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Anna Rossi

Un ricordo di Anna Rossi

  03/10/2019

A cura della Redazione

Anna+Rossi

Per l'iconografia a corredo di questo profilo avremmo, per restare coerenti con il profilo avvertito al momento della conoscenza e dei successivi incroci, preferito un'immagine militante. Che rendesse fedelmente l'idea che se n'era fatta chi scrive. Ma ci va benissimo anche questa immagine della “maturità”, che per quanto forse non corrisponda in pieno alla sua lunga ed apprezzata testimonianza civile e politica, ci consegna di (si può dire ancora della compagna?)Anna Rossi un tratto, mantenuto nella sua lunga esistenza, di serenità e di pacatezza.

Un profilo il suo, che era esattamente in contrasto con l'interessato cliché tratteggiato nei confronti delle avanguardie dell'emancipazione femminile dal campo conservatore, che delegittimava le militanti e le dirigenti dei movimenti di sinistra con gli stereotipi del dogmatismo e dell'acredine.

Anna Rossi era, si ripete, una persona di idee aperte al confronto ed all'impegno comune. Nei movimenti di massa, come si chiamavano un tempo, nel partito in cui ha militato per una vita, nei consessi elettivi in cui ha a lungo operato, al di là della connotazione politica, con un profondo senso del bene comune.

Questa aderenza alla sua linea-guida esistenziale e comportamentale è stata dimostrata anche quando sarebbe uscita dai ranghi dell'apparato politico ed organizzativo ed avrebbe affrontato un impegno di testimonianza civile e sociale di importanza non inferiore, secondo chi scrive, alle esperienze precedenti.

Intendiamo riferirci al ruolo di Presidente del Tribunale del Malato, che praticamente ha creato e fatto operare con grande slancio per tanti anni.

Chiudo con una nota personale. Qualche mese fa ci eravamo casualmente incrociati nell'astanteria di un reparto ospedaliero di diagnostica. L'incontro aveva favorito l'abituale appello ad avvertire anzitempo i socialisti dell'imminenza della rivoluzione, in modo da renderne possibile una partecipazione “presentabile”, in ordine.

Avevo trovato la compagna Anna particolarmente in forma, fisicamente e soprattutto con una lucidità smagliante (di cui il lato scherzoso era sicuro segnalatore).

Un banale accidentel'ha strappata alla vita. Ne siamo sinceramente addolorati e siamo particolarmente vicini alla figlia Uliana Garoli ed alle compagne ed ai compagni che con lei hanno condiviso un lungo cammino di militanza.

Giuseppe Azzoni, che ringraziamo per l'apprezzata collaborazione con la nostra testata e che l'ha conosciuta da vicino, ci ha fornito il profilo che pubblichiamo appresso.

Nella nostra realtà cremonese Anna Rossi è stata una protagonista, una bandiera si diceva un tempo, delle lotte e delle conquiste sui temi dei diritti della donna, del lavoro, della solidarietà.

La sua cifra personale si definisce con una seria preparazione culturale e politica, con una militanza di sinistra tanto decisa quanto equilibrata e non faziosa, con un impegno personale generoso e disinteressato. Con queste caratteristiche ha portato avanti per anni una attività senza defezioni.

I suoi giovanili vent'anni del dopoguerra l'hanno vista prima collaboratrice di Ada Salvagnini e poi alla responsabilità diretta del sindacato provinciale CGIL tessili – FIOT – immersa nelle durissime lotte delle “filandere” contro le discriminazioni salariali, le gravi condizioni di lavoro, la difesa dell'occupazione nelle numerose filande della provincia. Negli anni cinquanta per molto tempo Anna fu alla testa dell'UDI, l'Unione Donne Italiane, in una difficile azione (talora controcorrente anche nella sinistra...) per la parità di genere, per i problemi dell'infanzia, per una condizione che sulle donne caricava tanti pesi ed ingiustizie. Quanti “otto marzo” e distribuzioni di mimose ha a ciò dedicato!

L'UDI, come la CGIL, erano terreno comune delle sinistre e di altre forze laiche e progressiste: chi vi operava era tanto più valido e meritevole quanto più, pur avendo una propria tessera di partito, era aperto e sensibile alle altrui vedute. Ed anche in questo Anna si mostrò capace e consapevole, ne fanno fede i tanti anni di collaborazione con compagne socialiste e comuniste come Savina Ruggeri, Maria Lazzari, Adelia Larini, Bruna Panizzieri, Lidia Spelta e tante altre di tempi più recenti...

Come è noto lei era militante del PCI, dagli anni 50 a lungo in organi dirigenti della Federazione e con la responsabilità della Commissione femminile e di altri diversi gruppi di lavoro, ricordo per esempio quello sul lavoro a domicilio.

Nel partito era assai considerata ma godeva di stima e considerazione ben all'esterno dello stesso. Voglio fare un esempio che può sembrare banale ma tale non è: per molti anni Anna si fece carico nelle feste provinciali de l'Unità della faticosissima organizzazione della “pesca”: infatti era la migliore per rapporti e capacità nell'avere materiali gratuitamente per l'iniziativa da cittadini e ceti non proprio vicini al PCI.

Ma questo valeva soprattutto nell'ambito della sua attività pubblica in cui ha ricoperto incarichi istituzionali di responsabilità e rilievo con grande capacità di interlocuzione con gli altri, privilegiando gli scopi del bene comune. Così quando fu presidente dell'Ente Autonomo Asili d'infanzia della nostra città, così quando fu consigliera comunale o membro di altri pubblici consessi.

Di particolare rilievo fu il suo contributo nel momento in cui benemeriti volontari avviarono la creazione di strumenti associativi ed istituzionali per i portatori di handicap. Tempo dopo lavorò alla nascita e quindi alle attività concrete del “tribunale per i diritti del malato” presso il nostro Ospedale Maggiore.

Dunque se qualche passo avanti anche nella nostra realtà abbiamo fatto in tema di diritti e di solidarietà un po' di riconoscenza ed un commosso ricordo lo dobbiamo anche alla compagna Anna Rossi.

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