Vai all'archivio notizie categoria L'Eco Forum dei lettori

Sport: non solo un’attività fisica

Riceviamo da Renato Bandera, storico fondatore dell’AICS, una interessante riflessione che pubblichiamo con estremo piacere

  21/08/2021

Di Redazione

Sport%3a+non+solo+un%e2%80%99attivit%c3%a0+fisica

L'importanza dell'attività sportiva è universalmente riconosciuta se, già in epoca classica, (“mens sana in corpore sano”) sovrintendeva, e sottintendeva, ad un equilibrato sviluppo complessivo delle persone. 

Oggi il lavoro fisico e la fatica sono ancora presenti in molti lavori, ma la meccatronica, la robotica e l'informatica unite all'intelligenza artificiale, applicate alle attività produttive, sostituiscono la prestanza fisica necessaria per affrontare impegni stancanti e faticosi. 

Lo Sport, inteso come modalità per mantenere efficiente la “macchina del corpo”, nel XXI secolo ha acquisito sempre più caratteristiche di discipline specifiche da affinare e da praticare secondo regole e codici riconosciute dall'Organismo Internazionale (CIO con sede a Ginevra) che hanno valore assoluto ad ogni latitudine ed in ogni cultura. 

Le recenti olimpiadi di Tokyo si sono disputate secondo i codici ed i disciplinari approvati dal CIO che, dal momento della sua nascita, pur con momenti di dibattito interno anche vivaci, ha mantenuto la sua valenza di regolatore dello Sport Mondiale in assoluto. 

Un risultato, questo, che in un mondo da tempo multipolare non va trascurato assolutamente! 

Lo Sport, però, solo prestazione! La valenza dell'attività sportiva codificata, ha travalicato gli ambiti delle palestre, degli stadi, dei campi di atletica, delle scuole per divenire fenomeno sociale ed educativo. 

La scuola, pur in modo insufficiente, incentiva l'approccio dei giovanissimi e dei giovani allo sport e, soprattutto negli ultimi anni, anche il sistema sanitario nazionale ha promosso lo sport ad agente in grado di evitare patologie fisiche e mentali, anche nella terza età. 

Inevitabile, dunque, la presa di coscienza collettiva che attraverso la pratica di una qualsivoglia disciplina olimpica, tradizionale o innovativa, si possano favorire processi di coesione sociale e di integrazione di persone in un determinato contesto sociale che, in altro modo, sarebbero rimaste isolate, emarginate, e, dunque, non messe in condizione di sviluppare le loro potenzialità. 

Il Piano di Ripresa e Ripartenza approvato dal Governo Draghi che contempla le modalità di impiego dei Fondi Europei destinati al nostro Paese, prevede che un milione di euro vengano dirottati sullo sport. Settecentomila alle Periferie Degradate del Paese e Trecentomila alle scuole per la messa a norma dell'impiantistica scolastica sportiva che, come è noto, è a disposizione delle Associazioni e Società sportive, Federali e degli Enti di Promozione Sportiva, che operano sul territorio. 

L'Italia, infatti, possiede questo enorme patrimonio collettivo che, nello Sport, è ricco di realtà aggregative, anche piccole e piccolissime, che favoriscono l'attività ad ogni livello e per qualsiasi persona, innervando l'intero tessuto sociale di strutture mantenute vive da volontari ed appassionati e che organizzano una galassia di eventi in ogni angolo dello Stivale. 

Tutti seguono le stesse Regole e, oltre ai Regolamenti Tecnici di Disciplina, devono uniformarsi ad una Etica Sportiva che innesta la correttezza interpersonale, il No Doping, l'accettazione di ogni gareggiante o partner di squadra, prescindendo dalla religione, dal colore della pelle, com'è più o meno istruito, come la pensa politicamente il mio collega/avversario. 

Questo processo di assimilazione/integrazione ha portato, in quest'epoca di fortissimi movimenti migratori, a risultati impensabili solo alcuni decenni addietro. 

Anzi, oggigiorno si fa a gara per “italianizzare “, il più in fretta possibile con l'avvallo della Giurisprudenza, le migliori atlete ed i migliori atleti immigrati. Non solo nel calcio che è, senza dubbio, l'ambito più eclatante di questo processo. Un trisavolo emigrato in Argentina oltre un secolo fa consente di ottenere la cittadinanza senza reclamare lo ius soli che, ad Olimpiadi in corso, ha auspicato anche Malagò, Capo attuale del Comitato Olimpico Italiano. 

Se quello che comunemente può essere “vissuto” come un immigrato molesto ti porta medaglie che arricchiscono il bottino olimpico allora è utile. Se non porta nulla rimane un immigrato. 

Ecco, allora, che la vicenda del casalese Fausto Desalu, Medaglia d'Oro nella 4x100, diviene emblematica di questo segmento di socialità ed integrazione che muove dallo sport quale agente propulsore di questi fenomeni sociali che sono cosa metabolizzata per una grande massa di individui. 

Fausto è figlio di una signora nigeriana che lo ha allevato ed educato da sola, e secondo le modalità previste dal nostro Paese. Scuole, approcci a vari sport e fiducia nei Dirigenti dell'ASD Interflumina, molto strutturata e con una invidiabile dotazione impiantistica, che lo hanno portato a risultati, nella corsa veloce, tali da consentirgli di entrare in un Corpo Militare, come avviene per le/i migliori, e, di fatto, essere un Professionista dello Sport, stipendiato e con un futuro assicurato. 

La Festa che tutta la comunità di Casalmaggiore ha tributato al Fausto Olimpico D'Oro Medagliato è emblematica di quanto ho tentato di riassumere. Quel che è certo è che ogni comunità sa accogliere e valorizzare i talenti che si mettono a disposizione, o che vengono scoperti, rispettando le regole scritte e le consuetudini che la comunità stessa si è data. Fausto e la Mamma lo hanno voluto e saputo fare con naturalezza, vivendo da casalaschi tra casalaschi. Un vanto per la città! 

Significativa la risposta, data dalla mamma di Desalu, ad un'intervistatrice della rete nazionale che la voleva come ospite in trasmissione la sera dopo la vittoria del figlio - “Non posso partecipare perché faccio la badante ad una signora anziana e, stasera, lavoro”. Quante madri avrebbero risposto in questa maniera schiva e diretta? Prima il dovere, poi il piacere, insomma! 

Renato Bandera  

Degli avvenimenti di cui trattasi hanno detto in corso d'opera i media e Renato Bandera, storico fondatore dell'AICS con incarichi nazionali, ribadisce approfondendo un versante correlato. Il valore educante dell'attività sportiva e le ricadute in termini di miglioramento civile dell'intera comunità. L'occasione dei festeggiamenti a Casalmaggiore e le vicende personali del campione olimpionico Fausto Desalu ci forniscono una chiara rappresentazione di ciò che sta dietro alla riuscita dei vari percorsi di inclusione e integrazione in generale. Un risultato che non è frutto di un mero percorso burocratico-istituzionale, ma bensì il naturale prodotto di una comunità sana, in pace con sé stessa ed estremamente solidale. Prova ne è che, certamente in mezzo a tante difficoltà, in Desalu traspare tutto il suo radicamento ad un territorio e la riconoscenza alla Comunità che l'ha accolto, quella casalasca, ancor prima che all'Italia (senza voler essere fraintesi). Enti ed Istituzioni hanno il compito-dovere di favorire l'accesso equo ed indiscriminato in primis a cultura, sport e lavoro. Create queste precondizioni però, diventa determinante l'”abbraccio amorevole” di un'intera Comunità. 

Grazie Fausto, ci hai fatto emozionare e inorgoglire di essere italiani! 

Le gallerie

Dall'archivio L'Eco Forum dei lettori

  domenica 20 dicembre 2020

Liberi tutti

Natale ai tempi della pandemia

  lunedì 20 giugno 2022

La scuola pubblica non sana, riconosce i meriti! 

Pubblichiamo il documento della Sezione Scuola, Università e Ricerca del PSI

  lunedì 6 giugno 2022

Res publica

...però, est modus in rebus

Rimani informato!