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Lettere all'ECO /46

  22/12/2024

Di Redazione

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Armonizzazione e convergenza…

Gentile direttore, chissà perché mi ritrovo a casa, nella mia casa di Piazza Castello dove si respirava aria pulita e il bene era rivolto a tutti quelli che con noi si relazionavano…

Il socialismo di mio padre, Gino Rossini, era una calda coperta che abbracciava ogni suo concittadino, pur se in tempi difficili, senza il colore diverso di giacca. Altri tempi certamente, difficili esperienze che per qualche tempo hanno indirizzato a cercar di risolvere i problemi della comunità. Con le elargizioni di generosi donatori è stato possibile erigere il nostro attuale ospedale. Lungo le rive del Po ebbe luogo la prima Fiera dell'Agricoltura per il suo rilancio, difficile allora attuare una buona rete ferroviaria dato i danni provocati dai bombardamenti. Sono trascorsi più di settant'anni e? e il nosocomio, patrimonio di tutti, è stato avvilito, spogliato di credibilità ma soprattutto di personale medico e infermieristico. La fiera Agroalimentare è una fascia elastica che ognuno manovra per esibirne un “pezzo” In questi ultimi decenni le amministrazioni che si sono avvicendate sia in comune che in regione si sono arrogate il diritto di prendere determinate decisioni senza informare o almeno ascoltare i diretti interessati, i cittadini. Da Roma arrivano le notizie più disparate sulla supremazia del centro destra che unito può guardare dall'alto o da destra estrema appunto, la sinistra che non trova mai un positivo punto d'incontro. Prestare attenzione alle necessità del Paese è nulla se confrontata a quella ben più sentita di accaparrarsi una poltrona. Massima arroganza e si cade dalla padella alla brace.

Quello che più avvilisce è che una volta eletti la promessa di ascoltare ogni richiesta per una consapevole decisione viene immediatamente seguita da un però, un ma, un distinguo. E ti cadono le braccia. È come picchiare la testa contro il muro. Fa male vedere volare idee di sinistra verso la destra per ottenere quanto voluto, anche se in campagna elettorale i programmi presentati erano ben diversi e ben definiti.

Fa male che in questa rincorsa ad un riconoscimento politico ben remunerato non si affrontino i temi principali che condizionano il nostro buon vivere. Mi correggo, ne parlano, ne discutono ma non arrivano all'iter per la risoluzione, almeno ad un minimo di risoluzione.

La calda coperta di mio padre, armonizzazione e convergenza, impegno e cuore potranno essere il collante per il formarsi di un buon socialismo lontano dal canto delle sirene?

 Grazie per l'accoglienza caro direttore, un cordiale saluto.

Clara Rossini, 14 dicembre 2024, Cremona
Clara Rossini, 14 dicembre 2024, Cremona

Pedaggio Corda molle: Europa Verde agli enti locali bresciani, chi è causa del suo mal pianga sé stesso

Sulla vicenda del pedaggio della "Corda molle", interviene anche Europa Verde con il suo referente bresciano Dario Balotta, secondo il quale si tratta di un sintomo "della confusione che c'è nel sistema delle concessioni autostradali italiane” e dell'ipocrisia di certa politica locale.

Come non ricordare che, era il gennaio del 2009, l'allora il brescianissimo Mauro Parolini vicepresidente della Centropadane nonché assessore ai lavori pubblici della provincia firmo il completamento della corda molle. Dando così il via al bando di gara per la realizzazione dei lavori di costruzione dei primi due lotti del raccordo autostradale fra il casello di Ospitaletto della A4, il nuovo casello di Brescia Sud sulla A 21 e l'aeroporto di Montichiari che interessavano la provinciale 19.

Precisando che la corda molle è destinata a diventare un raccordo autostradale a due corsie per senso di marcia con un investimento previsto di 346 milioni di euro. Non a caso nello stesso periodo a Roma fu stipulata la convenzione tra l'ANAS (per conto del Ministero dei trasporti) e la Centropadane dove venne aggiornato il Piano economico Finanziario (PEF) che prevedeva l'adozione del pedaggio sulla corda molle per ripagare l'investimento e assicurare la giusta remunerazione dell'investimento al concessionario.

Pur in scadenza di concessione Centropadane ha voluto questo raccordo autostradale. Forse gli azionisti pubblici Provincia, Comune di Brescia, Cremona e Piacenza speravano così facendo di avere un prolungamento della concessione ma così non è stato.

Qualche anno dopo la concessione fu messa in gara (unico caso italiano) e la proprietà passò in mano a Gavio nel febbraio 2019. Già nel 2012 una tariffa “ombra” della corda molle entrò in vigore a dimostrazione dell'avvio di un pedaggiamento parziale. Infatti per esempio un automobilista entrato a Cremona ed uscito al casello di Brescia sud pagava già allora 2.80 euro di pedaggio, mentre se usciva a Brescia centro ne pagava 2,50 facendo quasi 6 Km in meno di autostrada. Oggi c'è sempre la stessa struttura tariffaria Cremona Brescia sud 3,90 euro mentre uscendo dopo 6 km si pagano 3,60 euro.

Se non si applica un pedaggio sulla corda molle, chi lo ripaga l'investimento? Pagano in solido gli Enti locali che l'hanno voluta o comunque approvata? Si allunga il periodo di concessione ad Autovie? Sì prova ad applicare un pedaggio ombra (rimborso pagato dalle amministrazioni pubbliche) in misura relativa al volume di traffico sviluppato?

Parla la convenzione del 2017 tra MIT e Autovie Padane. In essa è scritto a chiare lettere nell'allegato “E” (Piano Economico Finanziario) che una volta ultimata l'infrastruttura si attiverà il pedaggio e viste le tabelle tariffarie contenute nell'allegato i pedaggi saranno anche salatissimi. In questi giorni gli enti locali bresciani stanno studiando l'alienazione di alcune delle loro partecipate tra queste ci sono le quote possedute in Centropadane che fino al 2018 aveva in concessione la A21, la cui gestione è passata alla società Autovia Padana.

I soci bresciani complessivamente coprono il 40% della partecipazione, la Loggia vendendo il suo il 10,98 (come ha già annunciato di fare, potrebbe portare nella casse comunali 6 milioni di euro mentre la provincia con il rimanente 29% potrebbe incassare 18 milioni. Gli azionisti di Centropadane avevano incassato da Sias del Grupio Gavio nel 2018 l'indennizzo di subentro al concessionario uscente per un importo di 260 milioni di euro. Era con il 40% di queste risorse che si doveva pensare ai bresciani quando sarebbe scattato il pedaggio.

Dario Balotta
Dario Balotta

Chiosa… che la prende da lontano…

Bravo...bella inquadratura generale, che ormai non è più nelle prerogative della percezione della classe dirigente attuale.

Abbisogna, però, di qualche "drizzone". Favorito dall'assenza di scheletri nell'armadio. Il primo dei quali riguarda il correttivo all'uso improprio della tangenziale, completata nei primi anni 80. Non sarebbe stata comunque inutile. Ma per il traffico "extraurbano" (ne parlavo proprio ieri con mia moglie, diretti all'aperto di Gadesco) noi socialisti proponevamo la "gronda nord". Osteggiata dai precursori PCI del radicalismo oggi praticato contro l'autostrada Cremona Mantova. Seconda precisazione: il "terzo ponte" è la grande incompiuta delle CentroPadane. Costituiva il ritorno in termini di compensazioni e opere adducenti al partner territorialmente centrale. Come è facile ricordare, il Piacentino e il Bresciano si sono serviti. Il Cremonese è restato con un palmo di naso. "Faceva parte della concessione al gruppo Gavio", imperniata su un equilibrio tra investimenti e introiti (tariffe), giustificati oltre che dalla gestione corrente anche dai finanziamenti relativi allo sviluppo delle opere. Centropadane, prima, e Gavio, dopo, hanno incassato ed incassano le tariffe più alte della media giustificando con le opere straordinarie (tra cui il terzo ponte). Adesso che fa la nostra classe dirigente...resta sotto ricatto del gruppo Gavio? Per il terzo ponte, s'intende! Anche se l'ombra del ricatto si intravede sulla realizzabilità della Cr Mn. Che cosa ci fanno nell'asset azionario di Stradivaria il Gruppo Gavio, un partner cooperativo emiliano praticamente fallito e AEM? Concordo assolutamente sulla funzionalizzazione (specie se si realizzasse il terzo ponte) della dorsale veicolare ovest-est nel tratto di completamento Crema-Cremona, in direzione area metropolitana a vantaggio del Cremasco e di tutto il territorio provinciale. Un vantaggio laterale per il Cremasco, verso l'accesso alla direttrice Tirreno-Brennero e, aggiungo io, quadrante nord Adriatico. Che resta, quest'ultimo, il grande sogno mancato del new deal lombardo di un secolo fa. Già... la penetrazione intermodale e lo sviluppo logistico della Padania verso Est. Con il collegamento su gomma verso il crocevia autostradale (Transpadana e Cispadana), su cui sta attivamente operando, con il fattivo coinvolgimento di Mantova che è azionista A22, l'autostrada del Brennero (prevalent partner delle partecipate Concessionarie di scopo). E con il recupero dell'idea di rilancio di quella che avrebbe dovuto essere il programma Padano simile a quello della Tennesee Vally: la regimazione e la navigabilità del Po in stretto collegamento con una visione universale dello sviluppo infrastrutturale. Sottolineo...con uno sguardo "lungo": non solo da Valdaro (che non ci sarebbe stato se non ci fossero stati l'azienda Regionale dei Porti Interni, presieduta da due cremonesi e animata dalla lungimiranza politica dei cremonesi). Ma dall'area metropolitana e pedemontana all'Adriatico. Il cui epicentro è Cremona. Col suo attuale porto, adeguatamente collegato (specie se si realizzasse il terzo ponte!) e il terminal del Canale Navigabile fine a Milano. Arrivato al bacino di viraggio di Tencara, area rimasta colpevolmente improduttiva. Il Canale potrebbe anche non raggiungere l'area Porto di Mare (teorizzata dai pensatori di un secolo fa). Basterebbe che suo terminal si inoltrasse a ridosso dell'area milanese in modo da servire, con il necessario sviluppo intermodale, anche l'asta orobica (manifestamente intasata, nonostante Brebemi e Pedemontana, per effetto per nostra fortuna di un forte insediamento manifatturiero). Ciliegina sulla torta, poi la navigazione interna fino al cuore lombardo permetterebbe di sognare (come i Sindaci Caldara e Botti e Garibotti e i ricostruttori dell'immediato secondo dopoguerra) il collegamento con il sistema di navigazione svizzero. Ciò che è inaccettabile è il combinato disposto tra una rassegnazione, figlia di un senso di governance day by day, fortemente condizionata da rapporti di forza territoriali penalizzati e penalizzanti, e una limitata capacità progettuale. Dò atto che per Tuo virtuoso impulso si sta aprendo uno sforzo "didattico" nei confronti di un ceto dirigente autoreferenziale per impulso di ignoranza e di arroganza. Per come sono messe le cose dovrei essere pessimista (per la ragione). Ma dopo la Tua esternazione (comunque necessaria di piccoli drizzoni) occhieggia in me l'ottimismo della volontà. Almeno di aprire un approfondimento "informato" da estendere al ceto politico e istituzionale.

L'ECO storia: una comunità consapevole

Ho letto attentamente e condivido le analisi precise di Venturelli e Del Bue. È giusto unire le forze per costruire una comunità consapevole dei propri diritti e doveri e fare progredire la ricerca per nuove tecnologie in un mondo sempre più social, IA, internet. La propaganda politica parla alla pancia dei cittadini, ma sono i cambiamenti lungimiranti che mirano ad un futuro migliore e ad un Bene comune condiviso quelli che contano veramente. Quindi, per me, bisogna guardare a movimenti e partiti politici seri e non legati a leader borderline. Per arrivare a un riformismo lib Lab si deve convergere con chi vuole impegnarsi seriamente a recuperare gli astensionisti.

Il lungo e circostanziato editoriale di Eco del popolo sulla testimonianza civile di Emilio Zanoni mi ha toccato il cuore. Politici ad un alto livello di onestà e passione per il Bene comune oggi non ne vedo in nessun schieramento politico. La Memoria storica serve a questo a farci riflettere e ad attingere insegnanti dal passato. Ottimo il lavoro di Azzoni, preciso e chiaro, condivido pienamente l'impegno civile di figure di un rigore politico apprezzabile.

C.L., 15 dicembre 2024, Vicenza

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