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Amministrative 2022 - Crema

Un cambio di passo che val bene una messa (di discontinuità)

  12/03/2022

Di Redazione

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Di data precisa non si sa niente. Perché si incastra in una visuale più ampia, che, alla fine, potrebbe confluire in un election day, destinata ad accogliere più urne: il rinnovo dei Comuni in scadenza e, non escluso, il pronunciamento popolare sui referendum. 

Quel che è sicuro, invece, è che la prossima, anche se non proprio imminente, che potrebbe (come cinque anni fa) essere calendarizzata nella seconda metà di giugno, riguarderà il secondo centro più importante della Provincia, Crema. 

E non solo questo rango a determinarne l'importanza, negli equilibri politico-istituzionali del territorio. Equilibri, aggiungiamo, tutt'altro che scontati, come ha dimostrato il voto di secondo livello per l'elezione del Consiglio Comunale. Lo stereotipo, fino a qualche tempo fa, descriveva un quadro politico locale, prevalentemente “campo largo” PD (con la variante delle “contaminazioni”, soprattutto, dove questo partito latitava, con le “civiche” di vago richiamo alla cultura genericamente di sinistra). 

Non è più così da tempo. Ed il prevalent partner del campo dovrebbe essersene accorto. Il centro-sinistra mangia la polvere da anni in importanti centri (come Casalmaggiore, Castelleone, Soncino, Pizzighettone); quasi sempre ad opera del centro-destra, talvolta di “civiche” (i cui proponenti dimostrano l'inconciliabilità con la pretesa egemonica di un partito a corto di visioni progettuali, ma pervicacemente ancorato alle pretese egemoniche). 

Un tratto distintivo, questo (dell'autosufficienza “se volete è così…diversamente…”) che negli ultimi anni (partendo da Soncino, per arrivare più recentemente a Rivolta) ha sbancato, appunto, la stereotipata e non più fattuale declamazione della “provincia rossa”. 

Come hanno dimostrato i risultati provinciali la maggiorità del centro-sinistra persiste solo in capo al Capoluogo (dove si voterà l'anno prossimo) e a Crema (chiamata, come premesso, alle urne nella tarda primavera. 

Diononvoglia, ma questa tradizione della prevalenza della sinistra nei Comuni del territorio, potrebbe rivelarsi tutt'altro che scontata. 

Il vero problema è che il centro-sinistra ha e sta dimostrando tutto il suo affanno sul terreno, come si diceva, programmatico e, non ultimo, nel rapporto con la cittadinanza e nel reperimento di un'adeguata classe dirigente per il governo istituzionale locale. 

Il primo KO venne, già anni fa, dalla Lega bossiana, che sfatò la facile e col tempo sempre meno fattuale leggenda della prevalenza della sinistra. Ma, se si guarda la cartina, sono cresciute e stanno crescendo nel tempo le bandierine di altro colore. In particolare (e la cosa sorprende nella mappa di Comuni che dalla Liberazione in poi furono “rossi”), le bandierine che, sia pure miniaturizzata, recano la fiammella tricolore del motto “non rinnegare, non restaurare”. 

La interpretazione facilior suggerirebbe che c'è un'onda lunga di approdi all'impulso di riconvertirsi tutti fascio. Ma questa sarebbe una spiegazione tanto facile, quanto non corrispondente al dovere di analisi impegnata. 

Il format dell'eterna autosufficienza di una nomenklatura, risultante dal linkage post PCI-post DC, non regge più, dopo trent'anni, per effetto del cambiamento degli scenari e dell'usura di un modello di interpretazione e di rappresentanza della cultura di sinistra riformista. 

A livello nazionale (nelle istituzioni parlamentari e regionali) e nei Comuni della periferia. Che, a dispetti, della sinecura dei livelli maggiori, costituisce il vero avamposto della Repubblica. 

Tornando a noi, Crema e Cremona potrebbero rivelarsi il terminale della gestione stralcio di questo ciclo (ex) aureo. 

Questo rovello per il Comune vice-capoluogo di provincia lascerà il campo a giugno. 

Per il Capoluogo, invece, occorrerà aspettare un altro anno. 

I due Comuni, con un po' di arbitrarietà semantica definiti tout court di brand dem, in realtà solo raramente hanno avuto, pur nella prevalenza del voto di segno centro-sinistra, un marchio PDS, DS, PD. 

Perché da decenni il centro-sinistra si affida al marchio di borgomastri (ab origine) non targati (se non da un vago brand civico-riformista). 

Se andare troppo a ritroso, è la fattispecie che contraddistingue gli uscenti. 

Di quanto succederà tra un anno a Cremona, sono piene le fosse dell'ignoto e dell'imponderabile. 

Anche se, ovviamente, questo silenzio assomiglia molto ad un frastuono (in termini di incertezze e di probabile sconcerto di fronte a prospettive future che scoraggiano qualsiasi supponenza). 

A Crema, l'ouverture della campagna, invece, sembra essere nel segno del non scontato e della navigazione in mare (quasi) aperto. 

Il campo (della nomenklatura) deve essersi reso consapevole della necessità di cambiare offerta. Pena la debacle. Diciamo subito che, per valore, il PD, partito di maggioranza relativa, avrebbe potuto mettere in campo a Crema adeguate e collaudate professionalità d'antan. E chi legge sa a chi ci riferiamo. 

A danno di questa ipotesi di continuità hanno giocato sia la consapevolezza che questo modo di procedere in automatico sarebbe stato esiziale sia la lettura dell'opportunità di dare un taglio con la continuità. 

Ma il candidato Sindaco Bergamaschi è del PD ed assessore uscente. Obiezione non accolta, direbbe il giudice all'avvocato Perry Mason. 

In primis, perché abbiamo postulato un cambio di format nell'iter di metabolizzazione della campagna. Che inizia col revocare lo scontato, fatto di programmi preconfezionati, di tavoli con posti rigorosamente riservati e di rendite di posizione all'insegna del privilegio di casta politica. 

In secundis, perché il candidato parla e continua a parlare come punto di convergenza di un asset di interlocutori dotati di uguale agibilità e dignità. In forza dei suoi giovani anni (fortunato lui), di una esperienza non debordante, della dichiarata discontinuità con il contesto uscente. 

Anche se siamo agli albori diciamo, per quanto ci riguarda, che è un bel segnale. Non tanto per una resipiscenza della “ditta” dem. Quanto, soprattutto, per il prevalente interesse di auspicato ritorno alla bella politica, fatta di idealismo e di senso di servizio alla comunità attraverso l'esercizio del mandato elettivo. 

Crema Riformista ha fatto il miracolo di far convergere e armonizzare il contributo di partners che a livello nazionale (nonostante le evidenti simmetrie generali) si guardano in cagnesco. 

Cominci a riflettere anche lo scenario politico cremonese. 

La premessa, forse non esattamente sintetica, è come premessa della cronaca dell'iniziativa pubblica di presentazione del programma e delle candidature di Crema Riformista (allegato sotto).

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