Riccardo Nencini: La prima volta
Per la prima volta da trent'anni, e non è stata una decisione facile da prendere, ieri non ho partecipato ai lavori del Consiglio Nazionale del PSI, il mio partito. Non l'ho fatto perché sono state infrante alcune regole che consentono ad ogni comunità di convivere. Con altre compagne e compagni - membri della segreteria uscente, ex parlamentari, sindaci, segretari regionali e provinciali - abbiamo cercato di trovare col segretario un punto di equilibrio. Non è stato possibile. Vi è un ricorso pendente presso la Commissione di Garanzia e presso il Pse dove si spiega quanto accaduto. Spero decida presto e con serenità.
Non nego ci siano differenze politiche che presto affronteremo nelle sedi deputate. Tutto nasce con le elezioni politiche. Il congresso aveva deciso all'unanimità di partecipare ad una lista che si richiamasse al socialismo europeo e invece abbiamo candidato dieci compagni sotto il simbolo del Pd. Nessun socialista eletto, più della metà delle regioni senza un nostro candidato, disastro elettorale della sinistra (il risultato peggiore di sempre), fallimento del progetto politico. Per questi motivi continuo a condividere la proposta di Ugo Intini di tenere all'inizio del prossimo anno un congresso straordinario costituente. Il mondo è cambiato e non ci si può nascondere dietro il fatto che il congresso socialista c'è già stato tre mesi fa.
Nel documento presentato dal segretario si legge che la sconfitta elettorale è dovuta anche al mancato accordo coi grillini. Io penso che coi grillini non si debba fare nessun accordo politico.
Ancora: vi si legge che il partito deve recuperare la sua autonomia. Significa che l'avevamo persa. Ora, ci sono due tipi di autonomia: presentazione sempre e ad ogni costo di liste di partito; mantenimento di una organizzazione autonoma, presentazione liste proprie laddove è possibile, alleanze elettorali con chi ti è più vicino senza rinunciare alla tua identità.
La seconda strada è quella più realistica se non si vuol essere velleitari.
Ancora: il Pd non imboccherà la via socialista o socialdemocratica. L'aggettivo di cui si fregia in Europa lo ritiene inutilizzabile in Italia. Aspettare la ‘rivoluzione socialista' del Pd significa perdere tempo. La linea politica del partito dovrebbe allora ispirarsi al ‘socialismo umanitario': protezione degli ultimi, battaglie sui diritti civili e sociali, un occhio attento alla piccola impresa, battaglie forti sulla scuola, europeismo spinto fino a sostenere gli Stati Uniti d'Europa. Quanto al resto: nessuna alleanza coi grillini, nessuna confluenza nel Pd, dialogo col mondo laico e liberaldemocratico richiamandosi al ‘lib lab' costruito da Craxi, sostegno a Letizia Moratti in Lombardia, congresso costituente. Mi batterò per questa politica pur non avendo nessun incarico di rilievo.
Vedo che ai vertici del partito è scomparsa la rappresentanza del centro nord dell'Italia. Un errore. Un altro errore non aver inserito in direzione le due vice segretarie uscenti. Non hanno commesso né reati né peccati, hanno semplicemente espresso le loro opinioni. Un abbraccio a Oreste Pastorelli con cui abbiamo condiviso undici anni di vita comune. Senza di lui sarebbe stato più complicato tenere in vita una bella storia. Ora che il sabato è passato, buona domenica a tutti.
Mauro Del Bue, direttore AvantiOnline
Come molti altri compagni non ho partecipato al Consiglio nazionale del Psi. Un insieme di violazioni di norme statutarie e la mancanza dell'accettazione della proposta di Intini di formare un comitato di garanzia che associasse il segretario e che convocasse un congresso dopo il disastro elettorale che ha visto il Psi confluire nella lista de Pd e non nella lista del socialismo europeo come era stato deciso al Congresso (anche se personalmente ho sempre indicato un percorso diverso e cioè la formazione di una lista e di un nuovo soggetto liberalsocialista) mi impediscono di far parte degli organi. Resto profondamente e definitivamente socialista facendo mie le parole di Camillo Prampolini “Perché io non sia più socialista bisognerebbe che mi cambiassero la testa e il cuore”. Dopo nove anni attendo che la mia testa rotoli dalla direzione dell'Avanti. Farò tesoro della splendida esperienza vissuta e mi getterò a capofitto in una nuova prova. A settant'anni ho ancora voglia di combattere per le mie idee. Venerdì sarò a Milano coi giovani socialisti e sabato a Rosignano per i 130 anni del Psi.
Achilli, Amato, Benzoni, Biscardini: Borioni, Cacciatore, Scirocco, Zinna: Per una alternativa socialista
Cari amici e compagni il testo che vi inviamo contiene solo le firme di chi l'ha scritto. Perché è un appello che non chiede la vostra firma ma l'impegno di tutti per costruire una fase nuova del socialismo italiano. Viviamo in una società che ha cancellato il socialismo dal suo passato e dal suo futuro. Ma che, proprio per questo, è diventata portatrice di guerre, di ingiustizie e di rischi per il futuro del pianeta. Noi chiediamo a tutti coloro che condividono questi contenuti di impegnarsi pubblicamente a lottare, per gli altri e assieme agli altri per cambiarla. Perché il socialismo appartiene a tutti e cammina con le gambe degli uomini.
Mai come in questo momento una nuova prospettiva socialista è necessaria.
Oggi, sono tornati nel mondo fantasmi che pensavamo scomparsi per sempre.
Parliamo della guerra, convenzionale e in prospettiva magari anche atomica; e della cultura della guerra. Che avvelena le coscienze, distruggendo alla base la convivenza civile. Ma anche della violazione del più fondamentale dei diritti umani; quello alla vita.
Parliamo anche, qui in Italia, della rimessa in discussione dei diritti che ritenevamo acquisiti una volta per sempre e che sono iscritti nella nostra Costituzione. E di un futuro in cui risorse sempre più scarse verranno assegnate ai più forti mentre al pagamento dei debiti provvederanno i più deboli.
Parliamo anche di una sinistra complice attiva del processo di degrado, nel caso del PD, o suo spettatore passivo, nel caso dei socialisti. Ma anche di una sinistra ora portata a dividersi tra difensori e contestatori dell'ordine esistente.
È a questi ultimi che ci rivolgiamo per affrontare il futuro che ci attende. In un universo, quello della sinistra, pieno di macerie, ma reso possibile anche dalla crisi che paralizza il Pd e urgente per rispondere al bisogno della maggioranza degli italiani.
Per ridare al paese un nuovo movimento socialista, occorre partire col piede giusto. Ricordando che siamo nati non solo per rappresentare i socialisti, ma soprattutto per rispondere a una richiesta pressante che veniva dal mondo del lavoro in una fase delicata del suo processo di emancipazione. Per difenderlo e promuoverlo in sede parlamentare. Per favorire, a livello locale e nella società, la formazione di istituzioni e reti di solidarietà collettiva.
E, infine, per difendere la sua unità e segnarne il percorso; dalle ragioni del socialismo sino alla speranza nel “sole dell'avvenire”.
Il tutto perché eravamo, e siamo rimasti per lungo tempo (contrariamente alla cultura leninista) un movimento “al servizio” degli altri e non di noi stessi. Al punto di legare le proprie fortune alla crescita dei diritti di tutti più che alla crescita dei propri consensi.
Ciò ci ha reso apparentemente più fragili; ma, al tempo stesso, molto più vitali, consapevoli e convinti dei nostri principi.
Abbiamo patito, più di ogni altro, l'impatto catastrofico dei primi anni novanta; sino a dimenticarci che la critica del capitalismo era stata e rimaneva il punto di partenza del nostro cammino. Ma non abbiamo seguito la maggior parte degli eredi del Pci in un' abiura che si è trasformata in una vera e propria mutazione genetica, rinunciando a qualsiasi politica di cambiamento, per assecondare ogni forma di conservatorismo e ogni politica neoliberista.
Conosciamo le sofferenze collettive e la paura nel futuro che pervade tutti, ma sappiamo anche che si tornerà ben presto alla politica; e che lo si farà perché si capirà, a partire dalle proprie esperienze individuali e collettive, che guerre, miseria, perdita di diritti sono frutto di scelte precise e della nostra incapacità a contrastarle.
Il nostro compito è allora agire subito per essere pronti all'appuntamento. Non costruendo apparati politici fine a sé stessi, ma movimenti, reti, possibilità di intervento nella società. E recuperando, insieme, capacità di riflessione politica e dialogo con tutti coloro che ci stanno.
I socialisti devono e possono rinascere come organizzazione o come movimento, come area distinguibile e capace di affrontare i temi della nuova povertà e della crescente tendenza del capitalismo a competere sfruttando i lavoratori e i ceti più deboli.
Come all'epoca della loro fondazione, i socialisti (senza aggettivi) non partiranno dal convincere le masse ad essere socialiste, ma dall'essere presenti nei processi e nelle aree sociali in cui eguaglianza, giustizia sociale, lotta allo sfruttamento sono di nuovo senso comune, cioè parole sentite e vive. E servirà questo per rappresentare gli interessi popolari di tutti coloro che oggi non hanno voce.
Ciò non è semplice e richiede lavoro. Ma bisogna iniziare subito. Convinti che solo con la piena partecipazione dei ceti maggiormente in difficoltà si difenderà la democrazia.
Senza istanze socialiste la democrazia e la giustizia sociale non possono che deperire e arretrare.
Incominciamo a farlo da oggi.
Michele Achilli, Massimiliano Amato, Alberto Benzoni, Roberto Biscardini, Paolo Borioni, Giuseppe Cacciatore, Giovanni Scirocco. Paolo Zinna.
Proseguendo nella discussione avviata...
Proseguendo nella discussione avviata nella riunione del 29 ottobre scorso, sono stato sollecitato ad aggiornare la situazione politica generale, quella lombarda in vista delle elezioni regionali, nonché quella dell'area socialista in senso lato.
Volentieri, per quanto sopra, vi invito quindi: sabato 19 novembre alle ore 14, presso la sede della Camera del Lavoro di Pizzighettone, sita in via Montegrappa 34.
Nell'occasione, l'Eco del Popolo ed i socialisti di Pizzighettone, anticipano l'intenzione di proporre una iniziativa sul tema delle unioni/fusioni dei Comuni, ovvero delle loro funzioni amministrative, in queste settimane molto dibattuto nelle terre di mezzo.