Già… il tempo passa in fretta, o almeno la sensazione che passi più che proporzionalmente; specie ingravescente aetate e quando si avverte plasticamente la sproporzione tra spinta dell'entusiasmo del fare e risorse disponibili.
Partendo da questa percezione, che converge nello stato d'animo, rivolgiamo ai nostri lettori questo briefing dello stato dell'arte, cui è giunta la ripresa dell'attività dell'aggregato Associazione Zanoni/L'Eco del Popolo.
Il cui ciclo autunnale/invernale 2021 è stato immaginato ad hoc, come vedremo, sulla ricorrenza principe del 100rio dell'uccisione di Attilio Boldori (in sinergia con quella dell'aprile scorso di Ferruccio Ghinaglia); ma anche come abbrivio di recupero dei progetti lasciati (forzatamente) in sospeso (la pubblicazione del saggio storico di Emilio Zanoni sulla Liberazione di Cremona e il 100rio della morte di Leonida Bissolati).
La nostra core mission, più che prevalente, esclusiva è racchiusa nel binomio approfondimento/divulgazione. Dovremo necessariamente rimodulare l'offerta ed il sottostante operativo. E affidarci (orrore!, considerando la nostra semialfabetizzazione informatico-telematica) le nuove opportunità comunicative. Anche se alcuni gesti irrinunciabili (come la collocazione dei due esemplari del bassorilievo del volto Bissolati, realizzato dallo scultore-artigiano Mario Coppetti, l'uno sull'ingresso dell'ex osteria della Marcella, l'altro sulla cappella funeraria Cassola del Pincetto al Verano) comportano fisicità e la scesa in campo dei soggetti istituzionali.
Del che avvertiamo, al momento, un'assenza di trasporto. Appena la metafora del “morbo infuria e dello sventolio della bandiera bianca” fornirà segnali inoppugnabili di ritorno alle abitudini relazionali, ci ricorderemo della massima del “chi fa da sé fa per tre”. Certamente ci farebbe piacere essere accompagnati, meglio guidati, dal prestigio e dall'endorsement della scesa in campo della Città (che dovrebbe sentire l'orgoglio di aver dato i natali al grande cittadino Leonida Bissolati). Ma il senso di decenza delle ammuine e, soprattutto, l'osservazione della nostra clessidra esistenziale non lasciano alternative a iniziative “autogestite”. Nell'accezione degli anni 70 e secondo il modulo operativo, esternato dal nostro maestro Coppetti, che, di fronte al tiramolla del Comune per la collocazione del bassorilievo dedicato ad Attilio Boldori (da lui realizzato e donato alla città) avvertì che si sarebbe proceduto, appunto, in autonomia.
Con il che esauriamo la premessa, dedicata al rendiconto dei progetti in corso e di quelli a venire nel prossimo anno, e veniamo al cheek della filiera per la celebrazione del delitto politico Boldori, che prenderà corpo nelle prossime ore.
La nostra testata e l'Associazione Zanoni hanno fermamente voluto contestualizzare questo orrendo gesto di barbarie nello scenario dei prototipi della violenza squadristica (8 mesi prima a Cremona Ferruccio Ghinaglia, quattro mesi dopo a Bari il deputato socialista Giuseppe di Vagno, tre anni dopo a Roma Giacomo Matteotti) e nelle derive di archiviazione dei pochi decenni del già molto esclusivo e compresso modulo liberaldemocratico e di approdo alla soluzione reazionaria di cento anni addietro.
E non per aderenza storica (di cui ci sarebbe un enorme bisogno in questo Paese in cui, nonostante le rubriche televisive, si è perso il senso civile); ma, anche, per un dovere di attualizzazione di quei pericoli e di quelle tendenze. Lungi da noi l'idea di localizzare in questa fine dell'annus horribilis avviato alla fine, l'esistenza di qualche Farinacci.
Sappiamo bene che raramente le inversioni di marcia avvengono nella storia con le medesime modalità del passato.
Ma (e ciò abbiamo badato sin da questa primavera a sottolinearlo per un dovere di chiarezza) non abbiamo mai lesinato sulla esternazione del convincimento che la celebrazione di Ghinaglia e di Boldori dovesse avvenire, a prescindere dal profilo diversificato, dovesse primariamente curare una correlazione e l'attualizzazione, se non esattamente dei contesti, sicuramente dei perni motore delle transizioni antidemocratiche.
Di fronte a noi ce n'è quanto basta; per accreditare il senso della nostra testimonianza antifascista (nel caso qualcuno si azzardasse ad accusarci di voler professare un antifascismo “ideologico”).
Nelle settimane scorse abbiamo segnalato il rating simbolico dell'escalation reazionaria correlata alla devastazione della sede centrale della CGIL.
Ma non è necessario, per avvertire lucidamente e pienamente il senso delle cose, evidenziare i picchi. Aleggia, infatti, un clima di distrazione di massa, che, facendo apparentemente leva sui pezzi forti dello scenario pandemico, introduce “diversivi”, destinati ad incidere nelle percezioni comunitarie e a scandire l'approdo dell'opinione pubblica sulle sponde se non proprio dell'antidemocrazia, dell'indifferenza tra la salvaguardia delle prerogative liberaldemocratiche e del laissez faire dei propugnatori (come è avvenuto negli scenari populistici di Visegrad) dello scivolamento verso modelli liberticidi.
Il pericolo è ancor più rilevante quando certi “sapienti” (sin qui accreditati come intellettuali engagés) si esibiscono (dimostrando non si sa più se ignoranza o malafede) in azzardate triangolazioni storiche. Ieri, come rivela il Corsera, il fisico Livio Giuliani in streaming negazionista ha azzardato che “Le squadre fasciste di Farinacci erano meno aggressive di quelle che cercano i non vaccinati casa per casa, perché si limitavano a usare solo l'olio di ricino”.
A poche ore dalla ricorrenza del fatto di cento anni fa con cui il tipografo socialista (dirigente cooperativo e sindacale, amministratore comunale e provinciale) venne sprangato proprio da una squadra farinacciana, l'affermazione appare agghiacciante nel suo cinismo.
Diamo di seguito la sintesi degli eventi celebrativi:
Il panel si aprirà venerdì 10/12/2021 alle ore 10 al palazzo della Provincia con l'intervento del Presidente Signoroni., del presidente dell'ANPI Corada e del delegato della presidenza dell'ANPC prof. Verdi.
A seguire sabato 11/12/2021
Ore 10 Civico Cimitero omaggio alla tomba
Ore 11 conferenza a Palazzo Comunale di Cremona con l'intervento del presidente del Consiglio Comunale Carletti, del presidente dell'ANPI Corada e del delegato della presidenza dell'ANPC prof. Verdi
Ore 14 omaggio alla stele di Boldori presso la cascina Traballino di Casalbuttano, con l'intervento del Sindaco prof. Gian Pietro Garoli
Ore 15 omaggio di fronte al bassorilievo della facciata di palazzo Duemiglia
Ore 15.30 conferenza nello stesso palazzo, con gli interventi del presidente onorario dell'Associazione Zanoni, Clara Rossini, del prof. Corada e del prof. Verdi, di Giuseppe Azzoni e del presidente del Quartiere 5 Fabio Lodigiani.
Tra le adesioni annunciate segnaliamo quella del deputato Luciano Pizzetti che parteciperà alla cerimonia di sabato mattina al Civico Cimitero
Post scriptum espressamente indirizzato ai lettori di militanza o di simpatia socialista
Il picco pandemico avrebbe, per ragioni eticomorali di precauzionalità, indotto a desistere. Ma, come si suol dire, siamo in ballo. Il centenario cade, appunto, ogni 100 anni. E mi sa che al prossimo difficilmente ci saremo ad onorare il nostro martire antifascista, la cui testimonianza va attualizzata in questi tempi che richiamano qualche percepibile analogia. Il panel celebrativo è importante ed è reso tale soprattutto dal profilo trasversale ed inclusivo. Del che ringraziamo il Comune di Cremona, la Provincia, il Comune di Casalbuttano, il Quartiere Duemiglia, le Associazioni Partigiane, il pittore Graziano Bertoldi, Giuseppe Azzoni e Maurizio Antoniazzi. Cui va riconosciuto l'impegno per l'iniziativa editoriale della brochure dedicata al 100rio. Che sarà in distribuzione durante le iniziative. E che da domani sarà postato integralmente sulla nostra testata. Al di là dell'eminente tratto di una rivisitazione ispirata da forte aderenza storica e ideale, non v'è chi non veda l'incombente priorità di testimonianza da parte di chi continua a sentirsi ispirato dai medesimi ideali di Attilio Boldori. Ergo...
(e.v.)