Se si prendessero come parametri la discreta partecipazione del pubblico (ingrediente ormai rarissimo degli eventi politici), l’autorevolezza dei protagonisti del dibattito, la manifesta volontà di co-working con, almeno, le altre culture politiche e le espressioni istituzionali (erano presenti i consiglieri comunali Pontiggia e Lipara ed il Capogruppo pd Rodolfo Bona, gli organizzatori del ragguardevole incontro svoltosi nello Spazio-Comune potrebbero trarre un soddisfacente bilancio ed positivi auspici. Per il lavoro che hanno delineato.
“Togliere Cremona dall'isolamento: nessuno sviluppo è possibile senza infrastrutture” era il tema della conferenza; cui dei relatori, manifestamente interessati a superare il ritardo progettuale del ciclo politico dell’ultimo quarto di secolo, si sono attenuti. Pur qualcosa concedendo ad opportune correlazioni di carattere generale.
A dimostrazione della volontà di lasciare alle spalle e di escludere dall’analisi le tossicità di polemiche figlie di sguardi corti e di personalismi infecondi, il sen. Maurizio Noci, presentando l’argomento ed i relatori, ha molto insistito sulla necessità di non perdere di vista il destino di tutto l’attuale territorio provinciale.
Il segretario provinciale del PSI, avv. Paolo Carletti, anche nella sua veste di consigliere comunale di Cremona, ha svolto un ampio excursus sulla natura e sulle dimensioni dell’isolamento, ormai consolidato, del territorio rispetto sia alle tendenze di sviluppo dei precedenti cicli economici sia alle precondizioni in fase di delineazione in vista della ripresa post-crisi.
Non v’è dubbio alcuno, ha osservato il segretario socialista, che per agganciare anche una minima prospettiva di sviluppo è assolutamente indispensabile che Cremona e tutto il suo territorio individuino scelte strategiche che consentano, attraverso soprattutto l’infrastrutturazione viaria, di archiviare la condizione di isolamento e di fornire, quindi, un’offerta attraente agli insediamenti sull’asta padana.
Si è collegato a tale impostazione l’Assessore Andrea Virgilio, con delega tra l’altro all’Area Vasta, che ha innanzitutto osservato che qualsiasi sforzo di infrastrutturazione non può prescindere da chiare consapevolezze in merito ai destini che Cremona e Provincia intendono perseguire sul terreno delle nuove aggregazioni territoriali.
Analogamente si è espresso il segretario cittadino del PD Galletti; il quale ha ricordato le linee prospettate dal suo partito, nell’ambito della coalizione di centro-sinistra, per recuperare i ritardi rispetto a territori tradizionalmente più omogenei e più dotati.
L’intervento del Sottosegretario alle Riforme Istituzionali, Luciano Pizzetti, si è costantemente mantenuto aderente alle linee che lo stesso Senatore abitualmente esprime in materia di correlazione tra indirizzi di sviluppo e assoluta necessità di attrezzare lo Stato e l’amministrazione periferica ai nuovi ritmi posti dai cambiamenti.
Dichiarandosi perfettamente d’accordo con i progetti delineati dalla politica e dalle istituzioni locali, Pizzetti ha esortato, in materia di infrastrutturazione dell’asta padana, ad allestire una realistica offerta che sappia attrarre insediamenti dal resto della Lombardia.
Sotto tale aspetto, egli ha fatto presente che le politiche di sviluppo, imperniate sul potenziamento infrastrutturale, non raramente trovano disinteresse nella compagine dei soggetti sociali del territorio.
Il Viceministro vice ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, che è stato recentemente determinante protagonista del varo della legge che introduce il reato di omicidio stradale, ha ricordato, parlando dell’intollerabile frammentazione dell’amministrazione locale, che nei contesti della globalizzazione è assolutamente incongruo qualsiasi approccio progettuale orientato da visuali limitate.
A questo punto, avviando le conclusioni del Convegno, Nencini ha fatto riferimento alla programmazione del governo in materia di sviluppo infrastrutturale. Che per il territorio provinciale riguarda le modalità su rotaia, su gomma e su acqua.
Del complesso documento si parlerà più dettagliatamente nel prosieguo; nell’intento di stabilire sforzi sinergici tra politica, istituzioni ed apparato economico locale.
Se è permessa una chiosa al senso ed all’approdo della conferenza, esce dalla circostanza un chiaro impegno condiviso, almeno nelle espressioni della coalizione di centro-sinistra, ad affrontare la consapevolezza dell’isolamento e dei ritardi nello sviluppo contestualmente alla definizione in corso delle linee per l’individuazione di nuove aggregazioni territoriali. Capaci di esprimere il massimo della coesione e dell’omogeneità.
Qua è là nel dibattito è riecheggiato qualche rimando ad un destino cinico e baro che avrebbe sottratto a Cremona e territorio quote di potenzialità infrastrutturale.
Parlando della Autostrada Cremona-Mantova segmento (peraltro fortemente sponsorizzato da un ampio consenso trasversale) di collegamento fondamentale nell’asse est-Ovest padano compenetrato nel corridoio europeo mediterraneo si è omesso di considerare che quella direttrice (Nord Europa/Genova-Tirreno) sarebbe stata realizzata da quarant’anni se l’originario tracciato dell’Autostrada Centropadana si fosse collegato a settentrione sul tracciato della Brennero, anziché soggiacere al ricatto della componente bresciana di far confluire il raccordo alla A4 in casa proprio. E quanto alla marginalità del territorio provinciale rispetto all’asse Nord-Sud della A1 andrebbe considerato che nel 1954 l’establishment locale (DC e potere categoriale) fece veramente poco per difendere coi denti la prospettiva, insita nei tracciati preliminari, che la A1, anziché sul piacentino e basso lodigiano, passasse, come logico, sul territorio cremonese.
Che dire poi, riallacciandoci all’interessante discorso fatto da Nencini in merito all’ottimizzazione delle autorità portuali, del harakiri rituale, compiuto dai cremonesi in materia di provincializzazione della portualità interna.
Nei decenni precedenti i cremonesi avevano espresso un encomiabile sforzo teso a fare della navigabilità fluviale e della portualità interna una questione regionale. L’Azienda Regionale dei Porti della Lombardia, rispondeva all’inizio degli anni ottanta, alle motivazioni che il viceministro socialista ha addotto a supporto delle linee di razionalizzazione nell’attuale contesto. Ma cremonesi e mantovani, evidentemente non contenti della frammentazione della rete amministrativa, pensarono bene di clonare un “piccolo ma bello” anche per la portualità interna. Gli indirizzi regionali tornano a parlare di regimazione e navigabilità fluviale. Speriamo bene; perché la resilienza in questo campo vitale per lo sviluppo del territorio padano dovrà partire da lontano, da molto lontano. Da molto oltre del porto di Cremona, dei nove chilometri realizzati fino ad Acquanegra, dell’Avanconca di Tencara.
Tam quam non esset! Perché a prevalere su questi avamposti cremonesi di un futuro per la via d’acqua di collegamento del cuore lombardo all’Adriatico e da qui per gli Oceani permane un fondo di pregiudizio o quanto meno di apatia (come ha detto Pizzetti nei confronti degli interessi sociali originari). Che renderà quanto meno problematica, nonostante gli auspici dell’UE (interessata allo sviluppo di modalità rinnovabili) e della Regione, la progressione di un progetto (o di un sogno?) prerogativa dei precursori di un secolo fa.
La cronaca dell’evento è obbligata a dar conto del fatto che, come tutti i salmi, anche la conferenza è finita in gloria. Il PSI ha inaugurato la propria sede aperta in Via Ceresole presso la Trattoria del tempo perso. Ça va sans dire, con un aperitivo “largo”. Prosit!