Il retroterra sociale e politico dell'elezione, per la prima volta dall'unificazione nazionale, di una maggioranza “monocolore” socialista in significativi Comuni capoluogo ed in modo diffuso sul territorio nazionale è rappresentato da un contesto sociale e politico in movimento. Nel 1913 si era estesa la platea degli aventi diritto all'esercizio del voto (restava l'esclusione del voto femminile). Dal 1898, anno dei moti insurrezionali fronteggiati militarmente dalla Corona e dai governi reazionari, che ebbero come conseguenza una fase repressiva, il movimento dei lavoratori, con le sue strutture politiche, sindacali e cooperative e con la ormai diffusa rappresentanza parlamentare, riprende una significativa azione di contrasto con lo sciopero generale del 1913 in chiave prevalentemente antimilitarista ed anticolonialista. Il 7 giugno 1914 ad Ancona l'establishment monarchico celebra l'anniversario dello Statuto Albertino. Il movimento popolare fronteggia nella piazza, seguito da decine di manifestazioni di protesta in tutto il Paese, l'evidente connotazione simbolica della parata. Le forze di polizia e dell'esercito, nel tentativo di stroncare la protesta popolare, sparano sui manifestanti, provocando tre morti (Nello Budini di 24 anni, Attilio Giambrignani di 22 e Antonio Casaccia di 17). Come risposta il movimento popolare proclama un primo sciopero di quarantotto ore, destinato a diventare ad oltranza e ad estendersi in tutta Italia. La sommossa assume ben presto le caratteristiche di un moto rivoluzionario, che lascia sul terreno ben 16 morti tra i rivoltosi (erano stati, si disse, oltre 300 nel 1898 ed alcuni anche in provincia di Cremona). Il 14 giugno cesseranno gli scioperi e le proteste di piazza. La situazione verrà completamente “normalizzata” dalla repressione militare; costituirà la base teorica e pratica per il successivo contrasto significativo del “biennio rosso”. In quelle stesse settimane la situazione è in movimento un po' in tutto il Vecchio Continente. Con l'attentato di Sarayevo verrà posto il detonatore sia per la Grande Guerra sia per il successivo rivolgimento sociale e politico dell'intero Continente. Cremona, che con il socialismo bissolatiano aveva costituito l'avanguardia dell'espansione a macchia d'olio dell'organizzazione popolare, Ricorda Emilio Zanoni nei suoi scritti “Più volte, dal 1860 in poi, l'amministrazione di Cremona era stata retta da coalizioni democratiche e popolari, Leonida Bissolati (ancora repubblicano era stato assessore delegato a rappresentare la città ai funerali di Giuseppe Garibaldi a Caprera e a Roma) taluni socialisti avevano partecipato a giunte democratiche portando ivi il loro afflato sociale e la loro volontà di rinnovamento. Repubblicani, radicali, democratici avanzati, socialisti, avevano sostenuto assieme dure battaglie elettorali e portato avanti la cosa pubblica contro gli intrighi dei moderati, gli abusi arbitrari del governo regio, le difficoltà connesse ad una democrazia in evoluzione. “ La battaglia elettorale contro i moderati e la cricca al governo del comune iniziò il 6 giugno 1914. Il manifesto programma del Partito recava fra l'altro: lotta ad oltranza contro l'invadenza dello stato nella vita sociale – autonoma locale – distinzione netta tra le mansioni dello stato e le funzioni dei comuni – riforma dei tributi locali con sostituzione delle tassazioni sui consumi – riforma delle vigenti norme di tutela.
Diffusione energica della cultura popolare.
Attività politica dei comuni con riduzione dei dazi sui consumi popolari – istituzione di panifici etc.
Difesa dell'intervento diretto dal Comune nell'organizzazione dei pubblici servizi.
Vigorosa politica dell'abitazione al duplice scopo di evitare l'artificioso rincaro degli alloggi e di risanare le case del popolo.
Difesa della salute delle classi lavoratrici – difesa dell'infanzia.
Politica del lavoro – riconoscimento e rispetto delle organizzazioni dei dipendenti del Comune e delle aziende municipalizzate. Istituzione di uffici di collocamento – Sussidi alla Camera del Lavoro – creazione di assessorati al lavoro e alla pubblica assistenza. Miglioramenti di ordine economico e morale al personale dipendente.
La campagna elettorale del partito iniziò dunque e si sviluppò su questi temi sul giornale, nelle riunioni e nei comizi. L'indomani delle elezioni (22 giugno) la parte popolare della città esultava per la grande vittoria: il comune di Cremona era strappato ai moderati e al Commissario, i socialisti avevano la maggioranza assoluta dei suffragi e dei seggi. Il Comune di DueMiglia veniva pure conquistato dalle forze socialiste. La parte reazionaria della città era invece in preda all'ira e allo sgomento. Un articolo illuminante in proposito era stato pubblicato dal locale quotidiano agrario e moderato; portava il titolo significativo (per loro) “ i Vandali, in comune “ e faceva il paio con lo slogare dei moderati milanesi che paragonavano i socialisti vincitori del Comune a Barbarossa. A questo articolo avrebbe poi replicato in sede di Consiglio Comunale il neo-eletto sindaco socialista Attilio Botti. Il successivo 8 luglio 1914 si ebbe in Consiglio Comunale la consacrazione ufficiale della vittoria socialista. Piazza del Comune, il cortile del Palazzo Comunale, il grande scalone rigurgitavano di lavoratori accorsi a partecipare alla vittoria. La settimana successiva la giunta eletta dal Consiglio si riuniva per la ripartizione degli incarichi che vennero così distribuiti:
Le finanze al compagno Rag. Polastri.
L'Ispettorato Urbano a Carlo Gappelli.
L'Istruzione all'avv.Jotta.
Lo stato civile al ferroviere Pietro Agostini.
La beneficenza all'avvocato Chiappari.
L'Igiene al dott.Ferruccio Chiappari.
I lavori pubblici a Giuseppe Garibotti, coadiuvato per l'edilizia dal consigliere muratore Rinaldo Bulla.
Divisi così gli incarichi l'Amministrazione popolare socialista di Cremona dava inizio alla sua attività. Poche settimane dopo scoppiava la 1° guerra e l'Italia, per allora su posizioni di neutralità, vedeva accrescere i suoi problemi. Sarebbe poi venuto anche il momento della nostra entrata in guerra e il P.S.I., mantenendo la sua rigida posizione neutralista, vedeva al governo della cosa pubblica accentuarsi i problemi, le difficoltà, gli ostacoli. Ciò nonostante la Giunta Socialista adempirà a tutti i suoi doveri nel periodo bellico così da assicurarsi la stima e il plauso della cittadinanza. La Grande Guerra avrebbe mietuto la vita, tra le tante migliaia, anche di due candidati socialisti: Moglia Vincenzo, inserviente, e Radi Carlo, falegname. Da ultimo, un breve profilo biografico e politico, dedotto da antica edizione de L'Eco del Popolo (21 giugno 1914), dell'artefice della vittoria socialista, Attilio Botti. “ E' operaio tipografo che ha saputo formarsi, senza frequentare scuole secondarie, una buona cultura pur dovendo soggiacere quotidianamente alle fatiche del lavoro fin dall'infanzia. Spirito modesto, volontà ferma; anima piena di fede nell'idealità socialista; ha lavorato assiduamente per il partito e per l‘organizzazione meritando la stima e l'affetto dei compagni e di quanti ebbero occasione di avvicinarlo. In questo tenace e rigido milite il partito ripone le sue migliori speranze per una vita amministrativa utile per la classe lavoratrice “.
In allegato (formato pdf): I pionieri del socialismo cremonese