Coerenti con la storica predisposizione, incardinata dalla lunga direzione dello storico direttore Emilio Zanoni, a non disperdere le fonti della memoria e della cultura popolare. Nella fattispecie siamo in presenza di una ragguardevole panoramica a volo d'uccello, come si suol dire, sulle vicende umane e sociali di un borgo, Gussola, che si è ritagliata nel corso dei decenni una sua specificità nel contesto storico generale del territorio adagiato sull'asta del Grande Fiume. La scansione sui personaggi e sulle vicende parte dalla seconda metà degli anni Quaranta (cruciali per quell'aliquota compresa tra la bassa cremonese ed il casalasco) e plana sulla quotidianità dei contesti contemporanei. Offriamo questa interessante narrazione ai nostri lettori, che avranno modo di incrociare (quelli più attempati) sensazioni attraversate nell'arco esistenziale, e, speriamo, ai nostri lettori più giovani. Che potrebbero trarre da questa lettura innegabile beneficio di conoscenza di un mondo che non merita di essere consegnato all'oblio. E, sia perché Gussola si trova a brevissima distanza dal quadrante della classica narrazione guareschiana sia perché indubitabilmente è accomunato dalle vicende, ci permettiamo di fornire un titolo, che l'autore si è risparmiato.
1947: i bergamini
Nella pianura più bassa e più attigua alla riva sinistra del Po un paese non grande, Gussola, attendeva alle sue occorrenze; la vasta campagna circostante però non era esattamente pianeggiante, ma lievemente ondulata, talché ciascun appezzamento di terreno, ben delimitato da cavedagne, da fossi e da filari, appariva un poco rigonfio. La morfologia, non naturale, dipendeva dalla tecnica d'irrigazione praticata unicamente a scorrimento nonostante che la terra fosse assorbente e sabbiosa, ma non c'erano mezzi migliori. D'estate, sotto il cielo sereno che l'afa rendeva cinerino, a dorso nudo, sudati e polverosi gli uomini lontano lavoravano solitari nel mezzo dei campi e, spostando sulle spalle, uno alla volta, pesanti e lunghi tubi di ferro, facevano sgorgare l'acqua sul culmine del prato: prima che la terra l'assorbisse completamente, essa arrivava ai margini estremi delle culture, scivolando e scorrendo sotto l'erba verde e ristorata.
Il foraggio coltivato era quasi sempre erba medica, cioè una specie di trifoglio, ma più ramificato e con fiorellini a piccoli ciuffi vagamente violetti, che col bel tempo richiamavano dal silenzio festose farfallette gialle e grigiazzurre…..
[leggi tutto il saggio IL MONDO PICCOLO DI GUSSOLA di Giorgio Peri]