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Lavoro - Il sindacato e il tempo della complessità

Dino Perboni (Segretario Generale Cisl Asse del Po)

  31/05/2020

Di Redazione

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Nell'ultimo decennio, in Italia, ha prevalso sempre di più (anche perché imposta da condizioni esterne) una politica rigorista dei conti pubblici. Ciò sarebbe lodevole se non fosse che siamo rimasti, tra i paesi europei, quello con la maggiore pressione ed evasione fiscale e, tra i paesi più industrializzati, quello con la produttività più bassa. Il debito pubblico, mai arrestatosi veramente, è gravato dagli enormi interessi e fa il paio con un PIL sostanzialmente bloccato e mai in grado di ripartire con slancio. Nel mentre, il sistema produttivo ha perso sempre più competitività e gli investimenti pubblici, tesi a rilanciare anche la domanda interna, latitano. L'Italia è un Paese che in parte cade a pezzi (vedi infrastrutture, sia materiali che immateriali, strutture scolastiche ed ospedaliere, etc...) e in parte non è più stato in grado di raccogliere la sfida del rinnovamento. Lacerazioni e conflitti sociali sono in aumento e la crisi pandemica non ha fatto altro che accelerare questa processo. Le disuguaglianze crescono ed il mondo del lavoro pare annichilito ed in balia degli eventi. Per sperare di vincere le sfide che abbiamo di fronte servirà la partecipazione convinta di tutte le parti sociali ed una ripresa del controllo sull'economia.

Riceviamo e pubblichiamo il graditissimo contributo di Dino Perboni, Segretario Generale CISL Asse del Po:

È semplicistica la tesi che i problemi delle società complesse siano delegabili solo al sistema dei partiti o alla mediazione delle istituzioni, escludendo o saltando il dialogo ed il confronto con le forze sociali o disconoscendo la loro autonomia. Se il sistema politico si assesterà e si ricomporrà in nuovi equilibri, non cadranno le ragioni del confronto libero e dialettico per le lotta alle diseguaglianze e gli indirizzi di governo. C'è una forte disparità fra l'offerta e la domanda di lavoro, fra la produttività e la realtà economica che ha necessità di un cambiamento fondamentale. Il tema delle diseguaglianze è di tale importanza, che l'allargamento degli spazi di partecipazione e di confronto con le rappresentanze sindacali sarà ed è un fattore determinante per la realizzazione di politiche pubbliche volte ad una maggiore uguaglianza. L'obiettivo del Sindacato è di una società ricomposta in cui realizzi criteri nuovi e più equi per la distribuzione della ricchezza, il lavoro, il sapere, la vita pubblica; in cui la società civile non si limiti a esprimersi con il voto la funzione di governo, ma partecipi ad essa anche attraverso la rappresentanza e l'azione di tutela. Ne derivano due conseguenze: laicità e aconfessionalità. Laicità e aconfessionalità, non solo nel contesto italiano, ma europeo ed internazionale, sono due pilastri fondativi lungimiranti. Essi, ovviamente, si confrontano con altri due aspetti originari del Sindacato: l'autonomia (e con essa il pluralismo associativo) e la concezione della contrattazione. Come alle origini del Sindacato vi fu la grande scommessa sulla modernizzazione della società e dell'economia italiana, così oggi laicità, aconfessionalità autonomia e contrattazione devono guidare il Sindacato nella globalizzazione frammentata e nella trasformazione del lavoro. Si tratta di non cercare nelle controparti imprenditoriali e politiche garanzie, coperture, protezioni, ma di agire in campo aperto, facendo leva sulle proprie forze e sulle proprie idee. Obbligo di non limitarsi a contrastare progetti altrui, ma elaborarne di propri e di non chiudersi nella rivendicazione settoriale, ma di osare proposte e soluzioni per l'intera collettività partendo dai ceti deboli e dagli emarginati. L'obiettivo è quello di fissare linee condivise di sviluppo tali da realizzare benessere nel Paese ed equa distribuzione della ricchezza per superare le diseguaglianze generatesi in questo tempo, ed indicare quale futuro dare al Paese. Di fronte agli smottamenti della globalizzazione turbocapitalista, alle profonde trasformazioni della gig economy, l'azione “laica” del Sindacato, e la sua proposta di tutela, contrattazione, rappresentanza del lavoro, sta in primis nell'indicazione di un metodo, l'attualità dei valori costitutivi. Valori da diffondere non attraverso la “memoria dei ricordi”, ma con la “memoria dei viandanti”; di coloro che sono in cammino e che, testimoni e responsabili delle proprie radici, sono pronti a rimettersi in discussione e ad affrontare le difficoltà e le opportunità, di quello che viene definito il tempo della complessità, seguendo il principio esplicitato da Don Milani in Lettera a una professoressa: “Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l'avarizia.”

Dino Perboni

Segretario Generale Cisl Asse del Po

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