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Quando l'idealismo, fatto arte, rinvigorisce la testimonianza della memoria e della fraternità

Siamo andati a trovare, nei giorni scorsi, l’artista cremonese Graziano Bertoldi che ci onora personalmente della sua amicizia e le attività che ci accomunano del suo talento artistico e professionale, nonché della sua generosità

  17/04/2017

A cura della Redazione

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La valutazione del talento artistico è soggettiva; anche se noi siamo certi del fatto che Bertoldi rappresenta uno dei più interessanti profili di arte religiosa del periodo contemporaneo cremonese.

Ma di tale aspetto diremo più avanti.

Anticipavamo di aver visitato in Via Cardinal Massaia il suo atelier, che è un misto affascinante di arte tipografica (che costituisce attività principale dell'azienda famigliare), di arte pittorica e scultorea, di galleria espositiva. Eravamo molto interessati a prendere contatto ed informazioni della mostra inaugurata a Vigoleno attiva fin dopo Pasqua. Ma eravamo anche molto curiosi di vedere in anteprima il “manifesto” del pittore Bertoldi per il 72° della Liberazione.

In cui l'apprezzato pittore ha trasfuso in arte figurativa il suo idealismo rispetto al valore della ricorrenza; che tra un paio di settimane vedrà Cremona ribadire la centralità storica e civile della Liberazione.

Nella gigantografia, che a quanto risulta, verrà esposta sulla facciata del Municipio nel corso della manifestazione della rievocazione, Bertoldi appone un messaggio che non dovrebbe prestarsi ad interpretazioni reticenti: “La Resistenza ha reso l'Italia libera”. Una riaffermazione che, a distanza di settantadue anni, non avrebbe bisogno di tanta enfasi. Ma che il combinato di affievolimenti civili rende invece opportuna, doverosa.

L'apparato figurativo centrale rappresenta un facilmente identificabile San Michele che sconfigge la raffigurazione del male. Nella banda inferiore della gigantografia l'autore ha raffigurato una selezione di alcuni dei tanti giovani che immolarono la loro promettente esistenza ed il loro forte idealismo democratico perché, appunto, la Resistenza rendesse libera un'Italia. Che per un ventennio era stata oltraggiata dalla dittatura e per un quinquennio insanguinata da un terribile conflitto, in cui una cinica dittatura l'aveva condotta con una scelta priva della ben che minima giustificazione.

I Bernardino Zelioli, Amedeo Tonani, Luigi Ruggeri, Renato Campi, Bruno Ghidetti, Romolo Bocci, Carlo Signorini costituiscono semplicemente una selezione rappresentativa dei tanti, si ripete, che offrirono il loro sacrificio affinché una guerra priva di qualsiasi ragione finisse ed un regime autoritario e totalitario fosse definitivamente sconfitto.

Indubbiamente la testimonianza artistica e civile di Bertoldi costituisce un bel messaggio di esortazione a celebrare degnamente una ricorrenza centrale per l'epoca dell'Italia Repubblicana. Se ci è permesso, oltre che alla festa della Liberazione, andrebbe dedicata ai 750 studenti cremonesi che nei giorni scorsi hanno raggiunto Mauthausen e Gusen in occasione del 20° viaggio della memoria, organizzato dalla rete scolastica e coordinato da Ilde Bottoli.

Un così significativo tributo da parte di così tanti giovani affacciati alla vita ed al sapere si unisce idealmente alla testimonianza di tante e qualificate intelligenze, tra cui il contributo di Bertoldi e, se è consentito alleggerisce lo sconcerto delle prime avvisaglie della reiterazione di gesti con cui i portatori di nostalgie vorrebbero macchiare una celebrazione, che, invece, vorrebbe unire nel segno delle libertà, della democrazia, del benessere acquisite.

Cogliamo l'occasione per informare, dato il ponte pasquale incline a favorire le scappate, come si usa dire, fuori porta o, se si preferisce, le gite a breve raggio ma intelligenti, a visitare, peraltro, in un contesto paesaggistico e storico-monumentale molto suggestivo, la mostra “KENOSI. QUESTI È UN UOMO!” delle più recenti opere di Bertoldi. Di questa interessante ed edificante iniziativa artistica, allocata per tutta la Quaresima ed oltre sino a fine aprile nell'Oratorio della Madonna delle Grazie del Castello degli Scotti di Vigoleno, l'artista dice.”Si tratta di una mostra che vuole dialogare con il Visitatore. Dove l'animo si “ricarica in una silenziosa meditazione, una pausa in questo mondo che continua a sopraffarsi con sempre nuove e prevedibili espressioni e vicende. Mi auguro che quanto osserveranno le opere esposte corredate da pensieri appropriati possano intraprendere un colloqui con sé, con gli altri e con l'Altro che abita tra noi nel silenzio. Ne verrà forse un messaggio di fraternità”

In allegato alcune foto delle opere di Graziano Bertoldi 

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