La segnalazione/promozione nella rubrica Eco-libri è quasi un artificio-pretesto per non consegnare alla categoria del minimo sindacale una ricorrenza, quella del 40° dell'assassinio di Walter Tobagi, che, invece, deve rivestire carattere di centralità nello sforzo di attualizzazione dei fatti più inquietanti e mai completamente illuminati degli ultimi decenni del novecento.
Va riconosciuto al Corriere della Sera ed al gruppo RCS il merito sia di non aver trascurato la rievocazione sia, anzi, di averla incanalata verso qualcosa che è molto di più un doveroso omaggio al giornalista caduto ed alla denuncia permanente di quella stagione densa di spietati veleni e di pulsioni destabilizzanti.
Perché, andrebbe aggiunto, il volumetto, per quanto significativo dal punto di vista della figura umana e della testimonianza etica, non è che il centro divulgativo di un vasto progetto di analisi e di comunicazione. Che si è avvalso di un circostanziato impegno di approfondimento cui hanno concorso qualificati contributi.
“Walter Tobagi: Poter capire, voler spiegare”. Il direttore emerito Ferruccio de Bortoli tratteggia il senso del titolo con rara bravura di sintesi
Walter era un moderato per cultura ed educazione. Arrivò al successo professionale in un'epoca di estremismi ciechi. Anche tra i suoi colleghi. Sbagliò secolo. Quel figlio del Novecento si sarebbe trovato maggiormente a suo agio oggi e avrebbe ricevuto consensi trasversali in questo nostro tempo. Un tempo nel quale una figura come la sua — analista senza pregiudizi della società e interprete delle sue viscere — è rara e preziosa.
Definizione nella quale escono i tratti salienti del profilo umano, le circostanze in cui l'uomo-giornalista fu sacrificato sull'altare della banalità del male e degli impulsi distruttivi e le ragioni per cui quelle sue caratteristiche umane, professionali e politiche costituirebbero una grande risorsa anche in questi contesti meno trucidi di allora, benché rimasti decisamente malandati.
Non resta che leggere questo volumetto, conservarlo a futura memoria, divulgarne il senso.
A questa sommaria presentazione dell'evento editoriale aggiungiamo, se consentito, uno splafonamento memorialistico. Ammesso di riuscire a vincere la commozione; perché Tobagi era un nostro coetaneo. Incrociato all'epoca della redazione milanese dell'Avanti! in Piazza Cavour al palazzo della stampa.
Li trovavano sede le redazioni di corrispondenza dei quotidiani nazionali. L'edizione milanese era diretta da Fidia Sassano, notevole giornalista e, soprattutto, almeno agli occhi di un entusiasta apprendista, formatore di nuovi talenti giornalistici.
Walter Tobagi era compagno liceale del figlio Marco. Insieme avevano tenuto a battesimo una delle più accreditate testate studentesche, “La zanzara”, assurta a notorietà nazionale in dipendenza di un temerario processo in cui furono coinvolti redattori poco più che adolescenti, anche se giornalisticamente già molto promettenti.
Sassano a Milano avrebbe forgiato ed avviato a carriere giornalistiche (e politiche) importanti operatori come Ugo Intini, storico direttore della testata socialista, Ugo Finetti confluito alla Rai, Carlo Fontana, che, prima di diventare apprezzato sovraintendente della Scala, scriveva come critico teatrale.
Ma, alle periodiche riunioni dei corrispondenti locali, ti imbattevi anche in giovani non esattamente predestinati alla carriera giornalistica, ma impegnati in un tirocinio di alto livello nello storico giornale socialista. Come Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri, già allora apprezzato critico cinematografico.
Tobagi aveva fatto parte per un certo periodo di questa leva formativa. Poi, aveva spiccato il volo verso la grande testata per eccellenza.
In cui non aveva faticato a distinguersi per bravura e, soprattutto, per equilibrio.
Non siamo certi che avesse anche la tessera del PSI. Ma che facesse parte del mondo socialista milanese è assolutamente fuori dubbio. Ce lo ricordiamo partecipe attivo di una riunione a Milano della seconda metà degli anni settanta, presieduta da Giacomo Carnesella, allora vicesegretario regionale. Che aveva come titolo, poco equivocabile, in materia di libertà di testimonianza: “nessun padrone potrà mai comperare l'Avanti!, puoi comprarlo tu”. Del che pubblichiamo una rara fotografia resaci disponibile dai figli dell'indimenticato Mimino Carnesella, Gino e Marco.
Di qualche anno successivo è il ricordo di un reportage di inchiesta da Pizzighettone (che viene riportato nel libro in distribuzione presso le edicole), in cui a distanza di oltre quarant'anni si posso cogliere significative sfumature anticipatrici del mutamento dei tempi. Inspiegabilmente nell'articolo d'inchiesta non c'è traccia della manifesta emersione, registrata in quella fine anni settanta sulle rive dell'Adda, di nuclei di fiancheggiamento della colonna Walter Alasia. Nuclei eversivi già percepiti nelle dinamiche della vertenza alla Pirelli dei primi anni 70.
Nonostante operasse in una importante testata (non militante) Tobagi aveva fatto, già a trent'anni, della libertà di espressione e di testimonianza, il perno principale della sua missione.
Che avrebbe esplicitato con una coerente responsabilità al vertice dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti.
Se è consentito uno scampolo memorialistico intimo, vorremmo far riemergere lo sgomento ed il profondo dolore suscitati nei socialisti milanesi e lombardi dalla notizia dell'assassinio.
Ci riunimmo il giorno successivo presso la storica sede di Via Solferino per una testimonianza di denuncia dell'enormità del fatto e di vicinanza alla famiglia. Di personale reco sempre, quasi fotograficamente, il volto, addolorato e sgomento del padre Ulderico.