Ricordato e onorato anche dal Comune della Città che ha amato e servito, nella testimonianza politica, giornalistica, amministrativa e legislativa, praticamente per tutta la vita.
Ed oltre la vita; perché, di fronte a recenti non commendevoli tornanti di generosità individuale e collettiva, va ancora e sempre ricordato per aver voluto, in comunione con la sorella Mina, continuare questo afflato destinando a Cremona (ed alle borse di studio per studenti meritevoli) i risparmi di intere esistenze, vissute nella sobrietà.
Emilio Zanoni, in arte giornalistica “Patecchio” (un grande antico cremonese della cultura), era figlio di una formazione generazionale in cui l'impegno sociale e politico veniva prima di tutto. Talvolta anche a danno di consapevolezze più vaste che avrebbero arricchito i depositi del sapere e riequilibrato le priorità nella testimonianza.
Ma fu, soprattutto, il prodotto della consapevolezza che anche i figli del ceto popolare potevano (acculturandosi con grande sacrificio e potendo solo contare sull'intelligenza e la volontà) salire su una ascensore sociale che, a tempi, era più selettivo del percorso delle forche caudine. Superò brillantemente, simmetricamente alla sorella Mina, ogni grado di istruzione scolastica, approdando al Collegio Universitario Borromeo di Pavia, a quei tempi prerogativa per cervelloni.
Siamo certi che il nostro “maestro” di rudimenti politici, prima, e di affiancamento nell'idealismo e nella rifinitura dei requisiti basici per i ruoli di dirigente politico e di appartenenti ai potenziali incombenti elettivi, apprezzerebbe che delinearne il profilo abbiamo, innanzitutto, sottolineato la sua dedizione allo studio, al sapere, alla diffusione del sapere (maxime, tra i ceti sfavoriti ed emarginati proprio a causa dello squilibrio culturale, che amplificava ed amplifica quello sociale.
Ma, chiudendo il breve ciclo del 25° della scomparsa (ma non quello del suo costante ricordo che quest'anno ha avuto il suo punto più alto nella divulgazione del suo saggio della Liberazione di Cremona, destinato, in aggiunta alla consultabilità telematica, alla diffusione cartacea), non possiamo non far cenno (senza necessariamente entrare nella palude di confronti epocali sconvenienti) ad una evidente scansione di stile relazionale.
Rispetto a cui l'attuale metrica di confronto, fatta soprattutto di hard talk e di sentimenti trucidi, concorre all'imparagonabilità e ai mesti presagi circa la sostenibilità futura del modello democratico.
L'unica dote che si richiede oggi ad un politico: la visibilità. Altro non serve: il mestiere, il senso delle istituzioni, la dialettica, il realismo, la necessità, tutta roba vecchia. La resa alla demagogia, al pressapochismo, alla grettezza sembra essere una virtù, purché ci sia una faccia con cui presentarsi in tv (ha scritto recentemente su Corsera, l'editorialista Aldo Grasso).
Tre righe in cui nemmeno un vocabolo è ravvisabile come elemento di comunanza con lo stile di Zanoni.
Non che fosse una viola mammola, in materia di stile comunicativo. Anzi, lo definiremmo un peperino polemista (timbro da cui per alcuni versi non possiamo smarcarci).
Nel nostro lavoro “Il Socialismo di (ça va sans dire) Patecchio” abbiamo riportato (quasi integralmente) l'intera filiera dialettica rivolta ai gerarchi appena inertizzati ed ai loro epigoni, desiderosi di replicarne le gesta. Soprattutto, abbiamo estrapolato le polemiche (esattamente lievi) rivolte ad alcuni coetanei, accomunati nella testimonianza resistenziale e poi fattisi risucchiare dagli agi della “normalizzazione” post 1948.
Polemiche “franche”, ma mai deragliate nell'offesa personale.
Alla nostra generazione egli ha insegnato a distinguere le ragioni della politica da quelle delle persone. Innanzitutto, avendo come sicurvia il rispetto.
Abbiamo negli occhi e di tanto in tanto la ripubblichiamo l'immagine del suo ultimo Consiglio Comunale, della tarda primavera del 1980, con cui prendeva congedo da trentacinque anni di servizio alla sua Città.
Commovente è il tratto di stima e di affetto che traspare dai volti e dai gesti dei suoi colleghi di testimonianza istituzionale, di Giunta e di opposizione.
Non fu un tributo transeunte (come aggettiverebbe lui); perché alcuni dei sopravvissuti continuano ad essere una risorsa dell'Associazione nel divulgare la memoria storica e nel conservare il valore del suo contributo.
In tale contesto abbiamo dato giusto spazio all'aneddotica dei rapporti formali e personali; di cui si è fatto carico uno dei suoi più stretti ed assidui collaboratori, Giuseppe Azzoni. Da cui abbiamo avuto conferma della sagacia relazionale e del tratto profondamente umano del personaggio.
Tale è la presentazione della cerimonia ufficiale svoltasi, per iniziativa del Comune di Cremona, nella mattinata del 15 agosto, presso il Civico Cimitero.
Il breve incontro ha visto la partecipazione del Presidente del Consiglio Comunale avv. Paolo Carletti, dell'Assessore prof. Rodolfo Bona, del presidente dell'Associazione Zanoni dott. Davide Viola, del rappresentante della Comunità Socialista dott. Sergio Denti.
Tutti hanno ricordato questi fecondi lati esistenziali e segmenti altrettanto edificanti del suo contributo alla crescita di Cremona. Alla loro rievocazione si è aggiunto il messaggio di Clara Rossini, presidente onorario dell'Associazione a lui dedicata e figlia di Gino, compagno di militanza socialista e resistenziale, nonché primo Sindaco elettivo; la quale rivolge
Un sentito ringraziamento a chi ha voluto e saputo onorare la bella figura del Sindaco socialista Emilio Zanoni. Considerando gli esempio di attualmente dovrebbe continuare a far brillare i veri valori e a anteporre gli interessi dei cittadini ai propri, si diventa consapevoli di quanto la base della nostra democrazia oggi sul ben operare, sui sacrifici, sul coraggio, sulla passione di coloro che investirono ogni personale risorsa per il bene comune.