Siamo in molti a ritenere che la sentenza di condanna ai danni dell'ex sindaco di Riace Lucano sia un problema politico e non giudiziario. A mio avviso non è altro che il prodotto di almeno due decenni di politiche migratorie sbagliate, naturale conseguenza della pavidità di una classe dirigente (tutta!) orientata al marketing elettorale più che al governo dei processi nei territori. Una classe dirigente che si barcamena in un eterno presente fatto di slogan e di sondaggi, di senso di responsabilità tutto di facciata e di approcci securitari (non a caso l'inchiesta partì con Minniti al governo). Una classe dirigente che ha preferito appendere i destini del paese ad una legge sull'immigrazione voluta dalla destra (Bossi-Fini), senza mai avere il coraggio di riformarla nel segno dei mutamenti storici intervenuti. Una classe dirigente che parla di modernizzazione, ma resta incapace di evadere dalle logiche burocratiche dei bandi, delle procedure borboniche, buone solo per grigi funzionari incapaci di cogliere l'autentica modernità e l'efficacia di un modello di accoglienza e integrazione che ha prodotto benessere e crescita in un territorio abbandonato dai giovani e depredato di futuro dalle ‘ndrine calabresi. Una classe dirigente colpevole di aver spesso preferito il dilagare di sistemi di gestione parassitaria e clientelare dei migranti, privi di efficacia a lungo termine, senza studiare i modelli più efficaci che hanno prodotto integrazione e pressoché azzerato lo scivolamento verso la precarietà, lo sfruttamento, il degrado umano, la clandestinità e, come nel caso della povera Becky Moses, la morte a 26 anni nel rogo di una maledetta baracca a Rosarno. Ecco perché oggi siamo qui a difendere ciò che va difeso: non solo e non tanto Mimmo Lucano, quanto la dignità di un popolo che vuole ancora provare a costruire un futuro migliore per tutti in un mondo più umano.
Luigi Lipara – Cremona 2 ottobre 2021
Innanzitutto, ringraziamo Luigi Lipara (che, essendo da anni e con riconosciuto apprezzamento nelle prime file della vita pubblica cittadina, non necessita di presentazioni), per il taglio percettibile e ad un tempo misurato della riflessione su un tema divisivo. In questi giorni le testimonianze in proposito sono state guidate quasi universalmente dalla contrapposizione. Condividendone la buona parte, salutiamo questo contributo per il suo profilo ispirato da “civiltà”.
Ci auguriamo che questo virtuoso timbro invogli altre testimonianze.