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Nino Azzoni

Nel 76° della Liberazione

  19/04/2021

Di Redazione

Nino+Azzoni

Non abbiamo alcuna difficoltà ad ammettere una (non indebita) appropriazione: l'inserimento dell'apprezzabilissima iniziativa congiunta da parte del Comune di Bonemerse e dell'Associazione Il Peverone, di rievocazione della figura dei Nino Azzoni nella rubrica L'Eco Commiati e Ricordi

Perché, anche se questa iniziativa pubblica onora il suo valore e compiace la nostra mission di evidenziare testimonianze e profili virtuosi, Nino è stato per una vita uno di noi. 

Non abbiamo contezza della sua famiglia. Ma di Lui abbiamo un ricordo nitido e profondo. Soprattutto, del suo tratto, tanto positivo quanto schivo, fino all'umiltà. In tempi in cui (anche se meno di ora) molti incominciavano a tirarsela.  Un grande amore per il Suo piccolo Comune, di cui nell'apparente rispetto dei ruoli era il factotum. Merita un posto nel Pantheon degli umili/edificanti.


Azzoni nel centenario della sua nascita 

Nino è scomparso il 5 settembre 2020 ma è stato testimone di una storia significativa 

BONEMERSE RICORDA NINO AZZONI NEL CENTENARIO DELLA NASCITA


Il 25 aprile 2021 l'associazione Il Peverone, in collaborazione col Comune di Bonemerse, ricorda Giovanni Azzoni (Nino) nel centenario della nascita. 

Dopo la celebrazione della Santa Messa alle ore 11.00 nella chiesa di Santa Maria Nascente e la posa della corona d'alloro con la benedizione presso il monumento ai caduti di tutte le guerre, alle ore 12.00 in piazza Franco Ferrari, dietro al municipio, avverrà la consegna della pergamena ai familiari. 

Vi presentiamo una biografia redatta da Liliana Ruggeri, presidente del Peverone, persona che ha raccolto nell'arco di anni di amicizia la testimonianza del reduce ed ha scritto alcune memorie.  

Azzoni, da tutti conosciuto come Nino, nella sua lunga vita ha rivestito diversi ruoli: impiegato, per oltre trentotto anni, poi consigliere comunale ed assessore del comune di Bonemerse al fianco del sindaco socialista Rosolino Biaggi. 

Il Comune ed il Peverone rendono omaggio a NINO AZZONI come custode della memoria, costruttore di storia, “dipendente che ha dimostrato nella sua attività lavorativa e nell'impegno amministrativo volontà e tenacia, mantenendo sempre un forte legame con la cittadinanza di Bonemerse”. 

Nato il 28 febbraio 1921 a Pieve d'Olmi (località Bardella), Cremona, Morto a Cremona il 5 settembre 2020 

Carriera militare: onorificenze 

Insignito della Croce al merito di Guerra per la Guerra nei Balcani: 1942/1943 

Insignito della Medaglia d'Onore da parte della Presidenza della Repubblica, Consiglio dei Ministri, per l'internamento (IMI) dal 1943 al 1945 

- Partecipa come artigliere, 9° Reggimento Artiglieria Divisione Brennero alla guerra nei Balcani, dal 18 11 1942 all'8 09 1943  

- Arrestato dai tedeschi l'11 settembre 1943 a Valona, Albania. Internato (IMI)  

- Campo di smistamento: Meppen (Olanda).  

- Campi di internamento: Arbeitslager a Dormagen (Westfalia- Renania)  

- Arbeitslager a Munchengladbach (Renania)  

- Arbeitslager a Wuppertal (Renania) 

  • Deportato  dai tedeschi dall'11 settembre 1943 all'8 maggio 1945. 

  • Trattenuto  dalle F.F. A. A. Alleate fino al 24 /08/1945 

  • Congedato  l'8 marzo 1946 

Giovanni Giulio Albino Azzoni nasce il 28 febbraio 1921 a Pieve d'Olmi, in frazione Bardella, figlio di Giuseppe e di Teresa Scafetti. 

Viene chiamato Giovanni, come primo nome, in ricordo dello zio paterno, morto il 4 febbraio 1917, a soli 22 anni, per tubercolosi, all'Ospedale Maggiore di Cremona, dopo aver combattuto dal maggio 1915 nella Grande Guerra.  

Giovanni, per tutti Nino, arriva con la famiglia a Bonemerse nel 1924. Frequenta le scuole del paese e coltiva una grande passione per la scrittura, dimostrando anno dopo anno il suo amore per lo studio, merito anche della maestra Clelia Bellini, seconda moglie dell'allora segretario comunale di Bonemerse Dottor Giovanni Bravi. Frequenta poi l'Istituto Magistrale di Cremona che termina solo più tardi, essendo il padre, nel frattempo emigrato per lavoro in Germania. 

Soldato di leva della classe 1921 svolge regolarmente il servizio militare. Tra il 1939 ed il 1940 viene assunto dal comune di Bonemerse come messo. 

Il 21 gennaio 1941, è richiamato alle armi e entra, come artigliere, nella 2° Batteria, 3° Reggimento Artiglieria Celere di Milano, nella caserma Perrucchetti, dove ritrova alcuni suoi compaesani. Nel foglio matricolare è segnalato come dattilografo e ciclista. Il ciclismo peraltro rimarrà una grandissima passione della sua vita. Nel luglio 1941 è nominato eliografista. 

Il 7 dicembre 1941, mentre si trova in Sicilia, presso Gela, in zona di operazione di guerra, contrae il tifo (febbre infettiva colibacillare) per aver bevuto acqua da un pozzo non controllato, collocato nella campagna siciliana. Viene ricoverato all'ospedale da campo n. 851 e dopo aver trascorso il periodo di quarantena, nel gennaio 1942, viene rispedito a Cremona.  

Nel febbraio 1942, dopo un breve ricovero in città, rientra a Bonemerse per una convalescenza. Le pessime condizioni vissute in quei mesi gli procurano un ascesso polmonare da cui guarisce. 

Nel marzo 1942 rientra in servizio e il primo settembre parte per la penisola balcanica, direzione Atene, col 9° Reggimento Artiglieria, Divisione Brennero. 

Ha la fortuna di diventare aiuto furiere di Ginetto Gazza di Soresina, amico poi per tutta la vita. 

Durante il trasferimento verso Atene, passando per la Macedonia, il Reggimento subisce delle perdite e si scontra con i partigiani greci dell'ELAS. 

I militari del 9° Reggimento Artiglieria Divisione Brennero, vengono alloggiati presso la Zecca di Atene, rimangono in città per circa un anno.  

Sembra ad un certo punto che la Divisione debba partire per l'Africa, ma tutto rientra, dopo le pesanti e ripetute sconfitte delle potenze dell'Asse sul fronte africano, i militari rimangono pertanto, per tutto il 1943 nella penisola balcanica. 

Nino Azzoni ed i suoi compagni del 9° Reggimento si trovano accampati a Valona quando arriva la notizia della firma dell'armistizio di Cassibile (3settembre 1943), giunta col comunicato del Maresciallo Badoglio il fatidico 8 settembre 1943.  

I comandanti della Divisione Brennero si vedono costretti, loro malgrado, a cedere agli ordini dei tedeschi, che erano ormai diventati dei nemici, anche piuttosto incattiviti verso i traditori italiani. Essi danno quindi l'ordine ai loro militari di cedere le armi leggere che sono accatastate e anche i cannoni vengono resi non operativi.  

Dall'11 settembre 1943 i militari vengono catturati dai tedeschi e divengono internati, non riconosciuti pertanto come prigionieri di guerra.  

Non viene quindi riconosciuta per loro la Convenzione di Ginevra, del 1929, essi vengono dunque classificati come IMI (Italienische Militar Internierte). 

A Valona i militari, prigionieri, vengono imbarcati su tre navi mercantili triestine scortate da tre cacciatorpediniere. Uno dei cacciatorpediniere riesce, durante il viaggio, a scappare verso Bari. 

Le navi passano per le bocche di Cattaro, arrivano a Venezia e attraversano il Canal Grande, si dirigono al porto di Trieste. Il viaggio prosegue poi per via ferroviaria, in direzione del Tarvisio, passando dal passo di Camporosso.  

I treni merci, stipati di prigionieri, trattati in modo disumano, viaggiano con i finestrini chiusi per evitare le fughe e i convogli giungono, nella stagione ormai autunnale, a Meppen, in Olanda, dove si trova un campo di concentramento, che diviene in quel frangente un Campo di smistamento per i deportati o internati. 

Nino Azzoni, come la stragrande maggioranza degli internati, non aderisce alla Repubblica Sociale Italiana che Mussolini, liberato dai tedeschi, aveva intanto instaurato a Salò, così attraverso una lunga ed estenuante marcia con altri prigionieri raggiunge l'arbeitslager (campo di lavoro) di Dormagen, nella Westfalia- Renania. Per mesi lavora, in condizione di sfruttamento e di vero e proprio schiavismo, in uno zuccherificio.  

Trascorsi quattro/cinque mesi di lavoro durissimo Nino Azzoni e altri internati vengono trasferiti nell' arbeitslager di Munchengladbach, sempre in Renania, in una fabbrica di unterzeeboot, ossia i sommergibili, utilizzati dai tedeschi nella guerra marittima, contro gli inglesi in particolare. 

Sopravvissuto anche a questo massacrante lavoro, Nino Azzoni, insieme ad altre centinaia di internati, viene trasferito all'arbeitslager di Wuppertal, e qui lavora come facchino, scaricatore di carbone alla stazione di Barmen.  

A Wuppertal Nino Azzoni vive una delle notti più tragiche della sua vita. I tedeschi una sera improvvisamente interrogano vari militari, si erano accorti infatti di furti di farina e zucchero. Azzoni, durante l'interrogatorio, viene colpito dai calci di fucile, ma è scagionato, anche grazie alla deposizione dei suoi amici che gli salvano la vita.  

I tedeschi, decisi, senza pietà, quella notte, alle tre e trenta chiamano per nome e per numero quattro suoi amici che vengono fucilati dal plotone di esecuzione. Nino Azzoni, che aveva, senza risultati, messo al corrente gli amici del gravissimo rischio che correvano spiombando un vagone carico di derrate alimentari, per un mese deve poi pulire la baracca ma ha salva la vita. I suoi amici sono fucilati semplicemente perché cercavano qualcosa da mangiare.  

Il campo di lavoro di Wuppertal viene liberato dalle truppe degli americani, prevalentemente di colore, dal 20 aprile 1945. Solo dopo qualche mese inizia però il rimpatrio, estremamente problematico, i ponti sul Reno erano infatti stati bombardati e il percorso da compiere si presentava quindi lunghissimo. 

Nino Azzoni viene trattenuto dalle F.F. A. A. (forze armate alleate) fino al 24 agosto 1945 e solo nell'ottobre del 1945 riesce a raggiungere Cremona. Gli viene riconosciuta la Campagna di guerra del 1943- 1944 e 1945 come prigioniero dei tedeschi.  

Riceve come onorificenza la croce al merito di guerra e dal primo gennaio del1946 ricomincia a lavorare presso il Comune di Bonemerse, addetto all'ufficio elettorale, poi messo, dattilografo, fino al suo pensionamento avvenuto nel 1978.Si impegna come consigliere ed assessore del comune a fianco ed in stretta collaborazione col sindaco socialista Rosolino Biaggi.  

Il 17 ottobre 1947 aveva sposato Dina Milanesi, la fidanzata alla quale Nino scrive numerose lettere mentre vive la guerra e la prigionia. L'amore per Dina allevia le preoccupazioni e gli dà continuamente speranza. 

La moglie e la figlia Patrizia custodiscono ora il suo archivio e le sue memorie. All'età di novant'anni si era recato con la figlia Patrizia in Germania per visitare i luoghi del suo internamento. La guerra e la deportazione forzata sono rimasti per lui esperienze che non si potevano in alcun modo dimenticare.  

Partecipava ogni anno alle manifestazioni del XXV aprile a Cremona ricordando i giorni della liberazione dall'internamento dopo circa due anni di lavoro massacrante. 

Si era impegnato con la Lega dei Comuni e il suo orgoglio era quello di NON AVERE MAI CAMBIATO BANDIERA.  

FONTI 

ASCr, classe 1921, Matricola n. 10890, fasc. personale Giovanni Azzoni 

Nino Azzoni, Testimonianza di un ex militare internato, dattiloscritto, pp. 3, in occasione dell'incontro del 17 febbraio 2006 presso il Salone degli Alabardieri di Cremona, incontro a cura di Comune di Cremona, ANPI Cremona, Comune di Madignano. 

Incontro in classe con alunni dell'Istituto Sofonisba Anguissola, dove Nino Azzoni ha raccontato la sua esperienza. 

Intervista registrata nel Dicembre 2016 a cura di Liliana Ruggeri, riprese di Massimiliano Pegorini. 

Vi presentiamo alcune immagini d'archivio concesse dalla famiglia Azzoni e dal Peverone per ricordarlo. 

76° della Liberazione  

Carissimi, 

quest'anno con l'Amministrazione Comunale di Bonemerse durante le manifestazioni per la Festa Nazionale della Liberazione ricorderemo l'amico, il collaboratore Nino Azzoni nel centenario della sua nascita. 

Nino è scomparso il 5 settembre 2020 ma è stato testimone di una storia significativa. 

Allego locandina dell'evento e su facebook troverete altri dettagli ed immagini. 

Un saluto carissimo 

Liliana Ruggeri 

Questo è il messaggio diramato dalla Presidente dell'Associazione Il Peverone (un apprezzato sodalizio che macina una quantità incredibile di apprezzata attività). 

La ringraziamo e ringraziamo la Civica Amministrazione di Bonemerse. La loro congiunta iniziativa onora la figura di Azzoni e la sua famiglia. Ed inquadra in una prospettiva molto feconda il tratto della celebrazione del 76° anniversario della Liberazione. Che, va ricordato per ultimo, in questo piccolo Comune espresse, come abbiamo ricordato in precedenti rivisitazioni, un'intensità particolare. 

Le gallerie
Nino e commilitoni 1941
Nino e commilitoni 1941
Medaglia d'onore
Medaglia d'onore
Casa della fam Azzoni sulla via Roma
Casa della fam Azzoni sulla via Roma

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