amara. Troppo amara per la tollerabilità civile del popolo italiano. Notoriamente, e la situazione in corso lo dimostra ampiamente, meno dotato di altri popoli di linee-guida, ispirate dal senso di appartenenza comunitaria e di dovere etico.

Constatazione che porta inevitabilmente a considerare inapplicabile la transizione in Italia della ricetta “cinese”. Che, al di là di quella che potrebbe essere la risposta “tecnica”, si avvale di quell'arma segreta costituita dal combinato tra un ordinamento non esattamente liberal e la formidabile dorsale costituita dall'aggregato filosofico-religioso, morale e politico, che resiste da quasi duemila e cinquecento anni. Nella coscienza individuale e, soprattutto, nella coscienza collettiva di un popolo sterminato, nei cui confronti opera da corrimano. Nella buona e nella cattiva sorte.

Un corrimano, fermo restando il rifiuto di qualsiasi aspirazione all'omologazione ad un modello collettivo così tanto distante dalla nostra cultura, di cui si sente la mancanza in frangenti drammatici come quello presente.

Siamo fieri ed orgogliosi della nostra cultura liberaldemocratica. Ma, volendo essere franchi, avvertiamo un basso tasso di responsabilità individuale nei confronti della collettività.

Che, storicamente, rende la nostra collettività incongrua all'evidenza della portata in quanto ostaggio, oltre che di consolidati ed inestirpabili eccessi edonistici (tra l'altro incompatibili con le reali possibilità di mantenerli) anche o soprattutto di una pigrizia cognitiva.

Quella di non saper percepire la reale portata dell'accidente e, soprattutto, dell'inderogabilità, nell'immediato presente, di prendervi le conseguenti misure comportamentali del caso e, nella prospettiva (da attivazione pure immediata), di ridisegnare le modalità esistenziali.

Sarebbe l'occasione di sviluppare anticorpi; in senso non solo biologico, ma soprattutto in senso antropologico-culturale.

Fin qui con un approccio operativo e culturale, articolato in provvedimenti balbettanti, lineari e tutt'altro che perentori (le cui conseguenze, diononvoglia!, potrebbero essere ancora più gravi di quanto già non sia la portata del problema), si è trasmessa (ovviamente alle menti che vogliono capire e valutare) tutta l'impotenza della modernità di fronte ad una catastrofe planetaria, che in passato si sarebbe definito castigo biblico.

Con il che non si potranno certo catalogare queste riflessioni nella fattispecie dei commentatori embedded, a servizio dell'informazione omeopatica e a piccole dosi.

Non è assolutamente così, anche a costo, nonostante il nostro pressante invito ad appoggiare “la cabina di comando” (che auspichiamo la più inclusiva e partecipata possibile!), di essere passibili di “procurato allarme”. Essendo il nostro un procurato allarme volutamente etico-culturale.

Un impulso, il nostro, che trova molte assonanze con l'appello (che pubblichiamo integralmente) del Centro Internazionale di Brera, Linkiesta e il Teatro Franco Parenti.

Con cui viene promossa una mobilitazione pubblica in vista di un organico piano nazionale straordinario in difesa delle persone, delle famiglie e delle imprese colpite dall'emergenza sanitaria

Preambolo

In queste ore la priorità è sanitaria. Gli ospedali, i reparti di terapia intensiva e le sale operatorie della Lombardia e di altre regioni italiane sono vicini al collasso per un sovraffollamento da coronavirus che mette in pericolo la vita non solo dei malati di Covid-19, ma anche della popolazione che in condizioni normali si rivolge al servizio sanitario nazionale.

L'impegno dei medici e degli operatori sanitari è commovente, ma saranno necessarie altre misure ancora più drastiche per contenere l'epidemia, a cominciare dalla riduzione pressoché totale dei contatti sociali fino a una mobilitazione nazionale per aiutare chi è in difficoltà.

C'è anche una priorità economica, seconda soltanto a quella sanitaria, perché il virus ha intaccato il benessere delle famiglie, degli individui e delle imprese. È un problema che riguarda tutti gli italiani, non solo i cittadini delle zone rosse. A questa necessità nazionale di affrontare le conseguenze nefaste del coronavirus sui bilanci familiari e aziendali è dedicato il nostro Appello per Milano e per l'Italia.



APPELLO PER MILANO E PER L'ITALIA

Serve un Piano straordinario per l'Italia coraggioso e aggressivo, una chiamata all'azione nazionale che aiuti le aziende e soprattutto le famiglie e le persone, con una sospensione del pagamento delle tasse, degli acconti Iva e delle rate dei mutui, da subito, prima ancora dei grandi investimenti per far ripartire l'economia e nella speranza che si possa tornare alla normalità il più presto possibile.

È urgente l'estensione della Cassa Integrazione alle imprese di tutti i settori e di qualsiasi dimensione. Serve uno sforzo massimo per evitare i licenziamenti.

È fondamentale introdurre l'indennità per i lavoratori autonomi non solo nella zona rossa.

È importante prevedere la sospensione dei termini di versamento dei tributi e degli adempimenti per il 2020.

Sono misure provvisorie assolutamente necessarie.

Si dovrà ancora ricorrere al debito e bisognerà evitare di scialacquare denaro.

L'Europa non potrà fare altro che dirci di sì, non solo perché è probabile che lo stesso strumento del debito servirà anche ad altri paesi, ma anche perché se dovesse opporsi a un'operazione una tantum per evitare la catastrofe economica di uno o più paesi membri allora ci sarebbe da chiedersi a cosa serve l'Europa.

Cosa fare

Rispettare con responsabilità le indicazioni sanitarie e sostenere in tutti i modi i medici, gli operatori ospedalieri e le forze di sicurezza che in questi giorni stanno lavorando in modo egregio rischiando anche personalmente.

Occuparsi subito delle difficoltà dei lavoratori, dei precari, dei genitori, delle partite Iva e delle imprese anche attraverso la creazione di reti informali di ascolto e di sostegno.

Indicare gli strumenti e le misure pubbliche e private di aiuto immediato.

Promuovere un contagio buono, un contagio di idee di tutela, di salvaguardia e di rilancio poderoso delle economie fondamentali del nostro Paese.

Inventare fin da subito forme di trasmissione delle idee e di fruizione della cultura che rispettino tutte le misure di contenimento e precauzione, che permettano il piacere di rompere l'isolamento delle persone.

Iniziare fin da ora a progettare, e a promuovere appena possibile, incontri, dibattiti e momenti di cultura con l'obiettivo di rilanciare l'attrattività di Milano e dell'Italia prima che sia troppo tardi.

Per aderire, ecco il link al sito:


www.appellomilanoitalia.it
 

Primi firmatari:


Andrée Ruth Shammah, Christian Rocca, Marco Sala, Teresa Bellanova, Beatrice Trussardi, Giuliano Pisapia, Sandro Veronesi, Stefano Boeri, Roberto Maroni, Lia Quartapelle, Stefano Parisi, Italo Rota, Tommaso Nannicini, Corrado Passera, Emanuele Fiano, Roberto Spada, Giovanna Melandri, Barnaba Fornasetti, Mario Barone, Luigi Ambrosio, Marco Barbieri, Giorgio Vittadini, Sergio Scalpelli, Stella Pende, Daniel Zanda, Marco Simoni, Francesca d'Aloja, Andrea Pezzi, Ada Lucia De Cesaris, Carlo Marchetti, Renato Mannheimer, Silvia Grilli, Claudio Martelli, Paolo Colonnello, Francesca Merloni, Simone Bemporad, Carlo Robiglio, Massimo Ferlini, Pierluigi Castagnetti, Paola Calvetti, Federico Sarica, Andrea Zoppolato, Antonio Intiglietta, Davide Rampello, Andrea Tavecchio, Nicola Rossi, Michele Dalai, Margherita Palli, Vannozza Guicciardini...

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