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Giornata della Memoria 2025 /1

  24/01/2025

Di Redazione

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Presentazione Giornata 2025

Oggi ha ancora senso il giorno della Memoria?

Vorrei sottoporre una mia riflessione in merito alla prossima Giornata della Memoria. Oggi ha ancora senso il giorno della Memoria? Per me per dare senso al ricordo si dovrebbe stabilire solo la verità, creare una sensibilità condivisa universalmente. È inutile ripetere "mai più" in modo retorico e poi assistere impotenti a genocidi e guerre insensate che si combattono in tutto il Mondo. È indubbio il fondamento del 27 gennaio 1945 come evento militare di sconfitta del nazismo e potenziale scaturigine dell'inversione dell'antisemitismo. La memoria storica ci porta allo zarismo, allo stalinismo coi gulag sovietici, alle guerre infinite in Africa solo per odio fare etnie diverse. Vero è che è doverosa la celebrazione delle vittime ma manca la severa condanna dei carnefici, pochi artefici di crimini contro l'umanità sono stati puniti. Persistente ancora oggi un odio inestirpabile fra ebrei e palestinesi, nell' attuale crisi mediorientale viene accreditata la versione secondo cui Israele pratichi lo sterminio dei bambini palestinesi. Per me la soluzione rimane 2 Popoli, 2 Stati ma sembra che lo Stato di Israele ne il terrorismo arabo palestinese intendano arrivare a soluzioni pacifiche, anzi mirano al tentativo di sterminio di entrambe le popolazioni. È evidente che si voglia rovesciare la verità dei fatti. I padri fondatori dello Stato ebraico hanno portato un modello liberaldemocratico in un'area governata dalle peggiori specie antidemocratiche e dittatoriali. Oggi ci addolora constatare, in piena consapevolezza, che l'attuale governo sovranista di Israele ha rovesciato quel imprinting. Gli eredi delle vittime della Shoa devono invertire la rotta degli ultimi governi di Tel Aviv e tornare a praticare il progetto di coesistenza pacifica con i Palestinesi. La Memoria coglierebbe la sua Mission educativa se l'elettorato israeliano rigenerasse l'imprinting di Ben Gurion, di Golda Maier e Shimon Peres. Solo allora si potrà dare un senso di giustizia e libertà alla convivenza universale dei Popoli

Caterina Lozza, 22 gennaio 2024, Vicenza
Caterina Lozza, 22 gennaio 2024, Vicenza

Trovare un “alito” del sapere

Ho notato, forse perché maggiormente coinvolta dal comportamento assurdo degli occupanti di questo nostro pianeta, come siano più presenti nei mezzi di comunicazione, in primis quelli televisivi, servizi, interviste, “remember” più o meno dotati di contenuto riguardante la giornata della memoria. Negli anni scorsi notavo come alcuni film venissero ripresi più volte, attualmente riscopro informazioni nuove e proiezioni mai proposte prima. Nelle scuole di decenni fa i programmi terminavano con la fine della prima guerra mondiale, ma come già riferito ancora adesso non si va molto più in là. La società però si è evoluta, i ragazzi seguono altri interessi con metodi più immediati e volti verso il futuro. Su che basi? Come si può distinguere un diritto dal motivo per cui lo si e prevaricato? La sete di espansione incurante di chi già abitava nei territori confinanti? La disparità delle religioni a cui vi si aggrappa per giustificare abusi e prevaricazioni? Con questo non desidero affermare che ci si debba dimenticare della giornata della memoria, piuttosto ricercare un mezzo che ampli la stesura dei fatti accaduti, senza iniziare da quanto già accaduto ma dai motivi perché si è giunti a tanto. Vorrei trovare un “alito” del sapere che non venga strumentalizzato, ma che apra le menti alla ricerca del giusto e del “bello”. Tempi difficili, gentile direttore, mi può aiutare?

Clara Rossini, Comunità Socialista, 22 gennaio 2024, Cremona
Clara Rossini, Comunità Socialista, 22 gennaio 2024, Cremona

No, non ci siamo smarriti! L'impianto ermeneutico della presentazione dell'edizione 2024 non cambia di una virgola! Al punto che copia incolliamo i contributi introduttivi editi un anno fa.

Non per inerzia. Semplicemente perché gli scritti rivelano la loro piena aderenza all'inquadramento generale. Con una precisazione che riguarda il mutamento del contesto in cui cade la ricorrenza. Certo ci riferiamo alle ricadute del conflitto in atto. Le cui conseguenze (al di fuori del quadrante) si riverberano in una lacerazione di valenza mondiale e si proiettano, nella quotidianità e nelle ricorrenze, in termini di destabilizzazione dei perni orientativi e percettivi del significato di una testimonianza che, per quanto scaturita da una seminagione dagli esiti tutt'altro che scontati, aveva consolidato importanti consapevolezze.

Non che la Giornata abbia perso di significato. Perché questo, almeno, si ha il pudore di non sostenerlo. Ma inerzialmente l'allestimento celebrativo sembra perdere quell'ancoraggio trasversale che fino all'edizione dello scorso anno aveva indotto a considerazioni di irreversibilità di una ricorrenza, percepita quasi universalmente.

Non è più così. Perché tra gli indotti dell'orrendo riaccendersi di un conflitto di inusitata violenza, c'è anche una ricaduta che fa ritenere riavvolta la pellicola di una testimonianza, portata avanti da un percorso, ripetiamo, tutt'altro che facile e dagli esiti non scontati.

Non siamo tornati ai “Vuoti di memoria…” che avevamo tentato di esorcizzare nella presentazione delle passate edizioni. Ma sarebbe inappropriata qualsiasi premessa che fosse anche solo marginalmente omissiva. Ciò avviene perché la vastità e la violenza del conflitto armato, si sono rivelate, molto oltre le nefaste aspettative, suscettibili di lacerazioni profonde nei rapporti internazionali, nella dialettica politica e, dobbiamo aggiungere, nelle coscienze.

Rabbrividiamo all'idea che questo piano inclinato non possa arrestarsi. Ed auspichiamo il riavvolgimento delle dinamiche che lo hanno determinato. Che in larga parte dipendono dall'incapacità di tenere, in questa materia, come in molte altre, separati i piani. Quello storico da quello politico. Anche se, lo ammettiamo, non è impresa facile.

Ciò premesso, presentiamo questa Giornata con il miglior fecondo auspicio. Evidenziando una programmazione diffusa in tutto il territorio, che resta corposa.

ECO-Eventi

Da Pizzighettone

Da Cremona

Pietre d'inciampo

Ho letto con molto interesse su Repubblica di oggi 23 gennaio la pagina dedicata alle “pietre d'inciampo”. Anche il Comune di Cremona ha concretamente aderito alla iniziativa. Individuati i nominativi e gli indirizzi ha posto le pietre, con concreta personale collaborazione di Dunter Demnig, davanti a 19 dimore di concittadini vittime dei campi di sterminio nazisti. Hanno collaborato con impegno diretto l'ANPI, la Scuola Elementare “Guido Miglioli”, l'Organizzazione Giovani Ebrei progressivi Netzner. In parallelo è stato diffuso l'opuscolo “Le pietre d'inciampo e la memoria” con informazioni relative alle singole intitolazioni delle pietre. Una intitolazione ha sollevato particolare interesse. La riporto come compare sul citato opuscolo: “Foà Jole (…)  morì “in luogo ignoto” il 21.1.1945 dopo essere stata deportata ad Auschwitz. Addetta alla segreteria di Roberto Farinacci lavorando sia nell'ufficio di Milano in via Manara 1 sia nel palazzo del “Regime Fascista” in Cremona. Con l'introduzione delle leggi razziali a Farinacci, che ne era stato esagitato propugnatore, venne contestata la presenza di una ebrea nei suoi uffici. Jole venne quindi da lui licenziata nel ‘38. Con l'avvento della RSI e la occupazione tedesca Jole tentò di riparare in Svizzera ma una delazione ne provocò l'arresto a Lanzo di Intelvi il 20.12.1943. Chiese allora aiuto a Farinacci tramite la sorella Rinalda, senza alcun riscontro. Incarcerata a Como fu
trasferita a Fossoli e da lì deportata il 5.4.1944 ad Auschwitz. Vi arrivò il 10 aprile, tatuaggio sul braccio numero 76799. Morì il 21 gennaio 1945 in luogo “non documentato”.

Giuseppe Azzoni, ANPI Cremona.
Giuseppe Azzoni, ANPI Cremona.

 

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Venerdì 7 ottobre 2022 convocati gli organi dirigenti dell’Associazione Emilio Zanoni

Con inizio alle ore 16.30 presso la Sala riunioni della Società Filodrammatica

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