Cosa si stanno perdendo i distratti, i neghittosi, i titolari di capacità a bassa soglia di intensità!
La raffineria per eccellenza, di cui ricorre qualcosa di più del decennio dall'inizio del decommissioning, è come il classico cappello de Lurens. Dieci anni fa si sarebbe immaginato una sorta di viale del tramonto per una struttura produttiva invasiva, in ogni senso, per le sorti della città e del vasto comprensorio a diretto contatto col Po. Ma c'era ben riposto, nei calcoli del management aziendale e dell'asset societario, la Barbara Swanson che non t'immagini.
Nelle precedenti, verrebbe d'istinto, puntate avevamo rilevato quel perentorio "non ospiterà mai iniziative distanti dal nostro settore..." (da parte del top manager aziendale), che, dicevamo non poteva non essere rivelatore non si sa se più dell'arroganza di un'impresa, che ha forse irreversibilmente avvelenato suolo, acqua e aria di Cremona, o della sottomissione, inconsapevole e/o complice, del governo comunale.
Facili profeti, come diceva nonna Maria di fronte alle ricorrenti nostre marachelle di infanzia.
La Barbara Swanson della “quarta sponda mediterranea”, di cui è proiezione l'azienda italiana e cremonese, ha tutt'altre intenzioni della quiescenza.
È vero che una rondine non fa primavera.
Ma, sempre restando fedeli alla saggezza degli aforismi, in questa materia, un solo indizio non fa una prova, ma è rivelatore quanto meno di una strategia che non conduce né all'inversione della direzione di marcia né all'avvio di un ragionamento serio di cosa si vuol fare per quando fosse completata l'operazione di risanamento e pensasse di convertire ad altra funzione, coerente con il contesto, la vasta area.
Comprendiamo lo sconcerto delle Società Canottieri che continuano a sedere su una spugna impregnata di schifezze; che è lo sconcerto dei Radicali, del pool di legali; che dovrebbe essere lo sconcerto della Città e della sua governance istituzionale.
Forse quel “espandere l'attività”, in bocca al presidente della maggior Canottieri, forse è esagerato. Ma che logica c'è negli atti di una società esercente non più la raffinazione ma l'attività commerciale di idrocarburi, che dovrebbe smobilitare o comunque ridimensionarsi di molto, la richiesta di una licenza edilizia per la realizzazione di un parcheggio.?
Precisa l'Assessore Comunale e Vicesindaco: “piccolo piccolo di 50 o 60 metri”.
Avremo modo di tornare sull'argomento (ci potete giurare). Ma la precisazione quasi neutra del responsabile dell'urbanistica non può non richiamare in noi la massima dell'indimenticabile Enzo Biagi: “la sorella era incinta, ma appena appena!”.