Chiude bene l’ultimo scorcio dell’annata libraria specializzata nella ricerca storica; che, anche grazie alla sinergia con l’intrattenimento divulgativo televisivo e radiofonico, mostra di incrociare una crescente domanda.
Ricorderemo che nel 2019, infittito di significative ed inaggirabili ricorrenze centenarie, il palmares di Mimmo Franzinelli, alimentato da un impressionante, per quantità e qualità, ruolino di marcia, aveva già messo a segno l’exploit di “Fascismo anno zero”.
Recita la scheda di presentazione della nuova fatica editoriale: “La Resistenza in montagna e quella in pianura. La guerriglia nelle città. Il sostegno della popolazione e il rapporto con la ‘zona grigia’. La collaborazione con gli Alleati e la guerra civile con gli italiani in camicia nera. A 75 anni dalla Liberazione, finalmente una ricostruzione con l’ambizione di proporre uno sguardo complessivo su fatti, momenti e protagonisti che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.
I due anni che vanno dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 rappresentano un momento cruciale della storia d’Italia. Sono gli anni della guerra mondiale, con le truppe straniere che occupano la penisola. Sono gli anni della guerra civile, con lo scontro tra italiani di diverso orientamento. Sono gli anni della guerra di liberazione, in cui si combatte contro il nazifascismo per far nascere un paese democratico e libero. È il ‘tempo delle scelte’ per una società italiana schiacciata sotto il tallone nazista e fascista. Una nazione divisa politicamente, militarmente e moralmente all’interno di un’Europa in fiamme. Per fare i conti con la storia della Resistenza italiana, il libro ripercorre le varie fasi delle diverse Resistenze: dalle specificità della guerriglia urbana all’attestamento nelle regioni di montagna. Affianca alla lotta armata le varie forme di supporto fornito ai ‘banditi’ dalle popolazioni e la conflittualità interpartigiana, si addentra nella cosiddetta ‘zona grigia’, evidenzia la peculiarità delle deportazioni politiche e razziali. Una ricostruzione nuova, originale, vivida, in cui lo sguardo d’insieme si alterna costantemente con l’attenzione a vicende personali e collettive poco conosciute o inedite. Un libro necessario oggi, quando il venir meno degli ultimi testimoni diretti di queste vicende lascia sempre più spazio a un uso politico della Resistenza che deforma e rimuove i fatti, le fonti e la storia.”
Mettiamo le mani avanti per chi, magari non conoscendo il rigore dei due ricercatori, si aspettasse 600 pagine di compiacenze verso il profilo stereotipato ed agiografico del ciclo cruciale del 900 italiano. Ne resterebbe deluso.
Perché, come ha considerato Paolo Mieli nella sua magistrale recensione sul Corriere della Sera, la Resistenza, ricostruita da Franzinelli e Flores, è senza tabù. In quanto, citando espressamente il già direttore della maggior testata giornalistica ed anima di RAI storia, i due autori “hanno ricostruito le vicende della lotta di Liberazione, anche o forse soprattutto rispetto a circostanze e profili rimasti nell’ombra troppo a lungo”.
Partendo dal presupposto che sul grande moto di popolo contro l’oppressore fascista per vent’anni e nazifascista per oltre due che è stata la Resistenza, non possono ulteriormente permanere i molti lati oscuri. Su cui si è inspiegabilmente ed intollerabilmente taciuto per i successivi 70 anni.
Non si può certamente attribuire a tale la circostanza il nesso di causalità per cui lo snodo dalla barbarie bellica ed oppressiva alla libertà ed alla Repubblica non farà mai incrociare mai fino alla nuova Italia un destino di pacificazione e di condivisione. Almeno dei suoi perni rappresentati dalla liberaldemocrazia e progetto di sviluppo e giustizia insito nella Costituzione.
Perché, come dimostra il combinato di retroguardia nostalgica e negazionista (presumibilmente richiamantesi all’aforisma di Russell Lowell secondo cui non cambiano idea “solo i morti e gli stupidi”) e di pulsioni neoreazionarie, veicolate con eccezionale facilità e velocità dal sopravvento del conglomerato di populismo-sovranismo-turbonazionalismo, esiziale sarebbe la pretesa che le conquiste democratiche sono per sempre. Prima l’ambiente antifascista se ne renderà consapevole e prima si recupereranno le occasioni andate perse sul terreno di un sentimento collettivo di appartenenza.
Che è sempre più indispensabile per l’esistenza della democrazia, per la sua capacità di affrontare i compiti difficili, per riconoscersi in un destino comunitario, nazionale e sovrannazionale.
C’è un modo diretto ed immediato d’essere aderenti al monito di John Kerry indirizzato al “coraggio di smettere di essere prigionieri della storia”: rendere irreversibilmente obsolete ed impraticabili le narrazioni storiche compiacenti. In cui sono allignate omissioni e zona d’ombra su circostanze incongrue alla pretesa di annettere a senso unico e per scopi immaginabili la Resistenza.
Falle la cui ratio è compresa in uno share articolato, nella versione più benevola, nell’imbarazzo ad ammettere fatti e misfatti, incoerenti con l’epica resistenziale, ed, in quella più severa, nella verifica di propensioni dirette ad uno sbocco della Liberazione verso traguardi (alcuni assolutamente inaccettabili, altri legittimi ma in capo ad altri percorsi) non ad essa sovrapponibili.
Ma al di là delle finalizzazioni strategiche resta, come si diceva, un campo d’ombre riconducibili a comportamenti, individuali e collettivi, che, dal punto di vista etico-morale, assolutamente non rientravano e non possono rientrare né nella declaratoria del vasto movimento e neppure in una vulgata compiacente quando non del tutto encomiastica. Che si è fatta per troppo tempo, in gran parte dedicato ad una certa manipolazione dei fatti.
Certo che qualcuno ha riesumato ed agitato “il sangue dei vinti” non solo per verità storica!
La levatura scientifica e morale dei due autori esclude tassativamente qualsiasi simmetria con una diversa finalizzazione, che non sia quella di colmare vuoti ed ombre di conoscenza.
Sul piano strettamente militante, certamente non fa piacere a noi, che peraltro ne siamo stati consapevoli anche grazie ad acquisizioni ed approfondimenti trasmessi oralmente, questo ineccepibile fact cheking.
Alimenterà (negli stupidi che guardano il dito anziché la luna e nei recalcitranti all’idea di trarre beneficio dalla verità storica) la spirale della delegittimazione della Liberazione; in favore delle pulsioni regressive.
Sul versante, opposto, attestato sulla permanente ed intramontabile testimonianza dei valori dell’antifascismo, della Resistenza, del movimento che portò alla liberazione dal giogo antidemocratica, si dovrà cogliere l’inderogabile opportunità di farsi una ragione dell’emersione di fatti incoerenti con la mission.
Metabolizzarli nella ricostruzione storica non significa né depotenziarne il valore né delegittimarne la potenza di penetrazione nelle coscienze.
Significa semplicemente che in questo vasto movimento, in cui confluì una fulgida pluralità di ideali, di apporti teorico-pratici, di generose e talvolta eroiche militanze, non tutte le mele, alla prova dei fatti, si sarebbero rivelate sanissime.
La lettura del lavoro di Franzinelli e Flores ci aiuterà ad approdare ad una visione disincantata, ma non meno feconda, della Liberazione.
Ancor di più, sotto profilo, edificante sarà l’occasione di un suo approfondimento nel corso della conferenza, per la quale si è già dichiarato disponibile Mimmo Franzinelli.
Che, all’inizio del nuovo anno tornerà, come tante volte nel passato, al Filo a confrontarsi con il mondo della cultura cremonese e con i suoi tanti affezionati lettori.
Del timing Società Filodrammatica, ANPI, ANPC, Associazione Zanoni, L’Eco del Popolo, organizzatori dell’evento, daranno tempestivo avviso.
Gli autori
MIMMO FRANZINELLI
“Occuparsi di storia è un'attività affascinante, un'esplorazione avventurosa tra passato e presente alla scoperta di nuove fonti da riordinare e interpretare; l'esito delle ricerche si sedimenta in testi che, dopo aver smosso l'intimo del loro autore, raggiungono l'obiettivo se riescono a trasmettere qualcosa di significativo al lettore. Lo studio della storia presuppone che si sappia che esso mira a qualcosa d'impossibile, eppur necessario e importante. Studiare la storia significa abbandonarsi al caos, ma al contempo mantener fede nell'ordine e nella ragione. È un compito molto serio, e forse tragico. Un libro dovrebbe frugare nelle ferite e procurarne di nuove; in una parola, essere pericoloso; per chi lo legge, così come lo è stato per il suo autore. Vorrei scrivere libri che si interrogano e che ti interrogano, per guardare con lenti nuove al nostro passato.”
Non occorrerebbe molto altro per presentare, sia pure sinteticamente, il profilo dell’autore, che, specialmente negli più recenti, si è fatto conoscere da una sempre più vasta cerchia di lettori, come autorevole storico del fascismo e dell'Italia repubblicana. È componente del comitato scientifico dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione «Ferruccio Pari», nonchè autore di numerosi saggi, fra cui, da Mondadori: Le stragi nascoste, Squadristi, Guerra di spie, Il piano Solo, Il prigioniero di Salò, Il duce e le donne, Bombardate Roma!, Disertori, Il Tribunale del duce; Fascismo Anno Zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento; Fiume 1919. Ed, appunto, con Marcello Flores, Storia della Resistenza, Collana Cultura storica. È inoltre coautore dei libri fotografici Il duce proibito, RSI e Fiume. ïÂ?·
MARCELLO FLORES
Storico, autore di apprezzate pubblicazioni, si è occupato principalmente della storia del comunismo, del XX secolo, del genocidio degli Armeni durante la Prima Guerra Mondiale, dei diritti umani e delle vittime di guerre.
Ha fatto parte del comitato scientifico-editoriale per la monumentale "Storia della Shoah. La crisi dell'Europa, lo sterminio degli ebrei e la memoria del XX secolo". È noto ed apprezzato divulgatore storico che frequentemente partecipa a diversi programmi televisivi (ad esempio, Il tempo e la storia, Eco della Storia). Fa parte del comitato scientifico per la pubblicazione dei documenti diplomatici italiani sull'Armenia. Dal 1992 al 1994 fu addetto culturale presso l'Ambasciata Italiana a Varsavia. Ha collaborato con diverse riviste (ne ha anche diretta una, I viaggi di Erodoto) e case editrici.
Professore presso l'Università degli Studi di Siena e direttore del Master europeo in "Human Rights and Genocide Studies", è stato anche Assessore alla Cultura presso il Comune di Siena (2006-2011).
Sterminato è l’elenco dei libri, di cui è stato autore e/o coautore. Ne elenchiamo i principali: L'immagine dell'Urss. L'Occidente e la Russia di Stalin; L'età del sospetto. I processi politici della guerra fredda; M. Flores-Nicola Gallerano, Introduzione alla storia contemporanea; In terra non c'è il paradiso. Il racconto del comunismo; Il secolo-mondo. Storia del Novecento; Tutta la violenza di un secolo; Il genocidio degli armeni; La forza del mito. La rivoluzione russa e il miraggio del socialismo; L'immagine della Russia sovietica. L'Occidente e l'URSS di Lenin e Stalin.