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REFERENDUM 2020-5

Conferenza stampa del Comitato cremasco per il NO

  04/09/2020

Di Redazione

REFERENDUM+2020-5

Con la conferenza stampa di oggi, il Comitato cremasco per il NO al referendum del 20,21 settembre, con la sua composizione interpartitica e sociale, intende affermare che una vera riforma del Parlamento non dovrebbe rispondere a logiche di schieramento partitiche o ideologiche, ma dovrebbe essere il risultato di una iniziativa politica organica e ampiamente condivisa.

Esattamente ciò che la proposta referendaria per il SI nega al presente e non garantisce per il futuro.

Ad illustrare la premessa riportata, sono intervenuti: il sindaco di Crema Stefania Bonaldi, Franco Bordo, Matteo Galletta, Antonio Agazzi, Linda  Hazizaj, Virginio Venturelli, Simone Beretta.

Tra i primi aderenti al Comitato, aperto ad altre adesioni e contributi, figurano: Aiello Ermete, Alloni Agostino, Bergamaschi Fabio, Bettinbelli Ezio, Casorati Aldo, Chiodo Egidio, Coti zelati Emanuele,  Guerini Tiziano,  Lazar Giorgio, Orini Paola, Palumbo Giovanni, Scarpelli Angelo, Rossoni Giovanni, Zacchetti Arcangelo.

Nei prossimi giorni seguiranno altre iniziative e la pubblicazione, più estesa, delle ragioni a sostegno del NO

Di seguito il testo dell'intervento riassunto da Virginio Venturelli in rappresentanza  della Comunità socialista Cremasca

Sostenere le ragioni del No alla proposta di ridurre il numero dei  parlamentari, non è molto popolare, ma è necessario perché è giusto dare agli elettori maggiori informazioni sul voto.

Nel merito, le motivazioni dei sostenitori della modifica costituzionale, si presentano assai povere di contenuti: non modifica i rapporti tra Stato e Regioni, non incide sul bicameralismo, ma taglia, semplicemente e  linearmente, il numero dei parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori.

Una misura demagogica, apparentemente innocua, dietro la quale  non c'è alcuna  idea di riforma delle Istituzioni, ma solo una visione ed una volontà punitiva nei confronti della democrazia parlamentare, già  dal 2005, peraltro, non più espressione direttamente dai cittadini, ma designata dai  vertici  delle forze politiche.

Il risparmio  sbandierato, per le casse dello Stato, viene stimato pari al costo di un caffè all'anno per abitante, peraltro un risultato pressoché possibile  anche semplicemente  equiparando le retribuzioni e i benefit  dei parlamentari italiani agli altri Paesi europei.

Tutt'altro che certa sarà anche l'affermata velocizzazione dei procedimenti legislativi, fermo restando il mantenimento delle due camere,  e l'assenza di ogni  diversificazione delle funzioni tra Camera e Senato

Incentiva la discutibile tendenza a modificare gli assetti costituzionali, comprimendo  ovunque  gli organismi rappresentativi (vedi per esempio negli Enti Locali,  come sono state  ridotte,  in particolare,  le  provincie) a favore di quelli esecutivi.

Su questi aspetti c'è un misterioso silenzio, un  imbarazzo da parte di tutti partiti che si sono pronunciati a favore della legge nella  quarta votazione parlamentare, che è quasi una ammissione di colpa.

Legare governo e Costituzione è sbagliato, perché i governi passano, mentre la Costituzione, con i suoi  principi di fondo, non può essere modificata subdolamente.

Il piccolo fronte del NO si allarga ogni giorno, tanti sono ormai  i sostenitori favorevoli a dare anche un segnale politico e culturale, sia ai partiti che al Governo, circa la loro supposta rappresentatività dei cittadini.

Complessivamente quindi siamo chiamati a scegliere tra riformisti e populisti, tra chi  propone processi razionali e chi sostiene degli sbreghi istituzionali, per fini di parte, contingenti.

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