L' articolo riprende per intero l'editoriale de La Giustizia, quotidiano socialista telematico, rifondato e diretto da Mauro Del Bue, che sviluppa le riflessioni indotte dal paginone di domenica 16 aprile dedicato all'intervista alla sen. Stefania Craxi. Intervista, come si avrà percezione dal forum, non sfuggita ai nostri lettori.
Rassegna della stampa correlata
Stefania, Bettino e i socialisti
L'editoriale di Mauro Del Bue del 18 Aprile 2023
Molto bella e toccante l'intervista rilasciata al Corriere da Stefania Craxi sul padre Bettino. Autentica, appassionata. Testimonianza di un amore profondo che la figlia nutriva per il genitore, sia nelle vesti di leader politico, sia in quelle private, alle quali riserva anche qualche stoccata. Un orecchino strappato ad Ania Pieroni e il rimprovero del padre: “Voi due mi farete finire sui giornali”. Quel che non mi convince dell'intervista di Stefania é quel parlare a nome dei socialisti e soprattutto quel dare per scontato che la sua scelta politica nel centro-destra sia l'unica possibile. Parto da un dato inconfutabile. Conoscevo bene la pietas cristiana di Bettino sui vinti. Quel vae victis che é una costante della storia scritta dai vincitori. Conoscevo anche il giudizio storico di Bettino sul fascismo, che non era affatto liquidatorio né tanto meno grottesco. Quando, nel 1974, venne a Reggio Emilia e pranzammo insieme io parlai di stragi fasciste e lui mi interruppe: “Questi sono terroristi. Il fascismo é stata una cosa seria”. Il giudizio storico, che poi sarà quello del più illustre studioso del fascismo Renzo De Felice, non gli ha però mai impedito di definirsi antifascista, di sfilare ogni 25 aprile magari col padre Vittorio, in casa del quale, come ricorda Stefania, si riuniva il Cln milanese, e che divenne vice prefetto della Liberazione a Milano, con Riccardo Lombardi prefetto, e poi anche prefetto di Como. Non sopportava le discriminazioni, neanche quella di Almirante e per questo fu il primo ad incontrarlo nelle consultazioni per la formazione del suo governo. La potenza della democrazia era per lui tolleranza e rispetto per tutti coloro che non intendevano sovvertirla. Era la forza della ragione, più forte della ragione della forza, assorbita anche durante il suo viaggio in Cile e l'omaggio a Salvador Allende. Ecco perché il sogno richiamato da Stefania, di vedere fascisti e antifascisti a Piazza Loreto riconoscere non tanto l'ignominia delle due orrende messe in scena, quella, prima, dei partigiani fucilati e poi di Mussolini, la Petacci e i gerarchi a testa in giù, ma addirittura l'auspicio che si dessero la mano reciprocamente, quasi in una sintesi impossibile delle ragioni e dei torti, mi sembra francamente un azzardo. Ma torniamo ai socialisti. Innanzitutto mi chiedo quali socialisti. Quelli che fino a 31 anni fa votavano Psi, penso. Non c'è dubbio alcuno, lo rivelano tutti i sondaggi, che costoro nel 1994 abbiano votato in larga maggioranza per Forza Italia. Questo orientamento é stato prodotto in parti uguali dal carattere politico di Berlusconi, da sempre vicino a Craxi, ma anche dalla volontà di non darla vinta ai comunisti che avevano perso nella storia e grazie al Pool Mani pulite si avviavano a vincere nella politica. Mi chiedo però, dopo quasi trent'anni, cosa sia rimasto oggi. Intanto bisogna ammettere che parte non trascurabile del vecchio elettorato del Psi non c'é più per l'inesorabile legge della vita. Poi che non c'é più neppure il vecchio progetto berlusconiano della rivoluzione liberale. E infine che non c'é più un centro con un'appendice di destra, ma semmai una destra con un'appendice di centro. Tre particolari che Stefania non può e non deve trascurare. Stefania potrebbe obiettare che pur tuttavia l'attuale sinistra (basta verificare il numero di vie e di piazze intitolate a Craxi e rapportarle alle corrispondenti coalizioni politiche) mantiene sul leader socialista, e complessivamente sulla storia del Psi, un atteggiamento che oscilla tra la criminalizzazione e la dimenticanza. E che, a proposito del rapporto con la magistratura, insiste con una posizione di consapevole e colpevole forma di subalternità e di contrarietà preventiva a tutti i tentativi, sia referendari sia governativi, di introdurre radicali mutamenti. Ma il punto é questo. Come non cadere nelle grinfie di una destra-destra che pensa di risolvere la questione dell'immigrazione abolendo la protezione speciale o con la chiusura dei porti e nel contempo non arrendersi a una sinistra sempre più populista a traino Schlein e Cinque stelle. Che é poi la questione che si pongono i socialisti liberali. E li spingono ad esplorare altri, sia pur tortuosi, cammini.
Forum dei lettori
…i socialisti ritirati “in esilio “
Caro direttore, come già esternato più volte, ho sempre dubitato del comportamento della comunità socialista dopo l'arresto e la latitanza di Bettino Craxi. Non potendo negare l'evidenza si sono ritirati “in esilio “senza più far sentire forte e chiara la voce di chi viveva in fiducia dei loro più alti esponenti, illudendosi che i valori socialisti risplendessero forti e chiari.
Chi ancor oggi li segue, li sente nel cuore non può che rabbrividire nel sentirsi definire da Stefania Craxi come tutti appartenenti all'area di destra. Questo non vuol dire ritenere la maggioranza attuale composta da “lupi mannari “, anche se ogni giorno si fanno mal giudicare sia per esternazioni poco felici che per la grande incompetenza. Stefania si è appoggiata a Berlusconi …perché? E poi Vuol far credere che l'omaggio del padre a Mussolini sul luogo dell'esposizione del corpo ormai senza vita e dileggiato fosse un gesto nobile da parte del vincitore? Ahimè, non riesco ad intendere le mire di questa figlia su un mondo in continuo fermento evolutivo ma con comportamenti vergognosamente “nostalgici “. Quali idee potrebbe portare avanti affidandosi a chi desidererebbe far rivivere un indecoroso passato??
Tutto qui, caro direttore. Gli sfarzi di Hammamet li ha conosciuti solo lei, qui si doveva piegare ancora la testa per aver creduto nella democrazia e all'onestà di chi doveva farne la nostra bandiera. Grazie direttore. Un'ultima cosa. In questi giorni risplende il ricordo del non dimenticato professore Mario Coppetti. Quel suo ad alta voce dichiarato: Io sono SUCIALISTA!!! una vita lunghissima col suo garofano rosso all'occhiello è un motivo in più per superare l'effetto negativo di contradditori ruffiani vergognosi comportamenti
…"vedova" del craxismo…
Effettivamente l'unica nota veramente stonata è quella che i socialisti, ora votano a destra. Può essere che lei abbia quella sensazione nel collegio dove è eletta, ma credo che la gran parte voti centro sinistra. Convengo sul giudizio implicito dei tre delfini. Il più simpatico e geniale era indubbiamente De Michelis. La ragazza si è costruita un ruolo di buon successo impersonando la "vedova" del craxismo restando, a suo modo, coerente nel ruolo cosa non facile e semplice considerando che i suoi compagni di viaggio della prima ora se ne erano andati, disgustati, da fi. Buon ultimo, forse, il buon Cicchito. Insomma caro direttore, non mi sento di condannarlo per aver usato la memoria del padre, è uno dei modi affinché la memoria non scompaia. Stefania ha seguito l'istinto ventricolare anziché quello intellettuale ma il fratello Bobo ha fatto di meglio?
Capisco che l'eredità politica di Bettino è ingombrante e tutti quelli che la rivendicano o l'hanno rivendicata lo hanno fatto e lo fanno con dei distinguo. Solo i pochi fans delle enclave socialisti del sud e del centro lo eleggono ancora a simbolo. I vari interpreti lo impersonano con un copione modificato, oggi con maggiori ragioni di ieri.
Vivi tranquillo Eco del Popolo, vedrai che prossimamente ci sarà qualcuno a noi vicino che dirà che il "Fascismo ha fatto anche cose buone."
I vizi e le virtù di Craxi
Ciao Enrico leggendo l'intervista di Stefania Craxi sul Corriere mi sono ricordata il bel film di Gianni Amelio Hammamet. La storia del segretario del partito socialista evidenzia un uomo politico discusso ed enigmatico, ti resta in testa il tarlo che qualche segreto ben nascosto ci sia nella sua vita. Alla morte di Bettino Craxi la figlia Stefania ha tesaurizzato la sua eredità e forse ora cerca di lanciare notizie sensazionali sulla vita del padre. Si sa che notizie così aprono il capitolo "segreti" e per alcuni giornalisti è pane per i loro denti. Di vizi e virtù di Craxi se n'è parlato molto non spetta a noi giudicare, l'uomo ha avuto le sue debolezze e il politico ha reso grande il Partito socialista. Mi dà tanta amarezza nel cuore sentire Stefania Craxi, anche in altri dibattiti, parlare con tanto astio delle ideologie socialiste. Ora è senatrice del centro destra al Governo avrà bisogno di consenso per dimostrare le sue capacità di dialettica politica per competere al meglio con Meloni e Salvini. Grazie per avermi ascoltata.
Prima di procedere ad un serio e, possibilmente, sereno sforzo ermeneutico del paginone graziosamente offerto dal Corriere (per di più in assenza di minimali linee-guide “indipendenti”), faremo un riassunto (difficilmente deducibile dalla foto) dei capisaldi dell'intervista.
La scaletta dell'esternazione della figlia Stefania è, per sommi capi e prescindendo dal memoir squisitamente personale, questa:
- “l'infame barbarie” di Piazzale Loreto, ritenuta location ideale per un omaggio “sia alla memoria di Mussolini sia a quella dei partigiani socialisti”; omaggio floreale, invece, fattuale, a Giulino di Mezzegra (luogo dell'esecuzione del Duce) con un “si vergognino di quello che hanno fatto” all'indirizzo, ça va sans dire, dei partigiani
- Era la lotta politica. e Craxi non era un tenero. Se diceva in questo collegio va Amato, in questo Martelli, i socialisti di quel collegio non entravano in Parlamento. De Michelis era uno che si faceva eleggere da solo. Martelli a Craxi doveva tutto.
- Il tesoro di Craxi esisteva davvero? Nelle banche. Esisteva il tesoro del PSI. Dopo la morte di Balzamo diedero a Craxi i conti intestati ai prestanomi milanesi. Erano solo una parte delle riserva.
- Craxi non poteva non sapere… e Amato, commissario a Milano, poteva non sapere. Ad Hammamet non l'abbiamo mai visto.
- Ogni tanto mi scrivono dei ragazzi: sono tutti di destra. La sinistra cui apparteneva l'ha disconosciuto. Chi votava PSI vota centrodestra.
- Si assunse lui solo una responsabilità che avevano tutti e tutti gli altri negarono.
Gli scivoloni della figlia non ricadano sul padre!
Ovviamente, siamo esentati dal gesto di dover preliminarmente stra-giurare sul fatto che questo commento non è per noi un divertissement. Per ovvie ragioni umane e per rispetto nei confronti di un profilo che non merita di essere manipolato oltre la morte. E per ragioni che non sono esattamente nobili, in quanto riflettono fin in fondo la fattispecie di una dezenformatziya funzionale a una non eterogenesi di fini. Ecco, ci caviamo il dente …subito, ancor prima di cominciare.
Non sappiamo se l'aneddotica degli omaggi floreali ai peggiori figuri del peggior ciclo storico dell'Italia e dell'entente cordiale col maggior leader del neofascismo (rifondato sull'onda del motto “ non rinnegare non restaurare”) sia frutto di inadeguate interpretazioni indotte da immaturità adolescenziali o da elaborazioni postume ad usum delphini (ci sorprenderebbe, in ogni caso molto conoscere a posteriori, molto a posteriori, il vero sentiment di Craxi Bettino nei confronti sia dell'epilogo della guerra civile (sfociato nell'esecuzione del maggior responsabile della catastrofe nazionale sia del “sogno” di una improbabile rappacificazione tra gli italiani.
Da qualche anno corre molto la suggestione che Almirante fosse (nonostante i suoi trascorsi di capo di gabinetto del Ministro RSI della Cultura Popolare, emanatore dei provvedimenti antisemiti del 1938) riuscito ad ammaliare le figure di spicco dello schieramento antifascista. Tra cui appunto, garantisce Stefania, Craxi. Di nostro possiamo confermare un gesto di omaggio, ma su un terreno squisitamente protocollare, nei confronti del leader neofascista.
Che non foss'altro per le gesta di coerenza, durate dal 1946 alla morte, restò ancorato al suo passato. La conferma (de visu da parte di chi scrive) è che nella tarda mattinata del 23 maggio 1988 in via della Scrofa a Bettino mal gliene incolse…col suo civile omaggio al defunto arrischio, oltre che l'accerchiamento di facinorosi dal braccio teso, qualcosa di più.
Occorre dire che gli annusamenti tra i “patrioti” (di apparentemente opposti schieramenti) avrebbero preso coraggio e velocità col progredire della “transizione”, caratterizzata, sul fronte del revisionismo degli eredi della fiammella tricolore, di endorsement nei confronti di un approdo definitivo al modello liberaldemocratico della Repubblica. Se è vero, come vero è, che personaggi (non iscritti al PSI ma molto vicini a Craxi) si candidarono nelle liste di AN, in omaggio, come sostennero i diretti interessati, alla prevalenza della fede nazionalista.
Uno di questi, in un'auto biografia, si sarebbe definito (nei rapporti con l'imperativo di tramandare ai posteri la vera memoria craxiana) “il biografo necessario”.
Non sorprende assistere (per quanto sia difficile verificare l'apprezzamento del diretto interessato nei confronti di una rivelazione suscettibile di accertare il fondamento della “involuzione genetica” del “nuovo corso” a partire dal 1976) ad una sovrapposizione degli approdi sia pure molto distanziati nel tempo.
Vero è che la bimbetta che acquistò e depose un bouquet a Giulino di Mezzegra, transitata per 30 anni nel partito personale di Berlusconi, proclami: “Ogni tanto mi scrivono dei ragazzi: sono tutti di destra. La sinistra cui apparteneva l'ha disconosciuto. Chi votava PSI vota centrodestra”.
Che è una esternazione molto funzionale ad una carriera nei nuovi equilibri.
D'altro lato, la signora Craxi jr non è mai stata iscritta e non ha mai avuto incarichi nel PSI della prima repubblica e nel surreale PSI delle ultime generazioni della seconda. Così come non è illecito che amplifichi, pescando o tentando di pescare nel sentiment della riserva socialista, reali o supposte simpatie nei confronti della destra. Aggiungiamo, per quanto ognuno sia libero di pensare e votare come vuole, all'interno di un costrutto un po' surreale e tanto incoerente coi presupposti ideali.
Il rispetto del libero arbitrio di trasmissione e di interpretazione della memoria (soprattutto, dei fatti) finisce qui.
Perché per il resto, che attiene alla scansione degli accadimenti dell'ultima decade del 1900, l'esposizione, se non proprio inveritiera, è molta “interessata”.
Assolutamente congrua l'affermazione “si assunse lui solo una responsabilità che avevano tutti e tutti gli altri negarono”. Traduzione un po' ruspante dell'intervento alla Camera del 3 luglio 1992 dell'anomalo (per non dire illegale) finanziamento dei partiti, di tutti i partiti.
Perseguito penalmente solo nei confronti dei alcuni “prescelti”, appartenenti allo schieramento che era entrato in rotta di collisione coi nuovi “poteri” mondiali e nazionali, cui gli equilibri durati dal 1946 a fine anni 80 erano venuti a noia.
Sarebbe bastato che il leader socialista, cui va riconosciuto il merito di una ventata innovatrice della politica in generale e della gestione della cosa pubblica, avesse corredato la fondata chiamata di correità di tutta la politica anche l'ammissione che la provvista anomala era comunque illegale e chiedesse scusa, a nome proprio, di tutta la dirigenza e del PSI, ai militanti e a tutti cittadini.
Non giureremmo sull'effetto salvifico della parte in causa più direttamente presa di mira da quello che, anche ad oltre 30 anni di distanza, è percepito come un cambio di fase, molto simile ad un golpe bianco.
In astratto, però, continuiamo a credere che un diverso tratto politico-comportamentale avrebbe reso le cose meno facile ai golpisti.
Soprattutto, in assenza di quel “valore aggiunto” rappresentato dall'”esilio”. Francamente in quegli anni tutta la costituency socialista fu, e per molto tempo, sotto schiaffo, per il solo fatto di essere parte di un sistema di governance contraddistinto, dobbiamo ammetterlo, dallo stigma Ghino di Tacco.
Quante centinaia di dirigenti/amministratori finirono nella pesca strascico di una giustizia di scopo e di un odioso ostracismo dai contorni razziali?
Molti non poterono sfuggire alle retate e non sempre ebbero giustizia. Qualche “sognatore” (la cui nonna fin dalla culla sentenziava “male non fare male non temere”) fece il percorso inverso. Dall'estero rientrò in Italia e rese conto. Altri, appunto, scelsero l'esilio. Altri la latitanza e, potendo contare su notevoli patrimoni e yacht personali, presero le distanze dagli uffici di Piazza Duomo e puntarono (indovinandoci) sui “tempi lunghi” (forieri di prescrizioni e quant'altro beneficio).
Una scappatoia questa che, unitamente all'alleggerimento delle forche caudine del giustizialismo, non avrebbe, in futuro, consentito la verifica del fondamento dell'esistenza di “tesoretti” (che comunque erano del Partito).
Se ne sarebbe, nella convulsione dei fatti, persa contezza. Se non per l'aspetto incontrovertibile rappresentato dal commissariamento della gestione amministrativa del PSI, dei gruppi parlamentari, di tutte le fonti patrimoniali in capo a Via del Corso 476.
Tutto in contrasto con la non disinteressata retorica di cui trasudano certe ricostruzioni dei fatti affidate a buone pellicole.