La nostra testata, pur non schierandosi, ritiene, nella consapevolezza della delicatezza degli snodi futuri e conseguenti al referendum del 20-21 settembre, doveroso fornire approfondimenti e divulgazioni, i più ampi e i più obiettivi possibili.
Il dossier, che rimarrà accessibile a tutti i contributi orientati da senso e propositi costruttivi, viene inaugurato dalla cronaca della conferenza di apertura della campagna del NO.
I lavori della Conferenza, svoltasi nel tardo pomeriggio di venerdì 28 agosto nella Sala Eventi di Spazio Comune, sono stati aperti da Sergio Ravelli, noto esponente provinciale e nazionale del movimento Radicale e portavoce del Comitato per il No al taglio dei parlamentari. Ravelli ha ricordato che lo scorso 30 novembre, nel corso della conferenza pubblica che organizzammo a Cremona sulla riduzione dei parlamentari appena approvata e alla vigilia dell'indizione del referendum costituzionale, venne presentata una lettera aperta “ai cittadini e agli organi d'informazione” firmata da tutti coloro che hanno aderito all'iniziativa di oggi. Oltre alle ragioni del No al taglio dei parlamentari, la lettera conteneva il seguente appello: “Chiediamo che anche chi è favorevole al taglio dei parlamentari esca allo scoperto e affronti insieme a noi il dibattito pubblico, così come rivolgiamo un accorato appello agli operatori dell'informazione e, in particolare, al servizio pubblico affinché possa svilupparsi un vero e ampio confronto su temi cruciali per il futuro del nostro paese”.
Ebbene, qual è la situazione oggi, 28 agosto, a campagna referendaria iniziata ufficialmente da una settimana? Di fatto, la campagna referendaria ancora non c'è, non ci sono iniziative o confronti pubblici, la propaganda elettorale è inesistente e gli organi d'informazione, anche locali, si adeguano, vale a dire tacciono. Addirittura assistiamo a comportamenti di una gravità inaudita che, a mia memoria, non hanno precedenti nella storia delle campagne elettorali, politiche o referendarie. Alcune forze politiche disertano anche i pochissimi spazi elettorali che la Rai ha messo disposizione per decisione della Commissione parlamentare di vigilanza, seppur in orari improponibili e di scarsissimo ascolto. Nello specifico, in tre tribune elettorali è accaduto che gli esponenti del Partito Democratico e del M5S non si sono presentati, rinunciando al proprio spazio elettorale.
Ma come, per due anni l'informazione pubblica ci ha parlato solo delle ragioni del Si, mostrandoci fino alla noia lo striscione grillino con la grande forbice pronta al taglio, ed oggi che è iniziata la campagna referendaria i sostenitori del Si non si presentono. Hanno forse già iniziato a praticare il taglio dei loro esponenti? Dicono che questa riforma aiuta la democrazia. Quale democrazia? Quella del silenzio? Meglio quindi non presentarsi per evitare domande scomode. Per esempio, perché il PD ha votato convintamente in Parlamento per ben tre volte contro il taglio dei parlamentari e, alla fine, ha votato a favore?
In conclusione, dobbiamo essere ben consapevoli delle condizioni in cui si sta svolgendo questa campagna referendaria, sapendo che abbiamo di fronte una montagna da scalare. La lotta non è tanto quella di far prevalere le nostre ragioni, quelle del no al taglio dei parlamentari, bensì quella per conquistare più informazione e più dibattito fra le ragioni del Si e le ragioni del No. Per restituire ai cittadini quel diritto alla conoscenza che finora gli è stato sottratto.
Alla relazione introduttiva ha fatto seguito l'esposizione di Maurizio Turco, segretario nazionale del Partito Radicale, da un lungo passato nell'attività legislativa nazionale ed europea, figura molto nota a Cremona per le ripetute testimonianze.
Turco ha quasi ridicolizzato le ragioni del fronte del SI circa la prevalenza dei “risparmi” derivanti dal taglio ed ha estrapolato dagli obiettivi del fronte del NO la strumentalità del reale attacco al governo in carica, che si è molto speso per il traguardo della riforma.
Tra le figure di spicco che hanno aderito al Comitato e sono intervenute nel dibattito segnaliamo il Sen. Valter Montini, il dott. Agostino Melega, l'avv. Paolo Carletti, presidente del Consiglio Comunale del Capoluogo, Roberto Mariani Sindaco del Comune di Stagno Lombardo.
Pur non aderendo né al Comitato del No né alle ragioni del NO, la Comunità Socialista Cremonese ha delegato a partecipare alla conferenza il referente cittadino, Sergio Denti.
Al di là delle valutazioni di merito, di notevole spessore viene valutato l'intervento di Giuseppe Azzoni sia per l'autorevolezza del suo curriculum di dirigente politico e di amministratore (Vicesindaco di Cremona e Consigliere della Regione Lombardia). Che ha svolto le seguenti riflessioni.
“Ritengo che il numero dei parlamentari che fu previsto in Costituzione sia ancora valido in rapporto alla popolazione ed alle caratteristiche del nostro Paese. E questo per me basterebbe per dire NO a questo taglio "selvaggio", ma la mia convinzione si è rafforzata per il modo, le motivazioni, la superficialità con cui le forze del SI ci stanno portando al referendum. La stessa simultaneità con importanti altre elezioni soffoca merito e specificità del quesito. Anzi, nella durezza della campagna in corso, si enfatizzano superficiali luoghi comuni, semplicistici e persino inesatti, su ruolo delle Camere, costi, paragoni con altri Stati. Anche i provvedimenti che, si dice, dovrebbero porre riparo agli evidenti scompensi provocati da un così drastico taglio, non sono sul tappeto per essere valutati a supporto o a critica del provvedimento stesso (la recente esperienza della intempestiva ed improvvida soppressione dei consigli provinciali in previsione di prospettive poi andate a vuoto non ha insegnato niente). Si sta facendo quella che dovrebbe essere una delicata "operazione chirurgica" usando una scure. Temo che ne soffrirà gravemente la rappresentatività del parlamento, prima di tutto quella di molti territori, a partire dal nostro. Così come la presenza in Parlamento di filoni del pensiero e della proposta politica, importanti e preziosi anche se minoritari.
Esperti in materia paventano invece possibili scompensi, se non stravolgimenti, delle garanzie date dal tipo di maggioranze parlamentari previste in delicati passaggi della vita della Repubblica. Ma anche le normali funzioni di istruttoria e legiferazione nonché di controllo del Parlamento appaiono per molti rese insicure. Condivido e quindi non ripeto le argomentazioni di merito su queste osservazioni critiche a supporto del NO divulgate qui da noi dal portavoce Ravelli e, più in generale, da molti costituzionalisti e parlamentari nonché da associazioni importanti per la materia come l'ANPI”.
Ai lavori ha fornito un convinto apporto in remoto anche il dottor Paolo Bodini, già Sindaco di Cremona e già parlamentare nazionale, che si è riservato di sviluppare in modo più esaustivo il suo pensiero.
Alcuni giorni fa il ministro Di Maio ha dichiarato, a proposito del referendum e del fatto che il taglio secco dei parlamentari è una misura del tutto limitata: “questo è solo l'inizio”, cercando così goffamente di difenderne il senso. In realtà è stata una chiara ammissione che questo provvedimento da solo è sostanzialmente privo di significato, se non quello di carattere ideologico.
La domanda è quindi: perché si è spinto in maniera così forsennata su questa riforma costituzionale? E la risposta credo sia una sola: perché questo è il classico atteggiamento antipolitico e antisistema dei 5 Stelle prima maniera, quelli che si erano proposti di abbattere l'establishment politico istituzionale del nostro paese. Mi pare evidente che ora, dopo aver governato per oltre due anni, il loro atteggiamento su molte questioni sia decisamente cambiato e certamente non sia più monolitico come pensavano o pretendevano che fosse. Ma questo è diventato una bandierina da tenere alta per dimostrare di essere ancora “duri e puri”.
Subito si sono accodati a questa proposta i partiti della destra, condividendo gli aspetti populistici della proposta.
Le rocambolesche vicende politiche di questi anni con il repentino cambio destra-sinistra della maggioranza parlamentare, rimanendo i 5 stelle il perno di entrambe, ha purtroppo costretto anche di partiti di sinistra a votare favorevolmente alla proposta alla quarta e ultima votazione, dando così la falsa impressione di una vastissima maggioranza parlamentare. Ma dopo 3 NO in tutte le precedenti votazioni è stato subito evidente che questo SI era il segno di un ricatto subito per poter far nascere il nuovo governo.
Intendiamoci: che sia possibile e forse anche opportuno procedere ad una ragionevole e moderata riduzione del numero dei parlamentari, credo sia un concetto accettabile, anche secondo analisi comparative con altri sistemi parlamentari simili al nostro. Questa proposta stava in effetti anche nei programmi di altri partiti, ma con altre proporzioni e soprattutto con altre modalità.
Qui sta il fatto: se passa questo referendum si dà un colpo di accetta alla nostra Costituzione, si mutila la rappresentanza democratica in nome di un efficientismo tutto da dimostrare.
Credo che i dibattiti sulla Costituzione in occasione di altre proposte di modifiche abbiano ampiamente dimostrato, almeno per chi ha un minimo di conoscenza e sensibilità istituzionale, quanto i meccanismi costituzionali siano delicati, e che prima di modificarli bisogna pensarci non una ma dieci volte e valutarne bene tutte le conseguenze.
Un taglio così drastico e non accompagnato da una serie di riforme dei regolamenti dei due rami del parlamento, a cominciare dalle Commissioni Parlamentari e loro composizioni, rischia di portare ad una paralisi e non ad un efficientamento del sistema.
La mancanza di una nuova legge elettorale con revisione dei collegi e dei meccanismi di selezione dei candidati porta ad una inaccettabile riduzione della rappresentanza e ad un suo già dimostrato squilibrio territoriale. Abbiamo tutti visto come nelle ultime tornate elettorali si sia sempre accentuata la tendenza ad avere un parlamento di nominati dai vertici dei partiti, piuttosto che un parlamento di veri eletti liberamente dai cittadini. Questo taglio non farà che accrescere questa tendenza - meno parlamentari e più fedeli ai capi, svuotando ulteriormente il ruolo del parlamento, già da tempo subalterno a quello del governo, contrariamente a quanto vorrebbe la nostra Costituzione.
Lo sbandierato risparmio di costi è di molto inferiore a quanto dichiarato dai proponenti ed è comunque sbagliato concettualmente considerare costi della politica i costi di quello che in realtà è la rappresentanza del popolo e quindi l'essenza della democrazia. I risparmi si fanno eliminando i privilegi, quelli sì, calmierando gli emolumenti non solo ai parlamentari, ma anche ad alti funzionari e similari, e soprattutto impiegando meglio le finanze pubbliche.
Concludo, per non sottrarre troppo tempo ad altri interventi e al dibattito, che il taglio del parlamentari non può e non deve essere un “inizio”, come ha detto Di Maio, ma semmai la fine, la conclusione di un iter ragionato e preparato con un fine lavoro legislativo che oggi totalmente manca.
Siamo consapevoli che le sirene dell'antipolitica sono ancora molto attive e purtroppo ascoltate e che la nostra è una battaglia controcorrente, ma vi sono anche molte aree della società civile e delle associazioni che vogliono invece resistere a questa deriva populista e denigratoria dei valori fondanti e fondamentali della democrazia.
Convintamente quindi diciamo NO a questo referendum e difendiamo ancora una volta la nostra Costituzione, che è garanzia della nostra libertà. E non dimentichiamoci che come diceva Giorgio Gaber in una delle sue più famose canzoni: “libertà è partecipazione”!
Primi firmatari per il NO
Paolo Bodini, già senatore e sindaco di Cremona; Walter Montini, già senatore della Repubblica; Roberto Mariani, sindaco di Stagno Lombardo; Michel Marchi, sindaco di Gerre de' Caprioli; Paolo Carletti, presidente del Consiglio comunale di Cremona, Dennis Buttarelli, consigliere comunale di Rivarolo del Re; Giuseppe Azzoni, già vice sindaco di Cremona; Giorgio Mantovani, presidente della società Filodrammatica; Gerardo Paloschi, dirigente d'azienda, giornalista; Agostino Melega, studioso di storia, dialetti e tradizioni locali; Gino Ruggeri, cittadino benemerito medaglia d'oro città di Cremona.