È di oggi la notizia che i componenti di Lega e M5S, ieri, durante il Consiglio di Presidenza del Senato, uscendo dall'Aula di Riunione, hanno, nei fatti, facendo venir meno il numero legale, sospeso l'erogazione del vitalizio all'ex Senatore socialista Ottaviano del Turco.
L'Eco si è già espresso sulla questione e, ora, dopo la sospensiva di merito espressa dalla Presidente dei Senatori, Casellati alla quale dobbiamo riconoscenza, giunge questa notizia, che non si può nemmeno valutare come una presa di posizione ma, viceversa, si palesa come una cattiveria pura e semplice ed una fuga.
PD, LEU e Forza Italia erano favorevoli al mantenimento del vitalizio per le note, gravi, condizioni di salute fisica e mentale dell'ex Presidente della Regione Abruzzo ed ex Senatore. Ora c'è un Amministratore di Sostegno che lo accudisce e segue le sue vicende quotidiane, nominato dal 18 marzo scorso.
La Magistratura si è definitivamente espressa sulle traversie giuridiche di Del Turco, innescate dall'incarico amministrativo che ricopriva, e deflagrate nel clima del post-tangentopoli!
Quello che è rimasto è una condanna lieve che non fa di Del Turco un corruttore o un corrotto, ma dà l'immagine di un Amministratore che, semmai, è stato imbrigliato, suo malgrado, in un sistema diffuso di relazioni tra economia e politica di cui è stato difficile discernere i contorni.
Chi voleva sospendere il vitalizio, essendo questa unica sentenza di colpevolezza di Ottaviano passata in giudicato, come giustificato in un comunicato successivo dalle due aggregazioni politiche che hanno abbandonato la riunione, Lega e M5S, doveva, per onestà intellettuale, argomentare le proprie posizioni, e non adottare la modalità pilatesca, poco coraggiosa! di non esprimersi e di defilarsi in silenzio.
I media, quasi quotidianamente, danno conto di esponenti delle due neo-aggregazioni politiche che restano coinvolti in vicende giudiziarie, magari loro malgrado. In questi oltre 30 anni poco è cambiato dall' epoca del “dagli al socialista!” che allora imperava e creava il capro espiatorio sempre e comunque, a prescindere.
Matteo Salvini sta subendo un processo per sequestro di persona per la vicenda nave Gregoretti-immigrati. Se venisse condannato cosa si fa? Non si considera, dal giorno dopo la sua decadenza da parlamentare, il diritto al vitalizio, come da giudizio implicito dei suoi Senatori contro Del Turco?
Un accanimento ad personam che dimostra come, non avendo esponenti socialisti più di tanto né alla Camera, né al Senato, sia semplice rinverdire discriminazioni che rasentano l'odio, senza temere che qualcuno si alzi dal proprio scanno per difendere e difendersi.
Da Segretario dei Metalmeccanici, prima, da Segretario Generale Aggiunto della CGIL dopo, Del Turco si è speso, ammirato e seguito, a favore di operaie ed operai, ma anche ceti impiegatizi ed intellettuali e produttivi che intendevano affrancare definitivamente la loro condizione economica e sociale.
Oggi la soglia d'attenzione ai fatti dell'opinione pubblica, bombardata dall'infodemia imperante sui media e sui social, supera velocemente ogni accadimento. Noi non vogliamo dimenticare chi si è speso per molte cause dei lavoratori e sociali, per migliorare il Paese, e che non merita né l'oblio né, peggio, la cattiveria.
Renato Bandera
Caro Renato, che dire? Le leggi si interpretano per gli amici e si applicano per i nemici. Premesso che personalmente non appartengono alla platea dei laudatores delle prebende parlamentari e, per ricaduta, dei cosiddetti “vitalizi” (soprattutto, nelle versioni estreme).
Di più, ritengo accettabile la norma secondo cui, se il “vitalizio” è un trattamento differito agli eletti per aver illustrato col loro mandato elettivo e l'esercizio legislativo la Repubblica, il medesimo vada revocato in presenza di comportamenti, penalmente sanzionati, che si pongano in contrasto con l'etica pubblica.
Ciò premesso, accetto con molta fatica l'idea di assolvere Del Turco dalle imputazioni, invece oggetto di sentenza. Francamente, mi sembra che la giurisdizione in questo caso abbia accolto (“bevuto”) per intero le tesi accusatorie della controparte, cui Del Turco, nella sua veste di Governatore della Regione Abruzzo, non aveva concesso prerogative e vantaggi in contrasto con la legge e il senso di buona amministrazione.
Cosa fatta, capo ha. Spero solo che un'eventuale revisione, riconosca la verità e restituisca l'onore all'ex dirigente sindacale.
Il quale, insieme ai guai giudiziari e la perdita di ruolo pubblico, è diventato negli ultimi anni bersaglio di un accanimento sulla salute fisica. Non é autosufficiente ed ha bisogno di assistenza continuativa e costosa. Ho letto nelle settimane scorse la giusta denuncia del caso e l'apprezzata solidarietà espressa da indimenticati ex parlamentari socialisti. Sarebbe molto edificante che si traducesse in gesti concreti. Come una volontaria retrocessione di una parte dei loro vitalizi.