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Medaglia d'onore della Repubblica ai deportati

Oltre ai numerosi Sindaci ed assessori dei Comuni interessati, hanno partecipato il delegato del Presidente della Provincia di Cremona Rosolino Azzali, il Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti ed il Presidente della Camera di Commercio Gian Domenico Auricchio

  17/02/2018

A cura della Redazione

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Si è svolta, venerdì 16 febbraio, nella Sala Maffei della Camera di Commercio, significativamente gremita dalla partecipazione dei diretti interessati, dei famigliari delegati od accompagnanti, dalle autorità istituzionali locali e militari, dalle associazioni combattentistiche, da semplici cittadini, l'annunciata cerimonia di consegna per l'anno 2018 dell'onorificenza del Capo dello Stato ai cittadini del territorio provinciale deportati nei campi di prigionia nella seconda guerra mondiale.

Il Prefetto Paola Picciafuochi ha aperto con un breve indirizzo di saluto e di omaggio, rivolto ai destinatari dell'onorificenza ed al pubblico, una manifestazione dal significato toccante e dagli intenti edificanti.

Non casualmente vi ha partecipato una folta delegazione di scolari delle primarie; la cui presenza, insolitamente raccolta anche se percepibile per la nota di colore e di gioventù, ha corrisposto convenientemente all'esortazione loro rivolta dal Prefetto ad annotarne a futura memoria il valore.

D'altro lato, le stesse vicende dei 16 destinatari, al pari di coloro che li hanno preceduti e li seguiranno nel riconoscimento, indurrebbero ad ammonimento, a riflessione, a stimolo. A far tesoro delle atrocità della guerra e del sacrificio sia di chi vi si è immolato sia di chi è scampato a prezzo di grandi dolori e sacrifici.

La gran parte di loro risulta deceduta (Pierino Anelli di Agnadello; Mario Bernocchi di S. Bassano; Rosolino Cattaneo di Sospiro; Tolmino Cauzzi di Voltido; Vincenzo Coppetti, Francesco Franceschini, Edoardo Battista Guasti di Soresina, Cesare Gandini di Rivolta d'Adda; Mario Piloni di Cremosano; Mario Sangiovanni di Palazzo Pignano; Palmiro Venturini di Cremona). Ma il loro calvario è ancora impresso nei sentimenti dei pochi sopravvissuti (Antonio Marenzi e Vittorio Radovan di Cremona; Mario Stringhini di San Giovanni in Croce; Luigi Giuseppe Dellanoce di Soresina) e dei famigliari.

Tutti furono arruolati in una guerra ingiustificata ed ingiusta. Dovettero lasciare le loro famiglie e le loro occupazioni e misurarsi in un conflitto impari, nonostante la loro abnegazione. Ne sarebbero stati travolti. Molti di loro, appunto quelli insigniti della medaglia d'onore, avrebbero avuto un supplemento di dolore e di sofferenza nei campi di deportazione in Germania. Non piegandosi alla lusinga dei vantaggi offerti dall'ex alleato diventato carnefice, fecero onore alla Patria travolta dall'ignominia di una gerarchia autoritaria e totalitaria, del tutto avulsa dei sentimenti del popolo.

Non si piegarono e per questo pagarono un'appendice di umiliazioni e di pericoli in due anni di internamento. Che sarebbero stati letali per molti di loro.

I sopravvissuti sarebbero tornati in Italia in un clima non sempre pervaso di consapevolezze nei confronti della loro scelta e del loro patimento.

Dal lavoro coatto dei campi nazisti di internamento al lavoro del riscatto morale e della ricostruzione materiale del Paese.

Facendosi onore nella nuova Italia, edificata sul loro sacrificio ed incardinata sui perni della libertà e della democrazia.

È questo il significato da trasmettere, come ha suggerito il Prefetto, agli scolari. Ma, se è permesso, da ricordare agli adulti. A tutti gli adulti che, talvolta, in questa smarrita Italia, inclinano a neghittosità e a neutralità nei confronti di aberranti negazionismi e minimizzazioni.

Come concludere questa cronaca? Sicuramente con un apprezzamento per la Repubblica che non si è dimenticata di loro. Sicuramente con molto affetto e riconoscenza per i deceduti, per le loro famiglie, per i pochi superstiti. Cui, nonostante la veneranda età, auguriamo un supplemento esistenziale che li compensi del supplemento di atrocità che settantacinque anni fa li consegnò alla deportazione.

Sono acciaccati dall'età, ma ancora lucidi. Alcuni sicuramente anche briosi. Uno alle sollecitudine affettuose del Prefetto ha risposto lamentando qualche problemino di deambulazione. Un altro ha lamentato un'ipoacusia. Come si vede, lo spirito non manca. Al piacere di averli ancora a lungo tra noi.

[leggi elenco onoreficenze]

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