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“Trapassi” (sequel)

  19/06/2023

Di Redazione

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Assolutamente poco realistica la previsione che la precedente edizione (monopolizzata da un trapasso illustre) potesse formarsi lì.

Specialmente per l'imponenza assunta dalla “celebrazione” dello scomparso, ma anche per l'impulso ad un raffronto con un luttuoso evento seguito quasi in contemporanea.

Su cui si sofferma la riflessione di alcuni nostri lettori. Cui seguirà, come il solito, una chiosa colloquiale.

Alcune considerazioni che partono dal cuore

Ho letto le newsletter dell'EdP e le ho trovate dettagliate e senza astio politico.  Per me Berlusconi è stato un'icona che il tempo renderà opaca. Restano gli imperi economici e il partito, di cui era non solo il fondatore ma il padrone. Come si trasformerà Forza Italia? Il clamore mediatico esagerato dei suoi funerali era più da Pop Star che da grande Statista come tanti hanno voluto   sottolineare. A me è piaciuta l'omelia del cardinale di Milano che freddo non ha giudicato l'uomo ma lo ha lasciato al giudizio di Dio.

Per me Delpini è stato insuperabile e basta, con onore. La Chiesa ha fatto e fa tanto errori, io stessa, che mi considero donna di fede, mi sono tolta dal Consiglio Pastorale, proprio perché vengono negati i sacramenti ai divorziati in alcune Parrocchie ed in altre no.

Sul tema, caro direttore, mi permetto di fare alcune considerazioni che mi partono dal cuore. Ieri mi sono commossa al funerale della moglie di Romano Prodi. Le sue parole di un'intensità di affetto verso la "donna della sua vita" unite a quelle del cardinale Zuppi mi hanno fatto capire il valore del rispetto per gli altri, specialmente per i più fragili. Mi sono immedesimata in quella coppia di sposi umile nei sentimenti e schiva nei rapporti sociali. Culturalmente eccellenti, ma mai saccenti e con il loro modo gentile di approcciare la gente. Anche in occasioni importanti a livello internazionale erano semplici e lo stesso a loro agio in mezzo ai Grandi della Terra. Non è giusto fare dei paragoni, ma mi viene spontaneo pensare allo sfarzoso funerale di Silvio Berlusconi, mediaticamente mandato in onda fino alla nausea. Sono certa che oltre a me altre persone non si siano commosse affatto, tanto è vero che fuori sul piazzale del Duomo di Milano c'erano tifosi festanti come fossero allo stadio. Sarà questione di sensibilità ed amore del Bene comune che mi sento più vicina al dolore di Romano Prodi che ai familiari di Silvio Berlusconi. Grazie per avermi ascoltata.

Caterina Lozza, 16 giugno 2023, Vicenza
Caterina Lozza, 16 giugno 2023, Vicenza

Per avere labbra attraenti pronuncia parole gentili

…suggeriva Audrey Hepburn. Suggerimento che, per quanto proveniente da una “bella” persona, teniamo assai poco in cale, preferendo tentare di essere, invece, una testa lucida, capace di esternare cose intelligenti. Soprattutto, in contingenze come le attuali, caratterizzate da lutti “importanti”. Banco di prova per narrazioni impegnative.

I due lutti (il Cavaliere, seguito a ruota dalla scomparsa della consorte dell'ex Premier Prodi) non sono di quelli che la fanno cavare con “sentite condoglianze” e partecipazione alle esequie.

Questo stava nelle cose scontate.

La nostra lettrice, con una premessa che le fa onore, dice che non è giusto fare dei paragoni.

Va bene, ma, di fronte al bombardamento mediatico di questi giorni (per il vero riservato ad uno dei due eventi), si viene tirati per i capelli e non ci si nega né alla riflessione né al confronto delle idee. Diversamente si finirebbe di diventare la carne da cannone per questo aggregato di informazione manipolata ed ulteriore decadimento collettivo delle coscienze e delle modalità di testimoniarle.

Oltretutto, le modalità di “partecipazione” ai due lutti sono, come giustamente rileva la nostra lettrice, sono, al di là del segmento comune costituito dall'omelia di due valenti prelati, irrafrontabili.

Eppoi, diciamolo francamente, l'accostamento è improponibile. Per ragioni di qualità e di stile.

Polito sul Corriere della Sera ha rilevato che la tragica scomparsa di Flavia Franzoni Prodi ha simbolicamente sottolineato la diversità culturale dei due campi di fans. E non principalmente perché è morta camminando su un sentiero francescano

Isaia Sales azzarda che l'omelia riservata al Cavliere è l'omaggio ad un grande peccatore. Una sorta di santificazione laica Che comunque scolpisce la superiorità cognitiva ed oratoria dell'omelante. Un'idea di etica individuale e collettiva. La santificazione laica.

La magistrale, dice Gramellini, omelia di Delpini letta per dritto e rovescio un omaggio sincero ai talenti del defunto ma anche riflessione critica sull'uomo d'affari che dovendo fare affari forse si dimenticava dei criteri. Vivere senza troppi pensieri e inquietudini. Dice, infine Delpini, che si presentava al cospetto dell'eterno. Aggiungiamo noi, come tutti I mortali. Nei confronti di alcuni dei quali opera una serie di ostracismi come l'inibizione dei sacramenti per i divorziati e quasi sposati. Deroga, invece, per il Cavaliere (tecnicamente definibile pubblico concubino). Le cui esequie ha visto partecipe uno stuolo di prefiche, che comprendeva due ex mogli divorziate, una ex convivente ripudiata, una convivente in servizio permanente effettivo.

Il problema non si pone personalmente, per noi notoriamente “agnostici”. Ma si pone, per un aspetto di uguaglianza di fronte al Padre. Inciderà in queste due diverse modalità officianti il portato di oltre trent'anni di smantellamento del pregresso processo educativo, operato anche grazie la “cura”, in cui ha avuto un ruolo determinante l'impero mediatico del Biscione.

D'altro lato, una postura maggiormente rigorosa e verticale dell'arcivescovado in materia di celebrazione del sacramento appariva problematica. Considerando che, come si è appreso dalla stampa, sul poster ci hanno lavorato due pezzi relazionali da novanta (come Letta zio e Confalonieri).

Altra, ben altra, cosa le guideline eticomorali e gli stili esistenziali, dell'altro estinto e del coniuge sopravvissuto.

Rigenerazione urbana

Caro direttore, concordo con Lei riguardo l'articolo sul decoro urbano.  L'attuale Amministrazione sembra disinteressarsi completamente del ripristino delle mura spagnole del baluardo Caracena, nonostante il sottoscritto abbia fatto presente all'autorità competente, una grave criticità: la fuoriuscita del muro sovrastante rispetto a quello sottostante on corrispondenza di una breccia fatta arbitrariamente per far defluire le acque nere, prodotte durante le feste dei partiti attraverso un tubo di scarico, dal baluardo stesso al colatore Morta. Ovviamente senza autorizzazione della sovrintendenza alle belle arti...che mai avrebbe dato un assenso simile.  Da anni comunque, questo luogo, viene utilizzato in questo periodo e per diversi giorni (ad oggi, se non vado errato sono quasi 15) che giorno/sera/notte, i residenti sono " allietati da assordanti e logoranti concerti che negano quiete e diritto al riposo. Certo la tolleranza è dovuta e ritengo giusto che un bene pubblico debba essere utilizzato dalla comunità...ma non nei modi e nei tempi nei quali questa amministrazione propone. Altra considerazione: ma con i quattrini spesi per esasperare i residenti attigui a porta Mosa e dintorni, non potrebbero essere utilizzati per risanare il manufatto? Le allego un filmato (registrato dopo la mezzanotte) una di queste sere (tutte uguali), dal quale emerge il disagio che, quotidianamente, siamo chiamati a sopportare! La ringrazio per l'ospitalità...

E. A., 17 giugno 2023, Cremona

L'accostamento grafico dice visivamente, più dei nostri precedenti testi e della argomentata lettera del nostro lettore, quanto sia contraddittoria (nei fatti) la narrazione della Civica Amministrazione in materia di compatibilità delle voci che confluiscono al più generale progetto della “rigenerazione urbana”. La griffe della doppia consiliatura Galimberti, dagli esordi delle Primarie di nove anni fa e per tutto il percorso quasi decennale.

Tutto si tiene in questa complesso amalgama che comprende scelte urbanistiche e politiche di animazione cittadina.

Ovviamente siamo in presenza di segmenti tematici; ma è difficile non rilevarne un bandolo comune confluente nel disegno complessivo che attiene alla qualità della vita.

Materia su cui non si può operare con un'analisi per compartimenti cognitivi stagni.

Il primo rilievo impone una constatazione dello stato dell'arte di un percorso attuativo, non scandito in una visione complessiva, ma attuato alla chetichella come se ne dipendesse.

Si lascia degradare il patrimonio pubblico (abitativo e di funzione comunitaria), si trascura il grande “esodo” dagli imponenti edifici privati preposti al terziario, ma si resta ben incardinati nel mantra dell'Assessore competente, sotto il titolo Considerazioni generali sul futuro “ Questa  città  necessita di investimenti  e di attività e occorre favorire gli uni e le altre valorizzando gli ambiti di trasformazione esistenti, agevolando le iniziative nel tessuto consolidato nella città”.

Cremona ha un cospicuo passato di “piccone risanatore” e di cazzuola attiva, anche dopo l'archiviazione del Ventennio. Anche le prime Giunte dell'immediato secondo dopoguerra agirono con una certa baldanza, sotto la spinte della ricostruzione e dello sviluppo socioeconomico.

Non sempre le politiche urbanistiche furono una passeggiata nei rapporti politico istituzionali. Anzi, alcuni cicli di alleanze cambiarono proprio come conseguenza di irrimediabili dissensi.

Rispettiamo il punto di vista dell'Assessore, che, per la prima volta (forse di fronte ai rumors di un diffuso dissenso dell'opinione pubblica, della stampa, dei corpi intermedi sociali) rende un esplicito endorsement.

Basta saperlo!

Non ci si occupa colpevolmente del rovinoso esistente.  Ma si procede  ex novo. Intasando ogni spazio a favore dell'aggressione della grande distribuzione. Che, nei paesi avanzati che l'hanno escogitata, è già superata. Tra 20 anni ci troveremo (ci troverete) una montagna di edilizia invasiva e di cattiva qualità inutilizzabile. Ad esempio, in via Giordano di inquietante c'é non solo il muro, ma l'intero insediamento. Passato dalla seguente filiera: per decenni sull'area ci furono " i rut". Chiusi i quali l'area di proprietà comunale fu res relicta.  Avrebbe potuto essere riqualificata ad uso sociale e, anche parzialmente, a scopo edilizio. Invece, si è preferito uno sfruttamento, diciamo, intensivo. Coerente con la linea "palazzinara" del Comune.

Dei testimoni di cazzuola selvaggia si diceva un tempo che fossero palazzinari. Di quelli contemporanei operanti a prevalente beneficio terziario a macchia d'olio, si può affermare che siano super-markettari

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