Innanzitutto, rendiamo merito a figure, come Giuseppe Azzoni, che dopo aver prestato un'ultradecennale testimonianza politico-militante e civile nella vita pubblica della Città Capoluogo, del territorio provinciale e della Regione Lombardia, rendono un impareggiabile servizio alla memoria storica. Perseguita attraverso un serio ed impegnativo lavoro di consultazione delle fonti documentali e di incrocio mnemonico di circostanze che diversamente sarebbero destinate alla dispersione ed all'oblio.
Sarebbe o dovrebbe essere sollecitudine degli appartenenti attivi alla vita pubblica ed istituzionale impegnare una costante triangolazione tra il passato (non fossa'altro che per annullare il rischio di perdere contezza dei “precedenti”) e i contesti correnti.
Sollecitudine poco praticata nelle ultime tre decadi. Ma che dovrebbe essere ben presente nella tabella di marcia e nei gesti primari dei competitors che si apprestano a contendersi, nell'interesse superiore della Città, ruoli di governo.
Non vogliamo assolutamente azzardare inopportuni sermoni. Semplicemente è apparso edificante mettere a disposizione dei lettori, in particolare, di quelli che si apprestano ad assumere mandati di rappresentanza, una rivisitazione, imperniata su una figura cremonese eminente, di una decade politica ed amministrativa nevralgica per lo sviluppo di Cremona.
L'introduzione del testo del bel lavoro di ricerca e di approfondimento e, per quanto ci è possibile, di divulgazione, portato avanti da Giuseppe Azzoni, è anche preannuncio di un'altra feconda iniziativa. Programmata per il prossimo anno. Nel 2025, infatti, ricorrerà il trentesimo della scomparsa di Emilio Zanoni. Che (vale la pena ricordare!), congiuntamente alla amata sorella Mina, nominò erede universale il Comune (cui aveva già dato tanta parte del suo idealismo e della sua dedizione civile). Erede universale, nel senso, della destinazione del patrimonio numerario famigliare, nonché del ricco ed importante deposito di documentazione.
Sarebbe andata dispersa (contrariamente al dovere morale e legale in capo ad un titolare istituzionale) se non fosse provvidenzialmente intervenuto Giuseppe Azzoni. Le “carte” (ovviamente quelle preservate dalla dispersione e dalla privatizzazione, di cui di tanto in tanto abbiamo riscontro nei “mercatini”) sono da tempo custodite nel benemerito Archivio di Stato. Verso cui confluirà, quando sarà possibile, anche il deposito documentale e librario della Federazione socialista, preservato dagli impulsi del tutti a casa della metà degli anni 90.
Riteniamo che il miglior modo per ricordare la figura di Zanoni, nel 30° della scomparsa (che coincide coll'80° della Liberazione) sia quello di pubblicare il testo digitalizzato e parzialmente rettificato del Saggio sulla Liberazione di Cremona scritto da Zanoni in occasione del 30°.
In questa edizione, diamo evidenza di un importante impegno di rivisitazione della figura del compianto Primo Cittadino, inquadrato, come fa magistralmente Azzoni, nel contesto temporale, in cui l'autore lo incrociò da vicino, partecipando ad una intensa stagione di dedizione al governo comunale. Stagione (azzardiamo!) che costituì probabilmente (e non per la nostra comunanza politica con “Patecchio”) il punto più alto della visione del “Municipalismo”. Che, al di là delle severe e infondate stroncature dei censori in erba, costituti un geniale aggregato teorico pratico, con cui
Ricordiamo tutti, senza distinzione di alleanze di riferimento e di militanza partitica, i civils servants che dalla Liberazione e fino agli inizi anni 90 del 900 hanno servito le istituzioni del Capoluogo e del territorio.
Su questo punto, nonostante le apprezzabili titubanze dell'autore, condividiamo appieno l'autore nel punto in cui sottolinea l'elevato livello di passione civica praticato dal “sistema”, rappresentato dal combinato tra il retroterra dei protagonisti della vita pubblica (costituito dalla partecipazione di massa) e dalla condotta coerente e virtuosa dei portatori di mandato in seno alla Consiliatura.
E proprio nello spirito di universalità così ben tracciato da Azzoni, riteniamo opportuno e didascalico rappresentare nella sottostante Gallery, che effigia i protagonisti dell'amministrazione locale (Capoluogo e Provincia), lo spirito di superiore interesse comunitario, che, pur lasciando ampio spazio alla dialettica delle parti, venne pratica in quella difficile problematica temperie.
Questo azzeccato rilievo nel testo dell'autore costituisce qualcosa di più di un assist, per la costruttiva chiosa alla chiosa di tutta questa virtuosa rivisitazione della storia politica e civile di Cremona e del suo territorio.
In tutto l'apprezzabile testo riecheggia spesso questo perno didascalico, che si riferisce alle dinamiche con cui dalla fine delle Giunte della fase Ciellennista e sino alla fine degli anni 80 del 900.
Le alleanze, che pur avevano come riferimento la geopolitica nazionale, in buona parte ne prescindettero. Essendo impostate sulla sostenibilità discendente dagli equilibri scaturiti dalle urne.
Vero che, dopo la parentesi delle Giunte scaturite od orientate dalla solidarietà del CLN, ci sarebbe stato il ciclo “centrista” guidato dalla Sindacatura del Prof. Lombardi. Ma, quando dopo il quinquennio intermedio (della Giunta di sinistra del Rag. Feraboli), l'esperimento della prosecuzione del ciclo contrassegnato dal “centro” impattò con la severità dei “numeri”, Cremona (nel superiore interesse della sua “governabilità) si sarebbe affidata ad un'inedita alleanza imperniata sull'alleanza tra DC (che espresse un giovane Sindaco), PSI e “laici”.
Quell'alleanza, al pari della precedente, guidata da Feraboli (in cui, tra gli altri, operò il prof. Coppetti), avrebbe innescato un orientamento fortemente innovativo. Che avrebbe rappresentato la costante ispiratrice del ciclo successivo a guida socialista. Talvolta, ma raramente, questa regola di dedizione alla superiore linea-guida della “governabilità” innanzitutto” venne violata, sul giustificato terreno dell'inconciliabilità programmatica. Come nel caso (citato da Azzoni) del Commissariamento causato nel 1969 dall'inadempimento, da parte della DC, dell'accordo sulla municipalizzazione del gas. A dire il vero, ci fu anche un'ulteriore deroga alla linea della stabile governabilità. Ci riferiamo alla scelta del PSI e di Zanoni di un cambio di alleanze (nonostante che permanessero le condizioni numeriche dell'autosufficienza). Scelta che fu conseguenza (in casa socialista e dei partiti laici minori) dell'accertamento della difficoltà politico-gestionali (a causa della frammentazione del gruppo DC e della delegazione in Giunta) a garantire un accettabile livello di coesione, precondizione per il mantenimento di un accettabile livello prestazionale.
Di nostro aggiungiamo che, a prescindere da queste dinamiche “dialettiche”, riverberate nell'assetto dell'esecutivo, mai, come in quel quasi mezzo secolo di attività municipale, venne meno la civica tensione ideale del superiore interesse comunitario. Anche e soprattutto sulle questioni “strategiche”, come furono le opzioni per i progetti di infrastrutturazione e di dotazione di grandi innovazioni (come il nuovo ospedale). Vero, poi, che larga parte delle adunanze consiliari veniva assorbita dalla discussione su temi non strettamente “pertinenti” le competenze della Consiliatura. Dalle questioni internazionali, agli scontri sociali in atto, di pace, di diritti dei popoli (riassumendo Azzoni definisce così il capitolo “In Consiglio si parla di politica, idee, valori…”). Del che chi scrive può a giusto titolo essere stato (nello svolgimento del compito di corrispondente cremonese dell'Avanti! e, successivamente, a pieno titolo di capogruppo consiliare) consapevole testimone.
Le sedute, frequenti e dilatate in timing a geometria variabile, svolte in un contesto atmosferico che, anche grazie al fattivo contributo del Primo Cittadino, oltre il limite dell'agibilità igienica a causa del fumo attivo e passivo, venivano, ovviamente in aggiunta all'esame e al dibattito attorno agli oggetti “istituzionali”, venivano assorbite da una corposa aliquota dedicata “ai fuori sacco” (della politica generale).
Aveva un'importante componente motivazionale il format della politica di quei tempi; contraddistinta da una forte partecipazione popolare, da grandi movimenti di raccolta e di testimonianza, da gruppi dirigenti composti da persone, ad un tempo idealiste e molto preparate. In questo senso, ci pare opportuno rinviare l'attenzione dei lettori all'esame nominativo dei componenti elettivi delle Consiliature di quell'epoca.
Che non lesinavano il tempo giustificato da un pubblico impegno, ritenuto congruo allo sforzo di elevazione civile.
A questo punto, non abbiamo difficoltà ad intravvedere qualche “ditino” obiettore (circa l'accollo della messa in carico delle sedute).
Obiezione respinta…perché fino ad un certo punto (come dimostra la vicenda umana del Sindaco Gino Rossini, che nel 1948, gravemente malato, respinse un emolumento straordinario deliberato unanimemente dal Consiglio) la funzione istituzionale fu assolta senza compenso. Quando, in epoca successiva in ottemperanza a direttive centrali, fu riconosciuto all'amministratore “il gettone”, l'entità fu tale da essere insignificante (dal punto di vista dell'interesse venale).
Anche di questi secondari aspetti era fatto l'aggregato civico, ideale e comportamentale, di quella stagione, così ben rivisitata da Giuseppe Azzoni.
Su questa rivisitazione, incardinata col sentiment che non se ne perda contezza e ricordo, la nostra testata invita i propri lettori ad aprire un approfondimento.
Emilio Zanoni nasce a Cremona il 25 settembre 1914.
Si laurea in Giurisprudenza all'Università di Pavia nel 1938.
Nel 1942 aderisce al Partito Socialista, allora clandestino, quindi dopo il 25 luglio 1943 è tra i riorganizzatori della Federazione Socialista a Cremona e la rappresenterà dopo l'8 settembre nel CLN provinciale. Nell'immediato dopoguerra è co-direttore del quotidiano del CLN “Fronte Democratico”.
Prima nel 1948 e poi dal 1964 al 1970 è segretario provinciale del PSI. All'inizio degli anni '50 è Presidente della Federcoop cremonese.
Nel 1951 è eletto nel Consiglio Comunale di Cremona.
Dal 1957 al 1958 è assessore alle finanze nella Giunta del Sindaco Arnaldo Feraboli.
Dal 1958 al 1963 è Senatore della Repubblica.
Dal 27 luglio 1970 alla metà del 1980 è Sindaco di Cremona.
Muore a Ponte di Legno (BS) il 15 agosto 1995.
Nel ricordo di chi lo conobbe
Statura un po' sopra la media, fisico piuttosto massiccio, lenti spesse e fortemente cerchiate, voce piuttosto potente, gesto compassato, fare un po' burbero tanto ruvido quanto timido. Già l'aspetto, il primo contatto davano una impressione di autorevolezza e di prestigio (1). Ma autorevolezza e prestigio erano naturalmente derivati dal suo noto passato di antifascista, di membro del CLN, quindi dalle esperienze fatte nella cooperazione, nel sindacato e soprattutto come massimo dirigente del prestigioso Partito Socialista di Cremona e come eletto nelle Istituzioni prima Consigliere ed Assessore comunale e poi Senatore.
Notevole lo spessore culturale: dalla Laurea in Giurisprudenza, conseguita con borse di studio non essendo di famiglia ricca, e con ottimi voti, aveva sempre coltivato studi e letture di carattere umanistico classico, di storia e di politica e, pur non facendone mai sfoggio indiscreto, i suoi discorsi e le battute ne risentivano per tono, stile, contenuti e citazioni.
Insomma Zanoni aveva una sua naturale cifra di autorevolezza, un suo "carisma" che ben ricorda chi lo ha conosciuto e che “legava” molto bene con l'immagine di Sindaco della città.
Nel suo rapporto con la gente, con i cittadini, non risultano atteggiamenti di demagogia populista, manteneva sempre il suo stile, una certa riservatezza, molta umanità ma senza false confidenze. Eppure tra questo Sindaco e i cremonesi, allora e nel ricordo, credo si possa parlare di rapporto di grande affetto, fiducia, stima e rispetto. Senz'altro mai la sua correttezza è stata neppure sfiorata da qualsivoglia diceria. Derivava dalla idealità socialista una grande sensibilità verso le situazioni umane di particolare disagio, che non considerava solamente ai fini delle politiche amministrative comunali ma alle quali cercava anche di venire incontro con un pur parco "fondo Sindaco" (costituito non da risorse comunali bensì da offerte che richiedeva e riceveva a questo fine da benestanti cremonesi) affidato al suo Ufficio di Gabinetto, e qualche volta anche con qualche personale sovvenzione, elargita con la massima discrezione. Se si vuole, per certi aspetti, era dunque una "figura di altri tempi", nel senso per il quale ad altri tempi si guarda con un certo rimpianto e nostalgia. Una figura piuttosto vicina a quella nozione del "buon padre di famiglia" che le vecchie normative esplicitavano come parametro per la diligenza e la cura che deve essere propria del pubblico amministratore.
Nella seduta del Consiglio Comunale del 22 aprile 1980, l'ultima dei due quinquenni in cui Zanoni fu Sindaco, il Consigliere Gianpaolo Casali a nome del Consiglio unanime gli offrì un dono di commiato e di riconoscenza e pronunciò frasi brevi e intense caratterizzando la persona e l'operato di Emilio Zanoni prima di tutto con il termine" bontà". E nessuno ebbe neanche l'impressione nè della retorica né nel discorsetto di circostanza perché questo termine così semplice e antico corrispondeva a qualcosa che tutti sapevamo veritiero (2).
Mi si permetta di chiudere queste premesse col ricordo personale che mi viene da cinque anni di stretta collaborazione. Parlo di una esperienza assolutamente positiva e per me - ancora piuttosto giovane e talvolta forse un po' settario - assai formativa. Mi sono rimaste impresse le caratteristiche di una visione del socialismo non scolastica e non aridamente partitica (anche se al suo partito teneva moltissimo), un socialismo vissuto profondamente come insieme di storia, di umanità e di valori. Le caratteristiche poi di grande onestà morale ed intellettuale, di lealtà e di reciproca fiducia, che pretendeva e concedeva: promissio boni viri fit obbligatio, la parola, l'impegno dell'uomo probo è come una obbligazione davanti ad un notaio (la citazione appare anche in VCC 27.2.73).
Come è noto ben conferma questi caratteri il fatto che Zanoni, insieme alla amatissima sorella Mina, disposero di lasciare i propri beni al Comune di Cremona ed al Collegio “Borromeo” di Pavia.
Aggiungo infine che lo spirito generoso, tollerante ed aperto era spesso arricchito da una spontanea simpatia e da una bonaria ma acuminata ironia di cui si potrebbero citare molteplici esempi (3).
Note
1) Scrisse di lui Elia Santoro su La Provincia del 18.8.95: "…una innata timidezza lo faceva apparire scorbutico, scostante, scontroso…"
2) Zanoni rispose di esserne commosso e disse che l'elogio era sproporzionato ai meriti, richiamando scherzosamente la frase incisa sulla tomba del Machiavelli in Santa Croce …nomine nullum par elogium….
3) Si annotano di seguito alcuni episodi in questo senso.
VCC 27.2.73: il Sindaco illustra una deliberazione riguardante una controversia sindacale e dice che si è trovato un accordo nello spirito del proverbio "meglio un uovo oggi che una gallina domani". Lo interrompe il Consigliere Meazzi giudicando opportunista l'uso di quel proverbio ed esprimendo meraviglia che un marxista quale si professa il Sindaco lo citi. Zanoni ribatte: "il proverbio non è valido per me ma per i dipendenti. Io sono d'accordo con lei dal punto di vista teorico".
VCC 28.6.74: sulla chiusura della mensa ECA di Via Seminario, in forte deficit nonostante fosse sita in zona di fabbriche, ribatte alle obiezioni: "… cosa possiamo fare se gli operai non si sentono di andare a pagare 1300 lire per pasto e preferiscono andare in fabbrica con la schisètta?"
VCC 11.3.75: il Consigliere Meazzi contesta l'eccessivo consumo di olive, salatini e aperitivi (citandone dettagliatamente le relative cifre, per la verità viste oggi piuttosto modeste) in un ricevimento seguito ad una manifestazione in piazza. Il Sindaco risponde "in piazza c'era un migliaio di persone, evidentemente molti, aldilà degli invitati, sono filtrati nel palazzo ed hanno consumato…da adesso i ricevimenti li faremo in forma austera".
VCC 23.2.77: risponde a critiche sul bilancio: "non facciamo uscire dal cilindro coniglietti bianchi e nastri multicolori, ci basiamo su un antico passo dei giuristi romani honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere
VCC 29.3.77: in polemica con il Consigliere Parmigiani, che parlava di "città sporca", ribatte: "diceva Krusciov, buonanima, che le chiacchiere non fanno frittelle… i dati sono: più superficie da pulire, meno uomini e mezzi, meno senso civico. Con questi dobbiamo confrontarci".
La pubblica amministrazione, il pubblico amministratore
Emilio Zanoni viene eletto sindaco nella seduta del consiglio Comunale del 27 luglio 1970, con 24 voti su 39 presenti e 15 astenuti. Nel discorso da lui pronunciato subito dopo il voto (discorso al quale faremo in seguito frequente riferimento) si trovano alcuni essenziali elementi della sua concezione dell'Istituzione comunale e dell'incarico di Sindaco. Il Comune è definito la cellula decisiva della democrazia mentre c'è un suo forte richiamo, tra gli altri, alla figura di Giuseppe Ghisalberti per lo stile probo ed efficace. Argomento che riprenderà in occasione della scomparsa dell'ex Sindaco Feraboli (VCC 22.2.1971) quando dice che contribuisce a dare " dignità alla carica di Sindaco la discrezione, il buon senso, la capacità di individuare per i molteplici problemi la misura e l'esatta proporzione tra loro ".
Zanoni è critico nei confronti dello Stato (ed anche della neonata Regione), forti e ripetute saranno le denuncie per le condizioni in cui i Comuni sono costretti dal potere centrale. Ma prima di tutto sempre richiama i cittadini a sentire la responsabilità di essere membri a tutti gli effetti della comunità, del Comune, cui appartengono: "tutti devono concorrere a risollevare la difficile situazione economica con quella equità tributaria cui tutti" sono tenuti (VCC 1.2.74) (1).
Di grande spessore culturale e storico l'intervento nella seduta comune dei Consigli comunale e provinciale del 12.11.74, iniziativa presa riguardo alla forte stretta creditizia ed al giro di vite centralistico decisi in quei giorni dal Governo. Zanoni, che parla prima del Presidente della Provincia Dott. Martino Manfredi, svolge una vera e propria lezione sull'autogoverno delle comunità locali in Italia. Parla di come spesso siano state soffocate (dalle Signorie, da Napoleone, da burocrazie accentrate, dal fascismo…) e di come sempre siano rinate. Riprende documenti della "magnifica comunità di Cremona sotto gli Sforza e nel periodo del nefasto dominio spagnolo" che mai riuscirono a spegnerne il vigore di autodeterminazione.
Pur senza usarne il termine, allora non in voga, svolge una esaltazione sorprendente per lucidità e lungimiranza di quella che sarà poi definita "sussidiarietà verticale".
Cita Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo riguardo all'autonomia locale come elemento portante di una democrazia, contro politiche di accentramento che privano le comunità dei poteri e delle risorse necessarie alla loro vita e al loro sviluppo (2).
Un altro momento in cui Zanoni riprende questi temi è in occasione degli impedimenti che dall'alto costringono a sospendere la già predisposta elezione dei Consigli di Quartiere (VCC 22.9 e 8.11.75): "siamo ossequienti alla legge - dice - ma riteniamo si debba andare avanti per procedere liberi e sereni sulla strada del decentramento". Il che avverrà tramite nomina dei consiglieri di Quartiere da parte del Consiglio comunale in attesa della elezione diretta da parte dei cittadini che avrà effettivamente luogo appena possibile.
Presidente del Consiglio comunale.
Zanoni mostra particolare sensibilità nel distinguere tra il suo ruolo di Sindaco e la funzione di Presidente del Consiglio comunale (che la legislazione allora attribuiva in ogni caso ai Sindaci). Se ne ha diretta testimonianza in più occasioni. Ci tiene a riconoscere espressamente nel Consiglio – il solo Organo eletto dal popolo, che rappresenta nelle sue componenti di maggioranza e di minoranza – la massima autorità del Comune. Quando il Sindaco presiede il Consiglio ogni altra esigenza è preceduta dal dovere di farlo funzionare al meglio, di garantire imparzialità e possibilità a tutti di esprimersi, di applicare le regole perché esso deliberi con efficacia. Zanoni si ispira sempre a questi principi e lo dice esplicitamente nel Consiglio del 22 settembre 1975, quando dichiara di assumere l'incarico di Presidente del Consiglio comunale distinguendolo da quello di Sindaco. Queste concezioni emergono con molta forza proprio quando è criticato per qualche aspetto della sua conduzione dei lavori consiliari. Forse sono queste le uniche occasioni in cui qualche volta si arrabbia, si offende e reagisce piccato: ma questo pare proprio confermare la sua sensibilità al ruolo (3).
È anche attento alle cose concrete della vita consigliare, come quando cura direttamente il radicale rinnovo degli arredi (cosa che riprenderò successivamente). O quando fa cambiare l'impianto sonoro, nell'aprile 1972 e lo annuncia, non resistendo alla citazione latina, con un …admonet et magna voce testatur per umbras (4). In generale è sensibile alle richieste dell'opposizione, come quando per esempio accantona una delibera relativa alle commissioni di concorso (VCC 23.3.72) ovvero accoglie la richiesta del PCI di convocare i capigruppo sul cattivo funzionamento delle Commissioni (“siamo i tutori del prestigio del Consiglio, che è l'usbergo della democrazia comunale” – VCC 11.12.72). E' invece piuttosto rigido quando ritiene che richieste di rinvio dei lavori non siano motivate, diversi “scontri” avvengono proprio su questo. Non rifugge infine da piccole (ma mai scorrette) “astuzie d'aula” volte ad “oliare” i lavori, a scansare incagli e secche, ovvero – come qualche volta mi disse – a “tergiversare con eleganza” per guadagnare il tempo indispensabile ad affrontare al meglio certe situazioni troppo incandescenti
Note
1) Il tema del fisco e la condanna per gli evasori ricorre spesso, come si vedrà in seguito. Nella seduta del 31.5.77 verrà anche varato un Consiglio Tributario comunale che sarà però più espressione di volontà politica che efficace strumento antievasione data l'inconsistenza dei poteri comunali in materia.
2) In una successiva riunione del Consiglio (VCC 12.2.76) dirà che “il Comune è il primo livello della Stato, non qualcosa d'altro. La protesta verso lo Stato non è il solito mugugno ma un contributo perché lo Stato si rinnovi”.
3) Nel Consiglio del 28.1.71, convocato per richiesta scritta di 15 consiglieri, il capogruppo della minoranza comunista, Abeni, critica il fatto che non si volesse riunire il Consiglio lasciando così alla Giunta un improprio spazio di decisione. Zanoni nega decisamente questo intento, sostiene che il Consiglio proprio per la sua importanza “non va convocato ad ogni piè sospinto” ma quando utile e necessario. Contrattacca accusando a sua volta il PCI di condurre una specie di “guerriglia consiliare”, con volantinaggi ed inviti al pubblico a presenziare a riunioni consiliari che hanno sapore “strumentale e demagogico”. Ma offre alla minoranza piena disponibilità per un miglioramento del clima consiliare e per concordare come avere dibattiti sereni e proficui. In successivi battibecchi dirà che “Abeni porta vasi a Samo e nottole ad Atene” quando gli ricorda i suoi doveri di Presidente, rivendica invece di essere “lo strenuo difensore delle prerogative del Consiglio” (VCC 29.4.71). Punte acute si raggiungono nel Consiglio del 7.6.71, quando Zanoni richiama Abeni ad “usare un linguaggio più corretto”, Abeni ribatte che il suo linguaggio “è confacente alla sede” e parla di provocazione del Sindaco. Segue: Zanoni: “Non dica stupidaggini”; Abeni: “Non mi interrompa”; Z.: ”Non faccia ridere”; A.: “Usi lei un altro più confacente linguaggio…” e così via. La “ferita” si sana nella seduta di due giorni dopo, 9 giugno. Mentre la DC esprime solidarietà al Sindaco, Abeni dichiara che lo spirito critico è indispensabile alla vita consigliare ma assicura piena collaborazione se vi sarà correttezza”, dal canto suo il Sindaco si impegna a “mantenere moderazione, correttezza ed osservanza delle norme democratiche” rivendicando questo come patrimonio dimostrato in tutta la sua attività passata. Un altro duro scontro diretto ha luogo nella seduta del 29.3.73, coi consiglieri Fogliazza ed Orsini che chiedevano di sospendere i lavori per l'ora tarda. Ad un Fogliazza molto polemico Zanoni dice che, mentre solitamente è pacato “stasera ha voluto uscire fuori dai pali”; di Orsini, che ha parlato di “prevaricazione del Sindaco” respinge “nel modo più assoluto e categorico le dichiarazioni”. Della non propensione di Zanoni a sospendere o rinviare i lavori consiliari si avrà conferma anche quando la minoranza sarà diversa. Così farà in numerose occasioni a fronte di critiche della minoranza DC (VCC 13.7.76, VCC 10.10.78 ed altri), insistendo nel dichiararsi “servitore e non dittatore del Consiglio”.
Annoto ancora che contesta il consigliere Cottarelli (VCC 26.2.76), il quale gli rimprovera di convocare troppo di rado il Consiglio, con i dati sul numero dei consigli comunali, di molto aumentato rispetto al passato.
4) Zanoni amava qualche volta citare detti latini o riferirsi alla storia di Roma nei suoi discorsi o battute. Eccone alcuni esempi.
VCC 1.3.71: rispondendo ad una critica della minoranza su un conferimento di mansioni superiori: “il mio principio ispiratore è stato alterum non laedere, suum cuique tribuere.
VCC 1.2.74: dopo un dibattito generale sulla crisi economica: Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur.
VCC 11.3.75: Zanoni “becca” il Consigliere Antonioli (“che in una altra occasione mi aveva lui preso in castagna”): “Lei confonde Catone il Censore con Catone l'Uticense…l'Uticense è morto sugli spalti di Utica, Catone il Censore era un conservatore, un fascista in anteprima ed era un usuraio”.
VCC 1.2.77: ad una critica del Consigliere Geroldi per l'acquisto da parte del Comune di 8 copie del volume “Italia eroica” esclama: In me Rutuli tulite ferrum…colpitemi, sono io il responsabile…
VCC 1.2.77: su una spesa che si ritiene non sostenibile oppone un risolutivo ad impossibilia nemo tenetur.
Giuseppe Fornari, allora segretario del Sindaco, in una sua testimonianza all'autore di queste note, ricorda che Zanoni, in occasione della manifestazione di insediamento a Cremona del Vescovo Fiorino Tagliaferri, nel 1979, pronunciò in piazza un indirizzo di saluto interamente in latino.
Atiività ed impulso del comune negli anni '70
Ad “una analisi obiettiva (…) risulterà che le Giunte Zanoni (di centrosinistra, 1970-75, e di sinistra, 1975-80) svilupparono il maggior potenziale di modernizzazione della città, di sviluppo dei servizi socio-assistenziali ed educativi, di impostazione del decentramento, di avvio di una organica politica culturale” (1). Mi pare pienamente condivisibile questo giudizio che ho trovato nel volume della “Associazione Emilio Zanoni” citato in nota. Onestamente credo sia pressoché impossibile avere il metro dello storico nei giudizi su quelle Amministrazioni: è passato tempo ma non sufficiente, pesano tuttora visioni politiche e ricordi personali, è possibile però alzare il livello dell'obiettività e dell'equilibrio, e soprattutto rifuggire da ogni visione strumentale.
Il decennio fu attraversato da rilevanti processi sociali, economici e politici che portarono anche nella nostra realtà problematiche nuove da affrontare. Sul piano economico, dopo il periodo dell'esodo dall'agricoltura e di uno sviluppo industriale piuttosto limitato a Cremona, anche questa gracile industria conosce pesanti crisi (2) mentre acquistano sempre più importanza le problematiche relative ad un nuovo terziario e della implementazione a Cremona, pena un forte e rapido decadimento, di un terziario che si amplia a nuove tematiche, dalle infrastrutture alla valorizzazione delle risorse culturali ed ambientali. Sul piano socio-culturale si riverberano gli elementi innovativi dei movimenti giovanili ed operai degli anni '60 con una forte richiesta di partecipazione, di diritti nel lavoro e nello studio, di innovazione scolastica e culturale. A Cremona paiono invece pesare molto meno certe degenerazioni così terribili in altre realtà. Sul piano politico ed istituzionale si consuma l'esperienza del primo centrosinistra con le sue contraddizioni, speranze, ambiguità e stimoli. A livello nazionale si assiste ad uno scontro molto duro, sullo sfondo di fatti di terrorismo ed eversione sempre più frequenti e di altissimo allarme. Nel '75 e '76 si registra anche a Cremona un notevole spostamento a sinistra dell'elettorato. Per gli Enti locali pare inizi a sbloccarsi una situazione ormai insostenibile e paralizzante di deficit “strutturali” di bilancio (3) e di esasperato centralismo (4) mentre compiono i primi passi le Regioni, e certe misure finanziarie, insieme alla legge 382 ed al relativo DPR 616, ridanno un minimo di ossigeno ai poteri locali (5). Queste pochissime annotazioni per significare come chi si è trovato a gestire la città in quegli anni ha dovuto muoversi ed operare in situazioni difficili e nuove, tra rischi e potenzialità ben al di fuori della routine.
In questo decennio il Comune di Cremona manifesta forti elementi di discontinuità ed innovazione, contribuisce ad avviare nuovi processi di sviluppo, opera con realizzazioni di grande rilievo. Pur con contraddizioni, ombre ed insufficienze, nel complesso la città ha vissuto, specie in certi settori, un vero e proprio salto di qualità.
Volendo scegliere alcune tematiche di particolare significato, anche se certamente non esaustive, mi paiono significativi i paragrafi seguenti.
Partecipazione
Nella seduta consigliare del 8 ottobre 1970 il Sindaco, presentando il programma della nuova Giunta, mette tra i primissimi punti ed enfatizza la partecipazione ed il decentramento, quindi i Quartieri (usa la “civetteria” di parlare di “rioni, frazioni e corpi santi della vecchia Cremona”), il cui migliore indicatore di vitalità starà “nel numero di partecipanti al pubblico dibattito”. Parla anche, stando sulle generali, di introduzione dell'istituto del referendum (“per i capifamiglia”, e questa sua specificazione così desueta, per contrasto, enfatizza la novità della cosa). Comunque il Consiglio del 11 giugno 1971 istituirà una Commissione per definire le modalità del decentramento. Si dovrà però attendere il Consiglio del 16.12.74 per la approvazione (unanime) del Regolamento e dell'azzonamento dei Quartieri: la scelta è per Consigli “liberamente eletti dai cittadini”. La materia avrà fortissimo impulso con la nuova Giunta dell'estate 1975 tanto che già il 22 settembre si deliberano le norme elettorali per i Consigli di Quartiere. La elezione viene bloccata a livello governativo, per cui si procederà con i Quartieri nominati dal Consiglio comunale. Il Consiglio comunale torna a deliberare su Regolamento, norme elettorali ed azzonamento l'8.2.1977, avverrà quindi, nel giugno seguente, l'elezione diretta.
L'esperienza dei Consigli di Quartiere (6), al di là di logoramenti e scelte successive, fu in quel periodo un tonico ed un lievito per la città. Sono emerse con grande vigore, dal basso, una serie di problematiche ed ipotesi di soluzione su cui il Comune lavorerà nei periodi successivi, si è realizzata una diffusa consapevolezza civica in nuovi ampi strati di cittadini. Si è formata “sul campo” una leva assai ampia e consapevole di potenziali amministratori che si evidenzierà in seguito. Si fece dunque allora una scelta coraggiosa e forte, che dette buoni frutti, su un problema, la partecipazione ed il decentramento, tuttora presente e vivo sia pure in forme nuove.
Municipalizzazione del gas
E' la principale questione che aveva portato alla crisi la maggioranza Vernaschi, di centrosinistra, a fine anni '60 con un lungo periodo di commissariamento del Comune. Figurerà, su particolare impulso del PSI nella maggioranza, tra i punti maggiormente qualificanti del programma della Giunta 1970 – 75. Anche il PCI incalza dall'opposizione sull'argomento (vedasi per esempio la mozione discussa dal Consiglio l'11 dicembre 72). Il Consiglio comunale del 13.3.1973 istituisce una commissione per concretizzare la disdetta alla impresa appaltatrice Italgas: Zanoni interviene per esprimere inequivocabile ed irrinunciabile volontà di pervenire alla municipalizzazione. Essa viene deliberata all'unanimità nella seduta del 12 febbraio 1974. Le riflessioni nuove, anche a sinistra, intervenute successivamente sul pubblico e il privato nella gestione dei pubblici servizi, nulla tolgono al forte impatto positivo che ebbe allora per Cremona quella scelta. Con essa progredì fortemente l'estensione della rete in città e nel circostante territorio, rete che fu anche riqualificata nella parte vecchia, cosa di cui c'era assolutamente bisogno. Vi fu una oculatezza sociale nella gestione tariffaria che comunque permise notevoli utili dal gas. Essi saranno utilizzati dall'AEM negli anni successivi per consistenti investimenti e qualificanti innovazioni (il teleriscaldamento compreso) a beneficio della città.
Un nuovo Piano Regolatore Generale
Alla fine degli anni '60 si presenta come una delle più importanti necessità per Cremona quella di un nuovo PRG. La strumentazione urbanistica esistente, ormai superata, permetteva da un lato di creare guasti in parti pregiatissime della città (in contrasto proprio con quella che già si intravedeva essere risorsa essenziale: la bellezza storica di Cremona) mentre dall'altro bloccava possibili sviluppi residenziali, produttivi ed infrastrutturali ordinati e necessari. Nella seduta del 8 ottobre 1970 il Sindaco introduce sul programma della Giunta (lasciando all'Assessore di entrare nel merito) con l'impegno ad una radicale revisione del PRG, oltre che sulla necessità di nuove aree industriali e residenziali di “167” (economico-popolari). Molto tempo verrà poi occupato per definire un “concorso di idee” (VCC 17.1.1972), quindi, per le forti tensioni e divergenze interne alla maggioranza, per individuare i tecnici da incaricare e gli indirizzi (7). Comunque la materia è centrale, ci si lavora, vi saranno Consigli con lunghi dibattiti (VCC 12.2.74) per definire gli indirizzi del nuovo PRG (formalmente “variante”). A fine legislatura, il 28.4.1975, il Consiglio approva alla unanimità la importante “variante di salvaguardia” che definisce le aree di interesse pubblico, tra cui la fascia fluviale del Po (va dato atto che in questa come nella successiva tornata sul PRG vi è stato uno sforzo di sostanziale coinvolgimento anche della minoranza).
Con la nuova Giunta del '75 il tema avrà forte impulso sia di innovazione di merito (oggetto di forti dibattiti) sia nella operatività. Verrà finalmente definito e deliberato il disciplinare di incarico per il nuovo PRG (VCC del 20.7.76) insieme ad una ulteriore variante di salvaguardia. Il 21.3.77 il Consiglio approva una variante PEEP per il centro storico (con contributi per recuperi e riattamenti). Il nuovo PRG verrà presentato al Consiglio il 25.7.79 ed approvato dopo amplissimo e partecipato dibattito e dopo le procedure di rito, insieme al nuovo Regolamento edilizio, dal Consiglio Comunale del 15 aprile 1980.
In materia urbanistica un argomento di contestazione notevole, per circa un anno dopo il voto del '70, era stato quello relativo all'utilizzo dell'area delle ex ceramiche Frazzi. Sull'ampliamento del villaggio Po e sulla adeguatezza dei relativi servizi l'opposizione aveva dato battaglia, quindi si era raggiunto un punto di condivisione per cui l'argomento era stato deliberato quasi alla unanimità (salvo il MSI) dal Consiglio del 22 luglio 71.
Altro tema meritevole di citazione per la lunga sofferenza cui ha costretto il Comune è quello delle “servitù militari”, circostanti la ex polveriera di Picenengo, che bloccavano elementi essenziali dello sviluppo della città come il porto, l'area industriale del canale, infrastrutture ferroviarie ecc. Vi si impegnarono ambedue le Amministrazioni fino alla soluzione positiva nel febbraio 1977 (8).
Impulso alla politica della casa
Mentre negli anni precedenti si erano individuate e vincolate le aree da destinare ad edilizia economica e popolare (legge 167), con il 1975 si dà un formidabile impulso alla concretizzazione relativa. Nel 1976 molta parte dei lavori del Consiglio è dedicata alla approvazione di assegnazioni e convenzioni per queste aree che erano nel contempo state espropriate. Il Consiglio del 12.10.1976 dà il via libera al nuovo quartiere “Cascinetto”, che era stato oggetto di notevoli discussioni. Nello stesso periodo si realizzeranno il “Cambonino”, lo "Zaist" e la nuova edificazione a Cavatigozzi. Una serie di interventi programmati ed organici davvero imponente. Nel complesso tra il 1975 e l'80 vengono espropriati in aree PEEP circa 640.000 metri quadrati e vi vengono edificati od avviati oltre mille alloggi con relative dotazioni di servizi ed infrastrutture. Una operazione senza precedenti, in questi termini. Oltre un centinaio di case comunali inoltre furono oggetto di manutenzione straordinaria.
L'isola pedonale e il PUT.
Fu anche steso ed approvato (VCC 11.7.78) un innovativo “Piano del traffico - PUT” che introdusse una nuova “filosofia”, aggiornata alle elaborazioni ed esperienze in atto in Europa, relative a viabilità, traffico, isola pedonale. Va detto che queste indicazioni troveranno notevoli difficoltà, ritardi e contrasti in fase di esecuzione, tuttavia costituirono la base per la futura evoluzione della materia. Un primo e limitato esperimento di isola pedonale (“zona verde”) era già stato tentato nel 1971, non si sviluppò avendo incontrato diverse opposizioni a partire da quella durissima dei commercianti.
Porto, circonvallazione, nuova area industriale
Il 29.12.1972 il Consiglio approva unanime un importante lotto della “circonvallazione” (cioè della tangenziale, opera ormai improrogabile tanto più che dal 1968 Cremona era collegata alla rete autostradale), che verrà quindi successivamente portata avanti. Il 29 ottobre 1970, nella proposta di Bilancio è inserito il mutuo (364 milioni) con il quale il Comune concorre alla creazione del nuovo porto interno. Il Consiglio dedicherà ampio spazio per fare il punto su questo tema ancora nella seduta del 21 marzo 75.
Il 13 dicembre 1977 il Consiglio delibera la acquisizione di una significativa area (“Orombelli”) per artigiani e piccole industrie. Ma l'operazione principale in proposito ha luogo in questi e nei seguenti anni grazie alla collaborazione tra Consorzio del Canale, Regione Lombardia, Consorzio Intercomunale Cremonese e Comune capoluogo con la creazione ed infrastrutturazione della area industriale in fregio al canale navigabile ed al porto (che era stato inaugurato nel 1969). La convenzione di base di tutta l'operazione viene approvata dal Consiglio il 14.11.1978. Verranno negli anni successivi espropriate aree assai consistenti e dotate, ex novo, di strade, elettricità, fognature e di tutti gli altri essenziali servizi.
Area ed edifici del vecchio ospedale
Nel 1965, in fregio alla strada Giuseppina, appena prima di S. Sigismondo, era stata posta la prima pietra per la costruzione e nel settembre 1970 era edificato e si era attivato il nuovo Ospedale di Cremona. Ora per il Comune un essenziale passo, conseguente allo straordinario ed unanime sforzo compiuto dalla città con la costruzione di un nuovo e moderno ospedale pubblico, era quello della acquisizione dell'enorme patrimonio di aree ed edifici del dismesso ospedale di Santa Maria della Pietà. Un patrimonio di ben 50.000 mq di aree in gran parte edificate, in pieno centro storico.
Fu un argomento assolutamente centrale in tutti quegli anni, oggetto di scontri politici anche aspri. Risultata prevalente la scelta della acquisizione di tutta l'area al patrimonio collettivo della città, tra maggioranza ed opposizione ed all'interno della stessa maggioranza una forte divergenza si sviluppò in merito ad una parte della stessa. Nel Consiglio del 29 novembre 1971 si dibatte l'acquisto e la destinazione, il relativo documento messo ai voti passa con voto unanime in quanto si decide di vincolare (come richiesto dal PCI e da una parte della maggioranza) tutto il patrimonio ad un uso pubblico. Ma il 16 marzo 1972, in un Consiglio comunale in cui il Sindaco appare piuttosto in imbarazzo, egli ammette che sulla destinazione vi sono ancora pareri diversi e che la Giunta non ha pertanto definito quella dell'"ex ospedalino". Lo scontro verteva sulla scelta di alienare questa parte alla Curia di Cremona ad uso socio - culturale e religioso. Sul tema si avranno le sedute forse più lunghe e combattute della storia del Consiglio comunale di Cremona nel dopoguerra, come quelle che impegnarono gli interi pomeriggi e le notti del 14 -15 novembre 1972 (ancora sulla destinazione dell'area) e poi del 29 - 30 dicembre sulla alienazione a trattativa privata dell'ex ospedalino all'Opera S. Omobono. Il Sindaco vi interviene solo per aspetti di carattere generale e di conduzione dei lavori. La maggioranza risponde all'opposizione che è vero che si sottrae ad un uso diretto del Comune questa pregiata parte del patrimonio, ma così facendo, essendo lo stesso patrimonio molto vasto e da sistemare, si ricavano risorse indispensabili per partire con i lavori per la utilizzazione di altre parti dello stesso, infatti le relative delibere sono contestuali.
Altri lavori molto impegnativi sul vecchio ospedale verranno deliberati nel Consiglio del 28 giugno 1977, con il ripasso generale dei tetti ("ettari di tetto" dirà in proposito l'assessore alla partita). Si prevedono quindi nel vecchio ospedale il grande centro per manifestazioni culturali, già avviato, una nuova scuola media ed una materna, gli Uffici Tecnici comunali, il Centro ANFFaS ed altre rilevanti destinazioni.
La nuova sede della fiera internazionale del bovino da latte.
Anche questo rilevantissimo tema è citato nella esposizione programmatica del Sindaco del 8 ottobre 1970. Più propriamente il progetto generale della nuova fiera sarà oggetto del Consiglio del 22 luglio 1971. Questa nuova realtà è resa possibile da una impostazione di base che vede la collaborazione concreta tra più soggetti, in particolare tra il Comune di Cremona e le Associazioni agricole interessate. Essa procederà con continuità ad opera della Giunta allora in carica e poi, con una accelerazione nel ‘76, di quelle successive. Infatti il Consiglio del 15.1.1976 farà il punto della situazione e nel 1977 finalmente la Fiera si terrà per la prima volta nella nuova sede di Cà dè Somenzi. Il 17 ottobre 1978 il Consiglio delibererà la costruzione da parte del Comune del palazzetto. Verranno inoltre acquisite aree confinanti che si riveleranno poi dei polmoni indispensabili per gli ampliamenti che la crescita della fiera renderà necessari.
Il parco al Po
Ancora nella seduta del 8 ottobre 1970 sul programma della nuova Giunta, Zanoni delinea tra i punti programmatici il parco del Po (definito "zona a verde e impianti sportivi"). Si comincerà dalle ex Colonie Padane: di una loro prima sistemazione darà atto già nella seduta del 11.6.71 il capogruppo del PCI mentre il Comune ne acquisirà nel luglio 1972 l'area dall'Ente Colonie. Nel luglio del 71 è oggetto di dibattito consigliare la piscina a Po, inaugurata il 2 dicembre 1972. Dello stesso periodo è la sistemazione e l'apertura al pubblico del parco del vecchio ospedale. Deliberazioni riguardanti il parco al Po verranno approvate poi il 29.12.72 ed il 19.2.1974 (capitolato per la "palestra polivalente" - centro sportivo).
Sulle questioni relative al Po puntuale è anche il rapporto con le autorità preposte in tema di difese, specie dopo i pericoli corsi alla curva di Spinadesco nel 1976, e sulla foce del Morbasco. Grazie a questo, al nuovo scolmatore di Genivolta (su cui pure il Comune di Cremona si era impegnato) ed alla ristrutturazione fognaria si porrà rimedio ai frequenti allagamenti di Via Massarotti e di altre zone ed all'incredibile inquinamento del Morbasco.
Ristrutturazione fognaria, depurazione, rifiuti.
Una delle maggiori innovazioni degli anni 70 riguarda le acque. Se fino al 1975 era prevalsa la linea di provvedere a coprire tratti di canali (cavi) urbani con solette di cemento, trasformandoli in veri e propri condotti fognari (dei quali era peraltro impossibile la depurazione data la eccessiva portata), con la Giunta successiva, per la necessità di applicare la nuova legge Merli n. 319 e grazie al supporto collaborativo di tecnici come l'Ing. Salvadori (UT comunale) e il Dott. Canuti (LPIP) prevalgono criteri "rivoluzionari" e risolutivi per la depurazione delle acque e la ristrutturazione fognaria. Il Consiglio del 7 settembre 1976 decide questi nuovi criteri: depuratore unico (Cremona sarà poi una delle prime città a scaricare in Po acque depurate), chiusura degli scarichi fognari nei cavi e costruzione di nuovi collettori paralleli ai cavi stessi (non più da coprire), ristrutturazione fognaria complessiva, finalizzata anche alla difesa dai frequenti allagamenti. Con questi criteri un vero e proprio piano di grandissima portata verrà approvato con le due sedute del Consiglio comunale del 3 e del 10 maggio 1977. Il piano verrà poi portato avanti negli anni successivi (decisive le acquisizioni di finanziamenti e le opere degli anni ‘80). Il “cuore” del piano, cioè le opere di disinquinamento del bacino del Morbasco, sarà oggetto dell'appalto concorso deliberato dal Consiglio il 29.1.1980.
Un segnale invece di ritardo (anche culturale) sulle tematiche ambientali è dato con il Consiglio del 28.6.74, quando si acquisisce l'area di via S. Rocco per collocarci una grossa discarica. Per il vero la minoranza comunista intervenne per definire questi terreni come “acquitrinosi ed inadatti” ed indicare la soluzione dell'incenerimento, comunque poi il gruppo comunista si asterrà e si adeguerà anch'esso per parecchio tempo alla soluzione “discarica”. Zanoni interviene dicendo che anche lui sarebbe per l'incenerimento ma che nel Consorzio Intercomunale (allora preposto al problema per tutto il territorio) c'era contrasto su una alternativa tra inceneritore e compostaggio per cui intanto la discarica era una via obbligata, si… contava comunque sul controllo del medico provinciale. Questa fu la strada che si intraprese e dalla quale neanche la Giunta di sinistra successiva si discostò.
Nuove scuole
Novità e conquiste in campo scolastico ed esigenze che ne derivavano, da una parte, e vetustà e carenze di molti edifici scolastici dall'altra, fanno di questo uno degli elementi di maggior rilievo tra quelli del programma 1970. Ed in questa tornata sarà duro lo scontro tra maggioranza ed opposizione sui modi per fare fronte a vere e proprie emergenze, modi come l'affitto di aule presso Istituti privati e religiosi. Un certo “alleggerimento” sul fronte delle materne era venuto nel novembre ‘71 (VCC 6.11.71) col progetto della scuola “Lacchini”. Ma ben più vaste ed impellenti erano le esigenze, come emerse nel Consiglio del 12 dicembre 72 ad una disamina generale della situazione (9).
Importante, in questo periodo, la convenzione con l'Università di Pavia per avere a Cremona la Scuola di paleografia musicale (VCC 17.1.72).
Sin dal dicembre del 1972 la minoranza proponeva la gestione diretta comunale delle scuole per l'infanzia, allora gestite dall'Ente Asili, ed in effetti nel dicembre 1976 il Consiglio comunale decide il passaggio alla gestione diretta cui conseguiranno potenziamento ed innovazione complessivi e l'assunzione di nuovo personale.
Nel complesso vi sarà nella tornata '75 –80 uno straordinario impegno per l'edilizia scolastica con ristrutturazioni e costruzione di nuovi edifici. Si costruirono, avviarono o furono finanziate per la costruzione da parte della Amministrazione successiva, ben 6 scuole per l'infanzia, 2 elementari (nuove) e 3 ristrutturate, anche radicalmente come il Capra – Plasio, 1 Media nuova ed una ampliata.
Notevole implemento nello stesso periodo ci fu in materia di diritto allo studio, con impegno diretto di risorse comunali ed un partecipato dibattito sulle sue finalità. Interessante, anche se durò pochi anni, l'esperimento dei libri scolastici in comodato mediante il quale le famiglie ebbero i libri gratuitamente senza particolare aggravio per la finanza pubblica.
L'iniziativa culturale
Nel marzo 1976 si istituisce il “Centro culturale Città di Cremona” che è collocato nel vecchio ospedale e del quale il Sindaco si occupa personalmente ed assiduamente, compresa la denominazione “che non si può richiamare a memorie medioevali di penitenti neri”, disse nell'occasione (VCC 17.3.76).
Il Consiglio del 15.11.77 ascolta una bella relazione del Sindaco sul restauro della Cascina Cambonino in vista dell'utilizzo a museo: più che un museo, dice, dovrà “apparire come una cascina abbandonata un quarto d'ora prima, un vivo monumento al contadino, all'agricoltore cremonese”.
Si innova anche il museo stradivariano
Un vero e proprio salto di qualità (e quantità per la massiccia partecipazione di massa anche dall'esterno) costituirono dopo il 1976 alcune grandi mostre (anche su artisti locali), forti edizioni della Triennale di liuteria e la nuova rassegna di spettacoli ed iniziative culturali denominata “Recitarcantando”. Tutto questo, pur con inevitabili difetti, problemi finanziari, critiche, aprirà un modo di essere nuovo di Cremona che le farà reggere il passo con le più avanzate esperienze in campo nazionale.
A proposito del grande impulso che ebbe la liuteria in questi anni, con l'esposizione dello “Stradivari 1715” e del “Nicolò Amati” a Tokio nel 1973, le citate Triennali, i corsi di perfezionamento per strumenti ad arco con Salvatore Accardo ed altri grandi esecutori, la disponibilità del “Guarneri del Gesù” per l'esposizione permanente in Comune, va ricordato il ruolo del munifico industriale Walter Stauffer. Prima con l'istituzione del Centro di musicologia in Palazzo Raimondi nel 1973. Poi – dopo la morte improvvisa – con la creazione e l'attività della “Fondazione Stauffer” che avrebbe gestito la generosissima eredità da lui lasciata alla città di Cremona proprio a questi fini. Zanoni seguirà personalmente il rapporto di intensa collaborazione tra il Comune e la Fondazione, utilizzando la competenza del M° Andrea Mosconi, nel quale riponeva piena fiducia.
Nuovi servizi sociali
I compiti istituzionali del Comune in campo sociale erano assai limitati e Zanoni, nel programma del '70, si ripromette di andare oltre. In una successiva occasione cita le proposte e le rivendicazioni della associazione delle famiglie con figli in difficoltà (ANFFaS) per dire che è un “impegno morale” cercare di soddisfarle (VCC 28.10.71). Ancora sullo stesso tema interverrà nel Consiglio del 19.6.1973, a fronte delle sollecitazioni critiche della minoranza, per dire che si tratta di materia nella quale sono dannosi i toni eccessivamente polemici, che bisogna entrare nel merito (dando atto al consigliere di minoranza Castriota di averlo fatto), che è ferma volontà del Comune intervenire ma che esso è costretto ad usare tortuosi “marchingegni” per non essere bloccato dal fatto che queste sono considerate “spese facoltative”. In effetti quella Giunta avviò poi notevoli iniziative in proposito. Importanti innovazioni verranno poi introdotte tra il 75 e l'80. Il Consiglio del 9 marzo 1976 avvia il nuovo servizio di assistenza domiciliare anziani, ripreso e potenziato col piano approvato il 21.2.1978. Si aprono nuovi “nidi” comunali. Una interessante novità, anche sul piano culturale, è la istituzione del “Consultorio familiare”, con due sedi, e delle “équipes psico-medico-pedagogiche” per le scuole.
Le risorse umane (la cosiddetta macchina comunale)
Le linee enunciate nel programma del 1970 in proposito parlano della introduzione di una “ristrutturazione meccanica” e di priorità data alla Vigilanza urbana, all'Ufficio Tecnico ed al Servizio Nettezza urbana. Il 29.12.1972 viene approvata in Consiglio la gestione diretta del servizio imposte pubblicità ed affissioni, un passaggio sottolineato come politicamente qualificante. Il 21.3.73 il Consiglio, unanime, approva l'installazione del Centro Elaborazione Dati, tra i primi in Italia. Una nuova Pianta Organica viene approvata (con l'astensione della minoranza) il 21.3.75: ma essa non potrà avere efficacia per il rinvio da parte della Commissione centrale finanza locale. Una riorganizzazione generale degli Uffici e dei Servizi verrà deliberata dal Consiglio il 26 giugno 1979.
Note
1) E. Vidali, “Il socialismo di Patecchio”, Cremona, 2004. Pag. 11.
2) Si citano per esempio le crisi SIC, Kim-Combattenti, Cavalli e Poli, Utile che coinvolgono alcune centinaia di lavoratori e che sono oggetto di prese di posizione ed iniziativa del Comune.
3) Il bilancio di previsione 1971, il primo con Zanoni Sindaco, presenta un disavanzo di 2.637 milioni, esso si somma a precedenti disavanzi creando una situazione molto critica che durerà diversi anni.
4) Zanoni stesso denuncia il fatto che le spese comunali sono ancora suddivise in “obbligatorie” e “facoltative” e che su queste ultime – che riguardano una amplissima fascia di interventi su cui il Comune dovrebbe impegnarsi – le Prefetture possono tagliare come vogliono (VCC 19.6.1973).
5) L'applicazione del DPR 616/1977 sarà oggetto, con l'anno 1977, di una specifica delega del Sindaco ad un Assessore e della messa all'opera di un gruppo di lavoro ad hoc nella struttura comunale.
6) Una rilevazione relativa al periodo tra il giugno 1977 e la fine 1979 constata che si sono tenute da parte dei Quartieri ben 85 assemblee popolari e 454 riunioni dei Consigli di quartiere.
7) Nelle more si procede per varianti particolari, come quella del Boschetto (VCC 18.4.72) o di Cavatigozzi (VCC 8.9.72). Si dovrà attendere il Consiglio comunale del 8 ottobre 73 per la delibera di incarico relativa al nuovo PRG, con la quale si persegue il coinvolgimento di tutte le forze presenti in Consiglio conferendo l'incarico a 4 tecnici.
8) Zanoni ne parla nel Consiglio del 20 dicembre 1971. E' assurdo, dice, il decreto che ripristina queste servitù: se Picenengo fu “forte arnese di guerra ai tempi della guerra gallo-ispanica del 1648”, da tempo non conta più niente, tant'è che “nemmeno Pippo lo considerò come obiettivo”. Il successivo 18 aprile il Sindaco informerà che il Ministero competente pretende una forte somma ed un luogo alternativo per spostare la polveriera con le relative servitù: cose impossibili…La soluzione arriverà, dopo svariati tentativi andati a vuoto, agli inizi del 1977, grazie anche alla diretta collaborazione del Senatore cremonese Giuseppe Garoli: Zanoni lo annuncia con legittima soddisfazione e gratitudine (VCC 1.2.77).
9) La polemica, tra proteste di alunni, insegnanti e genitori, riesplode con il ricorso ai “doppi turni” di utilizzo delle aule nell'inverno 1973-74 e poi ancora nell'inverno 1974-75 per inconvenienti occorsi al riscaldamento di aule “distaccate” all'Istituto delle Canossiane (VCC 14.3.1975)
Lo stile: la grinta, la stoffa...
Ancora di recente un giornale locale riprendeva una vecchia querelle su Zanoni: “aveva molta stoffa ma poca grinta”. Che dire? La stoffa è indubbio ci fosse, quanto alla grinta…diciamo che non ci teneva a “mostrare i muscoli”. Siccome pare che questo sia oggi un punto molto considerato vanno ricordate alcune cose. La legislazione dell'epoca (la elezione diretta del Sindaco era molto di là da venire) privilegiava una figura di Sindaco come “primus inter pares” sia rispetto al Consiglio, unico organo eletto direttamente, che alla Giunta, eletta dal Consiglio, così come il Sindaco. La cultura politica, in particolare quella di sinistra, privilegiava ancora il momento collettivo (del partito, del gruppo consigliare, della maggioranza) rispetto all'esaltazione della azione individuale. E Zanoni in particolare tendeva sempre ad esaltare prima di tutto il Comune come Istituzione di autogoverno della comunità, quindi la “squadra” della Giunta, la maggioranza, il Consiglio nel suo complesso, ponendosi il problema di operare non tanto per la propria “visibilità” ma perché tutto funzionasse al meglio, non si facesse “cattiva figura”, fossero raggiunti gli scopi prefissi.
Zanoni, definiti gli indirizzi complessivi, delegava effettivamente ai vari Assessori le competenze loro affidate, non era accentratore, seguiva le materie che aveva riservate a sé stesso e poi svolgeva un ruolo di supervisione, dava impulsi, assicurava le coperture quando necessarie agli assessori con la propria autorevolezza, soprattutto faceva in modo che le questioni prioritarie avessero spazi e condizioni per procedere, era attento a tenere insieme i vari pezzi sia politici che di funzione, privilegiava il metodo del dialogo e del confronto. Era questo il suo stile. Ed è uno stile ed un lavoro cui va davvero gran parte del merito della mole di attività, qui solo in parte e molto sommariamente descritta, che il Comune ha realizzato o impostato nei dieci anni di cui parliamo. E' indicativa, in proposito, una mia esperienza personale per i circa cinque anni in cui sono stato il suo vice. Ogni mattina avevamo l'abitudine di trovarci per una informale conversazione di verifica dei problemi più o meno emergenti, degli orientamenti di massima da prendere, di questo o quel contatto con l'uno o l'altro assessore o dirigente. Periodicamente si faceva il punto sullo stato di attuazione del programma, quindi sui motivi per cui questo o quel problema non andava avanti e su come intervenirvi. Mirava all'essenziale e se (forse per la mia inesperienza e quindi per l'assillo di essere pari al compito) mostravo qualche eccesso di zelo nel proporgli riunioni ed incontri ad ogni piè sospinto, non si sottraeva, magari opponeva un po' di “souplesse”, qualche bonaria battuta ironica ma si concordava sempre sul da farsi. Definiva le pratiche che voleva seguire di persona, mi affidava molti compiti con fiducia, quindi, guidata con intelligente “mano leggera” dal Sindaco, l'attività proseguiva. Questo è il mio ricordo.
Teneva rapporti positivi e sempre corretti con tutti, spesso di reciproca simpatia.
Insomma privilegiava assolutamente il lavoro d'insieme, non gli era congeniale mostrare efficientismo o decisionismo personale mentre dava spazio e valore al lavoro di coloro cui aveva delegato i vari settori ed anche ai dirigenti. “Condivido il parere e la responsabilità degli assessori” dirà nella seduta consiliare del 24.2.72 quando si verifica un momento di acuta crisi ed alcuni assessori vengono messi sotto torchio, così farà anche in occasione di forti attacchi all'Assessore Lazzari nel maggio del 1978. Nel Consiglio del 23.2.77 sul bilancio, Zanoni ancora dice che non entra nel merito dei problemi dei vari settori poiché li trattano gli assessori “coi quali mi identifico, parlo con la loro stessa voce – ex ore eorum loquor”.
Sulle cose che amava seguire direttamente
C'erano delle cose che gli piacevano o che riteneva doveroso seguire personalmente.
Il personale.
Le varie e spesso complesse problematiche relative al personale sono competenza che non delegò e su cui spesso intervenne in Consiglio comunale (1). Riteneva fosse una vera e propria prerogativa del Capo della Amministrazione il rapporto coi dirigenti (pressoché quotidiano quello col Segretario Rodighiero e col suo vice Rebecchi, col Ragioniere capo Piccioni e con l'Economo Antonioli) e coi dipendenti, rapporto considerato importante per il buon andamento dell'Amministrazione. E' da notare anche come abbia sempre voluto affrontare personalmente i casi incresciosi, quelli da “seduta segreta”, che si verificarono per comportamenti censurabili di questo o quel funzionario. Si preoccupava particolarmente per il discredito che poteva ricaderne sulla Istituzione ed interveniva quindi, con un dosaggio di rigore e di buon senso, per chiudere al meglio le relative vicende (2).
Il Museo civico
La proroga relativa alla responsabilità di direttore del Museo (il Prof. Alfredo Puerari) fu un “tormentone” per diversi anni, con l'annessa questione dell'inventario archeologico (“il Dott. Pontiroli è tagliato per questo mestiere” – VCC 1.3.71). Il Prof. Puerari, per ragioni di età avrebbe dovuto essere sostituito e la minoranza incalzava (“non per disistima” verso il Prof. Puerari ma per dare prospettiva stabile al museo, dice il consigliere Lazzari…). Per vari motivi prima il concorso ritarda poi il vincitore rinuncia, quindi rimane il vecchio Direttore: è sempre Zanoni ad intervenire in occasione delle ripetute proroghe annuali (3) difendendo la permanenza di Puerari come valida in sé e non solo come ripiego per forza maggiore (4).
Il Museo della civiltà contadina “Cambonino”
Ad esso Zanoni dedicò tempo e passione, portò avanti con determinazione l'acquisizione dell'immobile e la dotazione dell'area per un circostante boschetto di essenze autoctone, colloquiava di frequente con il professionista, l'arch. Terzi, incaricato per il restauro, girava per la provincia con il suo segretario Giuseppe Fornari per convincere agricoltori e Comuni a donare attrezzature ed oggetti. Si impegnò quindi per ottenere un contributo dalla Regione. Il museo venne inaugurato ed aperto il 15 settembre 1978, mentre nel Consiglio del successivo 10 ottobre si fece il punto sull'argomento con una appropriata impostazione del Sindaco che verrà poi seguita.
Il “Centro culturale Città di Cremona”
Illustra in Consiglio il 12.3.74 (5) la scelta di dedicare uno spazio cospicuo e qualificato del vecchio ospedale a Centro culturale da dedicare a grandi mostre, conferenze, iniziative di ampio respiro. Ne seguirà poi le vicende relative alla realizzazione ed alla impostazione, per esempio intervenendo ancora il 17.3.76.
La Scuola di Musica e l' insediamento universitario
Nel Consiglio del 26.2.76 dice che “è stata un mio pallino” la civica scuola di musica, che si vuole rafforzare e di cui sempre si richiede la trasformazione in Conservatorio. Paleografia musicale collegata all'Università di Pavia e la creazione, partendo da Magistero allora presente, di un qualificato e stabile insediamento universitario sono altri argomenti di cui si occupa, anche recandosi a Roma con l'Assessore alla partita Magnoli.
Monumenti e toponomastica.
Seguì le vicende relative ai principali monumenti cittadini e luoghi storici come il Palazzo comunale ed i continui lavori che vi si effettuavano, Porta Mosa (VCC 12.3.74), il parco del vecchio ospedale (VCC 4.4.78). In stretta sintonia con l'Assessore De Crecchio seguì i rilevanti restauri del Torrazzo, effettuando anche un personale sopralluogo in cima alla torre, e della Cattedrale. (VCC 6.2.79 e 26.6.79). Curò, in collaborazione con il Vescovo, il reinserimento di antiche reliquie ritrovate nella palla della croce sita sulla guglia del Torrazzo, in un nuovo reliquiario (6). Nel Consiglio del 12.6.79 rivolse anche un appello alle autorità milanesi per il restauro delle opere pittoriche di Vincenzo Campi nella Chiesa di S. Paolo in Milano.
Assai volentieri, tanti lo ricorderanno, si occupava di toponomastica. Non era un interesse superficiale ma un modo per valorizzare la storia della città, particolari momenti di essa come quelli risorgimentale e della Resistenza, personaggi ed artisti dimenticati, le tradizioni del suo passato con il ripristino di toponimi (7).
L'occasione delle commemorazioni
Tra le incombenze irrinunciabili di ogni Sindaco vi è quella dei discorsi in occasione di lutti particolari nella città. In diverse occasioni Zanoni fece di queste tristi occorrenze momenti di crescita culturale ed umana. Alcune commemorazioni sono vere e proprie pagine di storia cittadina, ritratti affascinanti di persone ed insegnamenti tratti dalle loro vicende, ed anche significativi ricordi personali (8).
La Sala del Consiglio Comunale
Concludo questo paragrafo con la decisione di Zanoni, da lui poi seguita in ogni particolare per la esecuzione, relativa al nuovo arredo della Sala del Consiglio comunale. I precedenti ordinarissimi tavolini leggeri sono stati sostituiti da banchi funzionali, di stile decoroso, tuttora in uso. A fronte di qualche critica al riguardo, nella seduta del 4.12.79 il Sindaco dice: “…non si è arredato con del falso, si tratta di mobili di stile classico (…) quando non sarò più Sindaco avrò non dico il vanto ma il ricordo di aver arredato a nuovo questa nostra aula”. Illustra poi la spesa, “circa un milione per ogni seggio di consigliere, il costo di un posto alle elementari (…) per una sede adeguata e decorosa per il Consiglio comunale”.
Note
1) Già nel Consiglio del 22 ottobre ‘70 Zanoni interviene a lungo e nel dettaglio – per interrogazione PCI - sulla questione orario di lavoro. Quindi i verbali registrano diversi specifici interventi del Sindaco sui temi del personale (spesso in risposta ad interrogazioni della minoranza). Cito quelli nelle sedute del 1.3.71; del 26.10.71; del 20.12.71 (riassetto delle carriere e delle retribuzioni,… “non è un dono natalizio”); del 27.2.73 (criteri per le assunzioni); del 13.3.73 (vigilanza urbana); del 3.7.73 (personale AFM); del 12.3.74 (controlli sulle assenze per malattia); del 11.3.75 (assunzioni a termine); del 21.4.75 (lavoro straordinario); del 26.2.76; del 21.2.78 (per il nuovo regolamento organico); del 9.4.79 (rapporti coi sindacati).
2) Annoto dai verbali in particolare le sedute segrete, con gli interventi di Zanoni su questo genere di casi, del 1.3.71; del 30.12.72; del 15.1.73; del 28.4.75 e del 12.6.79.
3) Un nuovo Direttore si avrà solo nel 1979, quando vinse il concorso la Dott. Ebani.
4) Il Direttore Puerari “è valido ed esperto” (VCC 27.2.73); “dà garanzie e ci permette di predisporre con calma un valido ricambio” (VCC 25.2.74). La proroga è ancora rinnovata nel Consiglio del 29.3.78 (!), dopo che il vincitore del concorso aveva rinunciato: nell'occasione il Sindaco prospetta la necessità di separare la Direzione del Museo da quella della gestione delle scuole comunali, che erano unificate. E così commenta: il rinunciante “è evidentemente studioso abituato a vivere tra le nuvole dell'arte e delle bellezze artistiche che non se la è sentita di venire a Cremona ad occuparsi anche di banchi di asili e di elementari”, quindi annuncia che è stato bandito il nuovo concorso.
5) Si segnala una delle sue gustose battute, estemporaneamente pronunciata nell'occasione. Parlando di arte esce la “impacchettatura” effettuata in quei giorni a Milano, piazza del Duomo, da un artista straniero noto per questo tipo di “opere”, del monumento a Vittorio Emanuele. Il quale … “magari se lo meritava” dice Zanoni… Che poi esterna una sua concezione piuttosto “tradizionalista” dicendo che non considera valide “simili trovate (mentre) devono essere divulgate quelle manifestazioni artistiche che possono essere comprese dal popolo” (VCC 12.3.74).
6) “Il Sindaco e il Vescovo decisero di far preparare una scatoletta d'argento più grande della primitiva di piombo, di modo che la più piccola ed antica potesse esserne contenuta insieme ad un antico sigillo del Comune e alla serie delle monete in corso. Sul coperchio della nuova la seguente iscrizione Quas easdem sacras reliquias in recipienda pyramidis cuspide pie recognitas Josephus Amari episcopus Aemilius Zanoni syndicus in salutem civitatis iterum hic reponi curaverunt mense Junio die secundo A.D. MCMLXXVII (Queste stesse sacre reliquie piamente trovate nel restaurare la cuspide della piramide, il vescovo Giuseppe Amari e il sindaco Emilio Zanoni ebbero cura di fare riporre di nuovo per la salvezza della città nel secondo giorno del mese di giugno dell'anno del Signore 1977)”. Cfr. M. T. Saracino, Il Torrazzo e il suo restauro, Cremona 1979 – pag. 104.
7) Nel 1970, in uno dei primi suoi interventi come Sindaco, vuole che via Diaz torni via Mercatello. Il 29.9.75 è lui a proporre una composizione della Commissione Toponomastica con nominativi di grande prestigio e la stessa, per bocca di Zanoni, propone al Consiglio il 17.3.76 la intitolazione di ben 56 vie: tra gli altri vengono ricordati il partigiano Formis, il Sindaco Rossini, il Costituente Bernamonti. Numerose altre titolazioni avranno luogo il 26.6.79.
8) Tra le molte possibili segnalo quelle dell'ex-sindaco Arnaldo Feraboli (VCC 22.2.71), del Prof. Franco Dordoni, cremonese Ordinario all'Università di Roma, della maestra Maria Galliani (VCC 26.10.71), del Preside Prof. Pietro Bettoni (“amico nella Resistenza” – VCC24.2.72), del consigliere Gianfranco Carnevali (“un amico conosciuto nel 1945 con il lavoro comune nella cooperazione” – VCC 22.12.72). Si legge la commozione nel verbale del 14.2.72 quando ricorda Palmiro Mondoni “lavoratore, partigiano, amministratore comunale”. Quindi Walter Stauffer (VCC 5.3.74), Vittorio Dotti e Pietro Foglia (VCC 16.10.74), Mario Cattani (“educatore, è stato il mio maestro nella terza elementare…”), Ennio Zelioli Lanzini (1976), Bruno Barbieri, Mons. Boccazzi, Arnaldo Bonetti (VCC 4.9.79). Particolarmente intenso il discorso in morte del piccolo Luca Antoniazzi assassinato da un maniaco a Cremona nell'estate '79 (VCC 4.9.79).
Due tornate amministrative di diverso colore
Mi sembra interessante (ed inevitabile), senza alcuna pretesa di trovare tutti concordi con i miei giudizi, accennare alle continuità ed alle discontinuità delle due tornate amministrative nelle quali Emilio Zanoni fu Sindaco con due maggioranze politicamente assai diverse. Anche qui, come ho ricordato a proposito dei poteri propri del Sindaco, va tenuto ben presente che la normativa e la situazione politica erano radicalmente diverse. Tanto da rendere assurdo e fuorviante un paragone, anche implicito, con una ipotesi in cui, ai giorni nostri, la stessa persona facesse il Sindaco con il centrodestra e poi con il centrosinistra. La composizione della maggioranza non era, come oggi, un portato ineludibile del voto (con schieramenti divisi ed alternativi pressoché su tutto, compresi i giudizi sulla storia e sull'etica). Sulla base del voto la Giunta era il frutto di un dibattito successivo tra i partiti rappresentati in Consiglio e tra maggioranza e minoranza vi erano, insieme a secche diversità ed opposte linee, anche diversi punti, non secondari, sui si trovavano convergenze o c'era un pensare comune (a partire dalla condivisione della Costituzione nata dalla Resistenza).
Va comunque constatata, per quello che può valere, una prima questione. Nell'estate del '70 (e dopo un lungo periodo di commissariamento che era iniziato nel gennaio 1969 e che rendeva pregnante assicurare il governo alla città) mi pare non vi fosse altra maggioranza praticabile che quella che rimetteva insieme DC e PSI (oltre a PRI e PSDI). Li rimetteva insieme dopo che le divergenze tra questi due partiti avevano travolto la precedente Giunta del Sindaco Vernaschi per cui partendo da ciò forti furono le critiche da sinistra a questa riedizione di una maggioranza che anche a livello nazionale stava mostrando non poche crepe. La maggioranza, tra gli altri argomenti programmatici ed in positivo, sottolineò che non apparivano realisticamente possibili altre soluzioni, ed il PSI (pur se in forma discreta, almeno in Consiglio) vantò il fatto che i contrasti che avevano portato alla crisi precedente si risolvevano ora con il prevalere delle tesi socialiste. Nell'estate del 1975 invece saranno due le ipotesi praticabili, una ancora di centrosinistra DC-PSI ed una di sinistra (che venne comunque prospettata come aperta a tutti i gruppi dell'arco costituzionale purchè concordi sul programma, e fu la DC a chiamarsi fuori). La maggioranza PSI – PCI (con appoggio del PRI, che entrò in Giunta successivamente) fu quindi il risultato di una scelta più libera e si basò, dirà Zanoni all'atto della sua rielezione (VCC 4.8.1975), su un voto, quello del 15 giugno 75, che segnava una “imponente avanzata dello schieramento democratico e antifascista” che ha “aperto larghi squarci nella nuvolaglia politica del Paese” in uno con “la volontà delle classi lavoratrici" (1).
Se nelle sue dichiarazioni di avvìo della Giunta del '70 Zanoni aveva molto accentuato l'elemento pragmatico pur ispirato “al progressismo sociale e alla democrazia” (VCC 27.7.70), cinque anni dopo, in quelle di illustrazione delle linee della successiva nuova Giunta, dirà esplicitamente: “Noi non rinneghiamo il passato, diciamo che nella decorsa Amministrazione, e in quelle precedenti, molti problemi sono stati avviati a soluzione. Permettetemi però di credere che l'attuale Amministrazione, che per sua base ha partiti dei lavoratori, migliorerà le conquiste ottenute. (…) Il 15 giugno ha segnato lo spartiacque per un nuovo periodo di gestione” (VCC 12.2.76).
Maggioranze certo ben diverse tra loro, ma alcuni contenuti sono condivisi da tutte le forze dell'arco costituzionale, su altri specificamente locali o vi erano orientamenti simili ovvero la divergenza era effettivamente tra le sinistre e la DC, tanto che già nel periodo 70-75 l'opposizione comunista premeva su di esse chiedendo coerenza al PSI nonostante la sorda opposizione di aree della DC.
Questo fu un dato oggettivo, al di là del rapporto di lealtà fra forze politiche di maggioranza di cui Zanoni si rese sempre garante. Rapporto di collaborazione e di lealtà che nel periodo 1970-75 fu simboleggiato molto bene dalla grande stima ed amicizia reciproca che Zanoni ed il Vice Sindaco Casali testimoniarono (2).
Zanoni, pur esplicitando, anche con calore, come una maggioranza di sinistra gli fosse congeniale, non contrappose questi due periodi della sua esperienza, cercando di sottolineare alcune linee di continuità. Lo fa, per esempio, quando la nuova Giunta assumerà il mutuo che manda ad effetto la delibera della Giunta precedente con la quale si era municipalizzato il servizio del gas (VCC 16.12.75).
È innegabile una sostanziale differenza fra i due periodi. Il primo ha subìto logoramenti, travagli e contrasti molto maggiori del secondo, con conseguenti difficoltà non lievi nelle decisioni e nella realizzazione. L'urbanistica, la questione del vecchio ospedale, la scuola, la riforma della “macchina comunale” furono per esempio alla base di una polemica con il PRI che lo portò ad uscire dalla maggioranza (3).
A conclusione di questa tornata amministrativa, nel dibattito sul bilancio che ebbe luogo il 14.4.75 Zanoni difende l'operato della Giunta uscente e dice: “non ci dobbiamo sedere sulla pietra dei fallimenti a ciò destinata nell'antico foro romano” e “non siamo stati il bambino di Agostino di Tegaste che voleva vuotare il mare con la piccola tazza tra le mani”, aggiungendo però “amarezza” per non aver potuto fare “tutto quanto ci eravamo prefissi”.
Naturalmente anche la maggioranza PCI – PSI – PRI (4) conobbe momenti di difficoltà, per esempio quando sul finire della legislatura venne dalla federazione socialista una critica sulla conduzione dell'urbanistica e su un presunto “blocco” delle attività in edilizia: cosa cui rispose in Consiglio lo stesso Zanoni che, pur non contrapponendosi al proprio partito, difese la Giunta e l'assessorato interessato portando una serie di dati in merito (VCC 12.12.78). Un altro momento di frizione, già citato, riguardò la conduzione dei problemi della scuola. Nel complesso questa tornata fu caratterizzata comunque da un maggior grado di coesione interna alla maggioranza con positivo riflesso sulla operatività.
Note
1) Nello stesso discorso di insediamento Zanoni definisce la maggioranza PCI-PSI (e PRI) che si costituisce come “non frontista e non preclusiva, senza steccati di sinistra e settarismi”, valorizza il fatto che la precedente Giunta abbia portato a soluzione alcuni grossi impegni programmatici e sottolinea una continuità su alcuni altri (come il decentramento) che la nuova Giunta porterà avanti.
2) Evelino Abeni, in una testimonianza sulla figura di Gianpaolo Casali, con riferimento agli anni 1970 – 75 ricorda i temi essenziali su cui vi fu dibattito e scontro in Consiglio comunale e conclude: “…Casali, in quel clima politico, assolse ad un importante, delicato ruolo nel mantenere aperto, in Consiglio comunale, un dialogo con l'opposizione, oltre ad essere impegnato sul terreno delle mediazioni, delle ricuciture all'interno della sua coalizione, in sintonia con il Sindaco Zanoni”.
3) Si vedano in particolare i Consigli del 1972: quelli del 17 gennaio, del 24 febbraio, del 4 settembre. In quest'ultima seduta Zanoni definì l'intervento di Abeni per l'opposizione “una catilinaria” ma riconobbe che le divergenze nella maggioranza rallentavano le cose (“sono problemi non dipendenti dalla volontà della Giunta ma di carattere politico per i quali era doveroso lasciare spazio alla discussione tra i partiti” dice). Il distacco del PRI (che era in maggioranza con una delega del Sindaco a presiedere la Commissione urbanistica) si consuma prima con le dimissioni per protesta del consigliere Magnoli (già nel febbraio 71), cui subentra Bergonzi, poi con la formale dichiarazione di uscita dalla maggioranza da parte di quest'ultimo il 12.10.72 (e il 14.11.72 il Sindaco gli revoca la delega per la commissione urbanistica), quindi con un vero e proprio passaggio del PRI all'opposizione il 8.10.73. Insomma un logoramento che attraversa gli anni centrali del quinquennio e che si accompagna ad altri motivi di frizione tra socialisti e democristiani che non sempre appaiono facilmente governabili dall'azione concorde del Sindaco e di Casali.
4) Il PRI, dopo un periodo di “benevola astensione – appoggio esterno” (con sofferto dibattito al proprio interno che traspare anche nella stampa cittadina di quegli anni) entra nella maggioranza di sinistra nel maggio 77 quando Luigi Magnoli entra in Giunta come Assessore ai Lavori pubblici (successivamente all'Istruzione e cultura.
Il Sindaco e la sua città
Zanoni aveva una profonda conoscenza della storia della “sua” Cremona, che spesso traspariva anche se rifuggiva dal farne sfoggio. Aveva anche una sua opinione sul carattere dei cremonesi ed idee piuttosto concrete, “coi piedi ben poggiati a terra”, riguardo al futuro di questa città.
La memoria del grande passato della città emerge anche da particolari significativi, come il ripristino della antica prassi per cui la riunione del Consiglio era aperta e chiusa “dal suono della civica campana”, ovvero il segno esterno che il Consiglio era riunito dato dalla esposizione di un piccolo stendardo comunale posto tra le mani di uno "Zanèn de la bala" collocato ai piedi dello scalone. Statua che il Sindaco e il Prof. Puerari avevano fatto riemergere dalle cantine del Palazzo.
Frammenti e pagine di storia cittadina antica e recente si ritrovano nei suoi discorsi in molteplici occasioni. Cito solo un ricordo di Cremona nella prima guerra mondiale e successivo dopoguerra nella commemorazione dell'ex Sindaco Feraboli (VCC 22.2.71). Della seconda guerra ricorda fatti come quando “a Cremona si offriva un chilo di sale e 5.000 lire per la consegna di un partigiano, di un inglese o di un russo sfuggito ai campi di concentramento (VCC 4.9.72), quindi gli avvenimenti a Cremona a ridosso dell'8 settembre 1943 ed in particolare l'eroica opposizione dei militari di stanza in città alla occupazione tedesca (1). Davvero notevole, dato il suo pensiero “laico risorgimentale”, la sintetica e suggestiva carrellata su diversi passaggi della storia della Chiesa cremonese e della Diocesi di Cremona, con particolari riflessioni sui Vescovi succedutisi dopo l'unità d'Italia, fatta in occasione della commemorazione del Vescovo Danio Bolognini (VCC 7.12.72).
In un recente convegno l'arch. Michele De Crecchio ha affacciato una tesi, a proposito del Sindaco Zanoni e della storia urbanistica di Cremona, suggestiva e ben argomentata. Zanoni, sostiene De Crecchio, è senz'altro l'ultimo significativo rappresentante ed epigono a Cremona del pensiero e della cultura risorgimentale. Ma proprio lui opera una inversione di rotta rispetto a quanto da quella cultura sortì riguardo agli assetti urbani di Cremona. Infatti con la vittoria risorgimentale e l'unità d'Italia la borghesia e le classi dirigenti cittadine (in ciò anche differenziandosi da quanto avvenne in altre città) considerarono molta parte del tessuto urbano come simbolo di aspetti odiosi dei secoli passati e come ostacolo al progresso ed alle novità che si rendevano necessarie. Pertanto non meritevole di tutela, anzi da abbattere. Clamorosi in questo senso l'abbattimento della grande basilica di S. Domenico (2) nonché la distruzione quasi integrale delle mura e delle porte della città. In continuità con questo indirizzo di fine ‘800 ed inizi ‘900 fu il farinacciano “piccone risanatore”, negli anni del regime fascista, che snaturò il centro storico. Sia pure senza paragone con queste clamorose vicende urbanistiche, nel secondo dopoguerra le Amministrazioni comunali democratiche mantennero sostanzialmente un indirizzo che dava priorità alle esigenze del “nuovo” rispetto alla tutela del patrimonio monumentale e del paesaggio urbano della città. Già con gli anni '60 sottoposti a radicale critica e contestazione (a livello nazionale, ma anche locale da parte di un gruppo di giovani architetti ed artisti), questa cultura e questi indirizzi furono mutati proprio con Zanoni sindaco e col suo importante apporto. A dimostrazione di ciò l'arch. De Crecchio segnala in particolare alcune scelte del Comune negli anni '70. A) la salvaguardia e l'avvio al recupero, invece di una eventuale vendita ed abbattimento per nuovi edifici, del vecchio ospedale, con l'annessione al demanio comunale del “giardino del vecchio passeggio”; b) la riconquista all'uso pubblico del lungo Po, delle ex colonie e delle relative aree; c) l'approvazione della variante di salvaguardia del 1974 e poi del PRG del 1979 – 80 che antepongono alla scelta delle parti da edificare quella sulle salvaguardie; d) uno sforzo per il recupero di segni della tradizione edificatoria cremonese, a partire dalle due mirabili cascine Cambonino e Cascinetto che proprio il Comune, con Zanoni, acquisì e recuperò (3).
Mi pare poi giusto osservare che Zanoni viveva molto la città prima di tutto come comunità di persone “in carne e ossa”, quindi come insieme di sensibilità, di interessi, di volontà ecc, e questo veniva fuori spesso nel “taglio” che dava al suo modo di fare il Sindaco. Tra l'altro egli amava molto la lingua della sua gente, il dialetto cremonese, che qualche volta usava volentieri e che studiava. Nel 1976 fece dono ai consiglieri del “Dizionario del dialetto cremonese”, appena uscito (4), accompagnandolo con questo suo biglietto autografo: “El dialet cremunes l'è cumplicaat cuma scritura, acenti e verbi vari, ghe biseugn donc den brao vucabulari per parlàa cuma i noster antenàat. Ve mandi el liber; ma a la prova pratica per toeuti ghe vool anca la gramatica! ezanoni”.
Nell'impegnato dibattito sulle linee della nuova Giunta (VCC 12.2.76) Zanoni interviene per dire che l'attività del Comune è strettamente “legata all'azione dei lavoratori (esprimendo anche forte preoccupazione per l'acuta crisi di alcune realtà produttive) degli artigiani e commercianti per nuovi passi avanti di progresso”. Quale progresso? Cremona è caratterizzata “da gente parca, poco avventurosa, aliena da grandi gesti ma capace di perseveranza nel lavoro e nella onestà dei costumi…queste sono qualità e su di esse confidiamo per una ripresa”. Queste qualità possono trovare – dice – occasione per manifestarsi positivamente anche attraverso la partecipazione attiva alla vita pubblica, ecco il senso dei Quartieri. La partecipazione rientra nella tradizione di Cremona, “tradizione di un popolo capace di prendere nelle proprie mani il governo della città, come documenta Robolotti per le riunioni di popolo con le quali in piazza o in questo stesso palazzo si trattava di pace e guerra, di alleanze, di moneta, di traffici…”. Preoccupano e vanno contrastati invece, i segni presenti anche a Cremona “di diminuzione del senso civico come i vandalismi, l'assenteismo, l'egoismo sfrenato di classe…”.
Sui caratteri che stanno a base delle scelte di bilancio comunale il Sindaco così si esprime: “non siamo per la grandeur ma nemmeno rinunciatari (…) lavoriamo basandoci sulle aspirazioni e sugli interessi degli strati produttivi” della città, dando forma razionale alle esigenze nel quadro delle risorse e considerando positivo il nostrano “carattere di gradualità direi contadino, che poggia i piedi per terra e rifiuta i miracoli improvvisati, confida nel lavoro, nella onestà e dirittura, consolida quanto è stato raggiunto come preziosa conquista da cui partire per le successive affermazioni”. Constato piuttosto, aggiunge criticamente, che anche da noi mentre i lavoratori fanno la loro parte di sacrifici per la comunità, altri ceti, di cui è evidente l'evasione fiscale, agiscono in modo incongruo e riprovevole (VCC 23.2.77).
Le sue idee sul futuro non erano “da sognatore” ma piuttosto pragmatiche. Vedeva in prospettiva Cremona come città con una serie di funzioni al servizio del territorio di gran parte della provincia e delle aree prospicienti. Nel discorso di insediamento del 27.7.70 sottolinea subito l'esigenza dell'aggiornamento, della modernizzazione ed ampliamento di queste funzioni che vanno dai settori produttivi e terziari alla cultura e così via.
Sempre a proposito del collegamento con il territorio e quindi con i Comuni cremonesi, Zanoni vede positivamente la pianificazione intercomunale attraverso il Consorzio dei Comuni del circondario cremonese, CICre (VCC 26.10.71) - e poi del Comprensorio istituito dalla Regione - a ciò finalizzato. Nei Consigli comunali del 6.7.73 e del 19.2.74 accoglie e fa propria la proposta della minoranza sulla prospettiva di un trasporto pubblico locale non solo urbano ma con logica di area.
Richiama in diverse occasioni, anche criticamente perché riteneva che qualche Comune tendesse a tirarsi indietro di fronte alle difficoltà, la necessità dell'impegno solidale degli Enti locali dell'area cremonese e provinciale relativamente alle strutture e servizi sociali più impegnativi (5).
Note
1) Ancora su questo periodo Zanoni porterà, commemorando Arturo Verzeletti, annotazioni assai interessanti su avvenimenti poco noti come le “pseudoelezioni” indette nel marzo del 1945 dai fascisti della RSI per nominare i cosiddetti “consultori” della città, elezioni che non ebbero alcun riscontro di partecipazione, ovvero assurde misure di disciplina della vita quotidiana imposte dagli occupanti tedeschi con scarso esito, anche se era pericoloso sottrarvisi (VCC 24.5.77).
2) Una lapide posta nei giardini di Piazza Roma, dove appunto sorgeva la basilica, recita: “Dove furono convento e tempio della inquisizione domenicana volle amenità di piante e fiori il municipale consiglio - 1878”
3) Pare pienamente confermare questa tesi sul modo di pensare di Zanoni un suo biglietto, datato “6.7.85…sul piede di partenza per il mio Ponte di Legno”, indirizzato allo stesso Michele De Crecchio ed acquisito nel corso di questa ricerca. Essendosi in quel periodo conclusa l'esperienza di Assessore per De Crecchio, Zanoni gli esprime il proprio rincrescimento ma soprattutto il proprio accordo con la “linea di rigore” e “di dirittura amministrativa e tecnica” da lui sempre perseguita, aggiungendo: “continuerai però con la tua esperienza a vigilare nel Consiglio comunale (per) la continuità” di questa linea.
4) “Dizionario del dialetto cremonese” – Comitato studi e ricerche di dialetto cremonese – Cremona 1976.
5) Questo emerge in particolare in occasione di dibattiti sulle vicende delle persone con handicap e sulle rivendicazioni dell'ANFFaSS, sempre fortemente appoggiate dalla minoranza PCI (VCC 18.11.74 e 11.3.75).
In Consiglio si parla di politica, idee e valori
Il Sindaco Zanoni non riteneva affatto che il Consiglio Comunale perdesse tempo se si impegnava qualche volta in dibattici politici su avvenimenti più generali sviluppando un confronto di idee su questo piano. Ciò in coerenza con la sua concezione del Comune come momento di identità complessiva di una comunità. Il Consiglio è rappresentativo delle varie anime che la compongono e quindi è istanza locale propria in cui può maturare, attraverso la discussione, un comune sentire, quando necessario una voce ed una volontà della città (si pensi, all'epoca, al terribile tema del terrorismo), ovvero un reciproco rispetto tra idee e forze diverse che civilmente si confrontano. Condivisibile o meno che sia questa concezione (chi scrive la condivide appieno) è certo che non si può parlare di Zanoni Sindaco senza fare menzione delle sue posizioni politiche e dei suoi concetti e giudizi su valori ed ideali, poiché tutto ciò compare frequentemente proprio nei verbali del Consiglio comunale.
Come ben sa chiunque l'abbia conosciuto, o ne abbia anche solo sentito parlare, i due "pilastri" di riferimento, che naturalmente si riverberano anche sul suo essere Sindaco, sono il socialismo e l'antifascismo. Un socialismo che lo vide legatissimo sia all'ideale che al partito come organizzazione (1), fortemente ancorato alle idee dell'illuminismo, della rivoluzione francese e del Risorgimento italiano visto "dalla parte di Garibaldi" (2).
Da uomo inequivocabilmente di sinistra è chiaro ed articolato il suo rapporto con i comunisti, con il PCI. Da una parte un fermo giudizio negativo sulla scissione di Livorno e la affermazione incontrovertibile di autonomia del PSI dal PCI (3). Dall'altra un rapporto molto positivo sia personale che politico con i comunisti, visti comunque come compagni, provenienti da una casa comune coi quali si erano in passato condivise e si condividevano tuttora tante idee, lotte e lavoro comuni, l'antifascismo, il sindacato, la cooperazione. Considera i comunisti italiani come parte del movimento dei lavoratori con la quale si poteva discutere e dissentire ma che non andava dal PSI lasciata isolare di fronte all'anticomunismo trasformando le divergenze in spaccatura permanente. Se mai spettava al PSI conquistare sul campo l'egemonia nella sinistra.
Sul suo pensiero politico come emerge dai verbali dei dibattiti consiliari sono significativi alcuni interventi. Per esempio nel Consiglio del 8.10.73 pronuncia un forte e commosso intervento sul golpe cileno e su Salvador Allende, martire socialista che colloca "nell'eredità della storia come falange di ombre che sorgono dalla oscure tenebre contro la tirannide e l'oscurantismo”: Catone l'Uticense e Dante (…libertà vo cercando…), Bruto, Spartaco ed i crocifissi da Crasso, i contadini tedeschi dei moti di inizio cinquecento, i fucilati della Comune di Parigi, i martiri della seconda guerra mondiale e i caduti del Viet-Nam … “Allende si pone a fianco di Jean Jaurés, di Giacomo Matteotti, di Leone Trotskij, di Che Guevara …". Ed ancora, in un'altra seduta in cui si parlava del Cile, Zanoni dirà: “spiace che siano stati messi sullo stesso piano l'Unione Sovietica ed i regimi fascisti…ricorderà il Consigliere Cottarelli - eravamo giovani allora- quando ci siamo trovati il 24 aprile 1945 nello Studio dell'avvocato Calatroni per dare le disposizioni alle nostre brigate Matteotti, in collaborazione con le altre formazioni partigiane, per dare inizio a quella lotta che è stata sanguinosa sia in città che in paesi della provincia. In quei giorni guardavamo veramente con ammirazione agli sforzi eroici dell'Armata Rossa, che ha dato quindici milioni di morti alla causa dell'antifascismo. Quindi oggi, sentire paragonata l'Unione Sovietica ai paesi fascisti veramente è una cosa che io, come cittadino e anche come Sindaco, non mi sento di accettare"(VCC 1.12.1976) (4).
Nella già più volte richiamata dichiarazione di investitura a Sindaco del 27 luglio 1970 Zanoni rivendica con orgoglio l'appartenenza al PSI sin dal periodo clandestino e dice: "conformerò la mia azione al dettato della Resistenza, trascritto nelle tavole imperiture della nostra Costituzione repubblicana" (il suo dire aulico appariva tutt'altro che vacuamente retorico perché tutti sapevamo che alle parole corrispondevano pensieri, passato, comportamenti) (5).
Accanto agli ideali politici sottolineerei la sua visione etica. Basava il suo pragmatismo su saldi principi, generosità e grande rigore morale. Considerava l'onestà come una pre-condizione indiscutibile ed irrinunciabile specialmente per un pubblico amministratore. Nel Consiglio Comunale del 19.2.1974 si parla di scandali nazionali con finanziamenti occulti a partiti politici. Il Sindaco fa un lungo intervento, partendo dalla rievocazione delle "radici di malcostume" di fine Risorgimento. Esprime grande disagio e personale sofferenza con un vero e proprio sfogo. "Nei partiti la stragrande maggioranza è onesta, bisogna mettere al bando i maneggioni" che aprono le porte al qualunquismo intaccando il prestigio stesso delle Istituzioni democratiche. Non dobbiamo demoralizzarci, conclude il Sindaco ma lottare sia contro la corruzione che contro il qualunquismo. Un altro aspetto della questione etica lo ricaviamo ancora dalla dichiarazione del 27.7.70: l'etica e l'onestà devono regnare prima di tutto tra i cittadini come membri di una società democratica, vanno condannati "coloro che fanno i furbi a spese degli altri" mentre va esaltata la "morale comunitaria dell'interesse pubblico da contrapporre al costume dello sperpero e dell'egoismo individuale".
Contro il terrorismo e l'eversione.
Gli anni '70 sono stati, come è noto, terribili da questo punto di vista. Sfogliando i verbali delle riunioni del Consiglio Comunale si ritrovano frequentissime le occasioni in cui il Sindaco doveva aprire i lavori con dichiarazioni relative a fatti di terrorismo, di sangue, di eversione. Lo faceva cercando di dar voce ai sentimenti univoci di tutta la città e di introdurre elementi di riflessione nonché sollecitazioni alle autorità governative. Cito la condanna della violenza fascista e della "pece separatista" in occasione dei fatti di Reggio Calabria (VCC 28.1.71) e poi de L'Aquila (VCC 1.3.71), la strage di Brescia (VCC 28.6.74), i numerosissimi fatti di sangue in particolare del 1977, e soprattutto il rapimento e l'uccisione di Moro (6). La tragedia di Aldo Moro viene seguita e vissuta anche a Cremona con iniziative di ogni tipo, nelle quali il Comune è tra i protagonisti. Il Consiglio comunale è solennemente riunito in apposite sedute congiunte con il Consiglio Provinciale il 17 marzo e poi il 10 maggio, sanguinoso inizio e tragico epilogo del rapimento, Zanoni vi pronuncia discorsi profondi e severi sulla democrazia, su chi la insidia e di forte valorizzazione della figura di Aldo Moro. Negli stessi giorni molte migliaia di persone manifestano il loro sentimento di lutto e di ripulsa per il terrorismo in piazza Duomo.
Su queste vicende i giudizi sono chiari. Ovviamente non solamente sulle stragi nere, come in occasione di quella di Brescia, di cui Zanoni denuncia la disumanità, la deriva fascista, la minaccia alla democrazia cui far fronte uniti. Ma non vi sono due pesi e due misure.
“La cittadella dello Stato è insidiata da una trama eversiva, rossa o nera che sia, che non ha alcuna giustificazione storica o di impegno sociale…è un tentativo di pura distruzione, nihilista, per dissolvere il contratto sociale tra le masse ed i rappresentanti da esse delegati” (VCC 14.2.78).
Il terrorismo che si ammanta con termini e simboli della storia dei lavoratori “è rosso solo per il sangue che sporca loro le mani” (VCC 16.10.74).
“Le cosiddette Brigate Rosse, il partito armato, sono completamente fuori dell'alveo popolare, non ne rappresentano nemmeno una deviazione ereticale… sono il partito del sangue e della violenza, del crimine senza attenuanti e senza copertura ideale e politica”. Ben altrimenti ci si deve e ci si può battere per le molte cose che non vanno, in questo modo si rafforzano tutti gli elementi negativi della situazione del Paese, argomenta ancora il Sindaco.
Nel marzo 77, commentando fatti di violenza a Roma, Bologna e Torino, fatti riprovevoli ma non terroristici, dopo averli condannati ed aver espresso non formale solidarietà alle forze dell'ordine, Zanoni dice che il disordine sociale e le ingiustizie non possono in alcun modo giustificare la violenza ma ne possono costituire terreno di coltura specie tra i giovani. “Sono colpevoli, veramente colpevoli, i giovani che strappano sanpietrini dal selciato di Roma per lanciarli contro le forze dell'ordine…ma sono parimenti colpevoli quegli appartenenti agli strati ricchi della borghesia italiana che non pagano le tasse e tutti coloro che non compiono il loro dovere verso la comunità… (È questa la premessa) dello sfascio dei pubblici poteri e del degrado della società italiana. Tutti siamo chiamati a porre rimedio a questo stato di cose se vogliamo salvaguardare la democrazia e la libertà nel nostro Paese.” (VCC 15.3.77). Va dunque tenuto presente, senza equivoci di sorta, che per Zanoni, come traspare anche in numerosi dei discorsi sopra ricordati, si collocano su piani ben distinti il terrorismo (ed anche certa violenza) rispetto alla lotta sociale e politica anche molto accesa. Lo stesso rapporto con il movimento studentesco nato nel '68, pur partendo da una cultura politica di precedenti generazioni, non fu di distacco ed incomprensione. Se Zanoni era critico, e lo era qualche volta anche molto, manifestava anche curiosità e comprensione per molti dei contenuti della contestazione dello stato di cose esistente, come spinta al cambiamento.
Per la pace ed i diritti dei popoli.
Naturalmente il Consiglio in determinate occasioni si è soffermato su questi grandi temi, le posizioni di Zanoni derivano da quanto già detto sul suo modo di pensare politico, sono chiaramente per la pace e perché prevalgano ovunque, ad ovest come ad est, i diritti e la libertà di popoli oppressi. Volendo ricordare alcuni passaggi si può citare il Consiglio del 21.12.72 quando Zanoni esplicitamente condivide un ordine del giorno proposto dalla opposizione comunista contro i bombardamenti USA in Viet-Nam (“atto unilaterale che vanifica le speranze di pace”, commenta). Molto impegnato il già citato dibattito sul golpe cileno del 8 ottobre 73. Nel successivo dicembre il Sindaco prende posizione contro i regimi di Spagna, Cile e Grecia, dove stavano avvenendo le dure repressioni fasciste di Papadopoulos (VCC 6.12.73). Esecrazione per le condanne a morte per reati politici, prima, e sulle esecuzioni capitali, poi, nella Spagna franchista esprime nelle riunioni del 22 e del 29 settembre 1975.
Ancora il Consiglio, il 20 dicembre 1973, commemora le vittime del terrorismo all'aeroporto di Fiumicino: Zanoni esprime condanna ed indignazione anche per la complicità di qualche Stato arabo che l'Europa, dice, dovrebbe condannare più esplicitamente. Auspica “libertà e giustizia per i popoli, per l'israeliano e per l'arabo oppresso…”
Agli ideali dell'amicizia e della collaborazione tra comunità di nazioni diverse fu, infine, ispirato il gemellaggio tra Cremona e la cittadina bulgara di Kazanlak che ebbe luogo in questi anni (7).
Note
1) Naturalmente non mancavano i momenti critici verso il partito; chi scrive, per esempio, fu diretto testimone di una amara ed irritatissima esternazione, nel suo Ufficio, la mattina successiva alla "destituzione" del Segretario del PSI Francesco De Martino dalla sua carica.
2) Su uno dei momenti e dei temi più tormentati della storia socialista, la prima guerra mondiale, il pensiero di Zanoni è complesso: la considera da una parte "inutile strage" mal condotta dalle classi dirigenti e dalle alte sfere militari dell'epoca. Ed infatti dirà durante la commemorazione di Feraboli (VCC 22.2.1971): "venne la prima guerra mondiale a travolgere uomini e idee nell'immenso frantoio della inutile strade e dell'immane sperpero di ricchezze… i giovani italiani sacrificarono la vita e gli anni migliori nella bolgia delle trincee… anche Feraboli fu tra questi e compì tutto il suo dovere di cittadino". Dall'altra momento di riscatto nazionale e comunque “dovere” per gli italiani che vi erano chiamati. Nel Consiglio del 14.3.75, deprecando il vandalismo politico che "abusando dei segni del lavoro (aveva) imbrattato la lapide che ricorda la vittoria della prima guerra" Zanoni ricorda che "la parte essenziale di quel bollettino firmato da Diaz fu scritta dall'Ufficiale Ferruccio Parri. Si colpisce così l'eroismo di tanti caduti, di lavoratori che sono morti anche per la democrazia poiché furono abbattuti l'Impero Austroungarico ed altri assolutismi".
3) Affermazione di autonomia cui Zanoni fu sempre coerente in tutta la sua lunga militanza, sino ad aderire, per i primi tre mesi del 1947, al partito di Saragat. Nell'aprile rientrò comunque nel PSI ritenendo si fosse fatta chiarezza su questo problema.
4) Ancora nel Consiglio del 14.9.76, commemorando Mao Tse Tung in occasione della morte, il Sindaco lo accomuna a chi ha dato una "impronta di massa alle evoluzione e rivoluzione sociale e civile degli ultimi due secoli: da Robespierre a Lincoln, a Lenin, a Gandhi, a Trotski, a Roosevelt, a Stalin ad Allende". La citazione è significativa e non ho ritenuto corretto eluderla. Essa non deve però ingenerare equivoci. Zanoni non era certo stalinista. Per diretta conoscenza, per testimonianze univoche e soprattutto dalla lettura dei documenti posso dire che Zanoni ravvisava (e lo diceva anche pubblicamente) nella rivoluzione russa del 1917 un grande moto popolare che si poneva sulla scia di storici rivolgimenti sociali e politici contro situazioni sociali decrepite e ormai intollerabili. Di Stalin riconosceva il ruolo per la vittoria contro il nazismo (si veda la citazione in risposta a Cottarelli) ed il fatto che il suo nome era stato per un periodo un vessillo per enormi masse nel mondo. Condannava senza attenuanti, invece, del comunismo la rottura del movimento politico dei lavoratori, giudicandolo responsabile delle gravi conseguenze che ne derivarono. Criticava lo stalinismo ed il regime da esso instaurato in URSS per aver deviato gravemente dalla strada delle libertà democratiche, soffocando persino la dialettica interna al partito stesso (da qui anche una qualche simpatia per Trotski non tanto per le sue idee ma in quanto “oppositore” tragicamente soppresso). Nel complesso Zanoni è sempre stato in linea col pensiero socialista in materia, si mantenne critico sull'URSS, su Stalin e sul Cominform anche quando farlo significava essere piuttosto controcorrente nella sinistra e nel suo stesso Partito, ma tenne ed espresse i propri giudizi sulla rivoluzione ed anche su Stalin anche quando questi temi si preferiva rimuoverli. Va infine segnalato che Zanoni esprimerà in Consiglio forte e motivato sdegno contro il governo sovietico per l'esilio di Sacharov, che paragona a Mazzini (VCC 29.1.80).
5) La Resistenza cremonese è più volte ricordata con la valorizzazione di partigiani cremonesi, dei martiri di Bagnara, dei militari che si opposero ai tedeschi dopo l'otto settembre. Cito in particolare nel VCC 14.2.72 la commemorazione di Palmiro Mondoni; nel VCC 4.9.72 la commemorazione di Giulia Zappieri "madre dell'amico partigiano Bernardino Zelioli, caduto presso la Chiesa di S. Luca all'alba del 26 aprile 1945". La critica del fascismo è limpida e senza oscillazioni: il fascismo difese i privilegi con la violenza (VCC 22.2.71), soffocò la democrazia comunale (VCC 13.12.71) ed occupò facinorosamente nel ‘21 il Consiglio Comunale di Cremona (VCC 13.4.75), portò il Paese al disastro.
6) Oltre a quelle già citate nel testo ecco di seguito le numerose occasioni in cui si è parlato dell'argomento.
Consiglio del 4.9.72, su gravi fatti di eversione fascista. Zanoni, dopo la condanna auspica che il rigurgito fascista sia destinato a ridimensionarsi ed a sparire "come il borbonismo o i seguaci austriacanti del Duca di Modena" e lamenta che tra i giovani troppo scarsa sia la conoscenza di quel che fu lo squadrismo e dei disastri che ne conseguirono.
Consiglio del 8.9.72, condanna dell'eccidio di Monaco di Baviera: "un assassinio non giustificato, i sentimenti di vendetta di Settembre Nero assestano un duro colpo proprio alla causa araba".
Consiglio del 23.10.72 sugli attentati alle ferrovie nel Mezzogiorno.
Consiglio del 16.4.73, sulla uccisione dell'Agente di P.S. Antonio Marino, stigmatizzata come un altro nodo “della trama nera in essere dal 1969”.
Consiglio del 21.4.75, atti eversivi di Milano e Firenze.
Consiglio del 8.11.75, uccisione di un militante del MSI a Roma, un fatto che "disonora il nostro Paese" dice Zanoni.
Consiglio del 17.3.76, il Sindaco stigmatizza come contrario alla democrazia un episodio di violenza politica "rossa" avvenuto alla SIP di Cremona.
Consiglio del 1.6.76, episodio di Sezze Romano.
Consiglio del 13.7.76, commemorazione di Vittorio Occorsio.
Consiglio del 12.10.76, deplorazione di atti di teppismo "di sinistra" alla UIL di Cremona.
Consiglio del 8.2.77, commemorazione di due Agenti uccisi da banditi sulla Milano - Bergamo. (Zanoni esprime critiche per la inadeguatezza governativa nel contrasto a criminalità e terrorismo. Atri gravissimi fatti di criminalità avvenuti a Cremona e stigmatizzati in Consiglio sono l'uccisione del piccolo Antoniazzi -VCC 4.9.79- e il rapimento Aldighieri -VCC 30.10.79).
Consiglio del 15.3.77, sulle violenze “rosse” a Roma Bologna e Torino.
Consiglio del 8.4.77, Zanoni apre sulla "enorme gravità" di quanta sta accadendo con il rapimento di Guido De Martino.
Consiglio del 17.5.77, in morte del Brigadiere Custrà.
Consiglio del 4.10.77, "una settimana drammatica di sangue di fuoco è passata per il Paese" con morti a Roma e gravi violenze a Bologna
Consiglio del 29.11.77, Zanoni parla degli assassini del giovane Petrone e di Casalegno. Casalegno “aveva combattuto nella Resistenza, era di Giustizia e Libertà, chi lo ha ucciso può essere definito fascista”.
Consiglio del 14.2.78, a Roma è stato ucciso il Magistrato Riccardo Palma, “sono ormai decine gli eventi sanguinosi” …
Consiglio del 29.1.80, sugli assassinii dell'Ing. Gori della Montedison e del Col. Tuttobene e Brigadiere Caso a Genova.
Consiglio del 12.2.80, la “civica campana suona a lutto, è stato colpito, con atto inconsulto, un illustre italiano: Vittorio Bachelet”.
Consiglio del 18.3.80, Il Sindaco: “questi necrologi diventano tragica consuetudine”, sono stati uccisi il Giudice di Cassazione Minervini ed il Procuratore Giacumbi.
7) Il gemellaggio nacque da una proposta dell'ANPI. Zanoni si recò a Kazanlak nell'ambito di uno scambio reciproco di delegazioni dei due Comuni e volle visitare alcuni luoghi ove avvennero storici eventi legati prima alla liberazione dalla dominazione ottomana poi dagli occupanti tedeschi. Chi scrive partecipò a quel viaggio con il consigliere Geroldi, ricordo che mostrò tali conoscenze su quegli storici eventi che il Sindaco di Kazanlak gli disse, tra il serio e il faceto che…Zanoni ne sapeva più di lui… Il gemellaggio sviluppò iniziative sul terreno della conoscenza reciproca, dell'economia, dei servizi (una delegazione bulgara fu molto interessata ai nostri servizi sociosanitari). Il pittore cremonese Sergio Tarquinio fu ospite di quella cittadina per realizzarvi apprezzati dipinti in alcuni edifici pubblici. Una via di Kazanlak fu intitolata a Cremona, da noi una piccola piazza si chiamò col nome di quella città, denominazione revocata da una successiva Amministrazione.
Composizione del Consiglio comunale e della Giunta
Risultati delle elezioni comunali del 7 giugno 1970: totale voti validi 56.252 – DC voti 19.626 (consiglieri eletti 15); PCI 15.659 (12); PSI 8.527 (6); PLI 3.099 (2); PSU 2.892 (2); MSI 2.486 (1); PRI 2.061 (1); PSIUP 1.485 (1); PDUM 417 (-).
Consiglieri comunali 1970 - 1975.
ABENI EVELINO ANTONIOLI GIUSEPPE BALDINI ENNIO BAZZA ENNIO BEATI UGO BELLINI GABRIELE (si dimette e viene sostituito da FROSI VITTORIO l'8.10.1970) BETTINELLI G. BATTISTA (si dimette e viene sostituito da SALERNI VITORIO il 27.2.1973) BETTOLI NEDO BONEZZI LUIGI (si dimette e viene sostituito da CARLETTI GIUSEPPE il 21.12.1972) BOSCHETTI CAROLINA CANTARINI ADRIANO (si dimette ed è sostituito da PUERARI ALDO il 20.12.1973) CANTELLI GUALTIERO CARNEVALI GIANFRANCO (deceduto. Subentra BASSI ADELIO il 22.11.1972) CASALI GIANPAOLO CASTRIOTA LUIGI CERIOLI ANGELO CIGALA ARTURO (si dimette e viene sostituito da BARBIERI BRUNO l'8.9.72.) COPPETTI MARIO CREMONINI BIANCHI GIANFRANCO DE MICHELI GIANPIETRO FOGLIAZZA ENRICO GEROLDI GIANPIETRO GOMBI BRUNO (si dimette ed è sostituito da LOTTI EUGENIO l'8.10.70) LAZZARI GIANFRANCO MAGNOLI LUIGI (si dimette ed è sostituito da BERGONZI ANTONIO il 22.2.1971) MAINARDI GIANLUIGI MANZOLI GIORGIO MARIANI PIERLUIGI (si dimette ed è sostituito da SALVALAGGIO ANTONIO il 28.1.71) MONDONI PALMIRO (deceduto. Subentra TREGATTINI GUIDO il 14.2.72, a sua volta dimissionario è sostituito da FIORETTI ANNUNZIO l'8.10.73). ORSINI ARGO PARLATO ARMANDO (rinuncia e gli subentra MEAZZI SILVANO all'insediamento del Consiglio). PIAZZA SECONDO (si dimette ed è sostituito da FOGLIA LUIGI l'8.10.1973). POLI BRUNO PRINCIPE PIETRO RIBOLDI OTTORINO ROSSI ANNA RUGGERI ITALO STEFANINI GIANFRANCO ZAMBINI LUIGI ZANONI EMILIO.
Giunta comunale 1970 - 1975
Sindaco: ZANONI EMILIO (affari generali e personale)
Assessori effettivi: CASALI GIANPAOLO (Vice Sindaco; sviluppo e programmazione, Regione) CANTELLI GUALTIERO (assistenza, igiene e sanità) MAINARDI GIANLUIGI (urbanistica e lavori pubblici) POLI BRUNO (pubblica istruzione) BAZZA ENNIO (bilancio, economato) BELLINI GABRIELE (polizia urbana, traffico, annona. Si dimette e gli subentra FROSI VITTORIO con le stesse deleghe l'8.10.1970).
Assessori supplenti: CIGALA ARTURO (aziende e SNUM. Si dimette e gli subentra BARBIERI BRUNO con le stesse deleghe l'8.9.1972) PIAZZA SECONDO (finanze, demografia, giovani, sport, decentramento. Si dimette e gli subentra BALDINI ENNIO il 8.10.73 con le stesse deleghe).
Risultati elezioni comunali del 15 giugno 1975: Totale voti validi 59.562 – DC voti 20.161 (consiglieri eletti 14); PCI 20.115 (14); PSI 10.493 (7); MSI 2.895 (2); PSDI 2270 (1); PRI 2080 (1); PLI 1.548 (1).
Consigieri comunali 1975 - 1980
ABENI EVELINO ARGO GIUSEPPE (si dimette ed è sostituito da PISERI GIANFRANCO il 21.3.1977) AZZONI GIUSEPPE BALDINI ENNIO BAZZA ENNIO BERGONZI ANTONIO (si dimette ed è sostituito da MAGNOLI LUIGI il 9.12.1975) BETTONI MAURO BONETTI UBALDO BONTARDELLI GIANCARLO BOSCHETTI CAROLINA CANTELLI GUALTIERO CANTONI FRANCESCO CANUTI ARMANDO (si dimette ed è sostituito da DESIDERA GUIDO il 10.10.1978) CARLETTI GIUSEPPE CAROLI ROBERTO CASALI GIANPAOLO CASTRIOTA LUIGI (rinuncia e subentra MANZOLI GIORGIO all'insediamento del Consiglio) COCCHETTI GIOVANNI COELLI CESARE COTTARELLI CELESTE D'AVOSSA LICIO (rinuncia e subentra RUGGERI ITALO all'insediamento del Consiglio) DE CRECCHIO MICHELE FILIBERTI ARTURO FROSI VITTORIO (si dimette ed è sostituito da BRACCHI ITALO il 29.1.1976) GEROLDI GIANPIETRO GIOVETTI FERDINANDO GUARNERI AURELIO MAINARDI GIANLUIGI MAJORI FELICE MEAZZI SILVANO ORADINI MARIO PARMIGIANI MARIO POLI BRUNO LAZZARI GIANFRANCO LOTTI EUGENIO MAGRI CESARE PUERARI ALDO ROSSI ANNA VARGAS MACCIUCCA AGOSTINO ZANONI EMILIO
Giunta comunale 1975 - 1980
Sindaco: ZANONI EMILIO (affari generali, personale, Regione)
Assessori effettivi: ABENI EVELINO (Vice Sindaco, sviluppo e programmazione, comprensorio, Regione. Si dimette ed è sostituito da AZZONI GIUSEPPE il 9.12.75 con le stesse deleghe cui il 27.5.77 verranno aggiunte anche AFM e Centrale del latte) CARLETTI GIUSEPPE (bilancio e finanze, economato, patrimonio, SED) CANTELLI GUALTIERO (lavori pubblici, ispettorato urbano, traffico, annona) RUGGERI ITALO (aziende e SNUM. Si dimette il 24.5.77 ed è sostituito da MAGNOLI LUIGI con le stesse deleghe più i lavori pubblici; deleghe sostituite successivamente con quelle alla istruzione e cultura) DE CRECCHIO MICHELE (urbanistica) MAJORI FELICE (sicurezza sociale, sanità, igiene e veterinaria)
Assessori supplenti: CANTONI FRANCESCO (decentramento, demografia, sport, turismo) LAZZARI GIANFRANCO (scuola e cultura. Si dimette ed è sostituito da MEAZZI SILVANO il 16.5.1978 che avrà delega per lavori pubblici, aziende e SNUM. Nel febbraio 1979 Meazzi si dimette ed è sostituito da Italo Ruggeri.)
Risultati delle elezioni comunali del 8 giugno 1980: Totale voti validi 56.786 – DC voti 19.799 (consiglieri eletti 15); PCI 19.236 (15); PSI 8.182 (6); MSI 2.367 (1); PRI 1.962 (1); PLI 1.928 (1); PSDI 1.857 (1); PDUP 1.140 (-); Autonomia TS 315 (-).