L'esatto centesimo anniversario sarebbe caduto qualche giorno prima, il 6 maggio.
La ricorrenza celebrativa è stata, per intuibili ragioni legate all'eccezionalità del momento, posposta di qualche giorno.
A domenica 17; nella cui mattinata un gruppo ristretto di cittadini, in rappresentanza della testata giornalistica L'Eco del Popolo, dell'Associazione Zanoni e della presidenza della Società Filodrammatica, si è ritrovato, per appuntare la ricorrenza e per celebrarla nei limiti del possibile, nel viale al cui margine insiste il cippo funebre eretto a fine Ottocento per volontà dell'erede della famiglia Bissolati.
Sia pure di passaggio, è questa occasione propizia per una segnalazione della volontà di Leonida Bissolati di eleggere questa piccola porzione del Civico Cimitero come simbolo della determinazione di rappresentare la propria cremonesità oltre la morte.
Per quanto fisicamente indecifrabile, a causa della trasandatezza del manufatto (l'ultimo intervento manutentivo risale all'epoca della Giunta Perri), l'epigrafe frontale e laterale manifestano inequivocabilmente la determinazione di Leonida di raccogliervi fisicamente i resti mortali della prima moglie e della madre, idealmente congiunti ai propri e a quelli del padre Stefano (che riposano nell'0ssario della cinta di levante.
“Il nome di Stefano Bissolati/ è consegnato nella storia/ del libero pensiero/ e delle lettere patrie/ ma sia inciso qui/ perché questa pietra simboleggi/ una sacra unità/ di affetti e di dolori.”
“Qui compose/ Leonida Bissolati/ le ceneri della sposa GINEVRA COGGI BISSOLATI/ morta il 23 Febbraio 1894/ e di sua madre/ PAOLINA CACCIALUPI BISSOLATI/ morta il 5 aprile 1894”
È cosa nota che la sua tomba è a Roma nella cappella Cassola del settore israelita del Pincetto al Verano. Anche se l'arguta Antonietta Filippini (figlia della Marcella di Corso Vittorio Emanuele), in memorie di Bissolati (liberamente consultabile in questo network) eccepisce che “La tomba di Bissolati non è in Roma ma a Cremona dove sulla lastra tombale di Ginevra Goggi volle scrivere la sua ultima volontà: Ist mir das Grab." (È questa la mia fossa – ndr).
Si è trattato di un breve incontro di raccoglimento e di omaggio alla memoria, un'imprescindibile, doverosa iniziativa diretta ad appuntare simbolicamente nella memoria collettiva una ricorrenza, che troverà, si auspica, ulteriori momenti di approfondimento e di divulgazione della testimonianza del grande cremonese.
Alla cerimonia, che fisicamente ha coinvolto un gruppo ristretto di persone rappresentative, congrue per numero e per distanza fisica alle direttive, non è mancato tuttavia il pathos della consapevolezza dell'importanza della celebrazione e della grandezza del celebrato.
Tra i partecipanti fisici ricordiamo, oltre che i due oratori ufficiali, una delegazione dell'Associazione Zanoni. Impossibilitati alla presenza fisica avevano comunicato la loro adesione l'on. Luciano Pizzetti, il Sen. Angelo Rescaglio, il presidente Mantovani, Giuseppe Azzoni, Clara Rossini, Sandro Gaboardi e la Comunità Socialista Territoriale.
Il dott. Davide Viola, presidente dell'Associazione Zanoni e già Presidente dell'Amministrazione Provinciale, ha sottolineato che “la celebrazione del 100° Anniversario della morte di Leonida Bissolati, amministratore locale parlamentare ministro giornalista e fondatore dell'Eco del Popolo e dell'Avanti idealmente si ricongiunge ad altri momenti che l'Associazione Zanoni, che ho l'onore di rappresentare, ha organizzato nel recente passato. Tra cui il ricordo del Prof. Coppetti, del Sindaci Gino Rossini e avv. Calatroni. Il cui profilo ci riportano a quelli che sono gli ideali fondanti del riformismo e del socialismo cremonese. E ci ricordano quali sono le nostre origini a difesa delle classi meno abbienti. Di Leonida Bissolati, del suo percorso amministrativo e politico sottolineo come testimonianza di coerenza ideale la sua partecipazione alla Prima Guerra Mondiale dopo aver sostenuto la partecipazione dell'Italia insieme a quelle masse che aveva sempre difeso. Nel corso dell'anno avremo modo di organizzare adeguati momenti di approfondimento storico e di divulgazione”
A seguire il saluto dell'Assessore Rodolfo Bona, che, in rappresentanza della Civica Amministrazione, ha deposto un omaggio floreale e ha ricordato, sul piano storico, il profondo legame tra Cremona e questo degno figlio che l'ha rappresentata nei più elevati vertici istituzionali e nella vita politica.
Il prof. Bona ha assicurato che il Comune di Cremona sarà parte attiva del programma celebrativo.
Al termine dell'omaggio a Bissolati, i partecipanti hanno colto l'occasione, mancata durante la ricorrenza della Liberazione, per una visita alle tombe, collocate nelle immediate adiacenze dei protagonisti dell'antifascismo cremonese. A cominciare dal prof. Mario Coppetti, di cui il 26 aprile u.s. ricorreva il secondo anniversario. Per giungere al Sindaco della Liberazione avv. Bruno Calatroni, al suo successore Gino Rossini, ad Attilio Boldori di cui ricorrerà il centenario nel dicembre del prossimo anno, e di Emilio Zanoni, alla cui memoria è stato tributato l'omaggio della pubblicazione postuma del saggio del 1955 “Il movimento cremonese nel secondo Risorgimento”.
Il nome di Stefano Bissolati/ è consegnato nella storia/ del libero pensiero/ e delle lettere patrie/ ma sia inciso qui/ perché questa pietra simboleggi/ una sacra unità/ di affetti e di dolori.
Qui compose/ Leonida Bissolati/le ceneri della sposa GINEVRA COGGI BISSOLATI/morta il 23 Febbraio 1894/ e di sua madre/PAOLINA CACCIALUPI BISSOLATI/morta il 5 aprile 1894
Doveva trovarsi a suo agio “quel fiol d'un can de Bissol”, come l'ostessa-popolana soleva, senza troppa etichetta dobbiamo convenire, appellare l'avvocato-deputato-giornalista-ministro, presso quella famiglia, che non cessò di amarlo fino ed oltre la morte.
L'Antonietta Filippini, una sorta di nipotina acquisita, non risparmia punzecchiature polemiche, nel descrivere le onoranze funebri tributate allo scomparso: “una folla romana immensa accompagnò alla sepoltura in Campo Verano il trasporto funebre. Folla ufficiale e popolo ignaro. Tre ombre presso la Salma: una recava la corona del Re assente; l'altra aveva le braccia sul petto a sostenere la testa mestissima venuta dal cimitero di Genova e la terza aveva gli occhi chiusi nel sonno, le vesti del milite ignoto e sul capo il diadema della Repubblica. Questa, la Repubblica, era il trofeo che egli aveva (traendola desta viva e sorridente) guadagnato nella guerra; con la vittoria del popolo; e che la morte inopinata gli tolse dal palmo delle sue mani in cui si reggeva. Il Comune di Genova trasse ogni anno nel dieci marzo i concittadini alla tomba costruita per il suo grande morto (presumibilmente Giuseppe Mazzini – ndr). Così facesse il Comune di Cremona il 6 maggio. La tomba di Bissolati non è in Roma ma a Cremona dove sulla lastra tombale di Ginevra Goggi volle scrivere la sua ultima volontà: Ist mir das Grab." (È questa la mia fossa – ndr).
Dopo sessant'anni, chi l'avrebbe detto? I suggerimenti e le recriminazioni della Filippini sono restate al palo.
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