Vujadin Boskov ovvero quel pozzo di San Patrizio di aforismi alla buona da cui attingere assisti evocativi, buoni per molte circostanze. Il può noto è “Rigore è quando arbitro fischia”; a significare un senso di inappellabilità della fonte e del giudizio. Che vale, ovviamente dal punto di vista del mondo di Boskov (che è meno di quanto assoggettabile alle regole accettate), come, per estensione, a qualsiasi altra branca antropologica in cui non sia e non debba essere in discussione l'autorevolezza della fonte decisionale.
Ma, sul senso di questo incipit, toneremo al momento dei titoli di coda.
Anticipiamo, altresì, la difficoltà della nostra testata a fornire con la dovuta tempestività cronaca e commento di eventi di una certa rilevanza.
Perché, sarebbe qui il caso di esternare la strana circostanza per cui, nonostante la medesima sia regolarmente registrata dal 1889 al Registro della Stampa ed il suo editore/direttore iscritto all'Albo dei Giornalisti, nessun ufficio stampa (ad eccezione di quello del Comune di Cremona) si senta nell'obbligo di garantire l'accessibilità alle notizie ed agli eventi.
Ragione per cui facciamo sempre la parte dell'ultimo ad arrivare fu Gambacorta. Spiegata la ragione per cui, in termini di tempestività, si arrischia sempre la maglia nera, aggiungeremo, però, il vantaggio implicito che deriva dall'opportunità di analizzare le versioni date da altri prima di noi e di verificare, senza ansie, la corrispondenza di fatti ed esternazioni fornite a caldo. Per non parlare del corredo iconografico, per il quale essendo impediti a partecipare, si arrischia sempre o di non fornire immagini pertinenti o di incappare nella giusta rivendicazione dei diritti riservati.
L'abbrivio finisce qui e, non sa quanto, aiuterebbe a comprendere che ci riferiamo al tour (è stato prevalentemente definito) del Governatore Fontana nelle locations impegnate nella somministrazione del maggior antagonista del Covid 19.
Non conosciamo la punzonatura, ma sappiamo che i confini territoriali del budello longitudinale lungo 100km sono stati varcati attorno alle 10, con l'arrivo a Crema, la sosta intermedia (ma giusto perché è sulla strada, oltre che essere epicentro del collegio del consigliere regionale della Lega) a Soresina, alle 11,30 arrivo a Cremona Fiere a mezzogiorno e a Casalmaggiore alle 13,30 (donde la ripartenza alle 14).
Una toccata e fuga, una botta e via. Quattro orette, tara di trasferimento compresa; in cui il Governatore crede di aver affrontato (forse nelle logiche del Bignami) le problematiche della difficile congiuntura in atto, tranquillizzato l'establishment e l'opinione pubblica e fornito risposte alle criticità.
Servono i medici: li troveremo; il nuovo ospedale di Cremona si farà; per Crema: la riconversione del Palazzo di Giustizia, forse col concambio degli Stalloni il Presst (impossibile definire una tempistica per la realizzazione…la spesa è importante e bisogna valutarla bene).
Una buona parola di circostanza per ognuno e per tutti. Tutto coniugato ad un poco rassicurante tempo futuro o addirittura sospeso al condizionale, tra molte variabili. Un tour per far razzia di medaglie per cui non ha nessun merito, intestandosene la paternità. Anche se qualcosa concedendo ai veri protagonisti della tenuta del modello sanitario lombardo, per il quale, abnegazione e valore professionale degli operatori a parte (usati e trattati come un deposito di carne da cannone), è difficile se non impossibile distaccarsi da una vera e propria Waterloo.
In quanto deve essere chiaro che questa parziale e problematica tenuta del fronte prestazionale generale non può in alcun caso essere pareggiata dall'addendo rappresentato dalla performance dell'hub vaccinale. Nella quale, peraltro, risulta molto poco determinante (se si pensa ai disastri della campagna vaccinale per la normale influenza e dell'iniziale piattaforma per le prenotazioni) l'apporto della Regione.
Con una sicumera che neanche Renato Pozzetto avrebbe azzardato, quando decretava l'epilogo di qualsiasi gesto con il proverbiale zaaac!
Mentre bisognerebbe chiedere conto della ragione per cui i Governatorati lombardi nell'ultimo quarto di secolo hanno, nell'ordine, ridotto gli iniziali organici del nosocomio di Cremona da 1400 posti letto a meno di 400 e, se risponde al vero, i dipendenti da 1300 a 500.
Del filotto decrementativo fanno parte anche la decimazione dei presidi territoriali, la forte riduzione della medicina di base, la soppressione di reparti di specializzazione, l'aggregazione dell'ex ASL a Mantova, l'ex Presidio Multizonale di Igiene e Prevenzione a Brescia, la chiusura del Servizio di Medicina Sportiva e del Poliambulatorio e Centro Prelievi di Viale Trento e Trieste.
Come si dice nel nostro abituale speech idiomatico, il tour è servito a metter dentro la testa, a dispensare elogi ruffiani e a togliere la patina di una poco commendevole prestazione (in realtà, un disastro annunciato dagli scenari pregressi e confermato dai fatti) a rassicurare sul niente. Perché la Regione nell'ultimo quarto di secolo ha invertito la riforma sanitaria, sguarnito il territorio, cannibalizzato i preesistenti presidi.
Fontana promuove il modello Cremona, già magnificato dalle tante precedenti comparsate, il cui movente principale è l'impulso a celare colossali code di paglia e a smagnetizzare la memoria collettiva.
Si, il nuovo Ospedale si farà (“Lavorare e essere curati in un posto nuovo, funzionale, tecnologico e accogliente penso possa far piacere a tutti”). Rassicurazioni che vengono da un Governatore al giro di boa del primo mandato, che, dato il combinato del livello prestazionale sul contrasto al Covid, qualche inciampo di tipo personale e, soprattutto, gli incerti equilibri di forza tra i campi di raccolta elettorale, difficilmente avrà chances per restare per un altro giro a Palazzo Lombardia. Anche se ovviamente tutto è possibile in questi contesti stupefacenti.
Per di più suonano se non sinistre almeno poco rassicuranti alcune esternazioni, date invece per imbonimento “Si stanno facendo passi in avanti e il confronto tra le parti è apertissimo…” In realtà il governo regionale ha sin qui proceduto con impegni formalizzati che sono meno di aria fritta. Come può esserlo uno stanziamento intenzionale di 300 mln di euro a valere per i progetti per Transizione Ambientale e potenziamento della rete ospedaliera (di tutta la Regione). Progetti la cui istruttoria occuperà il settennato 2021/28.
Uno studiato campionario di mission menzognera e ingannevole, condito, si ripete ad nauseam, da uno spudorato ricorso alla piaggeria.
“Tutti hanno la stessa voglia di lavorare e lo stesso entusiasmo che avevano all'inizio. È incredibile che dopo un anno di sofferenza avere la stessa forza. La gente è contenta, si sente protetta si sente assistita”.
E qui finisce la versione rimasticata della cronaca della visita del Governatore.
Cosa se ne può trarre, in ovvia aggiunta a quanto abbiamo manifestato sulla reale finalizzazione del protagonista?
Non siamo molto convinti dell'esistenza di un intimo sconcerto, nell'opinione pubblica e in tutti ed in ognuno dei cittadini più o meno toccati dai morsi della pandemia, di fronte all'ennesima rappresentazione della protervia di un ceto dirigente, che, anziché essere omaggiato e preso come serio interlocutore istituzionale, andrebbe trattato col gesto minaccioso del 1948 di Togliatti nei confronti del cancelliere trentino.
D'altro lato, le percezioni degli oligarchi lombardi, che non disdegnano il bagno di popolo, potrebbero essere tarate su quel “La cosa più bella di oggi é la massima collaborazione di tutti. Prova che a Cremona esiste una grande comunità che in situazioni difficili sa reagire”. Che suona un po' come consapevolezza conclusiva del tour.
Immaginato ed allestito non come opportunità dialettica di confronto tra il Governatore e la realtà locale, rappresentata da vertici istituzionali restati fedeli alla consegna di un'accoglienza più che da gentlemen agreement, da parterre de roi. In cui si chiedeva ed imponeva pannel ispirato da conformismo generalizzato e da un accodamento al pensiero unico, cui non poco concorre un giornalismo embedded.
La ciliegina sopra questa immangiabile torta è venuta da uno scampolo di fronda du roi. Non perché tale fosse negli intendimenti dei “critici”, appalesati come vedremo nelle modalità consentite.
“Fischi, ma solo simbolici”, titola con un quinto di riga da posto manzoniano dè vergognosi la protesta “di quattro utenti arrivati a rivendicare il diritto alla salute per la collettività”, che avrebbero (questo l'abbiamo accertato noi) voluto manifestare con modalità meno ovattate l'argomentata condanna della gestione regionale.
Si apprende che il canovaccio dell'evento, incardinato su uno spartito che prevedeva uno stuolo di rappresentanti del popolo omertosi e leccaculisti, tassativamente escludeva gesti di dissenso. Che non fossero l'ostensione di tre manifesti critici e il fischio finale (a Governatore ghiuto).
Tanto per non impermalosirlo e per convincerlo del pieno successo della visita pastorale. Sarebbe grave, ove fosse accertato, che la modalità della contestazione sia stato preteso dai tutori dell'ordine con una moral suasion di contenimento delle prerogative del libero pensiero.
D'altro lato, non è certamente un'impresa far passare, in un contesto in cui tutto va ben madama la marchesa, quattro contestatori come quattro picchiatelli.
Occorre farsene una ragione: a contestare lo sfascio prodotto dall'oligarchia di Palazzo Lombardia sono in campo a Cremona il gruppo che fa capo a Paola Tacchini, espressione di utenti oncologici, Rifondazione Comunista, la Comunità Socialista e la nostra testata.
Che ci si metta poi la Questura a imporre le modalità con cui manifestare la denuncia pubblica incrementa un senso di smarrimento.